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Autore: Eisen im Blut    08/10/2015    0 recensioni
Seconda classificata al concorso Holy ship [ Hetalia + Free contest ]
_ AU!Amnesia _
"Erano le sei e mezza quando l’albino aprì gli occhi in quella stanza.
Con la destra si toccò il petto, all’altezza del cuore, indugiò qualche secondo sulla piccola zip della felpa per poi risalirla, aprirla e scoprire la pelle del petto quel tanto che la cerniera gli permetteva. "
{...}
"Era disorientato. "
{...}
"Sapeva di chiamarsi Gilbert e sapeva che quel pulcino era più di quanto la parola amico potesse definirlo appieno e che si chiamava esattamente come lui Gilbird. Ma…"
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore : Eisen im Blunt
Titolo 
Der Atem eines Speicher 
Fandom : Axis Power Hetalia
Personaggi : Austria/ Roderich Edelstein, Prussia/ Gilbert Beilschmidt
Pair : PruAus
Genere : Drammatico, Introspettivo
Raiting : Ho voluto iniziare con il verde ma avviso che potrebbe salire a giallo

Note : 
 Salve a tutti ! 
Eccomi con il quarto capitolo e penultimo di questa fanfiction. Con questo aggiornamento raggiungiamo il climax che ci porterà alla conclusione. Come sempre mi auguro vi possa piacere e ringrazio in anticipo chi avrà il tempo di leggere questo capitolo e magari lasciare una piccola recensione. 


Buona lettura !



Coppia: PrussiaXAustria
AU: Amnesia 
Canzone: How to save a life
Citazione: La gente muore solo quando viene dimenticata -Isabel Allende

 



Q U A R T O  S O F F I O:
Il rosso della fine, Il celeste di quel cielo amato



As he begins to raise his voice
You lower yours and grant him one last choice
Drive until you lose the road
Or break with the ones you've followed
He will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you came

How to safe a life -The Fray




 
Una volta che riuscì a calmarsi e trovare quel barlume di sé, naufrago in quel mare di ricordi ribollenti ed insidiosi, l’albino iniziò a prepararsi per la notte. Rassicurò e congedò di sfuggita il tedesco, dalla porta della propria stanza, che da bravo soldato quale iniziava a ricordare fosse era rimasto per tutto il pomeriggio in allerta pronto ad affrontare ogni possibile problema e sicuramente in pensiero. Un moto di dolcezza e malinconia assieme prese possesso del cuore del prussiano mentre chiudeva la porta ed un pensiero gli passò per la mente prima che il giovane lo reprimesse con un moto di fastidio ed antico terrore. Era talmente perfetto, anche nelle sue mille sfaccettature, che forse era giunta l’ora di passare il testimone  certo che sarebbe riuscito a sopravvivere anche a questo. Questo pensiero fortunatamente solo una piccola fiamma, assieme a tutte le altre che gli riempivano la mente, fu ben presto, nonostante il malumore che l’aveva colto, messo a tacere con un sospiro. Una dormita era tutto quello che gli serviva e confidava che gli avrebbe portato consiglio ed un po’ di serenità. Se avesse saputo cosa lo aspettava una volta chiuso gli occhi e racchiuso nel calore rassicurante delle proprie coperte forse non avrebbe mai acconsentito ad addormentarsi e soprattutto a dormire con la sola compagnia dei propri ricordi.

….
-Continua a camminare altrimenti ti lascio indietro
-Dopo tutta la fatica fatta per ottenermi mi lasceresti qui in mezzo alla tua fottuta neve ?
-Certamente Prussija ! Una volta averti piegato a che servi ? Sei come un giocattolo rotto, ma resti il mio giocattolo da ?

