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Autore: FabioSabbath    08/10/2015    0 recensioni
[Arch Enemy]
"Entrò in casa, chiudendo dietro di sé la porta scorrevole, dirigendosi verso la cucina. La vera batosta non era stata scoprirsi vulnerabile, ma scoprirlo proprio in quel momento, quando tutto sembrava andare per il meglio, quando anche Cupido si era deciso a fare il suo lavoro."
Una storia che ha come protagonista Alyssa White-Gluz e nuove conoscenze. Nonostante l'amore finisca, la musica lo rende eterno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il freddo vento del Nord spirava su quella città coperta dalla neve. La notte precedente una piccola tormenta aveva imbiancato le strade e le case, creando una surreale atmosfera fatta del candore dei cumuli ai lati delle strade e dall'acciaio luccicante dei grattacieli. Chi viveva lì era abituato a quella visione, un miraggio quotidiano che diventava meraviglia agli occhi di un turista. Ma lei era ormai assuefatta, quasi costretta a puntare i suoi occhi sugli indaffarati passanti delle vie. Montreal non le era mancata veramente, le piaceva stare in tour, cantare e stare a contatto con i suoi fan. Tuttavia quel momento di riflessione le serviva. Stare un po' lontana dal trambusto dei concerti le avrebbe rinfrescato le idee, schiarito la mente e sicuramente l'avrebbe resa più matura. Non le andava di stare ancora seduta sul balcone di casa sua, a riflettere e ad autocommiserarsi, guardando auto e bus che sfrecciavano pericolosamente sulle vie coperte dal ghiaccio. Entrò in casa, chiudendo dietro di sé la porta scorrevole, dirigendosi verso la cucina. La vera batosta non era stata scoprirsi vulnerabile, ma scoprirlo proprio in quel momento, quando tutto sembrava andare per il meglio, quando anche Cupido si era deciso a fare il suo lavoro.

 

“Meglio che mi faccia un the caldo.” - pensò, cercando di distogliere in fretta dalla sua testa pensieri che aveva scacciato fuori sul balcone e che si erano ripresentati subito dopo. Aprì uno sportello della dispensa e cercò il contenitore con le bustine, tentando di arraffarlo dal fondo. Si mise a spulciare tra le tante varietà che amava conservare e collezionare, scegliendo una fresca fragranza di mandarino e arancia. Aveva provato quella dolce combinazione quando era stata in Europa e ne aveva fatto incetta, certa che le sarebbe servita durante il rigido inverno canadese. Mise l'acqua a bollire, e mentre attendeva osservava il cellulare, in attesa di un messaggio, di una chiamata, di qualche segno di vita. Niente, nemmeno su Facebook. Forse era andata troppo oltre, forse aveva esagerato, ma ecco di nuovo pensieri cattivi e di nuovo li cacciò via, concentrandosi sul suo the bollente. Qualche minuto di infusione, una leggera zuccherata e poteva finalmente gustarlo seduta sul divano, a poltrire davanti alla TV. La accese, sperando di trovare qualcosa di interessante in mezzo al marasma di porcherie che ormai infestavano le case di tutto il mondo. Tra un sorso e lo zapping compulsivo riuscì a capitare su un canale che dava una replica di un concerto. Si fermò e cercò di capire quale band potesse calcare quel palco. Dapprima tutto era buio, ma pian piano la telecamera cominciò a inquadrare una folla enorme in attesa di quella che doveva essere la più grande band del mondo. Riuscì a capire l'evento e anche il gruppo. Erano i Black Sabbath durante l'Ozzfest del 2015. Le luci sul palco si accesero e le grida si levarono al cielo per Ozzy, Tony, Geezer e Bill, i musicisti che avevano cambiato il panorama musicale mondiale e che in qualche modo erano responsabili del suo lavoro. Sorseggiò lentamente la sua bevanda calda, mangiando con gli occhi quell'esibizione memorabile. Alla fine del concerto sul suo viso si era stampato un sorriso, si sentiva felice di aver potuto osservare, anche se in televisione, una band fondamentale. Si alzò per posare la tazza nel lavandino, quando notò che sul suo cellulare una luce aveva cominciato a lampeggiare. Le era arrivato un SMS, forse quello che attendeva veramente. Si avventò famelica sul dispositivo, controllando subito il mittente. No, non era lui e forse era meglio così. Ad averla contattata era stata una sua amica, Sarah. L'aveva invitata a un concerto in un locale in centro, un pub irlandese che spesso organizzava serate con gruppi locali e non di rado provenienti dall'estero. Forse era la serata giusta per poter uscire da una solitudine autoprocurata, il momento giusto per tornare a svagarsi. La conversazione silenziosa continuò per qualche minuto.

