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Autore: Ciloculo    07/10/2015    1 recensioni
Frank e Gerard vivono a New york e stanno insieme fino a quando Gerard non tradisce Frank con Bert.
Il ragazzo non riesce a sopportarlo e quindi decide di tornare nella sua città natale, Belleville, per dimenticarsi di Gerard.
Ma sarà davvero così facile o il passato continuerà a perseguitarlo?
E se, per esempio, Gerard decidesse di andarsi a riprendere Frank? Cosa succederebbe?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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07. New York New York.

Do not ask the price I pay for
I must live with my quiet rage
Tame the ghost in my head
That run me wild and wish me dead
-Lovers Eyes, Mumford and Sons.


Il viaggio durò poco, o forse molto, non era in grado di dirlo. Non ricordava di aver comprato i biglietti del treno, ricordava solo le parole di Mikey che, incessantemente, continuavano a ronzargli in testa.
Conosceva molto bene Gerard, era l'essere più autodistruttivo del mondo; non c'era un reale motivo. I due fratelli Way erano stati cresciuti nell'amore e nella comprensione, avevano sempre avuto tutto, sia dal punto di vita materiale che affettivo. Mickey era venuto su bene, era leale e gentile, forse eccessivamente sentimentale, ma tutto sommato era davvero un bravo ragazzo... Gerard no.
Gerard era tutto ciò che di negativo si potesse pensare, un vortice di china e autolesionismo. Frank ricordava con precisione tutte le volte in cui il ragazzo era caduto in depressione, ma soprattutto ricordava come ci sentiva dopo aver toccato il fondo per prenderlo e riportarlo alla vita. Era una sensazione di vuoto, di solitudine e freddo silenzio, una di quelle che non avrebbe augurato a nessuno, neanche al suo peggior nemico, neanche a Bert.
Era stata l'unica consolazione possibile, l'unica a cui appigliarsi quando avevano rotto, quella che non sarebbe più dovuto scendere nel baratro insieme a lui, per salvarlo. Si era sentito un egoista, una vera e propria merda solo a pensarlo, ma era così.
Amava Gerard, e l'avrebbe seguito ovunque, avrebbe preso in mano la sua fragile esistenza spezzata e l'avrebbe ricomposta con devozione tutte le volte che sarebbe stato necessario, ed era proprio questo a preoccuparlo.
Anche in quel momento, si trovava a camminare per le strade trafficate di New York, pronto a salvarlo ancora una volta, dopo aver buttato nel cesso mesi e mesi di guarigione. Dove sarebbe finito lui, a furia di cercare Gerard?
Perchè ogni volta che Gerard finiva nella merda, ci finiva anche lui. Ogni volta scavava sempre più a fondo, e lui era pronto a seguirlo, a costo di uscirne dilaniato.
Perchè quella sensazione di vuoto, quel sentire niente di cui Gerard gli aveva parlato nei rari momenti in cui era stato in grado di spiccicare parola, l'aveva provato anche lui.
Perchè quel tormento e quell'angoscia che ti si appiccicano addosso e non ti mollano come un sottile velo di sudore nelle estati torbide, li aveva sperimentati anche lui, persino mesi dopo la loro rottura.
Perchè Gerard era questo, e lui l'aveva sempre saputo.
Per questo si aspettava che prima o poi il ragazzo avrebbe avuto un altro crollo, era un qualcosa di fisiologico, più forte di lui.
Per questo si ritrovò a varcare le soglie del Lenox Hill guardandosi intorno disperato, sperando che qualcuno potesse risultargli familiare, senza risultati. Quando poi l'infermiera, dopo un veloce sguardo contrariato- doveva proprio essere sconvolto - lo indirizzò in terapia intensiva, si sentì morire, e correndo si diresse al secondo piano.
Trovò Mickey seduto su una sedia che dava tutta l'impressione di essere molto scomoda, piegato su se stesso, la mani a reggersi la testa. Gli corse accanto e quando quello si rese conto di lui, scoppiò nuovamente a piangere. Il suo migliore amico era ancora più magro di come lo ricordava, pallido come un cencio, due profondi cerchi violacei a contornargli gli occhi arrossati.
Povero Mik, deve aver pianto tantissimo, pensò sconsolato.
Lo abbracciò senza pensarci due volte e finalmente riassaporò la sensazione di stringere un corpo amico, dopo tanto tempo, nonostante la situazione drammatica. A pensarci, Frank rise. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva prospettato a Gerard una situazione del genere.
" Tu sarai in qualche stanza bianchissima, una di quelle che puzza di disinfettante. Non so perchè ci finirai, ma se continui a cercare di autodistruggerti, questo succederà! E io e Mik saremo lì, impotenti, a rincorrere gli infermieri per avere tue notizie".
