Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: crazygurl91    06/10/2015    0 recensioni
Non aveva nome, o meglio non lo ricordava: aveva passato troppo tempo a cambiare volto, nome, identità che non aveva alcuna memoria della sua vita prima di servire il Dio dai Mille Volti. Un mese fa tutto questo non le avrebbe dato fastidio, anzi non ci aveva mai pensato, il suo unico scopo era quello di essere una buona servitrice per il suo dio e ci era persino riuscita, visto gli elogi che le rivolgeva il Signore Gentile.
La sua vita d’assassina era perfetta.
Poi un giorno tutto era cambiato.
Un viaggio alla ricerca di se stessi, alla scoperta di un passato dimenticato. Ma se ricordare fa troppo male? E se i ricordi svegliassero un antico dolore, che ancora non ha trovato vendetta? Ne vale davvero la pena?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Daenerys Targaryen, Gendry Waters, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I capitolo






Il gelido vento soffiava indomito, portandosi con se minuscoli cristalli di neve che sbattevano, senza sosta, sul suo viso.
Ma non le dava fastidio, anzi provava un forte senso di gioia a quel contatto, l’aria pura del Nord le riempiva i polmoni, svegliando il suo giovane corpo, ormai riposato, mentre correva in piena libertà ingroppa alla metalupa tra i boschi.
Nymeria.
Non poteva spiegare il perché, ma sapeva che quello era il nome del animale, proprio come sapeva che la piccola spada, legata al suo fianco le apparteneva. Glielo urlava qualcosa dentro di lei, qualcosa che non riusciva a ignorare e che, ora, gioiva come non mai.
Era libera.
Dopo tanti anni rinchiusa in quel tempio, a obbedire e a uccidere su commissione persone che, per quanto aveva scoperto, non avevano fatto nulla di male, solo perché un dio aveva deciso per loro, finalmente si rendeva conto che era stata una prigioniera, ed era stata lei stessa a rinchiudersi in quel posto, sacrificando la sua anima.
Ora si sentiva capace di fare tutto ciò che il suo cuore, e la sua mente, desideravano ma, soprattutto, qualcuno si prendeva cura di lei: quando si era destata dal suo sonno, svegliata dalla luce del nuovo giorno, aveva provato a mettersi in piedi e riprendere il suo cammino, ma aveva fallito. Le sue gambe avevano accumulato la stanchezza di quei giorni e, ogni passo, le provocavano dei forti dolori. Cosi Nymeria, capendo al istante ciò che succedeva alla ragazza, le aveva bloccato la strada e, fissandola con i suoi enormi occhi dorati, l’aveva obbligata a salirle ingroppa.
Per la prima volta si era sentita amata, protetta, sentimenti del tutto sconosciuti nella casa del Bianco e del Nero, che le erano mancati molto.
Nymeria si fermo di colpo, rischiando di disarcionarla; al inizio la ragazza non riuscì a capire cosa fosse preso alla metalupa ma, guardando l’orizzonte, capì al istante: d’innanzi a loro c’era un enorme complesso che si estendeva su diversi acri di terreno. Era formato da due massicce fila di mura e un piccolo villaggio appena fuori.
La ragazza rimase a bocca aperta nel osservare quello spettacolo, mentre una strana sensazione si faceva largo dentro di lei e calde lacrime le bagnavano il viso. Non riusciva a capire del perché piangesse, non le era mai successo da quanto poteva ricordare, ma adesso si ritrovava a nascondere il viso nel soffice pelo della compagna di viaggio e singhiozzare come una bambina.
Nymeria le diede un leggero colpo con il muso, per confortarla, e lei, di tutta risposta, le accarezzo la testa sorridendole.
Per fortuna aveva lei.
<< È stato solo un attimo, adesso è passato >>
Dopo un minuto di esitazione , per comprendere se la sua giovane amica dicesse il vero, la lupa si butto a capo ficco nella corsa verso il maniero, mentre il cuore della ragazza batteva come non mai.
Non vede l’ora di arrivare.
 
