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Autore: Emily27    06/10/2015    5 recensioni
A volte è così bello, d'aver paura che non sia vero. O troppo doloroso da desiderare che non sia vero.
E un giorno tutto può cambiare.
(Continuazione della oneshot "Adesso che te ne vai", ma non è necessario averla letta)
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jackson Hunt, Javier Esposito, Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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In my veins



 
Era venerdì sera, il fine settimana era alle porte e tra gli agenti nell'open space aleggiava un'atmosfera rilassata e cameratesca, il preludio a due giorni di libertà.
Kate terminò di scrivere il rapporto e si tirò indietro sullo schienale della sedia, soddisfatta del suo lavoro, soprattutto di quello che aveva svolto sul campo quel giorno. Era diventata un'agente dell'FBI esperta e brillante, due aggettivi che aveva meritato sudando e dando sempre il meglio di sé, distinguendosi fin da subito.
Alla scrivania di fronte a lei, Rachel McCord stava già riordinando sommariamente le sue cose.
«Te lo giuro, non vedevo l'ora che questa settimana infernale finisse. Quante ore abbiamo dormito negli ultimi tre giorni?»
«Dieci? Nove?» rispose Beckett spegnendo il computer.
«Vado a casa, mi faccio una doccia, mi butto sul letto e ci rimango almeno per ventiquattro ore!» annunciò Rachel alzandosi dalla sedia. «Immagino tu abbia altri programmi...»
Kate non ebbe il tempo di ribattere che sopraggiunse Hendricks, dicendole: «Di sotto c'è il tuo innamorato!» La superò e si diresse alla sua postazione, non prima di averle lanciato un'occhiata ammiccante.
«È qui? Doveva arrivare domani!» esclamò Beckett alzandosi in piedi, mentre un largo sorriso affiorava sulle sue labbra.
«Mmh... Ti fa anche le sorprese, sei una donna fortunata» disse McCord, e lei percepì nel suo tono una punta di sarcasmo.
«Non ti va proprio a genio, eh?»
Rachel scosse la testa, cercando senza successo di essere convincente. «No, al contrario.» Tacque alcuni istanti prima di attaccare: «Dico solo che forse... non è quello giusto per te, che forse non è una storia destinata a durare. Ho istinto per queste cose.»
Kate sospirò e la guardò in tralice. Non era la prima volta che la collega esprimeva perplessità circa la sua attuale vita amorosa, pareva non approvarla e questo la faceva innervosire.
«Comunque, da quando ha la ragazza, Hendricks non perde occasione per fare lo spiritoso» affermò McCord cambiando discorso, e Beckett sorrise di nuovo.
Entrambe presero la borsa e ridendo lasciarono le loro scrivanie.
Oltrepassarono la porta a vetri e si fecero portare dall'ascensore fino al pianterreno, dove uscirono sul grande atrio del palazzo sede dell'FBI di Washington DC.
Una volta fuori, Kate cercò Javier con lo sguardo, individuandolo appoggiato ad un muretto che delimitava un'aiuola di sempreverdi a lato dell'ingresso principale.
«Dovevo raccomandare ad Hendricks di non rovinarti la sorpresa» si rimproverò andandole incontro. Si abbracciarono scambiandosi un breve bacio.
«Me l'hai fatta ugualmente» disse Kate, felice che lui avesse anticipato il suo arrivo a Washington, previsto per l'indomani.
«Agente McCord» fu il saluto che Esposito riservò alla partner della sua compagna.
Rachel gli rivolse un sorriso fugace. «Ben arrivato. Vi lascio soli, passate un buon fine settimana» si congedò, prima d'incamminarsi verso il parcheggio.
Kate e Javier ricambiarono l'augurio.
«Mi odia» affermò poi lui indicando con un cenno della testa l'agente che si stava allontanando.
«Non è vero che ti odia.»
«Di sicuro non mi ama.»
«Vedrai che ti amerà.»
Esposito fece una smorfia per dimostrare il suo scetticismo, subito sostituita da un'espressione nuovamente allegra. «Allora, che ne dici di portarmi a cena da Bobby Van's, dove fanno la carne alla brace più buona di tutta Washington?» propose.
«Dell'intero paese, vorrai dire» lo corresse Beckett mentre si prendevano per mano dirigendosi verso la sua macchina. Si erano fatte le otto passate e la luce iniziava a cedere il passo al buio, dove sarebbe terminata quella giornata di fine estate ancora sorprendentemente calda.
Prima di salire in auto, Kate si sciolse i capelli che erano raccolti in uno chignon, facendoli ondeggiare sulle spalle. Una volta che Esposito ebbe caricato nel baule la sua borsa da viaggio e tutti e due furono all'interno dell'abitacolo, le loro bocche tornarono a cercarsi impazienti, in quel luogo più consono a certe effusioni che non l'ingresso del palazzo dell'FBI. Si baciarono a lungo, un modo per recuperare un mese di lontananza. Beckett, con rammarico, pensò anche al modo in cui sarebbe andata a finire se non si fossero trovati in un parcheggio alla luce, seppur calante, del sole.

