Remake di Status Symbol. Scritta sulle note di quella canzone.
Damned Beauty
Zarbon
allungò le gambe e le mise sul pouf color aragosta,
appoggiò i
gomiti sui braccioli del divano e lasciò ciondolare le mani.
Voltò lo sguardo e
socchiuse gli occhi, nelle iridi dorate si rifletteva lo scouter. Si
sporse in
avanti e guardò il vetro, sospirò rumorosamente.
“Nessuna
chiamata” sussurrò. Abbassò lo sguardo
sul tavolinetto in ebano su
cui era appoggiato il comunicatore, osservò le intelaiature.
Si raddrizzò e
alzò lo sguardo, sul tetto in metallo c’erano una
serie di dipinti di serpenti
in oro.
“Eppure
Zangya mi aveva detto che questo venerdì usciva con
me” sussurrò.
Si slacciò la lunga treccia, lasciando ricadere i capelli
lunghi sulle spalle
lisce. Lanciò il laccetto, facendolo cadere accanto allo
scouter. Si sfilò le
pantofole e i calzini di seta, lasciandoli cadere sul pavimento. Chiuse
gli
occhi e si massaggiò la fronte, andando a sbattere con le
dita contro la
catenina del suo diadema. Lo slacciò e lo lanciò
sopra il laccetto,
detergendosi le labbra morbide con la lingua. Lo scouter
tremò mandando dei
flebili versi striduli, Zarbon voltò di scatto la testa
guardandolo. Si alzò in
piedi, lo raggiunse e ghignò vedendo il nome di Zangya.
-
Il trillo di conferma, mi aspetta alla sala dell’oppio
– pensò. Raggiunse
una porta metallica, questa si aprì di scatto e lui
entrò nel bagno. Si tolse
la battle suit facendola cadere a terra, rimase nudo ed
avanzò, strofinando le
piante nude sul pavimento. Entrò nel box doccia,
alzò una leva e il getto d’acqua
colpì il suo corpo ignudo. L’acqua gli
finì negli occhi, li chiuse e alcune
ciocche umide gli finirono
davanti al
viso. I capelli verde-acqua divennero più scuri e
l’acqua faceva brillare la
sua pelle azzurra. Socchiuse gli occhi, le sue iridi dorate divennero
più
scure. Premette un pulsante sopra il tubo metallico della doccia e dal
soffitto
scese schiuma candida che gli scivolò lungo il corpo
mischiandosi all’acqua.
Cliccò nuovamente sul pulsante e si passò la mano
sul corpo, ripulendosi. Si
passò ripetutamente l’indice sotto
l’ascella e sorrise.
-
La depilazione durerà almeno un altro mese, ma è
meglio rifarla
ugualmente tra tre giorni – considerò.
Camminò avanti e indietro davanti a uno specchio,
accarezzandosi i muscoli
prominenti del ventre sentendoli duri sotto le dita. Gocce
d’acqua scivolavano
lungo la sua pelle. Osservò il proprio riflesso e si fece
l’occhiolino.
Sul
vetro comparvero una serie di visi
grigiastri, dagli occhi bianchi e vitrei, la pelle esangue e le bocche
aperte.
Alieni dalle smorte pelli violacee o dalle anneriti pelli rossastre
allungavano
mani scheletriche verso di lui.
Il
battito cardiaco di Zarbon divenne irregolare e il mercenario distolse
lo sguardo. Il suo viso divenne due volte più grosso e i
suoi denti di vennero
più affilati, il collo più tozzo. Strinse gli
occhi, regolò il respiro e si
ritrasformò.
“Se
solo … se solo potessi vivere della mia bellezza”
mugolò. Strinse gli
occhi e scosse la testa.
“Non
è quella che mi fa essere il vice del grande Lord
Freezer” sussurrò.
Raggiunse un armadietto e lo aprì, tirandone fuori
un’altra battle suit.
-
E se lui mi sentisse fare un singolo ragionamento da debole, mi
ucciderebbe – rifletté.