Ero perso in quella distesa fatta di neve e macchiata dal mio sangue che la mente mi riportava fin troppo minuziosamente davanti agli occhi assieme a quelle parole che lasciavano già presagire quale sarebbe stato il mio futuro in territorio sovietico -Nonostante sperassi ancora di esser semplicemente relegato al lavoro d'ufficio e lasciato in pace nei miei momenti liberi- Quando il rumore acuto del campanello mi sopraggiunse alle orecchie ridestandomi da quel mare bianco. 
Suonano al campanello.
Qualcuno venuto in visita e magari proprio per cercare e parlare con me nonostante la mia nuova condizione. Una dolce illusione. Che belle e semplici parole così lontane dalla realtà che avevo vissuto per tutti quegli anni dove l'unica persona con cui avevo dei contatti degni di questo nome era il mio aguzzino e in maniera seppur minore le altre nazioni a lui sottoposte come i Baltici. 
Mi alzai dal divano attento a non fare dei movimenti bruschi ed inutili per non sforzare le ferite ancora delicate ed avvolte in più strati di bende come se volessero tenermi assieme e non permettermi di cadere in mille pezzi. Una cosa divertente ed illogica se ci penso adesso, ma che mi porta ugualmente a sorridere increspando dolcemente le labbra mentre mi scambiai una veloce occhiata con il mio pulcino piumato. Dovrei smetterla di essere così negativo e di pensare ancora alla mia prigionia ormai solo un brutto ricordo che si sarebbe andato a sommare a tutti quelli che avevo impilato dentro di me. 
Arrivai davanti alla porta e molto lentamente con il fianco che aveva iniziato a pungermi all'altezza della mia più profonda e recente cicatrice la aprii girando il pomolo della porta sbirciando da dietro la porta chi fosse il loro visitatore

-....Ja ?

Roderich.
Austria.
Österreich.
Mi bloccai di colpo incredulo nel vedere chi avevo davanti prima di recuperare tutto il mio autocontrollo celando le mie emozioni dietro un sorriso cordiale e perplesso assieme. Aprii quella porta come l’etichetta richiedeva, con un gesto deciso e controllato al contempo, sorridendo veramente rasserenato di vedere quella che era, a sua insaputa, la persona che mi era mancata di più tra tutte le altre, e che a dispetto di quanto mi ero ripromesso quando era stato portato via da Berlino, non lo saprà mai. Dimagrito, pallido, ostinato e forte come lo avevo lasciato. Lo vidi perdere la presa sulla stampella che gli serviva come appoggio per tutto il peso del corpo ancora non propriamente in forze e probabilmente condizionato dalla guerra malsana che avevano portato avanti e che aveva lasciato su tutti loro -Chi più chi meno- un segno tangibile ed indelebile, tuttavia non feci fatica ad immaginare anche che il moro davanti a me in quel momento tentasse costantemente di nascondere sia agli altri sia a se stesso le sue vere condizioni negando a chiunque con ostinazione la possibilità di offrirgli un aiuto. Esattamente come per l'uomo che vidi dietro di lui intento a portare una carrozzina probabilmente per non affaticarsi ulteriormente durante gli spostamenti. Sgranai nuovamente gli occhi quando mi sentii circondato dalle sue braccia e stretto a lui in quello che era a tutti gli effetti un abbraccio nonostante il mio cervello non lo volesse elaborare come tale e farsi delle sciocche illusioni. Per un istante fui sul punto di ricambiarlo e stringerlo con maggiore forza, cercando di colmare con quel gesto tutti gli anni di distanza che si erano accumulati nelle nostre vite, tentato anche di confessargli tutto quello che avevo sempre sentito per lui e di come la mia vita era stata un inferno lontano da loro e da quella che restava sempre la mia casa. Deboli confessioni che non avrebbero fatto altro che farli crollare come della neve sciolta al sole. Poi, con un rammarico ben celato sotto la mia solita espressione, orgogliosa e beffarda, lasciai che l'austriaco si ritrasse con un espressione tra il commosso, l'incredulo e l'agitato.  

-Calmati Roderich. Io sono ancora qui. Vivo.

Un sussurro lento e rassicurante legando il mio sguardo a quello altrui mentre allungavo una mano verso il suo viso, disegnando con le dita i contorni che segretamente adoravo, prima di aprire le labbra in un nuovo sorriso ricambiando quello altrui e di prendere una decisione. Lo presi tra le braccia suscitando sorprese proteste, beandomi anche di quel breve contatto che mi faceva urlare di dolore le ferite, mentre lo accomodai con dolcezza sul divano accanto a me. Lo studiai per una manciata di minuti in completo silenzio inclinando solamente di poco il capo nella sua direzione per osservarlo meglio di come avevo appena fatto. Semplicemente con gli occhi sanguigni fissi sul suo viso per ricercare quelli altrui che tormentati da qualcosa mi sfuggivano e mi lasciavano insoddisfatto ed interdetto

-Roderich … Cosa ti preoccupa davvero ? 

Lo guardai attento mentre nel silenzio quasi assordante della stanza gli feci quella domanda. Avevo capito che c'era sotto qualcosa, oltre allo stupore per la sua presenza a Berlino ancora vivo ovviamente, ma non riusciva a capire cosa fosse. 
Forse dubitava delle mie parole e riusciva davvero a capire come in realtà fossi a pezzi ? 

