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Autore: Jessy87g    16/02/2009    5 recensioni
"Nelle lotte dell’Arte succede presso a poco come nella guerra: tutta la gloria conquistata rifulge sul nome dei capi: l’armata fa a pezzi per guadagnare qualche linea d’un ordine del giorno.
Quanto ai soldati caduti nella mischia, essi vengo sepolti là dove gli altri caddero, e un solo epitaffio basta per ventimila morti."
Piccole scene di vita quotidiana attendendo la gloria.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagura, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo perdono per il mio vergognoso ritardo! Ringrazio tutte quelle che mi hanno seguito e commentato fino a questo momento. Spero di essere un po’ più veloce per il prossimo (gli esami sono quasi finiti).





"Madamigella Musetta era una bella ragazza di venti anni.
Molta civetteria, un pochino di ambizione e nessuna ortografia; delizia delle cene del Quartiere Latino: una perpetua alternativa di brougham bleu e di omnibus, di via Breda e di Quartiere Latino.

« - O che volete? - Di tanto in tanto ho bisogno di respirare l'aria di questa vita. La mia folle esistenza è come una canzone: ciascuno de' miei amori è una strofa, - ma Marcello ne è il ritornello».”

(H.Murger "Scenès de la vie de Bohème")





Monsieur de Lisle appallottolò, irritato, l’ennesimo foglio di carta per poi gettarlo a terra con un gesto insofferente.
In verità non gli capitava molte volte di essere così insicuro nella stesura di una lettera, tuttavia l’indirizzo e il contenuto erano per lui così importanti da costringerlo a non prendere il lavoro con leggerezza. Era raro che, come quella volta, stesse ad osservare fisso l’immobile calamaio nel tentativo di farsi venire in mente le parole giuste.
Ora afferrava la penna come folgorato dal sacro fuoco dell’ispirazione, ora stracciava con un ghigno insoddisfatto il foglio, ora tamburellava indispettito le dita sulla scrivania lasciando dei piccoli solchi con le unghie sul legno.

“Vi vedo in difficoltà, signore” una voce canzonatoria dietro le sue spalle interruppe per un attimo il corso dei pensieri.
“Di certo non mi aiuterete a concentrarmi con la vostra presenza.”
“E’ proprio quello che voglio.” Sottolineò Kagura con un sorriso poco rassicurante, incrociando le braccia senza smuoversi dal suo posto.
Sesshomaru questa volta si voltò.
“Pensate di perseguitarmi ancora per molto?”
“Quanto basta.”
“Non posso starmene chiuso nel mio studio o in tipografia a lavorare che vi trovo sempre tra i piedi a lagnarvi. Stavo seriamente pensando di vendervi ad un mercato di schiavi o a qualche circo; ma subito dopo mi sono ricordato che è contro la legge. Non potete immaginarvi quanto ciò mi rammarichi.”
Il sorriso di Madmoiselle Bervoix, se possibile, divenne ancora più largo.
“Commuovente davvero.” si limitò a commentare mentre, senza attendere l’invito, entrava nello studio e si sedeva su una poltrona a fianco del demone “Ma, purtroppo per voi, non ho alcuna intenzione di lasciarvi in pace finché, come da accordo, non avremo ricorretto insieme il mio lavoro e voi l’avrete stampato.”

In effetti erano passati quasi due mesi da che la donna si era presentata davanti alla porta della tipografia di rue Laplace e, nonostante le numerose richieste –prima timide, poi sempre più insistenti- della diretta interessata, del suo romanzo non si era ancora seriamente parlato. Essa in un primo momento aveva lasciato correre, un po’ intimorita dal trasferimento e soprattutto dal suo padrone di casa; ma, con il passare del tempo, con immenso rammarico di monsieur de Lisle, Kagura aveva deciso di ricorrere a maniere molto meno garbate.

“Questa si chiama persecuzione signorina.” La rimproverò Sesshomaru, posando, sconfitto, la penna.
“Chiamatela come volete, non m’importa.” ribatté la donna, per poi aggiungere con un’espressione enigmatica “Dovevate capirlo dal mio falso nome che non sarebbe stato così facile accantonarmi in un angolo a pulirvi i pavimenti.”
“Falso nome? Intendete Blas?”
“Esatto monsieur.” confermò essa, sporgendosi un poco verso di lui, come per sottolineare l’importanza di ciò che stava per dire “Io sono come Ruy Blas*: sopporto, soffro, attendo. Ma quando arriva l’ora della resa dei conti neanche il pianto disperato di una regina può impedirmi di prendermi la mia vendetta; anche a sangue freddo, anche senza onore.”

Sesshomaru sorrise mentalmente a quelle parole.
“Io non sono Don Sallustio.” Si limitò a ribattere, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla porta, come per sottolineare che la discussione era finita.
“Già; troppo poco intelligente..” Sibilò Kagura, tra i denti.
“Se prima avevo dei dubbi sul perché non foste sposata,” tuonò esasperato il demone “adesso ho una certezza: nessuno riuscirebbe a sopportare per moglie una donna così. Avete un carattere impossibile!”
“Potrei dire la stessa cosa!” Sibilò la giovane, alzandosi di scatto, colpita nell’orgoglio “Chi mai vorrebbe passare la vita con una persona come voi!?”


Per fortuna quella conversazione venne interrotta dalla piccola Rin che entrò proprio in quell’istante nello studio del suo tutore.
La sua provvidenzialità delle volte era a dir poco sospetta.
“C’è qua Tristan che ride e dice cose senza senso..” mormorò con una tranquillità sconcertante, come se fosse ben avvezza a quel tipo di situazione “Che gli devo dire?”
Non fece in tempo ad attendere una risposta che il diretto interessato la superò con un balzo, catapultandosi verso monsieur de Lisle, con l’espressione di chi, nel giro di un attimo, ha ottenuto senza il minimo sforzo tutto quello che più desidera dalla vita.
“O mia giovinezza! Tu non si morta!”
Afferrata una sconvolta Kagura tra le braccia, la strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo senza smettere per un attimo di ridere e di ripetere, trionfante, la stessa frase.

