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Autore: Maty66    08/10/2015    3 recensioni
Può un'amicizia sopravvivere a tutto il dolore che a volte la vita ci riserva? Al senso di colpa che ti attanaglia per aver lasciato il tuo migliore amico solo nel momento del bisogno? O al dolore di vedere la propria vita travolta da menomazioni fisiche che forse mineranno la tua indipendenza per sempre?
E cosa si nasconde nel luogo in cui Ben si è rifugiato per sfuggire a tutto? Possono le persone che incontrerà sul suo cammino aiutarlo a riprendere in mano la tua vita?
Sequel di "Il paradiso può attendere". E' consigliabile anche se non necessario, leggere la storia precedente.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CLINICA DEGLI ORRORI di MATY66 e CHIARABJ
CAPITOLO 16
FRATELLI
 
Ben e Semir stavano seduti a  prua della piccola imbarcazione che navigava tranquilla sul Reno.
Era passato poco più di un mese dai fatti della Felsen e l’inchiesta era stata chiusa con l’arresto dell’altro assistente di Stein e dei complici che avevano fatto in modo che i farmaci illegali arrivassero in Germania.
Purtroppo non c’era più nulla da fare per Alessia o Leon, per Alex o per gli altri bambini morti nella folle sperimentazione, ma ai due poliziotti restava la consolazione di aver evitato altre morti.
La Felsen era andata distrutta e probabilmente non sarebbe più stata ricostruita.
La giornata era bella e calda e Ben alzò il viso verso il sole chiudendo gli occhi.
Accanto a sé aveva ancora il bastone, ma se ne serviva sempre meno.
All’interno si sentivano le voci di Chiara, Andrea e delle altre infermiere della Felsen che chiacchieravano piano fra di loro.
“Forse non dovrei essere qui” disse piano Semir.
Non era infatti una gita di piacere quella che stavano facendo e il piccolo turco si sentiva un po’ fuori posto. Ma Ben aveva insistito molto e Semir non se l’era sentita di rifiutare.
“Sciocchezze, ti ho già detto che tu hai tutto il diritto di stare qui. Se non altro avete condiviso la cura di questo incosciente” sorrise Ben un po’ triste.
Semir sospirò; si sentiva in colpa per aver giudicato male Alex, l’aveva considerato solo un delinquente ed invece aveva sacrificato la sua vita per proteggere quella di Ben e degli altri pazienti.
“Mi spiace sai… mi spiace averlo giudicato male” fece alla  fine il piccolo turco guardando l’acqua del fiume che scorreva sotto la barca.
“Era un uomo che aveva sbagliato, ma che poi aveva cercato di dare un senso alla sua vita. Anche io all’inizio non l’avevo capito. Ha fatto di tutto negli ultimi tempi per aiutarmi, è anche merito suo se sto di nuovo in posizione verticale” La voce di Ben era triste.
Semir guardò l’amico senza parlare, agitandosi sulla panca a disagio.
“Semir… che c’è?” chiese Ben guardandolo negli occhi.
In realtà il giovane sapeva l’origine del disagio del suo migliore amico e  avevano rimandato quella discussione per troppo tempo.
“Ho fatto un bel po’ di cazzate in questi ultimi mesi… e probabilmente Alex  ti è stato molto più d’aiuto di quanto abbia saputo fare io” borbottò il piccolo turco.
“Questa è una cavolata e tu lo sai. Certo sei stato iperprotettivo a volte, ma la maggior parte della colpa è mia. Ero così arrabbiato con il mondo intero che non ho capito che volevi solo aiutarmi”
Ancora una volta Semir rimase in silenzio.
“So che  a Dallas ci siamo ripromessi di non parlare di quanto era successo negli anni passati, di buttarci tutto alle spalle, ma io… io non riesco a non pensare  a quello che ho fatto… ti ho lasciato solo… se io non…”
“Basta Semir!!!” lo interruppe Ben.
“Se serve a farti sentire meglio ti posso anche dire che è colpa tua. Ma non è così.  Probabilmente è più colpa mia che tua, ma  trovo assurdo questo gioco… colpa mia, colpa tua. Non m’importa!!! Tu per me ci sei sempre,  me lo hai dimostrato ancora una volta tirandoci fuori da quelle macerie. Ti prego Semir, io rivoglio la mia vecchia vita, rivoglio il mio migliore amico, il mio fratellone e se tu non smetti…”
La voce di Ben si ruppe per l’emozione.
Semir lo guardò a lungo e poi sorrise.
“Sai che sei proprio un fratellino fastidioso?” fece stringendoli la mano.

