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Autore: Senza Oggetto    07/10/2015    0 recensioni
Pensava a quanto fosse stato semplice scappare da tutta quella situazione.
Aveva chiuso gli occhi, serrato i pugni, ispirato a fondo e le sue gambe avevano cominciato a muoversi da sole. Almeno è quello che si ripeteva.
Non era vero.
L'aveva voluto lei.
L'aveva scelto lei.
Lo desiderava con tutta se stessa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Pensava a quanto fosse stato semplice scappare da tutta quella situazione.
Aveva chiuso gli occhi, serrato i pugni, ispirato a fondo e le sue gambe avevano cominciato a muoversi da sole. Almeno è quello che si ripeteva.
Non era vero.
L'aveva voluto lei.
L'aveva scelto lei.
Lo desiderava con tutta se stessa.
Voleva scappare. Andarsene. Non voleva rimanere più lì, risucchiata da quella abitudine, vivendo giorno per giorno una prigionia senza sbarre, fatta di responsabilità e raccomandazioni.
Non sarebbe durata, però.
Lo sapeva bene. Non era così stupida da credere che cinquanta euro nel portafogli potessero essere abbastanza per cambiare vita, altrove. Ma non aveva preso niente con sé. Soltanto il suo portafoglio con dentro una banconota da cinquanta euro e qualche spiccio.
Li mosse nella mano. «Quarantacinque».
Aveva cinquanta euro e quarantacinque centesimi.
No, aspetta.
Cinquanta euro e quarantasei centesimi.
Un centesimo si era nascosto tra la zip e la pelle del portamonete.
Guardò l'orologio. Erano trascorse dodici ore dalla sua fuga.
Era stato semplice scappare, ma già sapeva che il ritorno sarebbe stato difficile. Non tanto perché, se fosse stato per lei, non sarebbe tornata, ma perché avrebbe dovuto ascoltare mille paternali su quanto il suo gesto fosse stato insensato, stupido, e quanto aveva fatto preoccupare la sua famiglia.
Sospirò, appoggiando la testa contro il vetro della fermata.
Era scesa lì, dopo aver preso un autobus qualunque. Non sapeva nemmeno dove fosse. Aveva trascorso le ultime tre ore in pullman, osservando fuori dal finestrino il paesaggio che le scorreva davanti. Aveva acquistato il biglietto dall'autista e si era seduta, aspettando la sua fermata.
Era scesa nello stesso modo in cui era scappata dalla sua città: in modo semplice.
Non ci aveva pensato. Semplicemente, aveva inspirato ed era scesa. Non glielo aveva detto nessuno, non era l'ultima fermata. Era una fermata qualunque che dava su una stradina sconnessa di campagna.
Avrebbe trascorso la notte lì, stringendosi nella sua felpa.
Forse sarebbe riuscita a farsi qualche giorno di viaggio, tra un autobus ed un altro.
Avrebbe incontrato nuove persone, come Nicholas, Matteo, Giorgio, Federico, ma anche Chiara, Vanessa, Nicoletta. Nomi di persone incontrate per caso, con i quali ci aveva scambiato due parole, forse più, forse meno.
Era scappata dalla sua prigionia casalinga ed ora era prigioniera del viaggio verso il nulla.

   
 
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