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Autore: secretlifeofsof    05/10/2015    4 recensioni
| Newtmas |
“Tutti ragazzi adolescenti… Pieni di ormoni…” lo imbarazzava continuare quel discorso ma sembrava che Chuck non avesse capito dove voleva andare a parare. “Insomma non è mai successo che qualcuno sfogasse i suoi normali piaceri da adolescente con qualcun altro?”
Chuck sghignazzò e Thomas capì di aver centrato il punto. “Perché, tu vuoi fare qualcosa di questo tipo?”
Thomas sentì la faccia andargli in fiamme e sperò che il buio celasse il rossore che era comparso sulle sue guance.
“Comunque sì. In realtà capita più spesso di quanto si pensi.”
Thomas era completamente, irrimediabilmente, maledettamente innamorato di Newt.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I love him from my skin to my bones.

Salve pulzelle! Sarà un'anno (o forse di più? mah...) che non scrivo su efp, ma eccomi qua. In tutto questo tempo sono cambiate molte cose, ho cambiato gusti musicali, scuola, amicizie, tante cose sono cambiate ma la mia passione per le coppie gay no. Infatti eccomi qua con una delle mie coppie preferite da uno dei libri che più mi ha presa ultimamente. Com'è possibile non innamorarsi di Newt e, di conseguenza, della Newtmas? Come sempre è una OS, un po' fluff (un po' tanto) ambientata nel Labirinto ma è come se Thomas fosse un normalissimo Novellino mensile e dovesse vivere nella Radura ancora per un po'. Spero di essermi spiegata bene. Se notate degli errori vi prego di farmeli notare, buona lettura! 

 



Thomas non ricordava niente della sua vita precedente. Non ricordava il nome di sua madre o di suo padre, né tantomeno i loro volti. Non ricordava dove era vissuto, che scuole aveva frequentato, i suoi amici. Ma una cosa la ricordava o, meglio, l’aveva intuita. Thomas, nella sua vita precedente, non era attratto dalle ragazze.

Lo intuì il primo giorno, quando arrivò nel Labirinto. Dopo che Alby fece la sua opera intimidatoria, arrivò lui. Alto, capelli biondi, circa 16 anni. “Sono Newt.” Gli disse, stringendogli la mano. Newt, ripeté Thomas, assaporando mentalmente quel nome. La scarica di brividi che percorse la sua schiena a causa di quel contatto gli fece dimenticare per un attimo la paura. Non poté ignorare quella sensazione, che lo tenne sveglio per gran parte della notte.
I giorni passavano e in Thomas si faceva strada un sentimento nei confronti di quel ragazzo che lo scombussolava: desiderio. Dentro di lui qualcosa si smuoveva, il suo cuore perdeva un battito e le sue gambe iniziavano a tremare tant’è che aveva paura che lo abbandonassero.
Ogni gesto di Newt rimaneva impresso negli occhi di Thomas: lui che si spostava una ciocca di capelli dalla fronte, il suo mordicchiarsi le labbra quando era concentrato – oh, quello lo faceva veramente impazzire – quando lo chiamava Tommy o quando gli rivolgeva un sorriso appena accennato. Amava i suoi occhi e come guizzavano veloci, controllando i Radurai. Amava la sua voce al mattino, roca, che gli faceva attorcigliare lo stomaco. Adorava quando aveva i capelli scompigliati e avrebbe tanto voluto andare da lui e metterglieli a posto. E amava più di ogni altra cosa la sua pelle nivea immacolata, che vorrebbe tanto scoprire e lasciare sopra essa un segno del suo passaggio.      

Thomas era completamente, irrimediabilmente, maledettamente innamorato di Newt.

