Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: The Writer Of The Stars    05/10/2015    2 recensioni
“S – sono inutile …” bisbigliò con voce strozzata Sakura, per l’ennesima volta. Sasuke la fissò con un accenno di dolcezza negli occhi bui, una cura e un riguardo che non aveva mai avuto per nessuno.
“No, Sakura, non sei inutile. Sei stata brava.” Le sussurrò, sfiorandole nuovamente la fronte con le labbra – per testare la temperatura, ovviamente - mentre dentro di sé, sentì la certezza che da qualche parte lassù sua madre lo stesse osservando sorridendo teneramente, fiera di lui.
---
Ambientata durante gli esami di selezione dei Chunin.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ambientata durante l’esame di selezione dei Chunin, nella foresta della morte, la notte successiva allo scontro con i ninja del suono.

 
Sin da piccolo, Sasuke aveva imparato a cavarsela da solo, e non per un comprensibile moto di irruenta voglia di indipendenza infantile, ma solo ed esclusivamente per una maligna costrizione. Si era trovato così da un giorno all’altro senza nessuno al suo fianco, smettendo di vivere e limitandosi a sopravvivere, scoprendosi  così costretto ad imparare a fare tutti quei gesti che sua madre dispensava con leggerezza e amore nei suoi confronti. Uno di questi era stato, ad esempio, come curare la febbre. Generalmente non si ammalava mai, ma ricordava che una volta, all’età di quattro anni, era stato colpito da un virus raro e che aveva portato la sua temperatura corporea oltre i 40 gradi. Aveva vaghi sprazzi di memoria di quel periodo, vuoi per l’età ancora acerba, vuoi per il delirio febbricitante che lo aveva scosso, ma se c’era una cosa che non si sarebbe mai dimenticato, quella era il modo in cui sua madre gli era stato vicino incessantemente. Ricordava di come non si fosse mai staccata dal suo letto, di come avesse trascorso notti inginocchiata al lato del suo futon, senza chiudere mai occhio, bagnando costantemente la fronte del piccolo con pezze bagnate. Ricordava il sorriso stanco che gli porgeva quando lui, allontanati impercettibilmente i deliri della malattia, le rivolgeva i suoi occhioni scuri e lucidi, sussurrando un atono “mamma”, e ricordava perfettamente come sua madre posasse in continuazione le labbra sulla sua fronte bollente, per testare se la temperatura corporea fosse scesa o meno. Ricordava tutti quei piccoli gesti e da sempre, alla parola “febbre” aveva associato l’immagine premurosa di sua madre accovacciata al suo capezzale. Quando poi era rimasto solo, si era reso conto, in un moto di lancinante dolore, che ora, se gli fosse tornata la febbre, non avrebbe avuto più nessuno accanto, nessuno gli avrebbe più inumidito la fronte con le pezze bagnate e nessuno gli avrebbe più sussurrato con dolcezza “Stai tranquillo, tesoro, sono la mamma.”
Straziato da quella consapevolezza, Sasuke aveva deciso che mai, mai più si sarebbe ammalato. Si sarebbe coperto sempre al meglio, avrebbe evitato gli sbalzi di temperatura e il freddo pungente delle notti d’inverno, sarebbe stato lontano da eventuali bacilli di influenza. Ma non si sarebbe ammalato. Perché forse era anche un po’ sciocco da parte sua il voler evitare avvenimenti fisiologici totalmente naturali, ma la straziante consapevolezza che non aveva più le labbra di sua madre sulla fronte febbricitante era più forte di qualsiasi altro batterio o virus fastidioso. Il dolore della solitudine lo aveva reso immune a tutto, persino alla febbre.

 
Sebbene non si fosse più ammalato dopo quel vago ricordo marchiato dai quattro anni di vita, Sasuke ricordava bene le procedure svolte da sua madre nei confronti di un bambino sotto influenza. Avrebbe davvero voluto dimenticarle in verità, ma il fatto è che adesso, dinanzi al volto arrossato e provato di Sakura, quei precetti dolorosi erano tornati a bussare al suo subconscio, costringendolo ad ascoltarli.

