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Autore: udeis    08/10/2015    2 recensioni
Le rotture non fanno male solo a chi viene lasciato e la fine di un’amicizia non è meno facile di affrontare di quella di un amore, soprattutto quando dura dalla bellezza di sei anni. Nel caso di Lily e Severus, poi, le cose sono particolarmente complesse.
Chi ha davvero tradito trai due? Severus con le sue parole o Lily rifiutandosi di perdonarlo?
Insomma, il punto di vista di Lily sulla fine della sua amicizia con Sev.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Quinto anno, giugno 1976
 
Avrei dovuto aspettarmelo. La cosa peggiore è che lo sapevo fin dall’inizio. Non sono ingenua, Sev, e neppure stupida, me n’ero accorta: vedevo tutti i piccoli segnali che ti allontanavano giorno per giorno da me. Avevo scelto di ignorarli: non facevo caso ai commenti, non facevo caso alle dicerie e ai pettegolezzi, non facevo caso a niente, ma li sentivo, Sev.
Non ho mai dubitato di te, voglio che questo tu lo sappia: eri il mio migliore amico e non ti avrei mai tradito.
Io ti conosco.
So che sei fiero di essere un Serpeverde, ma so che appartenere a una casa non significa nulla: le qualità descritte dal cappello sono tutte positive, ma nessuno può dimostrarle ventiquattrore al giorno.
Solo non riesco e non riuscirò mai a spiegarmi cosa ci trovavi in quei tuoi cosiddetti amici.
Ho lottato per la nostra amicizia, sai? Ma sembra che tu non te ne sia mai accorto o che non te ne sia mai importato. Ho provato a parlarti, a spiegarti che ti stavi buttando via, che stavi con persone che non ti meritavano e non sapevano apprezzarti e tu cosa hai fatto? Non mi hai ascoltato neanche una volta. Continuavi soltanto a parlare male di quei quattro idioti della mia casa che neppure mi piacciono. Forse cercavi di proteggermi, ma di sicuro non ti sei mai fidato di me, Sev. Come potevi pensare di essere meno importante di loro? Come potevi pensare che io li approvassi? Ho mai riso alle loro battute? Applaudito il loro bullismo e le loro bravate? No, io ti ho sempre difeso, tu e tutte le altre loro vittime.
C’è sempre stata un'unica differenza tra quei quattro idioti e i tuoi cosiddetti amici: loro non erano malvagi. Bastardi, bulli e arroganti, non lo nego, ma mai deliberatamente crudeli, neanche con te. Ti odiavano e tu odiavi loro e duellavate nei corridoi in una lotta senza quartiere in cui tu eri il più solo, ma non il più debole o indifeso.
Io so che loro non hanno mai pensato di uccidere o torturare nessuno: posso metterci la mano sul fuoco. E quella cosa di Lupin e il platano picchiatore, sai benissimo come è andata: Black ha fatto l’idiota, ma Potter ti ha salvato la vita. E non sto sminuendo la questione, Sev, sto solo raccontandoti la verità, così come ha cercato di fare Silente: Black è un immaturo che non pensa mai alle conseguenze dei suoi gesti, per questo l’ha fatto. Non voleva ucciderti e lo capiresti anche tu se non lo odiassi così tanto.
Lupin, poi, non c’entra assolutamente nulla: non lo vedi che neanche a lui piace essere diverso?
Io non volevo che diventassi come quei Serpeverde e nemmeno che fossi come uno di quegli idioti Grifondoro. Volevo che fossi soltanto tu: il ragazzo intelligente e gentile che mi aveva spiegato la magia. Quello introverso e vendicativo che aveva messo una pozione gonfiante nel succo di zucca di Mc Callan quando mi aveva preso in giro.
Io avevo scelto te, Sev, ma tu no.
Mi hai insultata davanti a tutti e mi hai fatto sentire un’idiota per esserti stata amica per tutto questo tempo. Mi hai ferito a morte e ora finalmente ti vedo per quello che sei: un futuro Mangiamorte.
E lo so che tu non sei davvero così, lo so che sei molto meglio e una parte di me vorrebbe venire da te, prenderti a pugni e urlarti contro perché non accetta la sconfitta, non accetta di perderti, ma non posso. L’unica verità è che tu hai scelto loro.
Speravo che scegliessi me.
 