  : Stasera c'è un gruppetto che viene a suonare all'Irish Horse. Ti va di venire ?
  : Penso di sì, non ho voglia di rimanere sola a casa. Sai come si chiamano ?
  : Cold Coffin o qualcosa del genere. Dicono siano italiani.
  : Non sarà mica qualcosa di troppo leggero ?
  : Cold Coffin ? Già dal nome mi sembra che non facciano indie o roba simile. Sul flyer non c'era scritto il genere, ma sembra siano pesanti. E poi i membri sono anche carini. Dovresti venire.
  : Non dovresti prendere questo discorso. Lo sai…
  : Lo so, ma non puoi stare chiusa in te stessa dopo quello che è successo. La vita va avanti, dovresti iniziare a cercare altre persone. E' quasi passato un anno ormai…
  : Va bene...Ma non metterti in mezzo ! Voglio solo ascoltare la band.
  : Ti vengo a prendere alle otto di stasera. Puntuale !
 

Il giro di messaggi si concluse con l'ora di quell'appuntamento. Si distese sul divano, a riposarsi un po' e a pensare a quella serata. In fondo Sarah non aveva torto, doveva veramente voltare pagina. Troppo tempo era passato da quando si era lasciata, non poteva continuare a stare chiusa in sé stessa. Decise che era giunto il momento di cambiare e che quel concerto sarebbe stato un nuovo inizio. Si accorse però troppo tardi che erano quasi le sette e che in un'ora la sua amica sarebbe stata sotto casa ad attenderla. Doveva ancora prepararsi, lavarsi e truccarsi e anche mangiare ! Si fiondò sul frigo e aprendolo prese una mela solitaria che divorò mentre si precipitava in doccia. Si lavò in tempo record, ma la sfida più difficile sarebbe stata quella di asciugare i lunghi capelli azzurri in tempo. Cominciò ad armeggiare con phon e spazzola, riuscendo a mettere in ordine la sua chioma giusto in tempo per poter sentire il campanello. Sarah era già arrivata e lei era ancora in bagno con addosso soltanto un asciugamano. Doveva scegliere i vestiti ma in fondo sapeva già cosa mettere. Senza pensarci due volte andò in camera sua e aprì l'armadio, tirando fuori dei pantaloni di ecopelle nera che indossò in un batter d'occhio, poi arraffò una maglia bianca e il suo giubbotto, sempre di ecopelle nera. Due gocce di profumo, un veloce trucco ed era pronta. Guardò con ansia il cellulare mentre usciva di casa e notò che era in ritardo di circa quaranta minuti. Sarah la aspettava in auto e quando Alyssa aprì la portiera potè inebriarsi del caldo tepore del riscaldamento.

