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Autore: Nadine_Rose    08/10/2015    1 recensioni
Nadine ballava, rideva ed era viva.
[Continuo di “Un amore diviso da un filo spinato”]
Nadine e Werner sedettero vicino alla riva del lago all’ombra di un’alta conifera e restarono lì, stretti l’uno all’altra, avvolti dall’aria fresca dell’estate berlinese mentre dentro di loro scoppiava la primavera. Una nuova stagione era cominciata per la loro vita ma i due contavano ancora i loro inverni.
[Capitolo 33: Il dono della vita]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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Capitolo 21

 

Nell’abbraccio del tuo amore

 

- Ricomincio da te -

 

“Farò della mia anima uno scrigno per la tua anima,

del mio cuore una dimora per la tua bellezza,

del mio petto un sepolcro per le tue pene”.

Kahlil Gibran, Il Lago di Fuoco


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Lago di Schlachtensee, 10 novembre 1950

 

Nadine non avrebbe mai potuto sbagliarsi: le braccia forti, calde, rassicuranti che la stringevano da dietro erano di suo marito. Il cuore iniziò a batterle più forte e Werner ne accarezzò i palpiti con le dita, mentre il tempo si fermò per perdersi nell’infinito dei loro sospiri. Entrambi chiusero gli occhi pieni di lacrime da trattenere e si lasciarono avvolgere dal calore dei loro corpi e dal ritmo dei loro cuori. Il dolce fruscio delle onde, il lento agitarsi dei rami e l’armonioso cinguettio degli uccelli facevano da sottofondo ai loro respiri. Nadine si volse e sprofondò nel petto di Werner, esplodendo in un forte pianto. Solo tra le sue braccia, quelle braccia che l’avevano salvata dall’inferno di Ravensbrück, poteva nascondere le sue paure e assaporare la vera felicità; solo tra le pieghe del suo cuore, quel cuore che l’aveva accolta e guarita dopo le atrocità della guerra, poteva ritrovare se stessa e sentirsi amata e protetta … sentirsi donna. Sul suo viso pallido e stanco scorrevano veloci lacrime di gioia e di dolore, di amore e di rancore, di speranza e di delusione. Nadine non riusciva ancora a perdonare suo marito. Anche Werner iniziò a piangere e, mettendole una mano dietro la nuca, la strinse di più a sé. Tra le sue braccia era racchiusa l’essenza della vita, la bellezza del vero amore, la ragione per cui poteva essere veramente felice, la donna che non avrebbe mai dovuto ferire. Le prese il viso tra le mani e, con voce rotta dai singhiozzi, le disse: “Mi dispiace, amore mio, perdonami.” Ma Nadine non rispose né gli rivolse lo sguardo e continuò a piangere disperata. Una parte del suo cuore faceva ancora fatica a credergli. Werner si abbassò un poco e, piangendo più forte, avvicinò la guancia alla sua. Le loro lacrime si unirono e le loro labbra tremanti ne assaggiarono l’amaro di un amore ferito che, pur volendo, stentava a rinascere. “Io ti amo, ti amo, ti amo …” insisté Werner ancor più disperato “… Tu sei il mio respiro, la mia vita, il mio tutto.” Le prese di nuovo il viso, costringendola a guardarlo negli occhi e continuò: “Senza i tuoi occhi non riesco più a guardarmi allo specchio. Senza di te non so più chi sono. Ho bisogno di te, dei tuoi occhi, dei tuoi bellissimi occhi per sentirmi un uomo migliore. Ti prego, credimi, amore mio. Io ti amo. Ricominciamo tutto daccapo.” Nadine smise di singhiozzare e, poggiando le mani fredde sulle sue calde, lo guardò profondamente negli occhi. Emise un debole sospiro. Quegli occhi verdi, belli, pieni di lacrime erano sinceri e supplicavano una risposta. Qualcosa si sciolse nel suo cuore. Werner era davvero pentito, l’amava oltre ogni misura e non le avrebbe mai più fatto del male. Meritava un’altra occasione. Con un cenno della testa, la donna annuì – più che altro per convincere ulteriormente se stessa – e, con un fil di voce, disse: “Sì, ricominciamo, amore mio.” Sorrise con tenerezza e il volto di Werner s’illuminò di gioia. La strinse in un abbraccio fortissimo quasi da toglierle il fiato, la sollevò un po’ da terra e le riempì il viso con una raffica di baci. Entrambi piangevano e ridevano allo stesso tempo. Poi le loro labbra casualmente si sfiorarono, le loro lacrime e le loro risate scomparvero di colpo e il tempo sembrò di nuovo fermarsi. Nel silenzio, spezzato soltanto dal fruscio del vento tra gli alberi e sulle onde del lago, con gli occhi chiusi e i cuori più aperti, i due si guardarono dentro l’un l’altra e ritrovarono il loro amore. “Nadine, amore mio, promettimi che non mi lascerai mai più.” sussurrò Werner, accarezzandole la guancia con la punta delle dita. La donna gli prese la mano e, guidandola lentamente sul proprio cuore, ribatté: “E tu promettimi che riuscirai a guarirmi di nuovo, dottor Hofmann.” Le loro labbra si aprirono in un largo sorriso e, ormai troppo vicine, si unirono in un bacio appassionato che sigillò le loro promesse. “Io ti amo tanto, Werner.” disse Nadine, finalmente libera e l’uomo, estremamente commosso, rispose: “Anch’io ti amo tanto, Nadine … Torniamo dal nostro bambino.” “Sì, andiamo …” Nadine era radiosa. Prese Werner per mano e, intrecciando le dita con le sue, aggiunse: “… Andrej non vede l’ora di riabbracciare il suo papà.”

 

E allora porta via questa malinconia

devi convincermi che non sei mai andato via.

E adesso scaldami in tutti gli angoli

con la tua pelle ed i tuoi baci e poi guariscimi.

Fammi sentire tutta quella voglia che hai di vivermi

e poi cancella dentro me l’incertezza e la paura che ho di perderti.

 

Bianca Atzei, La paura che ho di perderti

 

 

 

 

   
 
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