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Autore: TimeKeeper    06/10/2015    1 recensioni
Jace estrasse dalla tasca la sua strega luce e inspirò profondamente. Sotto l’odore della vernice fresca, un altro aroma ben più ripugnante ferì le sue narici.
Demone. Odore di demone.
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jace Lightwood
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Prologo
ROOM C – GROUND FLOOR
 
Il mare poco prima della tempesta era del colore dell’adamas: un grigio luminescente con screziature bluastre, spezzato da solchi di spuma come cicatrici sulla superficie dell’acqua.
Come avesse fatto Gustave Courbet a riprodurre quell’esatto colore nel suo dipinto a olio, gli era ignoto. Aveva forse visto una spada angelica? Era forse dotato della vista come alcuni mondani?
Jace Wayland sorrise a se stesso, nell’ampia stanza decorata da sontuose cornici.
Non tutti gli esseri umani vengono toccati dal mondo delle ombre e il fatto che molti artisti riescano a riprodurre con sottile precisione l’aspetto di demoni e nascosti, non significa necessariamente che possano vederli o che ne sospettino seriamente l’esistenza pragmatica.
Con movimenti lenti e studiati, il ragazzo si alzò dalla panca destinata ai visitatori del museo e si avvicinò all’uscita della Stanza C. Dopo un’ultima occhiata alla guardia, s’infilò oltre la porta dell’area adibita alle esposizioni temporanee, ignorando il cartello di divieto d’ingresso.
Il pavimento della grande stanza era ricoperto da teli trasparenti; vicino ai muri giacevano inutilizzati attrezzi di manutenzione, pennelli e ampi secchi di vernice. La National Gallery aveva sospeso l’allestimento della sua nuova mostra a causa di problemi tecnici, o almeno questa era stata la versione ufficiale: ammettere che molti degli operai erano semplicemente svaniti nel nulla, sarebbe stata cattiva pubblicità.
Jace estrasse dalla tasca la sua strega luce e inspirò profondamente. Sotto l’odore della vernice fresca, un altro aroma ben più ripugnante ferì le sue narici.
Demone. Odore di demone.
Lentamente, avvicinò la mano libera all’impugnatura della sua spada angelica.
“Fermo, Nephilim!” sussurrò una voce di donna, appena udibile alle sue spalle.
Jace tentò di voltarsi per individuarne la fonte, ma tutto il suo corpo sembrava non rispondere ai suoi comandi.
“Sei una strega?” sbraitò il Nephilim “E’ un incantesimo di costrizione?”
“Silenzio!” gli intimò la voce “Arriveranno a decine se sentiranno che sei qui: non aspettano altro”
Jace sbuffò, stizzito: “Che vengano, non ho paura di loro. Sono qui per questo”
Un rumore di passi si accese alle sue spalle, seguito da un leggero fruscio; poi una mano l’afferrò saldamente, proprio nell’incavo dell’avambraccio.
“Guarda, Nephilim” sussurrò la donna, ora così vicina da poterne sentire il calore del corpo “Chiudi gli occhi e guarda”.
Una violenta scossa elettrica s’irradiò nel suo corpo a partire dal punto in cui la donna l’aveva afferrato. In uno spasmo, Jace chiuse gli occhi e vide; come proiettato sulle sue palpebre chiuse, vide il futuro imminente. La stanza piena di decine di iblis, i loro occhi gialli e fissi, l’odore nauseabondo delle loro bocche spalancate. A terra una pozza di sangue e vernice.
Riaprì gli occhi, sovrastato da un senso di nausea.
“E’ una trappola” disse la voce, allentando la presa sul braccio di Jace.
Il ragazzo sapeva che era la verità: la perfezione dei dettagli era troppo evidente per essere una visione fasulla. Ciò che aveva visto era ciò che sarebbe accaduto se non fosse uscito subito da quella stanza.
Come un soffio, il ragazzo percepì il rompersi dell’incantesimo che l’aveva immobilizzato e si voltò di scatto per vedere in viso la donna che l’aveva avvertito, se di donna si trattava; i pochi metri che lo separavo dalla porta d’ingresso erano, però, desolatamente vuoti. Con uno scatto felino afferrò la maniglia e si lanciò all’inseguimento della sconosciuta, attraverso la sala centrale e poi sulle scale che conducevano all’ingresso di Trafalgar Square.
Si fermò sull’ultimo gradino alla ricerca di un indizio, osservando la piazza ricolma di turisti e londoners, ma ogni traccia era già stata cancellata dalla neve e dai passi pesanti dei visitatori in uscita dal museo.
“Grazie” sussurrò al vuoto, producendo una piccola nuvola di calore.
Grazie.
   
 
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