-Niente.. Comunque...

Aggiunge volgendo il capo dall'altra parte, con orgoglio, esattamente lo stesso che frenava anche i miei gesti.
Siamo pur sempre stati nemici. Siamo stati avversari. Siamo sempre stati orgogliosi.
E così dovremo restare.

-... mi fa piacere che tu sia vivo.

…..

Un urlo appena soffocato dal tessuto umido  che lo avvolgeva da più ore ruppe il silenzio notturno che aveva avvolto l’intera casa destandolo con il cuore in gola. Il suo sguardo rubino si aprì verso il soffitto della sua stanza e per un attimo non riuscì davvero a mettere a fuoco quanto vedeva reso cieco dal sonno e dai ricordi che ancora vedeva davanti. La guerra, la paura, la sua morte, il ritorno e la sua nuova realtà. Sconvolto non riuscì a muoversi per diversi minuti, paralizzato, non riuscì a fare altro se non vedere come la neve della sua amata terra si era indelebilmente macchiata di sangue, il suo e quello del suo popolo, fino a scomparire.
Anche lui sarebbe scomparso ?
Represse a fatica un brivido gelido che gli corse lungo la schiena portandolo a tremare nuovamente tra le coperte ormai percepite di più come una costrizione che come una protezione tirandole fino a scoprirsi per uscirne.  Un bisogno per il Gilbert di adesso sconosciuto ed improrogabile si fece strada nel suo cuore e subito si mosse verso la porta della propria camera intenzionato a porvi rimedio con il favore della notte. Camminò con passo felpato per i corridoi di quella che iniziava a riconoscere come la propria casa con in mente la sua destinazione. Per quanto potesse essere umiliante non stava bene. Non impiegò troppo tempo a palesarsi davanti a lui la porta della camera degli ospiti dove sapeva vi avrebbe trovato l’austriaco. Un attimo d’esitazione e timore per la sua visita probabilmente inappropriata , paura prontamente dissolta dallo spicchio di luce che s’intravedeva da sotto lo stipite in legno,  prima di fare un respiro profondo privando il mondo delle proprie iridi.

-Roderich ? Posso entrare ?
- Ja, la porta è aperta, entra

Una richiesta semplice e difficile al contempo da pronunciare mentre con le nocche di una mano picchiettava il legno chiaro di quella porta. Implicita per il suo testardo orgoglio. Reale nel suo bisogno di averlo vicino. L’albino per un attimo chiuse gli occhi mentre su invito altrui entrava nella stanza per trovarlo anch’egli sveglio ed intento a leggere un libro che venne prontamente abbassato e successivamente abbandonato sul ripiano del comodino.

-Ehm.. Non riuscivo a dormire
-Neanch’io
-…Ehm..

Un ottimo inizio che non fece altro che aumentare il silenzio carico d’imbarazzo e tensione che si era venuto a creare non appena aveva messo piede in quella stanza. Grande mossa. L’albino si portò una mano a massaggiarsi il collo esile mentre distoglieva lo sguardo dal viso altrui palesemente in cerca delle parole più appropriate con cui giustificare la sua presenza senza trovarne di reali prima di indicare con curiosità e rassegnazione il libro precedentemente abbandonato

-Che libro è ?
- Il pianista sull’oceano
-Un libro poco allegro nein ?
-Se fossi tranquillo ed allegro probabilmente starei dormendo non credi ?
-In effetti
-Come mai tu non riesci a dormire ?

Eccola la fatidica domanda che temeva e desiderava ricevere. Non avrebbe saputo mentire, almeno non questa volta, quindi a disagio lo osservò di sfuggita mentre si mordicchiava per un istante le labbra e lasciava cadere lungo il fianco la propria mano. Restò in silenzio per diversi secondi, in cerca delle parole migliori che potesse donargli,  mentre con le dita prese a tormentare la cucitura della manica che gli copriva parzialmente il polso. Poteva davvero rispondergli senza timori ?

- Avevo voglia di fare una passeggiata
-Seriamente ?
-Perché ? Uno non può farsi una passeggiata in casa propria ? Sono forse un recluso ?
-Ja
-Non essere troppo diretto nel dirmelo
-Non apprezzi forse la mia sincerità ?
-…. Nein
-E’ un peccato allora
-Ho recuperato un'altra porzione dei miei ricordi
-Ah..
-E voglio fare una cosa

Lo osserva con fermezza e le labbra distese in un ghigno irriverente ed orgoglioso com’era proprio della sua natura mentre gli si avvicina posando con gentilezza e decisione le dita ed il palmo di una mano sulla guancia altrui. Come se quello fosse il suo posto e la giusta distanza tra di loro. Non gli lascia neppure il tempo di sottrarsi davvero alla propria presa ed al proprio sguardo mentre si siede sul bordo del letto avvicinandoselo ancora di più a sé.

