Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |      
Autore: _Riri_Sunflower_    08/10/2015    2 recensioni
Può una giornata imperfetta diventare perfetta? Sì, anche se Oliver non ci crede molto.
D'altronde, quale ragazzino di nove anni crede che la sua giornata migliorerà dopo aver ricevuto l'ennesimo brutto voto a scuola? Eppure, nella vita del giovane Queen, qualcosa sta per cambiare, rendendo così quella brutta giornata in una delle migliori della sua infanzia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Moira Queen, Oliver Queen, Robert Queen, Thea Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglia suonò troppo presto per il piccolo Oliver. Voleva sbatterla contro il muro per farla tacere, ma sicuramente non avrebbe ottenuto il risultato sperato. Se avesse fatto tutto quel baccano, suo padre o sua madre sarebbero accorsi, sgridandolo appena sveglio.

Dopo essersi nascosto sotto le coperte, si premette un cuscino sull’orecchio sinistro, tentando di far sparire dalla sua mente quel fastidioso rumore che gli ricordava che doveva alzarsi per andare a scuola. La sveglia continuava a trillare, facendo impazzire del tutto il primogenito dei Queen.
Scostò le coperte e si alzò controvoglia: quella non sarebbe stata una giornata perfetta, soprattutto perché doveva prepararsi per andare a scuola. Strusciò i piedi fino all’armadio in cerca degli abiti adatti per uscire di casa, quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.

«Oliver, sei sveglio?» suo padre Robert stava iniziando a preoccuparsi per quel ritardo, nonostante fosse un rituale giornaliero. Riuscì a sentire sua madre lamentarsi del fatto che, come ogni mattina, rischiava di arrivare in ritardo in classe.

«Sì, papà… arrivo subito!» urlò per farsi sentire attraverso la porta, subito prima di udire i passi allontanarsi nel corridoio e scendere al piano inferiore, dove probabilmente una colazione da nababbi lo stava aspettando.

Si vestì con una lentezza inaudita, facendo spazientire ancora di più i suoi genitori. Quando finalmente si decise a farsi vedere dai signori Queen, era troppo tardi per una colazione coi fiocchi. Moira lo squadrò appena mise piede nella stanza, evitando di alzarsi di scatto data l’impossibilità del pancione all’ultimo mese di gravidanza.

«Quando deciderai di alzarti in tempo, sarà sempre molto tardi.» L’ammonizione della madre non lo toccò profondamente, ma abbassò ugualmente lo sguardo perché sapeva di essere colpevole.

«Non agitarti, Moira. Lo porto io a scuola Oliver.» Il padre avrebbe fatto qualsiasi cosa per il figlio: lo coccolava in continuazione, anche quando sua moglie lo metteva in punizione.

Arrivato a scuola, cercò di rimanere sveglio il più possibile, ma le lezioni erano troppo noiose e Oliver sbadigliava in continuazione. Se solo gli insegnanti non avessero avuto una voce così monotona, probabilmente il primogenito dei Queen non si sarebbe addormentato sul banco.
Tommy, approfittando di questa situazione, gli faceva tutti i dispetti possibili, ricevendo in cambio solo qualche grugnito di risposta.
Le ore scolastiche passavano lentamente, facendo sembrare la giornata interminabile. Come se non bastasse, il compito di storia che aveva svolto la settimana prima non era andato bene, facendo collezionare a Oliver un altro brutto voto.
Poco prima di mezzogiorno, la giornata rischiava di peggiorare quando arrivò una convocazione dal preside. Il suo migliore amico Tommy cominciò a prenderlo in giro, anche se sapeva bene quanto l’amico che non aveva fatto nulla di male per finire in presidenza.

Oliver Queen iniziò a preoccuparsi appena il rettore gli chiese di sedersi su una di quelle grandi sedie in pelle di fronte alla grande scrivania in mogano; Oliver conosceva bene quell’ufficio, ci era stato molte volte per via delle sue marachelle durante le ore di lezione. Il silenzio che si era creato tra i due stava diventando insopportabile, finché Oliver, spazientito, diede voce ai suoi pensieri: «Ho fatto qualcosa di male per finire nel suo ufficio, direttore?» Il tono di voce era leggermente più alto del normale perché si era veramente seccato di quel silenzio.

«Oliver… ha chiamato la segretaria di tuo padre.» Il preside non fece in tempo a continuare la frase che il giovane Queen scattò in piedi, allarmato che fosse successo qualcosa al padre, o peggio, a sua madre all’ultimo mese di gravidanza.

«Cosa è successo!» La sua agitazione crebbe a dismisura sentendo quelle parole. Il direttore, accorgendosi della reazione scatenatasi in Oliver, cercò di tranquillizzarlo chiarendo subito la situazione.

«Niente di grave, si calmi. Ha chiamato soltanto per dire che sua madre sta per partorire.»
Oliver si sentì improvvisamente più tranquillo, finché realizzata la situazione, si agitò ancora di più perché voleva sapere se sua madre e il bambino stavano bene.

«Dov’è mio padre?»

«Sta venendo a prenderti per andare in ospedale. Ti accompagno a prendere le tue cose in classe. Ah, ti esonero dai compiti per domani; i tuoi insegnanti capiranno.»