 
In lontananza quel luogo le aveva fatto battere il cuore per l’emozione, in tutta la sua vita non aveva mai visto tanta beltà tutta insieme, o almeno per quanto riusciva a ricordare, eppure aveva viaggiato molto, esplorando luoghi incantevoli, ma nulla poteva competere con quel misterioso castello in mezzo alla neve.
Ma quando la fanciulla e la lupa avevano fatto la loro entrata, la loro gioia ed eccitazione morì di colpo e la pelle dell’umana si accapponò, ma non per il freddo; no: i cortili e i piccoli spazi aperti che circondavano il castello si potevano, chiaramente, distinguere frammenti di armature, armi e scudi fatti a pezzi e resti di ossa umane. Le mura di granito del immenso castello erano, ormai, dei semplici ruderi e l’aria puzzava di zolfo,
c’era stata una battaglia.
Un enorme battaglia che aveva portato morte e distruzione ma, poteva vederlo da tutte quelle tracce che la circondavano, nessuno dei due schieramenti aveva conquistato la vittoria.
Un urlo squarciò il silenzio mortale.
La fanciulla si volse di scatto e, senza neppure pensarci troppo, si mise a correre verso quella voce: possibile che in quel luogo fatto di morte e sangue, ci fosse ancora della cita? L’urlo che aveva udito non era di un adulto, ma di un bambino, con più precisione di una bambina, e non era affatto di terrore, ma di felicità.
La sua pista la condusse in un altro cortile, più interno degli altri ed era situato accanto ad una torre bruciata ma, da quanto il suo sguardo esperto poteva notare, era stata distrutta anni prima della battaglia che si era svolta in quelle mura, se non secoli prima.
In mezzo al cortile poteva distinguere sei figure, quattro maschi e due femmine: il primo che attirò lo sguardo della fanciulla era un ragazzo dalla corporatura massiccia, tanto da sembrare un uomo adulto, da i spessi capelli castano ramati, ma il suo viso d’angelo e i limpidi occhi azzurri rivelavano che non poteva avere più di quattordici anni.
L’altro che gli stava difronte doveva avere la sua stessa età, ma era completamente diverso: era di costituzione snella e dal viso allungato, dai tratti solenni e circospetti, i capelli castano scuri e i suoi occhi erano di un grigio intenso, quasi da sembrare neri.
I due giovani si divertivano a passarsi al volo, come se fosse stato un balocco, una bambina di nove anni che urlava e rideva felice, era molto simile al ragazzo dagli occhi scuri: corporatura magra e atletica, ancora acerba a causa della sua giovane età, viso lungo, capelli castani, annodati in tante piccole trecce che formavano un'unica acconciatura, e profondi occhi verdi con sfumature grigiastre.
Poco lontano venivano osservati da una ragazza di poco più undici anni, ma già custode di un enorme bellezza: era alta, aggraziata e femminile, dai zigomi alti, intensi ed enormi occhi azzurri e folti capelli costano ramati, posizionati in una buffa acconciatura; guardava la scena con una smorfia sul viso, come se tutto ciò la disgustasse, cosa completamente diversa da i due bambini vicino a lei che, invece, ridevano a crepa pelle.
Il più grande dei due non poteva avere più di sette anni dal viso dolce e riflessivo, dai sottili capelli ramati e profondi occhi azzurri; anche quello più piccolo che, ad occhi e croce, doveva avere tre anni aveva i suoi stesi colori e lineamenti.
Vedendo quella scena, cosi intima e familiare, la fanciulla senti salire uno strano dolore, non riusciva a comprendere il perché, ma faceva male, davvero molto male, quasi impossibile da poter sopportare.
<< Lasciate stare vostra sorella, se ritorna di nuovo dalla madre in disordine, saranno guai per tutti, me compreso >>
Questa volta la voce alle sue spalle era di un adulto, un uomo, ed aveva un tono duro e profondo, ma che poteva essere gentile. La fanciulla si volse di scatto, mentre il cuore le saliva in gola: quella voce aveva risvegliato un altro dolore, più forte di quello di prima e che le toglieva il respiro. Una nuova fitta la colpì nuovamente, questa volta però dritta al cuore, facendole riempire un'altra volta gli occhi di lacrime, quando vide l’uomo dietro di lei: aveva all’incirca trentacinque anni, il viso allungato coperto da una folta barba che iniziava a ingrigirsi, i suoi occhi erano verde scuro e riflettevano il suo umore, in quel momento erano morbidi come la nebbia, i suoi capelli erano castano scuro e li portava lunghi fino alle spalle.
Il respiro, già flebile, le morì improvvisamente in gola e, annaspando, si butto a terra sulle ginocchia mentre le lacrime non sembravano smettere di cadere, se sentiva divorare da dentro da qualcosa a cui non riusciva a dare un nome, ma che la stava torturando.
Qualcosa di molto veloce la sorpasso, costringendola ad alzare lo sguardo, per poi pentirsene amaramente: la ragazzina dai capelli scuri ora era tra le braccia del uomo che, amorevolmente, le diede un bacio sulla fronte.
A quella vista senti dentro di qualcosa andare in pezzi, come uno specchio a cui viene lanciato addosso una pietra.
E urlò.
Urlò con tutto il fiato che aveva, urlò cercando di buttare fuori quel dolore assurdo che l’aveva assalità, ma non ci riusciva: era troppo forte e lei, invece, era sfinita.
Poteva solo urlare e piangere, finche tutto intorno a lei cominciò a tingersi di nero e svenne in mezzo alla neve, ma le lacrime non cessarono di scendere.
 
 
 
 
Note dell’Autrice: Ed eccomi ritornata con il primo capitolo e, come avrete già capito, Arya ritorna a Grande Inverno trovandola completamente distrutta (se avete visto la 5 stagione sapete anche il perché ), in più rivive frammenti del suo passato, che le provocano una sofferenza inaudita…abituatevi a scene come queste perché le troverete molto spesso. Che dire ci vediamo nel prossimo capitolo che condurrà la nostra fanciulla alla ricerca di qualcuno…ma chi?
Un Bacio.
Vero     
  
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