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Autore: Hydrogen96    06/10/2015    6 recensioni
Questa storia partecipa alla sfida: Vizi e virtù, tenuta nel gruppo Facebook di EFP Famiglia.
La virtù di cui si narra tra le righe è la carità.
La storia narra di una creatura leggendaria, che vive in un bosco ai confini con il regno degli esseri umani. Cosa succederà?
P.S. Non sono brava a scrivere introduzioni. xD
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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For the light of a Candle
 






C’era una volta, una creatura fatta di sola e pura luce, veniva dal bosco confinante con il mondo degli umani.
Una dolce fiamma illuminava quel buio, mentre questo essere camminava.
Tutto ciò che stava al di fuori del bosco era popolato da esseri umani, e ciascuno aveva una candela con sé, ma la loro era spenta. Infatti quel mondo era grigio, scuro e tetro. Camminavano tutti a testa bassa, come pezzi appena usciti da una fabbrica, reggendo la propria candela in mano, senza curarsene.
Un giorno, quella creatura, uscì dai meandri del bosco, affacciandosi nel mondo umano e ciò che vide la intristì parecchio: nessuna luce brillava nel loro cuore, perché essi erano spenti come le loro candele.
Scoppiettando di fiamme, la bestiola si avvicinò a loro, accendendone una per una con la lunga coda luminosa. Si mise a correre per la città, accendendole e mostrando loro il modo più facile per evitare che si spegnessero: ognuno avrebbe potuto accendere quella di un’altra persona, semplicemente avvicinando la propria fiamma. Così si crearono i legami tra le persone.
La creatura, soddisfatta e sorridente, tornò nel bosco e là rimase. Era orgogliosa del modo in cui si stavano creando i legami, che come piccole ragnatele luminose, univano ciascuno.
Tuttavia, non tutti gli esseri umani erano veramente buoni. Alcuni si misero a spegnere le candele altrui, perché volevano tenere la luce solo per loro, perché desideravano essere gli unici a possederla.
I legami andarono spegnendosi, come anche le candele degli egoisti: la loro freddezza d’animo soffocava il calore della fiamma, soffocandola, ed ottenendo il contrario di ciò che ambivano egoisticamente.
Il freddo degli esseri umani si espanse fino a toccare la foresta da cui era venuta la creatura, e tutto divenne buio in quel mondo che prima stava sorridendo alla vita.
Quando la bestiolina ne uscì fuori, non era più come prima. Tuttavia tornò nel mondo che aveva scaldato, pronta a rifarlo e a restare per accertarsi che questo rimanesse tale quale lo avrebbe nuovamente plasmato.
Gli occhietti di pura luce splendente si posarono sugli esseri umani più vicini, le loro candele si erano sciolte in parte, ed il filo nero penzolava bruciato.
Correndo in qua ed in là riuscì a riaccenderle, ma uno strano senso di debolezza e di freddo la pervase. Senza la luce attorno a sé, la creatura pareva nient’altro che un grosso e slanciato gatto, dalla coda molto lunga.
Si accoccolò a sé stesso, infreddolito. Non aveva più energia in un mondo così corrotto e stava capendo che non avrebbe avuto speranza di redimerlo.
Emise un sospiro, socchiudendo gli occhi, ma improvvisamente accadde qualcosa in cui non aveva mai smesso di sperare: un gruppo di uomini e donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine si era avvicinato a lui, con le proprie candele, e lo riscaldarono. Una timida carezza fece capolino ad altre, finché il mantello riprese a brillare. La creatura sorrise riconoscente, c’era ancora speranza.

Al mondo c’era ancora bontà.


C’era ancora vita.



E ci sarebbe sempre stata.




 
   
 
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