Per una volta, Oliver Queen fu felice di essere andato dal preside: la notizia che sua madre stava per partorire gli aveva risollevato il morale. Entrò in classe svelto per raccogliere i libri, tartassato da Tommy Merlyn che non faceva che chiedergli cosa fosse accaduto, senza dargli una risposta precisa e soddisfacente.
Robert arrivò dopo pochi minuti e lo fece salire sull’auto che li avrebbe portati alla clinica in cui Moira stava partorendo. Durante il tragitto in auto, Oliver cominciò a riempire di domande il padre su quello che stava accadendo alla madre. Robert Queen non sapeva rispondere a ogni quesito assurdo del figlio. Appena arrivarono a destinazione, Oliver fu costretto a rimanere con le infermiere, mentre il padre entrava in sala parto con Moira.

L’attesa si protrasse ancora a lungo, facendo spazientire il giovane ragazzo. Il bambino, stanco di rimanere immobile dietro il bancone delle infermiere, cominciò a girovagare per la stanza, in attesa di qualche notizia che ancora non arrivava.
Stava per dare di matto, quando all’improvviso vide suo padre con un camice e una buffa mascherina sul volto. Riusciva a vedere attraverso essa il sorriso che aleggiava sul volto del padre: Oliver si fermò a guardarlo, aspettando pazientemente che uscisse da quello stato catatonico per dirgli finalmente che sua madre e il suo fratellino stavano entrambi bene.

«Figliolo, hai una sorellina» pronunciò alla fine di un lungo silenzio suo padre. Oliver non riusciva a credere alle proprie orecchie: si era sempre immaginato tra qualche anno con un fratellino che gli correva dietro per avere i suoi giochi, quando invece si era fatto un’idea del tutto sbagliata. Tutto sommato, il fatto che una nuova donna stava entrando nella sua vita, non gli sembrava così male.

«Posso vederla, papà?»

«Adesso la stanno lavando. Ci avvisano quando sarà presentabile…» scherzò il padre. Prese suo figlio per mano e si sedette su una poltroncina scomoda della sala d’aspetto e attese insieme a lui che entrambe le donne Queen fossero pronte per ricevere il resto della famiglia. Oliver ormai aveva perso il conto da quante ore stava aspettando, quella giornata sembrava infinita e quel bambino non ne poteva più di tutte queste attese e silenzi. Il ragazzo non ne poteva più di aspettare in quella stanza, si lamentava dentro di sé per il terribile servizio che davano e si chiedeva per quale assurdo motivo avevano dipinto le pareti di un verde così brutto.

Con la scusa di scappare dalla sala d’attesa, stava per dire al padre che doveva andare al bagno, quando un’infermiera disse loro che potevano vedere la piccola.

“Tanto sono io quello viziato. Lei si prenderà la colpa di ogni guaio.” Ne era davvero convinto Oliver: i fratelli e le sorelle minori servono proprio a questo. La sua giornata era cominciata male e pensò che probabilmente stava anche per finire peggio, finché non la vide: un piccolo fagotto in rosa continuava ad agitarsi nella culla perché voleva essere presa in braccio dalla sua famiglia.

Oliver la guardò a lungo e tutta la stanchezza che aveva provato fino a quel momento venne spazzata via. Si mise in punta di piedi per guardare meglio la sorellina che adesso si girava prima su un lato e poi sull’altro, così velocemente che assomigliava a quel cartone del topolino messicano a cui piace tanto correre.

«Benvenuta, Thea.» Oliver quasi non sentì il saluto che il padre aveva appena fatto alla bambina, rapito com’era da un essere così piccolo. La stessa infermiera che li aveva chiamati poc’anzi, disse loro che se volevano vedere Moira potevano andare; Robert volse lo sguardo verso il figlio, ma lui era troppo concentrato su Thea per rendersi conto che suo padre stava aspettando una risposta.
Mentre Robert Queen andava a vedere come stava la moglie, Oliver venne sistemato su una grande poltrona che le altre mamme usavano per dar da mangiare ai propri figli. Stava per lamentarsi dicendo che voleva vedere la sorella, ma appena prima di aprire bocca, due infermiere gli fecero vedere come doveva mettere le braccia nella corretta posizione per far sì che la piccola stesse comoda.

“È davvero pesante!” constatò il ragazzo appena Thea si trovò tra le sue braccia. Si sentiva spaesato, aveva paura di farle del male o chissà cos’altro, ma il volto della piccola Queen si illuminò, regalando al fratello il suo primissimo sorriso. Oliver ne rimase così affascinato che si ritrovò a ricambiare.
«Ciao, Speedy. Io sono il tuo fratellone e ti proteggerò da qualsiasi cosa, a costo della vita.»

Da lontano, Moira e Robert assistevano alla scena. Avevano discusso molte volte nei mesi precedenti riguardo il comportamento di Oliver nei confronti della sorella, ma non si aspettavano di certo una situazione del genere.
Non appena Robert disse al figlio che era ora di tornare a casa, questi cominciò a lamentarsi perché voleva stare più tempo con la sorella. Con la promessa che il giorno dopo sarebbero tornati appena finita la scuola, salutarono la piccola Thea.

«Ci vediamo domani, Speedy. Grazie per aver reso la mia giornata perfetta.»
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: _Riri_Sunflower_