Solitamente dopo questa frase profetica, Gerard iniziava a ridere, beando Frank di quel suono cristallino che quasi stonava con la sua figura. Rimpianse il fatto che in quel momento Gerard non fosse lì con loro a ridere, e si voltò verso Mickey, il cui viso non mostrava segni di particolare lucidità.
<< Come stai? >>, gli chiese subito, dandosi del cretino.
Come poteva stare uno il cui fratello si trova in terapia intensiva? L'espressione dell'altro fu più che eloquente.
<< Mi dispiace, ho cercato di arrivare il prima possibile >>, continuò, non sapendo davvero cosa dire. Non voleva forzarlo a raccontargli cos'era successo, anche se avrebbe tanto voluto farlo.
<< I-Io non avrei dovuto farti preoccupare tanto ma... avevo bisogno del mio migliore amico >>, bisbigliò l'altro con una voce bassa e quasi graffiante, dovuta sicuramente al pianto.
Frank abbassò lo sguardo, si sedette e aspettò che l'altro facesse lo stesso; quindi gli prese la mano, come a volergli infondere tutto quel coraggio che lui stesso sentiva di non avere in quel momento.
<< So che vorresti sapere cos'è successo, ma non ho la forza di parlarne >>, sussurrò il suo migliore amico poggiando la testa sulla sua spalla sinistra. Era esausto, e così si sentiva anche lui.
<< Tranquillo Miks, io posso aspettare >>, come sempre, aggiunse mentalmente.
Dopo poco sentì il respiro di Mickey farsi pesante, e capì che si era addormentato. Gli circondò le spalle con un braccio, e dopo sentì la stanchezza assalirlo. Voleva vedere Gerard, aveva bisogno di vederlo, ma era tanto stanco e le infermiere non l'avrebbero lasciato andare e non poteva lasciare Mickey; i pensieri ad un tratto si accavallarono, le immagini si confusero e uno strano tepore lo avvolse, e crollò anche lui.

Pensava che sarebbero state le infermiere a farlo, invece fu svegliato poche ore dopo dalla vibrazione del suo telefono. Si alzò stando ben attento a non svegliare Mickey, e uscì fuori dall'ospedale per rispondere.
<< Ciao piccolo, come stai? >>, gli chiese Bob.
<< Mi sento come se mi avessero schiacciato cento autobus. Ripetutamente >>, rispose caustico; non aveva neanche la forza di mentirgli, di fargli credere che stava bene, che non aveva niente di cui preoccuparsi.
Perchè, se era vero che Bob non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla, era altrettanto vero che Frank non stava bene. La chiamata di Mickey, quella folle corsa contro il tempo per raggiungere New York, lo stato in cui era il suo migliore amico, Gerard in terapia intensiva... Era successo tutto troppo in fretta. Gli veniva da piangere quasi, ma cercò di non farlo in quel momento, per non far allarmare il suo ragazzone.
<< Mickey come sta? >>
<< È distrutto, non lo avevo mai visto così, Bob, mai. Sono molto preoccupato >>, anche in quel caso gli disse la verità.
<< E.. Gerard? Lui come sta? >>, chiese ancora Bob. Aveva esitato a chiedergli di lui, ma Frank poteva capirlo; quella situazione non sarebbe stata facile per nessuno, neanche per il ragazzo più comprensivo del mondo.
<< È in terapia intensiva >>, sospirò, << Mickey non mi ha voluto raccontare cos'è successo, ma conoscendo Gerard posso immaginarlo >>.
<< Ecco.. A questo proposito, io avrei una cosa da dirti >>, tentennò nuovamente, ma questa volta Frank si agitò.
<< Dimmi >>, riuscì a dirgli in tono neutro.
<< Ecco.. >>, iniziò Bob, ma non ebbe modo di continuare, perchè all'improvviso sentì qualcuno chiamare il nome di Frank a gran voce.
<< Frank, tesoro! >>, urlò la signora Helena, la nonna di Gerard.
<< Bob, amore, devo andare >>, disse Frank, rendendosi conto di come l'aveva chiamato solo dopo averlo fatto.
" E che male c'è? È il mio ragazzo! " , si disse, e si lasciò investire dalla consapevolezza che, porca puttana, Bob era il suo ragazzo e lui l'aveva davvero lasciato solo per correre dal suo ex. Era stato uno stronzo, non aveva giustificazioni.
<< Va bene piccolo, ma quello che devo dirti è davvero importante, quindi richiamami appena hai un attimo di tempo, ok? >>, rispose proprio Bob e Frank non potè fare a meno di provare un certo senso di inquietudine.