 
Agosto 1976
 
Sono stata davvero importante per te, Sev? Sei venuto a scusarti, certo, ma l’hai fatto perché ci tieni davvero o per convenienza?
Tu dici che per te sono diversa dagli altri Mezzosangue, ma non è la verità: semplicemente hai scelto di ignorare una parte di me, le mie origini, e fingere che non siano mai esistite.
Io non lo accetto Sev. Io non la voglio un’amicizia così, una di quelle in cui si fa finta di non vedere o si cancellano le cose che ci rendono diversi o ci fanno star male: sarebbe come essere amici a metà.
Io sono in parte Babbana: appartengo anche a quel mondo e ci sono cresciuta, lì ci sono molte persone che amo e che non voglio perdere. Non rinnegherò la mia famiglia per te: io sono Mezzosangue e fiera di esserlo. Tu, invece, mi hai detto che mi odi, Sev, e che se avrai l’opportunità farai di tutto per uccidermi.
Proprio tu, il mio migliore amico! Non riesco a crederci, non posso crederci, eppure è così: sei come loro. Dovrei farmene una ragione, ma come faccio? Eravamo (siamo?) amici! Sei stato tu a venire da me! Sei stato tu a dirmi che ero una strega!
 
…Era per quello, Sev?
 
Perché ero un tuo simile? Per questo siamo diventati amici?
Non contavano le mie origini perché nel cupo mondo babbano in cui era rinchiuso era più importante incontrare un’altra persona magica, piuttosto che restare soli, non è così? Quando siamo arrivati a Hogwarts la nostra amicizia è continuata solo per noia, solo perché io m’illudevo che tu fossi il mio migliore amico e tu sei stato al gioco perché non volevi passare l’estate da solo. È così vero? Hai passato le serate a ridere di me con i tuoi amici Mangiamorte? Hai passato l’estate a dire a tua madre quanto fossi inferiore e stupida? Non me ne stupirei. D’altronde tu sei un Serpeverde: tu le persone le usi, non le ami.
Forse avrei dovuto capirlo il giorno in cui hai litigato con mia sorella e l’hai quasi uccisa con quel ramo, ma ero piccola e tu eri quello che mi raccontava tutte quelle bellissime storie di magia, dicendomi che io e te un giorno avremmo fatto incantesimi e vissuto in un castello. “Come gli eroi di un romanzo d’avventura” Mi ricordo di averti detto una volta e tu hai scosso la testa solenne: “no,” hai risposto ”noi lo faremo per davvero.”
Era uno dei miei ricordi più belli, ma allora ero solo una bambina e non vedevo l’odio e il disprezzo che covavi sottopelle.
Per colpa tua, per colpa di quel ramo, per colpa delle tue cattiverie, per colpa dei tuoi racconti, io ho perso una sorella. Petunia non mi rivolge più la parola da sei anni perché abbiamo letto la sua lettera, perché l’ho ignorata, perchè l’ho lasciata da parte. “È solo una Babbana,” mi dicesti, “noi stiamo andando ad Hogwarts, ora!”
Solo una Babbana, giusto? Quanto disprezzo in una sola parola.
Vuoi uccidere anche lei insieme a me?
Petunia era solo preoccupata per me, la sua sorellina minore, era spaventata perché tu, sì tu, eri uno di quelli di Spinner End’s e temeva che mi potessi fare del male.
Aveva ragione, alla fine, no? Sarà contenta di saperlo. Mi hai spezzato il cuore, mi hai umiliata davanti a tutti e ora sono completamente sola.
Mi pesava aver perso l’affetto di Petunia, lo sai, ma mi consolavo, perché avere un amico come te era qualcosa di speciale, di unico, di meraviglioso. Ora invece non ho più niente: Petunia mi odia e tu mi hai tradito.
Cos’ho che non va? Tutte le persone importanti della mia vita finiscono per odiarmi e forse ha ragione mia sorella: alla fine, non sono nient’altro che un mostro…
 
No. Mi rifiuto di piangermi addosso. La verità è che è stata tutta colpa tua. Tua e della tua maledetta superiorità!
C’è sempre qualcosa per cui sentirsi superiori, vero? L’hai imparato da tua madre, quella donna così orgogliosa, da non incrociare mai lo sguardo di nessuno. Perché lei era una strega e noi solo molti dei tanti nessuno.
Perciò sei superiore ai babbani perché sei un mago, superiore a Hogwarts perché sei un ottimo studente, superiore tra i secchioni perché sei Serpeverde, superiore tra i Serpeverde perché diventerai presto un Mangiamorte. Quando capirai che quello che importa davvero sono le persone e non le maschere che indossano?
Vorrei che tua madre non fosse stata Serpeverde. Vorrei che fossi rimasto il bambino gentile con cui mi piaceva giocare a nascondino e parlare del futuro ed io vorrei essere rimasta quella bambina ingenua che si lasciava affascinare dai tuoi racconti.
Se fossimo stati nella stessa casa forse non sarebbe successo. Forse saremmo ancora amici, forse non avresti mai iniziato a parlare con quegli idioti, però le cose andavano bene anche così: prima eravamo felici. Cosa ci è successo?
Spesso mi chiedo perché non sono riuscita ad aiutarti e non mi spiego che cosa abbia fatto di male per meritarmi quegli insulti e quell’odio. Cos’è che non ho capito di te, Severus? Perché sono stata così stupida da non fare niente per salvarci? E tu Severus? Perché non hai fatto qualcosa tu? Perché se c’era un problema non me ne hai parlato?
 