  -Scusa per il ritardo ! Mi dispiace, ti farò fare tardi al concerto !
  -Macchè ! Va tutto bene, non preoccuparti ! Il concerto comincia alle nove e mezza, ti ho detto alle otto perché sapevo che avresti ritardato !
  L'espressione di Alyssa era un misto di incredulità e shock, ma Sarah non se ne curò e si diresse subito verso il pub dove avrebbero passato la serata.
  -Allora – disse l'amica con fare ammiccante – stasera i tuoi capelli conquisteranno un po' di gente.
  -Non credo proprio. Anzi, spero che non mi riconoscano.
  -Va bene, come vuoi tu. Se ti interessa nel cruscotto c'è il flyer, controllalo.
  La mano di Alyssa si allungò ed estrasse dal vano un foglio promozionale con sopra scritto in caratteri poco leggibili il nome della band e sotto la foto dei componenti. Si chiamavano Cold Coffin e, come aveva detto Sarah, i componenti sembravano carini in foto. Il suo obiettivo però era passare una bella serata, non voleva cominciare di nuovo con una relazione, non dopo quello che era successo.
  -Allora ? Che ne dici ?
  -Dico che dovrebbero fare metal, il nome e l'abbigliamento non suggeriscono altro.
  -Vedi ? Ho sempre ragione !
  Tra qualche risata e discorsi femminili, le due arrivarono al luogo in perfetto orario. Una volta dentro si accorsero che i componenti erano già sul palchetto ma stavano ancora facendo il soundcheck.
  -Io vado a prendere dei drink, tu vai pure avanti.
  Mentre Sarah si dirigeva al bancone, Alyssa si avvicinò al palco. La gente non si era ancora accalcata e arrivò facilmente in prima fila, in una posizione più defilata per star tranquilla. I componenti erano quattro, un cantante e chitarrista, un secondo chitarrista, un bassista e un batterista, tutti abbastanza carini. La sua attenzione fu però catturata dal batterista, il quale si era tolto la maglietta prima di sedersi dietro le pelli. Nonostante i riscaldamenti del locale funzionassero bene, il freddo comunque si sentiva un po', ma al batterista a quanto pare non interessava. Diede due colpi di grancassa, poi fece una rullata e il chitarrista attaccò con un riff. Il chitarrista-cantante si avvicinò al microfono e presentò la band con un tono di voce molto caldo.
  -Ehi ! Come va ? Noi siamo i Cold Coffin, e stasera vi proporremo del sano doom e stoner vecchia scuola.
  La gente cominciò ad affollarsi sotto al palchetto, ma di Sarah nessuna notizia. Il quartetto iniziò a suonare la prima canzone e Alyssa fu rapita da quei suoni distorti ma cadenzati, ipnotici e surreali. Il tempo del primo pezzo era già finito e la sua gola reclamava,ma per fortuna la sua amica si avvicinò a lei e le porse un bicchiere contente un liquido azzurro.
  -Che è ?
  -Un Miami Ice, abbinato ai tuoi capelli !
  -Spiritosa !
  Il concerto andò avanti e l'atmosfera psichedelica, unita all'alta gradazione alcolica del drink, fece iniziare a perdere lucidità alla ragazza. Nonostante fosse ancora brilla e che ragionasse quasi normalmente, la sua attenzione veniva sempre di più catturata dal batterista. Aveva lunghi capelli di uno strano biondo sporco e una leggera barbetta che gli conferiva nel complesso un'aria da musicista settantiano. Iniziò a fare strani pensieri, interrotti soltanto dalla voce di Sarah.
  -Ehi, io vado a prendere un'altra cosa !
  Con un occhiolino si congedò e si diresse al bar, lasciando Alyssa da sola. Le canzoni si susseguivano in un turbinio di note distorte e cantato lamentoso a tratti, ma ben incastonato nell'impianto musicale che i quattro stavano mettendo su. Il basso era molto presente ed era proprio lui che dava la struttura sulla quale le chitarre e la voce costruivano impalcature di ottima qualità. La batteria invece sapeva picchiare con forza sulle pelli ma al contempo poteva trasformarsi, cambiando in qualche canzone e adottando una leggerezza quasi jazzistica. Lei che ne capiva qualcosa di heavy metal, sapeva che quel gruppo era molto valido. Le sue riflessioni musicali furono ancora una volta interrotte da Sarah, questa volta arrivata con un cocktail trasparente.
  -Non sarà mica…
  -Sì, è proprio l'Invisibile. Su, la serata è ancora lunga !
  Ancora canzoni e ancora alcool, e la lucidità di Alyssa se ne era andata via. Era ubriaca, aveva bevuto due drink molto forti e aveva mangiato soltanto una mela. La testa cominciò a girarle e la musica aiutava quella sensazione di ebbrezza che stava provando. Si sentiva come su un altro pianeta, fuori da quel mondo che non aveva voluto vedere per molto tempo. Si ritrovò quindi a scatenarsi come poche volte aveva fatto prima. Tutte e due si gettarono nella mischia, riuscendo ad arrivare in prima fila in una posizione centrale. Urlavano, cantavano, si divertivano in quella serata speciale. Il cantante sembrava averla riconosciuta ma non disse una parola. Le sorrideva ma lei era sempre di più concentrata sul batterista, nascosto da piatti e tom. Il concerto arrivò alla fine e dopo i dovuti saluti la band si ritirò nel backstage, mentre la gente cominciava a uscire fuori dal locale. Anche Sarah e Alyssa stavano per andarsene, ma un braccio trattenne la ragazza dai capelli blu. Era proprio il batterista, il ragazzo che aveva fissato per molta parte dell'esibizione.
  -Tu sei Alyssa White-Gluz ! O mio dio, sei proprio tu !
  -Sì, sono io ! - rispose lei, accennando un sorriso.