Sentiva che qualcosa davvero non quadrava, ma non riusciva a capire cosa, e d'altra parte, non vedeva l'ora di chiudere il telefono per correre ad abbracciare Helena, l'unica donna anziana che avesse mai conosciuto con un po' di sale in zucca e dalle ampie vedute, nonchè prima e sfegatata sostenitrice della relazione tra lui e il suo preziosissimo nipote.
Le si avvicinò cautamente, del resto l'occasione in cui si stavano incontrando non era delle migliori, ma lei lo osservò per un momento prima di tirarlo a sè e stringerlo forte. Sentì del calore dentro di lui, si sentì a casa.
<< Come stai, tesoro mio? >>, gli chiese, e lui non ebbe il coraggio di rispondere nulla, cosa poteva dirle?
<< Immaginavo questa reazione, hai un aspetto orribile. Vieni, ti porto a prendere un caffè >>, e senza aspettare una risposta, lo trascinò in un bar poco lontano.
Era un posto piccolo e accogliente, un po' vecchio stile, con delle ampie finestre a circondare l'edificio, coperte da tende arancioni e dei tavolini rotondi e scuri. Presero posto e subito una ragazza bionda dall'aria gentile si avvicinò per le loro ordinazioni; sembrava conoscere molto bene Helena, quanto a Frank, si limitò a lanciargli lunghe occhiate curiose, doveva essere combinato proprio male.
I caffè arrivarono in fretta, e lui ringraziò il cielo di non avere uno specchio a portata di mano, mentre si scottava col primo sorso della bevanda.
<< Quando sei arrivato? >>, gli chiese la donna dopo un po'.
Lo guardava attentamente, come se cercasse di comprendere tutti i suoi cambiamenti e le sue emozioni, ma questo non lo mise a disagio, piuttosto, lo fece sentire amato.
<< Qualche ora fa.. Mickey mi ha chiamato ieri, così ho preso il primo treno ed eccomi qui.. Non so neanche che ora sia, in realtà >>, le rispose sincero.
<< Perchè sei venuto? Non fraintendermi, sono felice che tu sia qui, ma perchè? Gerard ti ha fatto star male tante volte >>, considerò lei.
Lui sgranò gli occhi, e la fissò per un tempo che parve infinito. Perchè? Come faceva a sapere del loro passato? Era convinto che Helena li vedesse come la coppia perfetta, che non sapesse i retroscena della loro storia. Ma evidentemente non era così. Si chiese se Gerard gliene avesse parlato, quando, e cosa gli avesse detto.
<< Sono tornato per Mickey.. E perchè, nonostante tutto, tengo molto a Gerard.. >>, rispose, il più sinceramente possibile. Sarebbe stato inutile mentire a lei, la donna che li aveva visti crescere.
<< Mio nipote è terribilmente fragile >>, iniziò la donna dopo averlo scrutato per alcuni istanti, << ma questo lo sai bene. Temo però, che da quando vi siete lasciati, lui abbia smesso di vivere. Fisicamente è qui, ma non c'è davvero, sta causando molto dolore alla sua famiglia. Mia figlia è distrutta, non riesce nemmeno ad andare in ospedale, si da la colpa di tutto >>.
Registrò quelle informazioni come se fossero delle notizie al telegiornale, non voleva ascoltare davvero.
<< Non è colpa di nessuno se Gerard è cosí, tende a distruggere le cose belle che ha intorno>>, considerò amaramente.
<< Tu eri la sua cosa bella >>, disse lei.
<< Si, e guarda come sono ridotto. La nostra storia non era perfetta, ci sono stati momenti in cui l'ho profondamente odiato, ma non sarei mai riuscito a separarmi da lui. E lui mi tradiva, Helena, non so se capisci. Questo non è successo per colpa di nessuno se non sua, lui l'ha voluto.. Ha deliberatamente distrutto tutto ciò che di bello eravamo >>, sussurrò.
Non riuscí a dire nient'altro, sebbene per mesi non aveva fatto altro che odiarlo e trovare mille motivi per cui lasciarlo era stata la cosa migliore.
<< Ti ha mai sfiorato l'idea che lui l'abbia fatto per te? >>, gli chiese spiazzandolo, che intendeva dire?