***

Una sera, mentre era rannicchiato nel suo sacco a pelo di fianco a Chuck, pensò di porgli una domanda che da un po’ gli martellava in testa.
“Siamo tutti ragazzi qua” esordì Thomas.
“Caspio, sei davvero intelligente eh, Fagio?” rispose lui.
Thomas ignorò il pesante sarcasmo nella voce dell’amico e continuò.
“Tutti ragazzi adolescenti… Pieni di ormoni…” lo imbarazzava continuare quel discorso ma sembrava che Chuck non avesse capito dove voleva andare a parare. “Insomma non è mai successo che qualcuno sfogasse i suoi normali piaceri da adolescente con qualcun altro?”
Chuck sghignazzò e Thomas capì di aver centrato il punto. “Perché, tu vuoi fare qualcosa di questo tipo?”
Thomas sentì la faccia andargli in fiamme e sperò che il buio celasse il rossore che era comparso sulle sue guance.
“Comunque sì. In realtà capita più spesso di quanto si pensi.”
“E dove vanno?” chiese Thomas. “Nel Casolare?”
Chuck si avvicinò al viso di Thomas, perché stava parlando a bassa voce per non svegliare gli altri. “Anche se sembra che la maggior parte dei Radurai dorma qua, c’è comunque chi ci dorme lì dentro, non c’è molta privacy.”
Thomas vide nel buio Chuck che alzava le sopracciglia con fare malizioso. “Di solito si trovano un posticino tra le Faccemorte. Oppure, si dice che Frypan ti offra la sua cucina se prometti di pulire e di dargli qualcosa in cambio.”
“E tu hai mai fatto qualcosa?” chiese Thomas, curioso.
Ora fu il turno di Chuck di arrossire. Sembrò molto imbarazzanto poi tornò al suo solito tono scherzoso. “Ma dai Fagio, mi hai visto? Avrò sì e no tredici anni, non puoi pensare che abbia già avuto certe esperienze.” Tacque per un momento, poi aggiunse: “Si sta facendo tardi razza di pive.” E si sdraiò su un fianco, in modo da dare le spalle a Thomas che capì che la conversazione era giunta al termine.

Il giorno seguente passò in modo del tutto uguale a quello prima: sveglia, corsa nel Labirinto con Minho, riscrittura delle Mappe, il solito. Stranamente quel giorno da Velocista non aveva sfinito Thomas che andò a farsi un giro tra le Faccemorte.
Il cielo si stava oscurando e sapeva che sarebbe dovuto andare a dormire da lì a poco ma rimase ad assaporare un po’ di pace sotto un albero. Sentì lo scricchiolio di un ramoscello e il rumore di passi. “Chi è?” chiese furtivamente. Inizialmente pensò fosse Minho, lo aveva già beccato un paio di volte nel bosco.
Nessuno rispose.
Thomas iniziò a inquietarsi e stava per andarsene, quando una voce familiare disse il suo nome.
Capì subito chi aveva dietro così si girò. “Ciao, Newt” disse “scusami, ma mi ero un po’ spaventato. Sai, dopo Benny…”
Newt gli rivolse uno di quei sorrisetti che lo facevano impazzire. “Tranquillo, Tommy. Cosa ci facevi qui?”
“Mi riposavo… tu?” chiese lui.
“Lo stesso.” Newt si sedette a terra e Thomas, quasi spinto da qualcuno (o qualcosa) si sedette vicino a lui. Il profumo del biondo gli entrò nelle narici e si chiese come facesse a essere così profumato anche dopo una giornata nella Radura.
“Allora?” disse il biondo.
Il moro fu come risvegliato dai suoi pensieri. “Scusami non ti ho ascoltato.”
Newt sorrise ancora. Dio, era ancora più bello nell’ultima luce del giorno.
“Ti ho chiesto, hai mangiato? Sono riuscito a prendere due cose dalla cucina di Frypan” e gli mostrò due tavolette di cioccolato.
“Cioccolato?” chiese Thomas, sorpreso.
L’altro rise. “Non sai cosa è disposto a darti quel pive di Frypan in cambio di un favore” e gli fece l’occhiolino, il che fece perdere un battito al moro. Pensò istintivamente alle voci su Frypan che lasciasse la cucina ai ragazzi che volevano divertirsi, e pensò che forse Newt poteva riferirsi a quello.
Una fitta di gelosia lo colpì al petto.
Gli prese la tavoletta dalle mani e ne morse un pezzo, trattenendo a stento versi compiaciuti. Sorrise a Newt e lui ricambiò. Mandò giù il boccone e stava per prenderne un altro quando Newt lo fermò.
“Aspetta Tommy, sei sporco proprio qui.” E gli indicò un angolo della bocca.
Lui tentò di pulirsi ma Newt si avvicinò e gli posò un dito sull’altro angolo.
“Intendevo qui.” Era così vicino al viso di Thomas che i loro nasi si sfioravano e i loro respiri confluivano l’uno nell’altro.
Thomas aveva immaginato e sognato questo momento, dove sarebbe stato così vicino da poterlo baciare solo sporgendosi in avanti e quando Newt leccò il dito che aveva usato per pulire la bocca di Thomas, lui non resistette più: era come se fosse stato spinto da qualcuno,gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Baciò le labbra, finalmente, dopo settimane passate a immaginarsi quel momento, finalmente stava succedendo. Quando il biondo ricambiò il bacio, il moro sorrise contro la sua bocca. Si staccarono per riprendere fiato e si guardarono negli occhi.
“Sapevo di esserti sempre piaciuto” disse Newt.
Thomas rise, e rise davvero. In quel momento fu certo che se avesse recuperato tutti i ricordi probabilmente in nessuno di essi sarebbe stato felice come in quel momento.
“E ora togliamoci tutti questi vestiti, altrimenti impazzirò.” Disse Newt quasi sussurrandolo, come se non fosse necessario dirlo.

