Capitolo 21
Nell’abbraccio del tuo amore
- Ricomincio da te
-
“Farò della mia
anima uno scrigno per la tua anima,
del mio cuore
una dimora per la tua bellezza,
del mio petto un
sepolcro per le tue pene”.
Kahlil Gibran,
Il Lago di Fuoco
Lago
di Schlachtensee, 10 novembre 1950
Nadine
non avrebbe mai potuto sbagliarsi: le braccia forti, calde, rassicuranti che la
stringevano da dietro erano di suo marito. Il cuore iniziò a batterle più forte
e Werner ne accarezzò i palpiti con le dita, mentre il tempo si fermò per
perdersi nell’infinito dei loro sospiri. Entrambi chiusero gli occhi pieni di
lacrime da trattenere e si lasciarono avvolgere dal calore dei loro corpi e dal
ritmo dei loro cuori. Il dolce fruscio delle onde, il lento agitarsi dei rami e
l’armonioso cinguettio degli uccelli facevano da sottofondo ai loro respiri. Nadine
si volse e sprofondò nel petto di Werner, esplodendo in un forte pianto. Solo
tra le sue braccia, quelle braccia che l’avevano salvata dall’inferno di Ravensbrück, poteva nascondere
le sue paure e assaporare la vera felicità; solo tra le pieghe del suo cuore,
quel cuore che l’aveva accolta e guarita dopo le atrocità della guerra, poteva
ritrovare se stessa e sentirsi amata e protetta … sentirsi donna. Sul suo viso
pallido e stanco scorrevano veloci lacrime di gioia e di dolore, di amore e di
rancore, di speranza e di delusione. Nadine non riusciva ancora a perdonare suo
marito. Anche Werner iniziò a piangere e, mettendole una mano dietro la nuca,
la strinse di più a sé. Tra le sue braccia era racchiusa l’essenza della vita,
la bellezza del vero amore, la ragione per cui poteva essere veramente felice,
la donna che non avrebbe mai dovuto ferire. Le prese il viso tra
le mani e, con voce rotta dai singhiozzi, le disse: “Mi dispiace, amore mio,
perdonami.” Ma Nadine non rispose né gli rivolse lo sguardo e continuò a
piangere disperata. Una parte del suo cuore faceva ancora fatica a credergli.
Werner si abbassò un poco e, piangendo più forte, avvicinò la guancia alla sua.
Le loro lacrime si unirono e le loro labbra tremanti ne assaggiarono l’amaro di
un amore ferito che, pur volendo, stentava a rinascere. “Io ti amo, ti amo, ti
amo …” insisté Werner ancor più disperato “… Tu sei il mio respiro, la mia
vita, il mio tutto.” Le prese di nuovo il viso, costringendola a guardarlo
negli occhi e continuò: “Senza i tuoi occhi non riesco più a guardarmi allo
specchio. Senza di te non so più chi sono. Ho bisogno di te, dei tuoi occhi,
dei tuoi bellissimi occhi per sentirmi un uomo migliore. Ti prego, credimi,
amore mio. Io ti amo. Ricominciamo tutto daccapo.” Nadine smise di singhiozzare
e, poggiando le mani fredde sulle sue calde, lo guardò profondamente negli
occhi. Emise un debole sospiro. Quegli occhi verdi, belli, pieni di lacrime
erano sinceri e supplicavano una risposta. Qualcosa si sciolse nel suo cuore.
Werner era davvero pentito, l’amava oltre ogni misura e non le avrebbe mai più
fatto del male. Meritava un’altra occasione. Con un cenno della testa, la donna
annuì – più che altro per convincere ulteriormente se stessa – e, con un fil di
voce, disse: “Sì, ricominciamo, amore mio.” Sorrise con tenerezza e il volto di
Werner s’illuminò di gioia. La strinse in un abbraccio fortissimo quasi da
toglierle il fiato, la sollevò un po’ da terra e le riempì il viso con una
raffica di baci. Entrambi piangevano e ridevano allo stesso tempo. Poi le loro
labbra casualmente si sfiorarono, le loro lacrime e le loro risate scomparvero
di colpo e il tempo sembrò di nuovo fermarsi. Nel silenzio, spezzato soltanto
dal fruscio del vento tra gli alberi e sulle onde del lago, con gli occhi
chiusi e i cuori più aperti, i due si guardarono dentro l’un l’altra e
ritrovarono il loro amore. “Nadine, amore mio, promettimi che non mi lascerai
mai più.” sussurrò Werner, accarezzandole la guancia con la punta delle dita.
La donna gli prese la mano e, guidandola lentamente sul proprio cuore, ribatté:
“E tu promettimi che riuscirai a guarirmi di nuovo, dottor Hofmann.”
Le loro labbra si aprirono in un largo sorriso e, ormai troppo vicine, si
unirono in un bacio appassionato che sigillò le loro promesse. “Io ti amo
tanto, Werner.” disse Nadine, finalmente libera e l’uomo, estremamente commosso,
rispose: “Anch’io ti amo tanto, Nadine … Torniamo dal nostro bambino.” “Sì,
andiamo …” Nadine era radiosa. Prese Werner per mano e, intrecciando le dita
con le sue, aggiunse: “… Andrej non vede l’ora di riabbracciare il suo papà.”
E allora porta via
questa malinconia
devi convincermi
che non sei mai andato via.
E adesso
scaldami in tutti gli angoli
con la tua pelle
ed i tuoi baci e poi guariscimi.
Fammi sentire
tutta quella voglia che hai di vivermi
e poi cancella
dentro me l’incertezza e la paura che ho di perderti.
Bianca Atzei, La
paura che ho di perderti