Il Bobby Van's Grill era situato sulla New York Avenue, un nome che a loro suonava ironico vista la provenienza di entrambi. Il locale era piuttosto affollato a quell'ora del venerdì sera, sintomo dell'ottima qualità del cibo. Beckett ed Esposito si erano accomodati ad un tavolo d'angolo vicino alla finestra, trovato libero per miracolo, e avevano ordinato carne alla griglia e vino rosso.
Javier allungò una mano sul tavolo per raggiungere quella di Kate. «Mi sei mancata.»
«Anche tu» disse lei, poi abbassò lo sguardo. «Io non vengo mai a New York, non è molto giusto ma...»
«Ehi» fece Esposito stringendole più forte la mano e costringendola a guardarlo negli occhi. «Lo so. Va bene così.»
Beckett gli sorrise dolcemente e stette per dire qualcosa, ma l'arrivo del cameriere con il vino la interruppe. Il ragazzo versò il Pinot nei loro bicchieri, lasciò la bottiglia sul tavolo e si dileguò.
Brindarono e bevvero un sorso di vino. Javier osservò Kate, accarezzando con lo sguardo ogni tratto del suo volto, che in quel momento appariva stanco ma non meno incantevole.
«Sono felice che tu mi abbia fatto questa sorpresa, avremo più tempo da passare insieme» disse lei appoggiando il bicchiere.
«Abbiamo chiuso il caso prima del previsto, così ho chiesto alcune ore di permesso e ho preso il primo volo.»
Si sentivano ogni giorno, ma ciò rendeva solo in minima parte più sopportabile la mancanza che provava di Kate.
«Lo vedi quanto è in gamba la detective Shipton.»
Javier s'imbronciò. «Sarà anche in gamba, più o meno, ma io non la sopporto.»
«Dici così solo perché è la mia sostituta. Ormai è passato diverso tempo, è a tutti gli effetti una di voi.»
«No, ti sbagli: nessuno potrà mai sostituirti» affermò Esposito in un misto di serietà e dolcezza.
Beckett sorrise rassegnata e compiaciuta. «E va bene.»
Nonostante il ristorante fosse pieno, il servizio fu rapido e il cameriere tornò solerte con le loro ordinazioni. Posò davanti ad entrambi un piatto con l'invitante carne alla griglia, vanto del ristorante, accompagnata da patate fritte e salsa barbecue.
Fecero onore al cibo e al vino raccontandosi gli ultimi giorni, mentre fuori calava la notte.

Non appena Esposito e Kate furono a casa di quest'ultima, si ritrovarono avvinghiati. La giacca di lei e la camicia di lui si persero lungo il tragitto fino alla camera da letto, dove arrivarono sospinti dal desiderio.
Javier era attratto da Beckett in un modo travolgente. Lei aveva il potere d'infiammarlo di passione e provocargli tenerezza al tempo stesso. Aveva immaginato più volte come sarebbe stato baciare le sue labbra e accarezzare la sua pelle, e da quando gli era stato concesso farlo ogni volta per lui era unica.
La adagiò sul letto e lasciò che i loro corpi parlassero, danzassero fino a perdersi nell'infinito.
Più tardi, Beckett si addormentò con la testa appoggiata sul suo petto. Javier, circondandola con un braccio, ascoltava il suo respiro e fissava il buio della stanza. Amava Kate, di un amore che un tempo credeva di non saper provare e che lei gli aveva fatto scoprire ancora prima che la loro storia avesse avuto inizio. Un giorno le aveva detto ti amo, Beckett gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato, senza dire nulla. Forse non le avrebbe mai sentito pronunciare quelle due parole.
Kate gli dava tutto ciò che poteva dargli al momento e lui avidamente lo prendeva. Sapeva che il fantasma di Castle sarebbe sempre stato presente fra di loro, e non nascondeva a se stesso quanto a volte ciò gli causasse disagio e quanto fosse spiacevole sapere di non essere l'unico padrone del cuore di Kate, ma se quello era il prezzo per averla, era disposto a pagarlo per il resto dei suoi giorni.

Il mattino successivo, Kate si svegliò con la luce che filtrava attraverso le tende a darle il buongiorno. Si alzò, lasciando Javier ancora tra le braccia di Morfeo, e in silenzio guadagnò il bagno dove si fece una doccia.
Con indosso soltanto una t-shirt lunga si recò in cucina a preparare la colazione. Scostò le tende per fare entrare il sole, che splendeva in un cielo privo di nuvole e che le regalò il buonumore. Innanzitutto fece il caffè, perché non c'era risveglio senza quella bevanda nera, poi aprì il frigorifero e scrutò al suo interno per vedere che cosa aveva da offrire, in quanto intendeva preparare qualcosa d'invitante per Esposito. Uova, burro, latte e nella dispensa aveva farina e zucchero: gli ingredienti per i pancakes.
I pancakes. Gli stessi che le preparava Castle. In un attimo il suo buonumore si dissolse e un nodo in gola prese il suo posto. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di controllarsi, perché doveva andare avanti, doveva vivere, l'alternativa era annegare in un dolore più grande di lei.
Quello che le aveva lacerato l'anima il giorno in cui Rick era morto.

 
 
Nothin goes as planned.
 Everything will break.
 People say goodbye.
 In their own special way.

Everything will change.
 Nothin stays the same.
 And nobody here's perfect.
 Oh but everyone's to blame

Everything is dark.
 It's more than you can take.
 But you catch a glimpse of sun light.
 Shinin, shinin down on your face.

Oh you're in my veins
 And I cannot get you out



(Andrew Belle - “In my veins”)




Ciao!
A quasi due anni di distanza ritorno a pubblicare in questa sezione. Negli ultimi tempi ero a corto di ispirazione, poi, rileggendo una mia vecchia oneshot, mi si è accesa la lampadina.
Forse ho osato troppo, forse vi state preparando a tirare contro la sottoscritta i più svariati oggetti contundenti (e vi capisco) ma confido che alla fine vorrete lanciarmi solo petali di rosa. O almeno è quello che spero.
Ringrazio Reb (che è contenta di soffrire) per avermi rinfrescato la memoria riguardo alcuni particolari del telefilm e perché, insieme a Deb (ringrazio anche lei), testimonierà a mio favore quando farò causa all'ABC.
E niente. A martedì :)







 
  
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