Sasuke sospirò pesantemente, udendo un verso molto simile al ringhiare di un orso in letargo sopraggiungere dalle sue spalle. Si volse con lentezza, scrutando poi infastidito quell’idiota del suo compagno di team. Era incredibile come Naruto riuscisse a ronfare beatamente anche in momenti come quelli, quasi preoccupante a pensarci bene, se si escludeva l’idiozia di quel dobe. Un lieve venticello freddo giunse a solleticargli il volto, facendolo rabbrividire. Non credeva che le notti nella Foresta della Morte potessero essere così fredde, eppure diamine, lo erano eccome invece! Con un gesto stanco si passo una mano sulla fronte, dove percepì un piccolo taglietto stillare qualche goccia di sangue. Sospirò pesantemente. Quella dannata selezione stava diventando una vera e propria prova di sopravvivenza. E non bastava il fatto che dovevano ancora recuperare quel dannato rotolo, adesso ci si metteva di mezzo pure la febbre, maledizione! Soffocò un gemito di dolore, portandosi una mano al collo, in corrispondenza di quel segno maledetto che bruciava terribilmente. Respirò a fondo un paio di volte, evitando di urlare, non tanto per Naruto, quello non si sarebbe svegliato nemmeno sotto una campana, quanto per Sakura, che già non dormiva sonni tranquilli. Quando il dolore si fu attenuato, Sasuke sospirò sollevato, ritraendo piano la mano dal collo. Lanciò uno sguardo al di fuori della caverna dove si erano riparati, osservando per qualche istante la luna piena e tonda, quasi spettrale, capace di illuminare lei sola il mondo circostante.

“N – non sono … io …” sorpreso si voltò di scatto, puntando lo sguardo alla figura della ragazzina stesa dietro di lui. Il volto di Sakura era contratto in una smorfia di dolore mentre alcune goccioline di sudore le imperlavano la fronte larga. Aveva il respiro affannoso e sembrava stesse sognando qualcosa di non particolarmente piacevole. La fissò per diversi secondi, impassibile. Sapeva perfettamente che quando la notte prima era stato colto dalla febbre, lei non si era staccata un secondo da lui, anzi, si era anche presa cura di Naruto, messo più o meno nelle sue stesse condizioni. Era consapevole che fosse rimasta sveglia tutta la notte a vegliare su di lui, bagnandogli costantemente la fronte con delle pezze impregnate d’acqua e sussurrandogli, nel delirio dell’incoscienza, che sarebbe andato tutto bene, che lei era lì con lui, che non era solo. E lo sapeva non perché Sakura avesse sbandierato il fatto ai quattro venti, anzi, era rimasta stranamente taciturna per tutto il giorno, ma ne era certo perché l’aveva sentita. Aveva sentito la sua presenza, si era accorto, sebbene la febbre lo avesse accecato e dilaniato, che la sua mano forte era stretta a quella di qualcun altro, più piccola e delicata, e sapeva perfettamente che era lei. Quando poi, nonostante priva di forze, si era gettata contro quei tre ninja del suono per difenderli, aveva percepito inconsciamente il suo animo riscuotersi, e sebbene fosse ancora incosciente, era stato certo che Sakura avesse combattuto come non aveva mai fatto. L’aveva sentita la sua forza, se l’era immaginata davvero.

“I – io non s- sono … inutile …” Sakura continuava a balbettare parole sconnesse nel sonno e studiandola meglio, Sasuke si scoprì colpito da quelle parole. Sakura era convinta di essere inutile, lo sapeva, eppure doveva ammettere, almeno a sé stesso, di essere stato orgoglioso di lei quel giorno, di come si fosse presa cura di loro trascurando completamente sé stessa e di come avesse combattuto da sola, desiderosa di mostrare di valere qualcosa. Si alzò in piedi, avvicinandosi piano alla ragazza e inginocchiandosi poi al suo fianco. L’espressione di Sakura si faceva sempre più sofferente, le palpebre strizzate indicavano quanto la testa dovesse dolerle e le goccioline di sudore freddo erano un segno chiaro e inconfondibile. Lanciò uno sguardo intorno a sé, constatando di essere solo e che l’unico presente stesse ronfando alla grande, e poi, volgendo nuovamente lo sguardo a Sakura, deglutì con forza. Il ricordo lancinante di sua madre lo spinse quasi inconsciamente a piegarsi in avanti, avvicinando il suo volto a quello incosciente della ragazza. Con delicatezza posò le labbra sulla fronte ampia della compagna, staccandosi poco dopo con celerità.

Scottava.