-Non opponi resistenza ?
-Dovrei?
-Non te lo lascerei fare e lo sai

Fu lentissimo all’inizio.
Una carezza a labbra strette, dolce e silenziosa, con gli occhi socchiusi e le orecchie in fiamme, testimoni indesiderate dei sentimenti che venivano svelati, le fronti che quasi si toccavano in carezze appena percettibili. La sua stretta attorno alla sua vita si strinse di più e un attimo dopo le sue labbra erano premute nuovamente contro quelle del moro. L’austriaco gemette piano, per quella nuova intrusione, ben più che gradita come ulteriore proseguimento di quanto iniziato, il bacio precedente era durato troppo poco per entrambi.
Si guardarono per qualche istante, senza dire una parola.
L’albino cercò una risposta negli occhi di Roderich, quei suoi occhi viola così vicini ai suoi sia per colore sia per storia e sentimenti condivisi, ma non trovò niente di tutto quello. Quando Gilbert lo baciò di nuovo, Roderich gli venne incontro. Tra di loro risuonò uno schiocco basso e umido, prolungato, un suono che si unì con armonia con il respiro che sentivano entrambi soffiare bollente sulle guance. Prima di separarsi e l’albino liberarlo dalla sua presa sulla sua vita osservandolo solamente in attesa di quella domanda, sbagliata e legittima al contempo, che avrebbe messo fine a quel momento.

Mi sei mancato

-Ti sei ricordato tutto ?
-Nein
-Allora perché lo hai fatto ?
-Non lo so
-Hai seguito l’impulso del momento?
-Non lo so
-Sai dirmi solo questo ?
-Mi dispiace
-Lasciami andare e non farti vedere ulteriormente da me

Non avendo di meglio con cui ribattere e trattenerlo vicino a se il prussiano si vide allontanato dalle mani altrui poggiate sulle proprie spalle, con decisione nonostante il tremore che le scuoteva, mentre il suo cuore finiva di spezzarsi in un ultimo battito. Abbassò lo sguardo cremisi ben conscio di aver fatto lo stesso con quello altrui con i suoi gesti insensati. Probabilmente non sarebbe stato facile perdonarsi del tutto per quello che aveva fatto, indipendentemente dalle giustificazioni che poteva avere, quindi semplicemente assecondò il volere altrui con dolore. In silenzio l’albino si alzò dal letto e si avviò con lo sguardo a livello del pavimento fino alla porta mentre la propria mente crollava dietro l’espressione fredda ed impassibile che aveva preso possesso del suo volto. Si concesse solo un’ultima occhiata verso il viso di colui che amava prima di aprire in silenzio quella porta e richiudersela alle spalle. Percorse a ritroso la strada verso la sua camera dove una volta raggiunto il suo interno recuperò i vestiti che aveva indossato quella mattina e con i quali aveva iniziato quella nuova vita rivestendosi con essi.
Non seppe che altro dire.
Non seppe che altro fare.
Seppe di non avere una vera scelta in merito.
Sarebbe uscito a prendere un po’ di frescura mattutina, per le strade della sua amata città, cercando di liberarsi la mente e di ritornare ad essere la sorridente e spensierata nazione che era ogni giorno.
Che aveva scelto di essere per ogni giorno a venire.
Aprì la porta della propria camera e successivamente quella dell’ingresso attento a non farsi udire da nessuna delle altre nazioni presenti in casa e silenziosamente uscì chiudendosela alle spalle in un suono ovattato prima di girarsi verso il pianerottolo ed alzare il proprio sguardo cremisi al cielo ancora stellato sopra di se.

-Ich liebe dich

Un semplice sussurro che rivelava i suoi sentimenti troppo a lungo taciuti. L’amore che aveva impiegato ben due secoli a nascere e che in un soffio ha perso quella mattina al suo risveglio. Iniziò a camminare nei pochi spicchi di luce che gli offriva la luna diretto verso le fredde luci della città in lontananza.
Camminò.
E sperò di diventare come il ricordo che continuava ad albergare nel cuore di suo fratello e della sua gente.
Un aquila nera che solcava il cielo ceruleo del Nord.
 
  
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