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Autore: CristianaDL    07/10/2015    0 recensioni
«Raccontatemi di voi, Hook»
«Limitatevi a servirmi da bere: tra qualche libagione sarò in grado di rispondervi»
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fu come essere in mezzo ad una tempesta. Era tutto così confuso, tutto così sfocato. Ma era la sensazione migliore del mondo, come essere trascinato dalle onde.

Per Capitan Hook niente era meglio di morire in mare. Fu quello che sentì, si sentì scivolare verso gli abissi e fu felice. Morire in mare, la miglior morte per un pirata, e Hook era il Pirata per eccellenza.

Aprì gli occhi di colpo quando sentì urlare il suo soprannome, non era morto. Per un breve istante lo aveva desiderato. Sentì la fronte umida e portò la mano su essa.

«Che diamine...?»
«Avete bevuto eccessivamente, Hook» disse una voce.
«Voi...» Joceline era davanti il Capitano, tamponava la sua fronte con della stoffa umida. «Lasciatemi» le spostò la mano con uno strattone e la ragazza si alzò dal suo corpo disteso sulle travi del pavimento.

«Volevo solo aiutarvi, dannazione! Perché non accettate, in nessun caso, aiuto?»

«Sono un Pirata, non ho bisogno del vostro aiuto, donna! So cavarmela da solo, come ho sempre fatto!» Il Capitano si alzò lentamente e posando una moneta d'oro sul tavolo si diresse verso la porta.

«In qualunque caso, non mi vedrete più, tesoro. Non dovrete più preoccuparvi per me» Hook accennò una smorfia disgustata e uscì dalla taverna.

Era sorpreso, nessuno si era mai preoccupato per lui come Joceline aveva fatto. Era un Pirata, nessun legame se non con la sua nave.

Hook era conosciuto, oltre che per il suo uncino, per i suoi occhi gelidi. Si diceva che nessuno fosse sopravvissuto dopo averli guardati.

Si dicevano tante cose sul suo conto. Le più bizzarre sul suo arrivo al mondo, erano così tante le teorie e un'unica verità.

Dicevano fosse stato plasmato dalla lava del Vulcano della Foresta Incantata, e che successivamente quel vulcano sia scomparso nel nulla, come se portasse Capitan Uncino nel mondo direttamente dall'Inferno. Dicevano anche che fosse nato dalle urla dei Bimbi Sperduti, sull'isola che non c'è e che la mano che ha perso fosse un dono di Ade, il dio degli Inferi. Oppure che era stato creato dall'urto del Mare Gelido contro gli Scogli Oscuri, come i suoi occhi gelidi. Nessuno aveva mai osato guardarlo negli occhi come nessuno aveva osato navigare nelle acque del Mare Gelido. Voci minori dicevano che era nato dal mare, dal Centro di esso, portato al mondo direttamente dagli Inferi, con una sola mano.

Era considerato una creatura Mistica con le sembianze d'uomo. Solo due uomini sapevano la verità: Capitan Hook stesso e suo padre, Spugna.

Nessuno sapeva della familiarità tra i due, e nessuno doveva saperlo.

Joceline pulì il pavimento della taverna dopo che il Capitano fu uscito.

«Io non credo a quelle maledette dicerie» sussurrò e anche se nessuno l'avrebbe sentita sperò che Hook lo capisse.

Era sempre stata attratta dall'oscurità, sin da bambina. Si inoltrava nei vicoli bui trovando poi spiacevoli sorprese; questo l'affascinava, non sapere mai cosa aspettarsi. Era tutto un dubbio nella sua vita, e seguiva l'oscurità. Capitan Hook era l'Oscurità scesa in terra, e lei voleva venire a capo di quel mistero.

Sua madre, da bambina, le ripeteva sempre di rimanere alla luce. Desiderava fosse in casa prima del tramonto, le diceva sempre: "Non inoltrarti nell'oscurità Joceline, lì Sole non potrà proteggerti"

Aveva sempre odiato quella teoria della madre, non esisteva nessun Sole che avrebbe potuto proteggerla. Esisteva solo lei, il suo istinto, la sua forza.