Sasuke assunse un’espressione contrariata, fissando la ragazza al suo fianco. Probabilmente lo stress e la stanchezza di quei giorni erano state un mix letale per il fisico minuto e delicato della rosa, perciò la febbre doveva essere stato un riverbero fisiologico di tutto ciò che Sakura aveva passato. Eppure, quando pochi secondi prima aveva testato la temperatura corporea della ragazza, Sasuke si era quasi spaventato al tocco delle sue labbra con la fronte ampia di lei. Scottava terribilmente, probabilmente la febbre doveva essere davvero alta, e non riuscì a nascondere, maledicendosi, che la cosa lo preoccupava. Ovviamente era normale, voglio dire, era una sua compagna di team, era giusto fosse preoccupato per la sua salute. Già che lui non si era ancora ripreso completamente, Naruto era quello che era, e il fatto che Sakura fosse fuori gioco significava solo una cosa: sconfitta. Aveva bisogno anche di lei, dopotutto. Era per puro interesse personale che ora la stava fissando preoccupato, di certo non per altro. Solo per quello, certo.

Sei sicuro, Sasuke- kun?
 
Respirando a fondo, Sasuke si convinse che doveva fare qualcosa. Non poteva lasciare Sakura in quelle condizioni, e poi lei aveva sacrificato la sua salute per lui, quando si era trovato nella stessa condizione.

Infondo glielo doveva.

Solo per quello, Sasuke – kun?
 
Le pezze bagnate erano senza ombra di dubbio il rimedio più antico del mondo, eppure, mentre con delicatezza poggiava quegli stracci umidi sulla fronte bollente di Sakura, Sasuke si chiese se davvero fossero bastati ad alleviare una febbre così prorompente. Era già alla seconda pezza inzuppata d’acqua che sostituiva, quando si rese conto del tremore convulso che scuoteva la ragazza. Tremava tutta, scossa dai brividi di freddo, e Sasuke constatò sicuro quanto quella misera casacca rossa e i pantaloni corti fino al ginocchio di Sakura non bastassero a scaldarla. Per di più quella grotta era tremendamente fredda, accidenti! Mordendosi leggermente il labbro inferiore, Sasuke prese a guardarsi intorno, concentrato. Non avevano legna da ardere, perciò sarebbe dovuto andare in giro per il bosco alla ricerca di qualche ramo per accendere il fuoco. Scartò però a priori la proposta per due motivi fondamentali: il primo, era che sicuramente, se si fosse addentrato da solo, qualcuno lo avrebbe attaccato di certo, e anche se odiava ammetterlo, non si sentiva ancora completamente in forze per uno scontro con altri ninja. Il secondo, era che non poteva di certo lasciare i suoi compagni di Team soli, in quelle condizioni.
Non era tanto di Naruto che si preoccupava, anzi, sebbene fosse un idiota, sapeva che era in grado di difendersi da solo, anche se attaccato nel cuore della notte. Il problema era Sakura. Non dubitava che potesse mettere al tappeto qualche ninja con un paio di cazzotti, perché doveva ammetterlo, quelli che rifilava continuamente a Naruto sembravano tremendamente dolorosi, ma non era assolutamente nelle condizioni di reagire a qualsiasi stimolo. Stava delirando incosciente, febbricitante e scossa violentemente da forti brividi di freddo. Non ce l’avrebbe mai fatta, e lui non poteva permettere che le accadesse ancora qualcos’altro.

Perché era una sua compagna di Team, ovviamente.

Non c’è nessun altro motivo per cui ti preoccupi così tanto per lei, eh Sasuke- kun?
 
Cacciando violentemente dalla testa quegli assurdi pensieri compromettenti e quella vocina fastidiosa, Sasuke pensò ad un altro modo per poter riscaldare la ragazza. Per un attimo pensò di togliersi la maglietta e adagiargliela addosso come coperta, ma un secondo dopo si rese conto di quanto quell’azione potesse essere controproducente, in quanto poi si sarebbe nuovamente ammalato lui stesso e avrebbero continuato così in un ciclo senza fine in cui Naruto era l’unico sano e pimpante del gruppo.

Giammai.

Sasuke osservò il volto contratto di Sakura, mentre un brivido inspiegabile gli percorse la schiena. Non c’era altra soluzione, in fondo, nient’altro che poteva fare.