“Ci vuoi dire cosa ti è accaduto di tanto bello oppure intendi continuare a matteggiare ancora per molto?” Cercò, inutilmente, di freddarlo il demone.
“Francine..” balbettò il pittore, lasciando la donna e avvicinandosi al suo interlocutore tutto eccitato “Francine è tornata..è tornata da me! Ha lasciato il visconte..l’ha lasciato per me! Lo vedete? Lo capite? E’ inutile..la ricchezza non può nulla contro l’Arte! La ricchezza non dà l’immortalità, l’Arte sì..Lei lo sa..Lei è tornata perché io la renda immortale, perché io la ami veramente!..”
Mentre il giovane pittore continua a sproloquiare, non riuscendo a trattenere la sua felicità, madmoiselle Bervoix si voltò un po’ preoccupata verso Sesshomaru sperando di trovare in lui un conforto, un sostegno..o che almeno le dicesse cosa fare!
Lo vide portarsi la mano alla fronte, scuotendo sconsolato la testa.

“Venite..venite. E’ qua fuori.” continuava imperterrito il giovane, indicando la porta “Venite madmoiselle, ve la voglio far conoscere. Vedrete, vi piacerà di sicuro..”
Non fecero in tempo ad aprir bocca che Tristan li aveva già trascinati fuori.


**************************


“Ci risiamo, signorina Francine?”

Un bella ragazza sulla ventina alzò lo sguardo verso l’uomo che la osservava torbido dalla sommità delle scale. Le spuntò sulle labbra rossissime un sorrisetto malizioso.
“C’est l’amour monsieur de Lisle!”
“Del vostro amore c’è di che fidarsi!” Ribatté il demone scendendo le scale con un’aria che altalenava tra il divertito e lo sconsolato.
“Siete ingiusto con me.”
“Lo sarei maggiormente nei confronti del signor Corbière se non tentassi per l’ennesima volta di metterlo, inutilmente, in guardia dai vostri ormai ben sperimentati trucchetti per irretirlo nuovamente nella vostra rete.”
“E secondo voi perché mi sarei separata dal visconte, con tutti gli agi che me ne derivavano?”
“Ahimè, signorina. Ho paura che abbiate il brutto vizio di abituarvi così velocemente alle vostre nuove situazioni sentimentali, che non possa passare neanche un mese senza che inizi ad opprimervi la noia. Il velluto e l’oro possono solo ritardare questo ineluttabile processo.”
“Non è vero, monsieur de Lisle!” Si intromise Tristan, con una raggiante espressione dipinta sul viso alla quale Kagura non riuscì a trovare una definizione più caritatevole che ‘idiota’ “Francine è tornata perché ama me, che sono un’artista! Ama me perché solo io le posso fare il dono più grande che ci possa essere: l’immortalità! Denaro e nobiltà non sono nulla in confronto alla gloria imperitura che travalica i secoli!..Pensate a Cinzia..a Lesbia..”
E mentre parlava la donna rideva, incantevole, carezzandogli i capelli biondi che sulla nuca si arricciavano con maggiore evidenza; come se volesse con quelle effusioni sottolineare le parole dell’amante e dar loro concretezza.
“Dio mio. E’ irrimediabile.” Riuscì solo a mormorare Sesshomaru, disgustato, voltando le spalle a quella scena pietosa e raccapricciante.


“E quella signora lassù, chi è?”
Kagura, che fino ad allora aveva preferito osservare la scena in disparte dall’alto delle scale, fissò la sua attenzione, non senza un certo fastidio, sulla nuova arrivata che la stava indicando.
“Signorina, prego.” Si limitò a correggere con un tirato sorriso di circostanza: quella sfacciataggine non faceva che peggiorare la sua opinione nei confronti dell’amante di Tristan.
“Oh, perdonatemi!” si corresse l’altra, sempre allegra “Siete nuova di qui? Non vi ho mai visto prima.”
“Lavora per me.” Rispose lapidario monsieur de Lisle.
“Credevo che voi lavoraste per me..” Lo rimbeccò madmoiselle Bervoix in tono acido, scendendo la sua volta le scale.
“Questo è tutto da vedere.” Sussurrò il demone quando la donna gli passò accanto. Continuò a squadrarla in silenzio, con la mascella leggermente contratta, mentre Tristan si apprestava a fare le presentazioni.
“Oh, madmoiselle Bervoix!” continuava a ripetere, al colmo della felicità “Vedrete che vi troverete bene con Francine! Diventerete subito buone amiche!”
Sebbene Kagura nutrisse forti dubbi al riguardo, non poté esimersi dal ricambiare con il proprio il sorriso genuino che la giovane le aveva rivolto.
Di questo almeno era sicura: non si sarebbe annoiata.




*“Ruy Blas”, ambientato alla corte di Spagna del '600, racconta di una beffa perpetuata da Don Sallustio, per vendetta amorosa. Sapendo che un suo servo, di nome Ruy Blas, è segretamente invaghito della regina, lo traveste da nobile e lo conduce a corte. Intelligente e generoso, Ruy conquista la stima di tutti, diviene primo ministro e conquista il cuore della sovrana. A questo punto Don Sallustio svela l'inganno, ma Ruy, ignorando la regina che lo prega di avere pietà, lo uccide e poi sceglie di suicidarsi col veleno.
  
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