  -Posso invitare te e la tua amica dietro le quinte ? John, il cantante, mi ha detto che ti ha vista e così ho pensato che averti con noi sarebbe stato bello. Sempre se non sei impegnata o non vuoi, ti capirei…
  Alyssa stava per controbattere, quando Sarah si fece avanti e accettò la proposta. Il batterista, che ancora non si era presentato, le guidò oltre il tendone sul fondo del palchetto, rivelando così una porta che dava su un corridoio poco illuminato. Lei si sentiva molto su di giri ma avrebbe preferito tornare a casa e riposarsi, per smaltire la sbronza. La sua amica però l'aveva anticipata, accettando quell'invito molto allettante. Dopo pochi metri percorsi, il ragazzo aprì una porticina e tutti e tre entrarono in una stanza che il proprietario del locale metteva a disposizione dei musicisti, anche per dormire.
  -Ragazzi, guardate chi c'è !
  Nella stanza c'erano gli altri tre componenti, i quali si alzarono e salutarono le nuove arrivate. Non era troppo grande ma nemmeno troppo piccola come sistemazione. Sul fondo si trovavano due letti a castello, sulla sinistra invece c'era un divano letto e al centro della stanza un tavolo che in quel momento era coperto da bottiglie di birra, superalcolici e vari sacchetti di snack. Oltre ai membri della band c'erano anche due ragazze, le quali si presentarono insieme agli altri. La mente per niente lucida di Alyssa non riuscì a ricordare nemmeno un nome, tranne quello del batterista. Si chiamava Marcus e spiegò loro come era nata la band e tutto il resto. Erano tutti italoamericani, tranne Marcus, il quale aveva vissuto fino all'età di dieci anni in Italia, poi si era trasferito con la famiglia a Chicago. Si erano conosciuti a scuola e avevano iniziato a suonare al liceo, per poi continuare e iniziare a fare dei piccoli tour negli States e in Canada. Erano un ottimo gruppo underground e più di una volta avevano visto live i The Agonist, la band di Alyssa. Lei si sentì lusingata e si sciolse, cominciando a parlare con tutti, scoprendo persino che le altre due donne lì dentro erano le fidanzate del bassista e del cantante. Dopo le battute iniziali anche Sarah fece amicizia e si integrò bene in quella comitiva.
  -Scusate, vi dispiace se ci uniamo a voi per bere ?
  -Fate pure ! Beviamo insieme alla buona riuscita di questa serata e alla conoscenza di Alyssa White-Gluz !
  Sarah riempì il bicchiere dell'amica con una buona dose di whisky e insieme agli altri brindarono. Se prima era ubriaca, adesso la ragazza dai capelli azzurri era completamente sbronza. Il chiodo fisso della sua serata era Marcus. Parlava quasi esclusivamente con lui, si sentiva bene e gli piaceva la sua compagnia. Tuttavia, dopo risate e molto tempo passato in quella stanza, era giunto il momento di tornare a casa. Si voltò per cercare la sua amica ma la trovò che dormiva sul divano letto, abbracciata al secondo chitarrista, anche lui dormiente.
  -Oh, ma che cavolo ! Come torno ora a casa ?
  -Ti posso accompagnare io, se vuoi. Sarah ne avrà fino a domani mattina.
  Marcus aveva un tono gentile, sembrava più disponibile rispetto agli altri. Era anche diverso, almeno da quello che la sua mente annegata dall'alcool aveva potuto capire. Notava in lui la presenza di un animo gentile, cosa che contrastava molto con lo strumento che suonava. Dopo qualche secondo di riflessione, la risposta fu affermativa. I due uscirono dalla stanza e presero la porta sul retro, ritrovandosi fuori nel freddo inverno di Montreal. Marcus aprì la portiera della sua auto ad Alyssa, poi entrò a sua volta e si diressero verso l'abitazione della ragazza.
  -Come mai hai un'auto tutta tua ? Cioè, perché sei venuto al concerto con la tua auto ?
  -Come ti ho detto sono italiano, e come forse saprai Montreal è piena di italiani. Mio zio abita qui, quando sono in città mi presta la sua auto, così posso muovermi anche autonomamente. Diciamo che mi vizia molto.
  Alyssa scoppiò in una fragorosa risata, seguita a ruota dal ragazzo. Parlando del più e del meno il tempo vola in fretta e se ne rese conto la ragazza quando disse di fermare l'auto sotto casa sua.
  -Allora eccoci qui. E' stata una bella serata. - disse il batterista.
  -Non...non ti andrebbe di...di salire ?
  Qualcosa aveva mosso la sua lingua e l'aveva spinta a pronunciare quelle parole. Forse era stato l'alcool, forse il suo inconscio che implicitamente la voleva spingere verso altri lidi. Marcus tentennava, non sapeva se accettare o meno. Sarebbe stato solo un post serata, in fondo.
  -Ok, va bene. Però poi devo tornare dagli altri altrimenti penseranno che mi sia successo qualcosa.
  Entrambi uscirono dall'auto e velocemente entrarono in casa. La vera e propria abitazione della ragazza era al sesto piano di quel condominio, così lei chiamò l'ascensore. Durante l'attesa nessuno dei due proferì parola, entrambi erano un po' imbarazzati, così come lo furono dentro l'angusto spazio. In Alyssa però c'era qualcosa che non andava. Per tutta la durata del concerto aveva osservato Marcus, ne era rimasta rapita, aveva come una specie di moto che la portava verso di lui, un moto che in quel momento era ben potenziato dalla spinta degli alcolici che aveva bevuto.
  -Marcus…- disse Alyssa mentre si avvicinava piano al ragazzo.
  -Si ?
  Un bacio fugace sulle labbra, poi il buio.
 



 

 



 

 

 

  
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