<< Cosa? >>
<< So benissimo che quello che ha fatto è imperdonabile, ma non hai mai pensato che potrebbe averlo fatto in buona fede? >>
<< È tuo nipote, è ovvio che tu voglia vedere del buono in lui ma credimi.. >>
<< Si >>, lo interruppe, << È mio nipote, e vederlo in quel letto d'ospedale mi strazia il cuore. Vorrei che si svegliasse, vorrei che mi abbracciasse e che ricominciasse a farmi i suoi soliti discorsi impossibili... Ma non pensare che io parli cosí solo per questo, tesoro. Sono vecchia ormai, e ho esperienza in certe cose. So che Gerard è difficile da capire e a volte da accettare, so della sua depressione e delle sue mille manie, ma so anche che ti amava davvero, e che tutta questa storia puzza >>, concluse con sicurezza.
Quella fu per Frank una conferma ai suoi dubbi; del resto, sapeva che Gerard era solito confidarsi con sua nonna, quindi doveva sicuramente avergli detto qualcosa in merito alla loro rottura.
<< Cosa ti ha detto Gerard? >>
<< Io non posso dire di più, Frank, adesso non ci resta che sperare che si risvegli, cosí potrai fare a lui tutte le domande che vorrai >>, rispose stancamente.
Sperare nel risveglio di Gerard... Voleva vederlo...
Helena dovette intercettare i suoi pensieri dato che nel frattempo aveva iniziato a muoversi sulla sedia, come se sentisse l'impulso di correre verso l'ospedale, cosí si alzarono e, dopo aver pagato in fretta, uscirono.

Una volta davanti l'ospedale, trovarono Mickey intento a fumare una sigaretta.
<< Michael James Way, butta subito quella sigaretta! >>, tuonò Helena, spaventando il ragazzo.
<< Nonna smettila, sono grande abbastanza per fumare in pace >>, rispose abbozzando un sorriso, il primo che Frank aveva visto da quando era arrivato.
<< Ah si? Sei grande abbastanza per fumare e non per trovarti un lavoro, vero signorino? >>, continuò lei e lo inondò di altre chiacchiere, fino a quando, disperato, Mickey gettò a terra la sigaretta.
<< Funziona sempre >>, commentò Helena soddisfatta.
<< Ci sono novità? >>, chiese Frank.
<< No, ma vorrei parlarti, se la nonna lo permette >>.
<< Vado a vedere come sta il mio bambino >>, disse solo lei, prima di andar via.
Camminarono in silenzio, fino a raggiungere una panchina.
<< Gerard non stava bene già da un po', ma mi aveva fatto promettere di non dirti nulla a riguardo >>, disse.
<< Mik, non dovresti parlarmene se non puoi >>, tentò di convincerlo Frank, perchè non sapeva se era proprio sicuro di voler sapere cosa si era lasciato alle spalle.
<< Me ne fotto, lui tradisce me e io tradisco lui! Ha iniziato a drogarsi con Bert, non so esattamente di cosa si facciano, so solo che l'erba ha smesso di bastargli tempo fa. Negli ultimi giorni non è più uscito di casa neanche per vedere Bert, è rimasto chiuso in camera, al buio, senza mangiare, nè parlare. Ieri sera i miei non c'erano, era il loro anniversario di matrimonio, così ne hanno approfittato per uscire un po'. Io non sarei riuscito a rimanere in casa con lui, non potevo, quindi ho chiesto ad Alicia di vederci. Prima di andarmene gli ho chiesto di rimanere vivo per quella notte... Stavo per arrivare a casa di Alicia quando mi sono sentito male. Mi ha preso una fitta terribile al cuore, un dolore lancinante che mi ha costretto a fermare la macchina e fare inversione, era come se sapessi che Gerard stava morendo. Sono tornato a casa, e l'ho trovato nella vasca.. Aveva i polsi tagliati.. L'ho preso e l'ho portato in ospedale, l'ambulanza non avrebbe mai fatto in tempo. Ero in macchina, con una mano a tenergli i polsi e l'altra sul manubrio, ero lì che lo guardavo morire.. E per un attimo ho pensato che forse sarebbe stato meglio per lui andarsene.. Ho fermato la macchina, lo guardavo, e stava davvero morendo.. Poi ha aperto gli occhi, ed era terrorizzato. Così mi sono ripreso e l'ho portato in ospedale, e non so davvero cosa mi fosse preso, Frank >>, iniziò a piangere Mickey.
Lo capiva, vivere con Gerard non era facile, probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso.
<< L'importante è che tu l'abbia portato qui >>, riuscí a rispondere, troppo scosso da tutto quello che l'amico gli aveva raccontato.
<< Se lui non avesse aperto gli occhi, non so se l'avrei fatto >>.
<< Non l'avresti mai lasciato morire, Mik, lo so >>, disse, << ma io ho davvero bisogno di vederlo adesso >>, e senza attendere risposta si alzò e si diresse verso l'entrata.