**********
I
fumi dell’oppio invadevano la stanza, semi-oscurando una
serie di figure
stese in vari punti della stanza, alcuni tavolini e le giovani che
camminavano
avanti e indietro con una serie di vassoi. Una giovane dalla pelle
viola con
delle macchie gialle si chinò accanto a Zarbon. Gli mise una
siringa nel
braccio e premette lo stantuffo, iniettandogli una sostanza. Gli tolse
il
laccio emostatico e sfilò la siringa, rimettendola dentro il
vassoio. Prese un
fazzolettino accanto ad essa, raggiunse Dodoria riverso su un tavolo e
gli pulì
il naso e la bocca da una polverina biancastra. Il colosso
grugnì e socchiuse
gli occhi, intravedeva i capelli verdi dell’altro prediletto
da Freezer sul
pavimento.
Zarbon
si portò il narghilè alle labbra e
aspirò dal tubo di metallo
Il
suo corpo era abbandonato molle sul corpo di Zanghya, i capelli di lei
gli solleticano il collo. La sua gamba strofinava contro i glutei nudi
di Ginew
sdraiato a faccia in giù. Mugolò,
allungò il braccio, sentendo le dita
formicolare. Socchiuse gli occhi arrossati, un’aliena dalla
pelle rossa si
piegò in avanti facendo ondeggiare i seni sodi.
“Desidera?”
chiese.
“Bere”
farfugliò Zarbon. La schiava piegò di lato il
capo facendo finire
una ciocca candida sul collare che indossava e gli porse un bicchiere
colmo di
un fumante liquido verde. L’alieno se lo portò
alle labbra e sorseggiò, la
vista gli si annebbiò e le gote gli divennero rosse.
Finì di bere il contenuto
del bicchiere, lasciò ricadere il braccio e aprì
le dita, il bicchiere rotolò
lungo il ventre nudo di Zanghya e arrivò per terra.
Rotolò sul pavimento fino a
un tavolinetto, contro cui andò a sbattere fermandosi.
Zarbon mugolò, sentendo
una sensazione simile a tante piccole punture al basso ventre e
ridacchiò. Con
l’altra mano rimise al suo posto la canna del
narghilè, si voltò a faccia in
giù e si trascinò, strofinando sul corpo della
mercenaria, le sfiorò il seno
con il gomito. Fece una capriola, sentiva le tempie pulsare,
scivolò ricadendo
su un fianco e rotolò. Strinse gli occhi e
scoppiò a ridere, coprendo il basso
brusio composto da gemiti e sospiri intorno a sé.
**********
Zarbon
si appoggiò con il braccio al corridoio di metallo, la sua
vista era
offuscato. Deglutì a vuoto, la gola gli bruciava e sentiva
un sapore amaro in
bocca. Sbatté un paio di volte le palpebre, facendo tremare
le lunghe ciglia
nere. Cercò di raddrizzarsi, le gambe gli tremavano, si
massaggiò il fianco
muscoloso stretto dalla tuta attillata. Intravide una figura di spalle,
ghigno
vedendo che indossava una tuta nera che gli stringeva sul corpo
muscoloso,
accentuandogli la linea dei glutei. Si diresse in quella direzione,
accelerò e
si mise ritto. Raggiunse l’altro mercenario e gli mise una
mano sulla spalla,
strattonandolo. Il principe dei saiyan si voltò, facendo
ondeggiare i capelli a
fiamma.
“Zarbon?”
chiese, girandosi. Il mercenario spostò la mano, continuando
a
tenergli la spalla.
“Vegeta!”
disse con voce trillante. La sua testa ciondolò in avanti e
il
suo corpo ondeggiò.
“Proprio
te cercavo. Oggi mi annoio!” si lamentò.
“Di
nuovo a sballarti con quegli idioti della squadra Ginew? Non so di cosa
vi lamentate, avete tutto” brontolò il saiyan. Si
dimenò, cercando liberarsi
dalla stretta, le dita di Zarbon gli avevano spezzato la spallina della
battle-suit e le sue unghie stavano strappando la stoffa sottostante.