 
Sesto anno, settembre 1976
 
Mi manchi, Sev, ogni istante di ogni giorno, ma non lo dirò mai a voce alta.
Mi ritrovo a pensare “Questo piacerebbe proprio a Sev! Devo assolutamente dirglielo, domani!” Per poi ricordarmi d’un tratto che la nostra amicizia è finita per sempre. Allora mi metto a ripensare a noi: alle cose belle e quelle che ormai non sono più così, a quello che non ho capito io di te o tu di me, di quello che entrambi abbiamo frainteso, di quello che forse avremmo potuto chiarire se fossimo stati più onesti, più coraggiosi o meno ciechi. Sono pensieri tristi che non riesco a scacciare, Sev, perché non credevo che la nostra amicizia potesse davvero essere così fragile da rompersi per una stupida questione di orgoglio. Non noi Sev! Non noi che abbiamo così tanto in comune e quel modo di pensare all’unisono che sorprende chi non ci conosce bene. Non noi, che sopravviviamo a pettegolezzi e dicerie da quasi cinque anni. Non noi, che affrontiamo, insieme, ogni anno, il mondo babbano e le sue limitazioni. Non noi, che inventiamo nuovi incantesimi, creiamo nuove teorie, parliamo sempre di tutto.
Sai cosa dicono, invece, tutti quelli che consoco? Che era ora. Che prima o poi doveva capitare. Che è strano che la nostra amicizia fosse durata così a lungo. Ma cosa vuoi che ne sappiano loro, di noi?
Ho molto più tempo libero ora, sai? Ma non ne sono affatto felice. Lo passo tutto nella sala comune perché è l’unico posto in cui non puoi raggiungermi. Non ho il coraggio di affrontarti di nuovo.
Che vigliacca! E dire che dovrei essere io la Grifondoro! Tu sei stato più coraggioso di me, quella sera, quando sei venuto a parlarmi.
La verità è che ho paura, Sev.
Temo che appena ti vedrò, se ti parlerò per più di cinque minuti, io ti perdonerò e tutto tornerà come prima.
Ma non voglio: tu mi hai fatto troppo male, mi hai ferito troppo profondamente ed io, questa volta, non posso proprio permettermi di perdonarti.
Giorno per giorno mi maledico per questa mia stupida ostinazione che mi sta facendo a pezzi, ma non tornerò indietro e non sai quanto mi dispiace.
La verità, Sev, è che ogni persona può scegliere il proprio destino e tu hai scelto da che parte schierarti, così come l’ho fatto io. Nel momento in cui tu hai pronunciato quelle parole, hai tradito la nostra amicizia. Hai detto che era finita, che non t’importava di me, non t’importava di chi ero, che preferivi fidarti di stupidi pregiudizi anziché dei tuoi occhi, del tuo cervello, del tuo cuore.
Scegliendo di non parlarti, io sto solo rispettando la tua scelta.
Sono sola, Sev, lo sai? Da quando non ci sei mi sono accorta di quanto le mie altre amicizie fossero superficiali, di quanto la nostra fosse il motore della mia vita, quella che mi faceva sembrare ogni momento passato nel mondo magico una vera magia. Affrontare da sola questo mondo ora mi fa paura perché sembra quasi non essere più il mio.
Tu eri l’unico che sapeva tutto di me, che sapeva da dove venivo e chi ero prima di Hogwarts, ora mi sento come una barca alla deriva: senza ancora, senza navigatore, senza vele.
Eri, sei, una parte importante della mia anima, ora non ci sei più e non sai quanto questo possa far male: passo le notti a piangere, Sev, e cerco di riempire di impegni le mie giornate perché non voglio affrontare la realtà e ammettere che tu non ci sei più.
Sono certa che anche tu faresti qualsiasi cosa per riavere indietro la nostra amicizia, sono sicura che vorresti, come me, che quel pomeriggio non ci fosse mai stato, so che vorresti almeno il mio perdono. Il vero problema sarebbe che lo faresti per me, non per te stesso: non capiresti il male che mi hai fatto e quello che tu e gli altri progettate di fare. Non capiresti che ti stai gettando via.
Vorrei riuscire a odiare Potter e i suoi compari per quello che ti hanno fatto, ma non ci riesco: se quel giorno non si fossero comportati come gli idioti che sono, noi saremmo ancora amici, ma non è colpa loro se tu mi hai insultato senza motivo. Non li perdonerò mai perché hanno rovinato i tuoi anni ad Hogwarts, ma non perdonerò neanche te per esserti schierato con i Mangiamorte.
 