La vicinanza di due corpi genera calore, la cute a contatto con un’altra si sarebbe riscaldata, il freddo sarebbe stato meno pungente se l’avessero condiviso in due, bastava …

Abbracciarla. Doveva abbracciarla, non vi era altra soluzione. Per un attimo immaginò Sakura squittire per quel gesto, ridendo gioiosa e stringendosi a lui più che poteva, esalando di tanto in tanto qualche “Sasuke – kun!” sognante. Ma la Sakura che ora aveva di fronte era pressoché un covo di febbre e brividi delirante con gli occhi serrati e semisvenuta, incapace di distinguere un tronco dal suo corpo, perciò non c’era assolutamente quel pericolo. Mentre Sasuke si stendeva dietro di lei con lentezza, rabbrividì nuovamente, stavolta non per il freddo, ma per l’immagine di un Kakashi che ridacchiava malizioso dietro quel suo inseparabile libretto arancione alla vista di ciò che stava per succedere. Sasuke sbuffò infastidito dalla sua stessa mente; Kakashi non era lì, gli unici esseri presenti erano quell’idiota di Naruto che ronfava come se non ci fosse stato un domani e una Sakura più morta che viva a pochi centimetri da lui. Non aveva nulla da temere. E poi era un Uchiha, maledizione, che fine aveva fatto il suo orgoglio? Si lasciava forse intimorire da una ragazzina dai capelli rosa?  Con espressione decisa, Sasuke si avvicinò maggiormente alla ragazza, stesa su un fianco, portando il suo volto a pochi centimetri dal suo. Con delicatezza allungò il braccio, posandolo sul fianco di Sakura e cingendola dolcemente, in un gesto dettato sicuramente dai resti della febbre della notte precedente, non c’era alcun dubbio. Non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il respiro quando si ritrovò i polmoni bruciare per mancanza d’ossigeno e prendendo una grossa boccata d’aria, ordinò al suo cuore di smetterla di battere in quella maniera così tediante. Come poteva il cuore comportarsi così senza il suo permesso, alla sola vicinanza con una ragazza, con Sakura, tra l’altro.

Maledetti bisogni fisiologici.
 
Calmatosi un poco, Sasuke prese a studiare il volto contrito di Sakura, notando con sollievo come questa stesse cominciando a scaldarsi leggermente, mentre i brividi sotto le sue mani si attenuavano. Aveva avuto una buona idea, infondo. Sakura respirava ancora pesantemente, le guance accaldate e tinte di un imbarazzo inspiegabile, perché sebbene stesse dormendo, Sakura sentiva qualcosa di strano al suo fianco, e sicuramente, quel battito così accelerato nelle sue orecchie non proveniva solo dal suo cuore.

“I – inutile …” balbettò delirante, e Sasuke la fissò impassibile. Addolcì impercettibilmente lo sguardo al sentirla agitarsi sotto il suo tocco, e con leggerezza sfiorò le punte decise dei capelli ora corti, tagliati quel pomeriggio. Gli piaceva molto di più così, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
“Tieni duro, Sakura.” Le sussurrò senza rendersene conto, notando come gli occhi di Sakura si fossero serrati ancora di più, probabilmente provati ulteriormente dal mal di testa lancinante. Ripensò d’istinto a sua madre, a quando lei stessa compiva quei gesti verso di lui con la stessa cura e attenzione, e si stupì di sé stesso per come fosse riuscito ad emulare alla perfezione quelle pratiche elementari nei confronti di qualcun’ altro, lui che aveva paura di prendersi la febbre perché non aveva più nessuno al suo fianco per curarlo.

Ma ora hai Sakura, no?

Sakura schiuse leggermente le labbra, respirando a fatica, e istintivamente Sasuke la strinse di più a sé, per non farle sentire freddo, ovviamente.

“S – sono inutile …” bisbigliò con voce strozzata Sakura, per l’ennesima volta. Sasuke la fissò con un accenno di dolcezza negli occhi bui, una cura e un riguardo che non aveva mai avuto per nessuno.

“No, Sakura, non sei inutile. Sei stata brava.” Le sussurrò, sfiorandole nuovamente la fronte con le labbra – per testare la temperatura, ovviamente -  mentre dentro di sé, sentì la certezza che da qualche parte lassù sua madre lo stesse osservando sorridendo teneramente, fiera di lui.
 
 
Nota autrice:
Lo so, lo so che è OOC, che è stupida, insensata e quant’altro, ma mi sento particolarmente soddisfatta di questa one shot, non so nemmeno io perché. Ascoltare a ripetizione “Keep holding on” (da brava Gleek, la versione del cast di Glee, obvsl) porta a questo. Spero comunque che vi sia piaciuta!
Alla prossima!
TWOTS
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: The Writer Of The Stars