Trovare la stanza fu facile, si spacciò per il cugino di Gerard e si fece accompagnare lí da un'infermiera che, dopo aver bussato, entrò nella stanza 409.
<< Signora, qui c'è suo nipote >>, disse ad Helena, che si girò e quando lo vide, gli lanció uno sguardo interrogativo.
Lui la supplicò con gli occhi di reggerle il gioco, e lei sospirò, intuendo la situazione.
<< Si cara, lo faccia entrare, io stavo andando via >>, disse lei alzandosi, e prima di lasciare la stanza, appoggiò una mano sulla sua spalla, un muto segno d'incoraggiamento.
Quando furono soli, si avvicinò al suo letto, e rimase in silenzio, a fissarlo.
Era uno scheletro, cosí magro che sembrava sparire tra le lenzuola, ed era pallido come sempre, forse ancora più pallido, ad un' attenta occhiata la sua pelle ricordava il candore della neve. L'eccessiva magrezza del viso aveva fatto si che i suoi zigomi risultassero ancora più pronunciati del solito, e i suoi occhi chiusi facevano risaltare le lunghe ciglia, mentre le labbra erano distese in quello che sembrava un accenno di sorriso. Sembrava sereno in quel momento, davvero sereno, e forse era la prima volta che Frank lo vedeva in pace.
Ad un tratto, non ce la fece. Crollò sulla sedia di fronte al letto e prese la mano di Gerard tra le sue. Il polso era fasciato e un ago collegato ad una flebo era infilato proprio sul dorso, quindi cercò di essere il più delicato possibile mentre lo accarezzava.
Delle lacrime avevano cominciato a bagnargli il viso, ma non se ne curò. Si sentiva una pezza, perchè in quel momento sapeva di essere dove voleva essere. Vedendolo, tutti i sentimenti negativi sparirono, lasciando posto ad un qualcosa che Frank non volle identificare.
Era felice di sapere che c'era ancora speranza, che Gee non era morto, e soprattutto, era felice di rivederlo, anche se probabilmente, per lui non sarebbe stato lo stesso. Pensò che forse avrebbe dovuto parlargli, sfogarsi con lui, che non lo sentiva, e stare meglio.
<< Io non so cosa ti sia preso ultimamente, ma tranquillo, anch'io faccio le cose dei pazzi. Mi sono trasferito, ho incontrato Bob, e non mi ricordo nulla di lui, sai? I miei stanno divorziando, anzi, ora che ci penso, hanno già divorziato. Stavano aspettando il mio compleanno, quindi.. Mio padre vuole che torni a New York con lui, ma io non posso farlo. Non quando a Belleville ho ritrovato Bob.. E non quando quì ci sei ancora tu. Lo so che mi hai lasciato perchè non mi amavi, e lo accetto, ma proprio per questo non voglio più tornare, sarà meglio per entrambi. Oggi sono in questa camera, che ti guardo e non so se ti sto osservando morire o riprenderti, questo dubbio mi uccide. E sono tornato per Mickey.. Sta davvero male, non capisco perchè tu ci tenga tanto a farlo soffrire, non se lo merita. La verità è che mi sei mancato, Gerard, tremendamemte tanto.. >>, concluse, carezzandogli il viso.
Rimase a fissarlo fin quando non accadde: l'indice di Gerard si era mosso. L'aveva fatto davvero!
Sapeva di non doversi illudere, che erano solo dei riflessi istintivi, che non era stato davvero il cervello di Gerard a decidere di muovere un dito.. Ma ci sperò. Con tutto se stesso.
<< Non azzardarti a morire, stronzo >>, sussurrò, per poi crollare con la testa appoggiata sul materasso.
Non si accorse che nella sua tasca, il cellulare vibrava.
Incoming call.
Bob.


Cilo's corner
Chi non muore si rivede!!
Davvero, non so perchè ho pubblicato ancora, la mia intenzione era quella di mettere in pausa FNYTB per un bel po' di tempo ancora, anche perchè sono in fase di trasferimento all'estero, quindi la mia situazione al momento non è idilliaca. Però il capitolo è venuto fuori da solo, e non condividerlo con voi sarebbe stato un crimine!
Detto questo, rimangono un paio di interrogativi irrisolti:
1. Che caspio vuole Bob?
2. Gerard è solo pazzo o fa le cose per una ragione?
3. Perchè Frank non ricorda nulla della sua infanzia?
4. Dove sarà mai Bert, il grande amore di Gerard?! ( just kidding )
Se volete una risposta, mi sa che vi conviene seguirmi, avrete mie notizie molto presto!!
Alla prossima,
Cilo.
   
 
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