Zarbon
gli afferrò il viso con la mano libera.
“Ti
conosco da quando avevi due anni” farfugliò.
Strinse il mento di Vegeta
e avvicinò il suo viso a quello del saiyan. Il principe
avvertì l’odore di
alcol pungergli le narici, girò il capo e una delle sue
ritte ciocche more
colpì il ciondolo di Zarbon, facendolo ondeggiare.
“Sei
ubriaco” brontolò Vegeta. Zarbon
aumentò la stretta sulla spalla e lo
attirò a sé, gli lasciò andare il
mento e gli passò il braccio intorno al
fianco. Vegeta sgranò gli occhi ed avvertì il
battito cardiaco aumentare.
Il
bambino si alzò sulle punte degli
stivaletti, facendo ondeggiare il mantellino rosso che indossava.
Afferrò la
fine della treccia di Zarbon, socchiuse la bocca ad o guardando il
proprio
riflesso nell’anello d’oro e infilò le
dita paffutelle tra le ciocche verdi.
Zarbon sgranò gli occhi, chinò il capo, vide il
piccolo saiyan e sorrise.
“Credevo
che educassero meglio i
principini” sussurrò. Vegeta avvampò,
lo lasciò andare ed indietreggiò. Alzò
la
testa e gli fece una linguaccia.
“Blutto”
ribatté. Zarbon inarcò un sopracciglio.
“Certo
che sai come far male” si lamentò.
“Perché
diventi dannatamente più bello ogni giorno? Cresci senza
cibo,
senza creme di bellezze, tra le torture, ma sei ugualmente
stupendo” ringhiò
Zarbon. Sbatté Vegeta contro la parete, bloccandolo con il
proprio corpo. Il
ragazzino impallidì e sgranò gli occhi,
divincolandosi.
“Lasciami!
O te la faccio pagare!” lo minacciò. Zarbon
ghignò, gli passò la
mano sotto la tuta all’altezza dell’addome. Vegeta
lo raggiunse con una ginocchiata,
l’altro mercenario rimase immobile e gli afferrò
la coda, stringendola nella
mano. Il giovane mugolò e si abbandonò contro il
più grande, le gambe gli
cedettero. Zarbon chinò il capo e si leccò le
labbra.
“Lascialo
stare!” sentì gridare. Si girò e vide
Radisch correre verso di
lui, i lunghi capelli neri gli ondeggiavano intorno al corpo. Il figlio
di
Bardack aumentò l’aura e aggrottò la
fronte, caricando un colpo energetico
nella mano sinistra.
“Sono
più forte di te” sibilò Zarbon.
“Però
ne verrebbe fuori un bello scontro e sono vietati da Lord Freezer.
Ammezzerebbe entrambi” ribatté Radish.
Zarbon avvicinò
le labbra all’orecchio
di Vegeta ghignò.
“Un
giorno non ci sarà lui a proteggerti …”
sussurrò. Sfiorò con la mano i
glutei del principe dei saiyan, passando l’indice
sull’inizio della sua coda.
Vegeta mugolò di piacere e strinse gli occhi, una lacrima
gli rigò il viso.
“Ti
ho detto di lasciarlo andare!” ripeté Radish
alzando la voce. Zarbon
lasciò andare il principe dei saiyan, che cadde per terra.
Radisch corse fino
al ragazzino e lo sollevò per un braccio, appoggiandoselo
contro. Zarbon si
accarezzò la lunga treccia con le dita affusolate.
“Tranquillo
scimmione, non te lo tocco il ragazzino. In fondo lo abbiamo
cresciuto insieme da quando era piccolo” mormorò
con voce roca. Guardò in viso
il saiyan più grande e gli fece un occhiolino. Radisch
rabbrividì e prese in
braccio Vegeta.
“Farai
bene a ricordatelo che è solo un ragazzino”
ruggì. Si voltò e corse
via. Zarbon sospirò e si abbandonò contro la
parete, scivolando fino a cadere
in ginocchio.
“Sono
il più bello … devo essere
io…” piagnucolò.