***

Il mattino dopo Thomas si svegliò quando la luce ferì i suoi occhi. I ricordi della notte precedente affiorarono piano piano: di quando Newt si sfilò la maglia e Thomas osservò il suo petto, la sua pelle nivea e lo accarezzò, gli venne la pelle d’oca – a dire il vero venne a entrambi – quando il biondo sfilò la maglia all’altro, quando attorcigliò i capelli di Newt tra le dita, quando finalmente marcò la sua pelle e quando lo baciò sulle labbra, a volte con foga, a volte dolcemente, le sensazioni che lui suscitava in Thomas: desiderio puro e carnale, una voglia quasi tossica di sentirlo vicino e un sentimento inspiegabile, la voglia di condividere ogni cosa con lui. Il moro voleva ridere con Newt, piangere, tenergli la mano, baciarlo sotto un albero. Anche a costo di vivere in quel caspio di Labirinto tutta la vita sarebbe valsa la pena di farlo con Newt.
Lo osservò che dormiva dentro un sacco a pelo che avevano rimediato in un qualche modo e pensò alla parola arte. Istintivamente.
Una scacertola gli passò affianco. Sorrise ai Creatori. Voi questo non potete impedirmelo, pensò. Lasciò un ultimo bacio sulle labbra di Newt e si allontanò. Lo vide sorridere nel dormiveglia.

Si affrettò a vestirsi e si presentò alla Porta Orientale. Minho era già lì. Lo salutò sventolando una mano. Iniziarono a correre all’apertura delle porte e si fermarono dopo un’ora per bere.
“Divertito ieri sera?” chiese Minho con il suo solito tono sarcastico.
Ammutolì e fermò la bottiglia a mezz’aria.
“Oh andiamo. Mi sono dovuto fermare perché non ce la facevi più, sei troppo stanco. Inoltre, Newt è l’unico qua dentro che ha una scusa credibile per giustificare un’andatura zoppicante.”
All’udire il nome del ragazzo, Thomas arrossì.
“Non avrei mai immaginato Newt attivo, come fa a reggersi su una gamba malandata?” chiese Minho, quasi tra sé e sé.
“è perché sono arrossito?” chiesi, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“No, piccolo Fagio innamorato. È perché tu zoppichi e Newt ha un succhiotto sul collo che si vede dall’altra parte della Radura. Ho fatto due più due.” Prese un ultimo sorso dalla sua bottiglietta d’acqua e la mise nello zaino.
“Andiamo. Per renderla più semplice, immaginati che alla fine di questa estenuante corsa, ci sarà il tuo principe biondo ad aspettarti. E ora muovi le chiappe.”

Thomas sorrise. Il Labirinto non sembrava un posto così brutto, in quel momento.  

 
  
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