“Signori siamo quasi arrivati” disse il sacerdote mentre la barca rallentava e si fermava, nella parte del fiume poco fuori l’abitato di Colonia.
Tutti si alzarono e si misero a poppa dell’imbarcazione, Chiara in prima fila reggendo l’urna.
“Affidiamo le spoglie mortali di Alexander al fiume, come egli desiderava. Non dobbiamo essere tristi per la sua morte, ma grati al Signore per avercelo fatto conoscere…”
Mentre il sacerdote recitava le ultime preghiere Chiara rovesciò poco a poco il contenuto dell’urna nel fiume, con le lacrime che le scendevano sul volto.Ben lanciò in acqua una corona di fiori.
Poi tutto fu finito e mentre gli altri ritornavano all’interno dell’imbarcazione Ben e Chiara si trattennero , appoggiati sulla balaustra a guardare sotto.
Rimasero per un po’ in silenzio poi Chiara tirò fuori dalla tasca una fotografia.
“Questa l’hanno trovata i Vigili del Fuoco tra le macerie della vostra stanza” bisbigliò mentre gliela porgeva.
Ben rimase un attimo interdetto.
La foto mostrava un sorridente Alex, di molti anni più giovane, abbracciato ad un ragazzo assolutamente identico a Ben.
“Ma chi è?”
“Credo sia Mark, il fratello di Alex. Alex mi aveva parlato di lui. E’ morto anni fa, nel corso di una rapina ed Alex non si è mai perdonato di non essere riuscito a proteggerlo. Non sapevo però che fosse identico a te”
Ben guardò di nuovo la foto.
“Credi che sia per questo che…”
“Che cercava di proteggerti? No, almeno non solo per questo. In realtà sono stata anche io a chiedergli di aiutarti un po’… non sapevo… Lui voleva dare un senso alla sua vita dopo i tanti errori commessi”
I due rimasero in assoluto silenzio.
Poi Ben lasciò andare la foto nel vento che iniziava a soffiare sul fiume.
“Addio Alex. Spero che tu sia felice, ovunque sei ora”

Due mesi dopo.

Semir parcheggiò la sua BMW davanti al condominio dove c’era l’appartamento di Ben.
Il ritorno in servizio attivo era previsto per il lunedì successivo, ma come al solito lo sbadato si era scordato, prima di partire con Chiara per la loro gita sull’Eifel, di ritirare il certificato finale di superamento dei test fisici e senza quello la Kruger non l’avrebbe fatto uscire in pattuglia.
Certo potevano aspettare il giorno successivo per tornare di nuovo insieme sull’autostrada, ma a Semir non andava proprio di   passare un altro giorno da solo per colpa della sola distrazione del ragazzo.In realtà non voleva aspettare neppure un minuto in più per tornare a lavorare con lui.
Così aveva ritirato lui i documenti e stava per metterli in bella mostra sul bancone della cucina con un biglietto ironico.
“Così smette di dire che sono io quello vecchio che scorda tutto” disse fra sé e sé mentre apriva la porta dell’appartamento con la sua copia delle chiavi.
Aveva appena poggiato i documenti sul bancone della cucina quando Semir sentì dei lamenti provenienti dal piano di sopra.
Immediatamente si mise in allarme.
Era certo che  Ben e Chiara sarebbero tornati solo a sera tardi dalla loro gita in mountain bike sull’Eifel.
Silenzioso iniziò a salire le scale quando sentì di nuovo quei lamenti.
Mille pensieri folli iniziarono ad attraversare la mente di Semir.
Ben ferito, agonizzante sul pavimento della camera da letto, aggredito da chissà chi; Ben che aveva avuto una ricaduta ed aveva battuto la testa…
Tirò fuori con gesto fluido la pistola dalla fondina e si avvicinò alla camera da letto, percorrendo veloce il corridoio.
Ancora quei lamenti… cosa stava succedendo?
Lesto Semir si nascose dietro lo stipite della porta e si preparò all’azione.
Uno, due, tre…
“Fermi Polizia!!!” urlò puntando la pistola all’interno della stanza.
Quel che vide lo lasciò di stucco.
“Ma che ca…” fece una testa scura con i capelli scompigliati sporgendosi dal piumone.
Subito dopo una risatina incontrollabile accompagnò la testa di Chiara che usciva  da sotto il piumone, capelli altrettanto scompigliati.
“Porca paletta!!! SCUSATE!!! Oddio Scusate!!!” fece Semir appena si rese conto di quello che stava vedendo.
Le imprecazioni di  Ben e le risate a crepapelle di Chiara lo raggiunsero mentre scendeva le scale ad una velocità folle, prima di uscire di casa sbattendo la porta.