Si inoltrava nell'oscurità durante la notte, saltava da un tetto all'altro delle case del fitto paese, sperando che nessuno la sentisse. Solo una volta l'aveva beccata la madre, mentre stava per rientrare in casa. Quella fu la notte in cui persero suo padre e suo fratello, per sempre.

Joceline era sul tetto più alto, osservando l'Orizzonte rosso, l'alba stava arrivando e alla giovane ragazza sembrava ancora troppo presto, le stelle erano ancora chiare sopra la sua testa così come la luna. Si nascose dietro la canna del camino quando sentì dei carri avvicinarsi. Scesero degli uomini, completamente vestiti di nero e fecero un appello.

«Tutti gli uomini compresi tra i sedici ed i cinquant'anni di vita si uniranno all'esercito stanotte, la Guerra dei Draghi sarà portata a termine domattina.» lesse ad alta voce una delle guardie dopo aver srotolato un pezzo di carta giallastro.

La ragazza corse più velocemente che poté verso casa trovando due guardie che attendevano suo padre e suo fratello. Le guardie erano completamente coperte, non un lembo di pelle si intravedeva, le teste incappucciate e una spada pendente ai loro fianchi, sull'elsa di ognuna di esse lo stemma reale: una sfera fluttuante tra due mani. L'aveva scelto la Regina e molti pensavano fosse riferito alle sue doti magiche mai svelate al popolo. Quante dicerie circolavano di paese in paese, molte create dai mercanti stessi per guadagnare notorietà sperando di vendere qualcosa in più rispetto al solito.

«No!» urlò «Papà! Jacob!» si gettò su di loro abbracciandoli.

«Joceline, dobbiamo andare, è nostro dovere combattere per la Regina e per i nostri popoli» disse suo padre.

«Siete pazzo? Vi farete uccidere, dannazione!» urlò ancora Joceline, era terrorizzata all'idea di perdere la sua famiglia. Sua madre era stata trattenuta dentro da una guardia e un'altra portava suo fratello e suo padre al carro già pieno di uomini.

«Jocie, ti prometto che tornerò da te! Te lo prometto, fosse l'ultima cosa che faccio, Joceline! Io ti troverò!» il fratello si dimenava trattenuto dalla guardia e Joceline gli corse incontro abbracciandolo.

«Ti aspetterò Jack, te lo giuro. Non passerà giorno in cui il mio pensiero non giunga a te, ti aspetterò fino al letto di morte, fratello mio» a quel punto entrambi erano scoppiati in lacrime e quando Joceline si staccò dal fratello la guardia lo strattonò.

«Siete un uomo, dannazione! Non potete permettervi di piangere. E tu, tesoro. Dovresti tornare in casa» la guardia strattonò il fratello che poco dopo salì sul carro.

«Ti troverò Jocie!» urlò per un'ultima volta dal carro per poi sparire all'orizzonte.

«E io ti aspetterò Jacob» le lacrime rigarono il suo viso e tornò in casa, dalla madre. Non avevano la forza di discutere per la sua fuga notturna, si distesero nelle rispettive brandine e caddero in un sonno profondo.

Anni dopo Joceline aspettava ancora il fratello, ma né lui né suo padre fecero ritorno a casa, solo una lettera arrivò dall'Orizzonte.

"Ci dispiace per la perdita del Vostro familiare, ci uniamo a Voi nel lutto" recitava. Nessun nome, nessun elogio, niente.

La guerra durò per anni dopo quella notte e l'esercito fu sterminato il giorno dopo stesso. La Regina si ridusse ad arruolare i bambini. Tutti quei bambini tornarono alle loro dimore, si diceva che i Draghi si fossero ritirati dopo aver visto dei bambini in campo.

Per i mesi successivi, in tutto il regno si diceva: "I Draghi hanno più umanità di Vostra Maestà"

Chi cantava la stessa frase, chi imbrattava i muri con quelle parole, chi ne scriveva. Fu una vera e propria rivolta e la Regina lasciò il trono. Fu anarchia per poche settimane prima che il nuovo Re si sedesse sul trono.

Re Ludwig il Benevolo. Il miglior re che la Foresta Incantata avesse mai potuto desiderare.

Era il regno perfetto in cui vivere, finché pochi mesi dopo, un'altra minaccia incombé sul Regno: i pirati.
  
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