Il lunedì seguente quando Semir arrivò in ufficio Ben era già seduto alla sua scrivania.
Entrò nell’ufficio senza avere il coraggio di guardare l’amico negli occhi, anche se Ben sembrava del tutto normale mentre  fissava lo schermo del suo pc.
“Buongiorno” balbettò Semir, imbarazzatissimo.
“Buongiorno” rispose Ben porgendo la mano aperta.
“La chiavi. Forza restituisci le chiavi del mio appartamento” disse mentre continuava a guardare lo schermo del pc.
“Senti Ben mi spiace… Ho sentito dei rumori, sapevo che tu e Chiara eravate fuori sino  domenica tardi… e poi a dir la verità mi sono spaventato… sembravano lamenti…”
“Dovevamo  fare campeggio sino a domenica, ma prova tu a  seguire Chiara in mountain bike per due giorni… e poi lamenti? Che significa che sembravano lamenti?” Ben era sempre più furioso.
“Beh sì… insomma devi ammettere che siete un po’… rumorosi” balbettò Semir.
Accidenti stava cercando di giustificarsi, ma stava solo facendo peggio.
“Perché tu e Andrea siete muti???”
“No, ma abbiamo imparato a farlo in silenzio con le bambine in casa”
Ben gli lanciò uno sguardo furibondo.
“Ben, mi spiace davvero… “
“Ti spiace??? Ti rendi conto che mi hai rovinato il weekend? Appena cercavo di riprendere l’argomento  Chiara scoppiava a ridere a crepapelle. E  anche lei oggi inizia il suo nuovo lavoro quindi possiamo stare insieme solo nei fine settimana”
“Beh  almeno  lei l’ha presa con spirito”
Ben non rispose.
“Ti piace molto vero?”
Ben rimase ancora in silenzio.
“E quando mi fate diventare zio?” rise Semir.
“Mai, se continui a fare questi scherzetti”
“Signori, cosa ci fate ancora qui? L’orario di lavoro è iniziato da un pezzo!!!” la voce della Kruger li fece trasalire.
“Vieni socio andiamo al lavoro” disse Semir mentre si alzava dalla sedia ed usciva dall’ufficio, seguito da Ben.
“Lamenti? Mica erano lamenti… ti assicuro che nessuno si stava lamentando” continuò imperterrito Ben mentre si avviavano alla Mercedes.
“Dai per farmi perdonare ti faccio guidare…”
 
FINE.



E questa è la fine della nostra storia. Per un po’ Maty prenderà una pausa per dedicarsi "alle stelle", ma non temete… Chiara è più agguerrita che mai… quindi restate sintonizzate per nuove storie ed emozioni.
Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito, commentato, indicata la storia come preferita o ricordata ecc. ecc.
Bacioni a tutti/e.




Angolino musicale: i ‘Re dell’Autostrada’ sono tornati: The Corrs ‘At your side’(al tuo fianco)
Per ascoltarla:https://www.youtube.com/watch?v=7YVio0CKju8&feature=youtu.be
 
Quando la luce del giorno svanisce e sei da solo e hai bisogno di un amico solo per aver compagnia Ti conforterò, prenderò la tua mano e ti aiuterò a farcela, io capirò E tu sai che Io sarò al tuo fianco, non c'é bisogno di preoccuparsi Insieme sopravviveremo attraverso la fretta e la precipitazione Io sarò al tuo fianco Se senti di essere abbandonato e non sai dove girarti Io sarò al tuo fianco Se la vita non si muove e la tua anima é confusa e non riesci a capire quale strada scegliere Se fai degli sbagli Non lasciarmi fuori Io continuerò a credere Io ci sarò E tu sai che Io sarò al tuo fianco Se ti senti solo hai un posto dove andare Perché io ci sarò Io ti sono affianco
 
  
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