 
Sesto anno, marzo 1977
 
C’è una guerra in corso e molto presto anche noi ne saremo coinvolti. Ho paura, Sev, non riesco ad immaginare che non ti avrò al mio fianco fuori da Hogwarts, non oso pensare che sarai schierato sul fronte opposto al mio. Non posso credere, non voglio accettare, che tu sia davvero d’accordo con tutte quelle stupidaggini che raccontano sulla supremazia dei maghi. Non puoi crederci davvero! Tu sei intelligente e sei cresciuto tra i Babbani! Lo sai che non sono vere!
Cazzo, Sev, io sono nata Babbana! E non sono né stupida, né crudele: sono solo una strega come qualunque altra. Questo per te non conta niente? Questo non ti ha insegnato niente? I miei genitori sono Babbani! Loro ti hanno sempre trattato bene, come puoi credere che meritino la morte?
E tu, Sev? Tu come farai?
Quanto ti dovrai fare umiliare per lavare via la colpa di avere un padre senza una goccia di sangue magico nelle vene? Non sarai mai come loro, Sev, lo sai, ma quello che mi spaventa è che tu continuerai a provarci. Striscerai, leccherai i loro piedi, ti comporterai da perfetto servitore, ma quegli idioti non capiranno mai quanto tu sia, non solo, un mago potente e abile, ma anche, una persona testarda, intelligente e gentile.
Spero che un giorno almeno tu possa capire che sei migliore di quello che credi. Spero che tu riesca a capire quello che davvero stai per facendo prima che sia troppo tardi.
Esistono cose peggiori della morte, Sev, ti auguro di non scoprirlo mai.
Io posso solo prometterti che non ti dimenticherò: so che tu non sei come loro, so che sei migliore e so che puoi cambiare. Sappi, però, che non getterò via ciò che sono e ciò in cui credo per te, non calpesterò i miei sentimenti per resuscitare un’amicizia finita, non verrò a supplicarti, ancora, di cambiare, non ti chiederò di tornare da me. Se cambierai idea, metterò una buona parola per te, ma per ora devo lasciare che il passato seppellisca il passato e su quelle macerie farò in modo di costruire un futuro migliore anche per te.
 
 
Settimo anno, ottobre 1977
 
Ho visto il tuo sguardo a cena, oggi. Il tuo non sguardo, ad essere onesti: tenevi gli occhi fissi sulla zuppa, rigido come un manico di scopa, e ho saputo per certo che anche tu hai sentito i pettegolezzi: “Lily Evans finalmente uscirà con James Potter.”
Ci sono un sacco di voci che dicono che non dureremo neanche un’ora.
Altre dicono che invece saremmo la coppia perfetta.
Io non so cosa pensare.
James mi piace. È gentile ed ho scoperto che non è il bullo che appare. Sono felice di uscire con lui: l’invito è stato spontaneo e la mia risposta è stata data con altrettanta naturalezza. Non stavo pensando a nient’altro se non al fatto che mi piacerebbe chiacchierare con lui senza che i suoi tre amici scemi s’intromettano ogni quattro secondi.
Da allora, però, non mi sento tranquilla. Tu non avresti approvato. Tu Potter lo odi e neanch’io mi sento così a mio agio ad uscire con il mago che ha rovinato la tua vita ad Hogwarts.
Ma poi davvero m’importa ancora quello che pensi tu? La nostra amicizia è finita ed io sono libera di fare ciò che voglio.
 
Però, non gli ho mai perdonato quello che lui e i suoi amici ti hanno fatto ed è quando ci penso che l’idea di uscirci per davvero, di avere un appuntamento con James Potter, mi sembra una totale idiozia.
Mi sembra di tradirti di nuovo, di abbandonarti di nuovo, di ferirti una volta di più e, ti stupirà, ma la cosa mi fa star male. So che sei abbastanza adulto per cavartela senza l’aiuto di una schifosa Mezzosangue, ma ostinarmi a non parlare con Potter e i suoi era un modo per conservare almeno il ricordo della nostra amicizia. Ho paura che sabato perderò qualcosa di me, qualcosa di noi, ma devo andare avanti e lasciare che i ricordi si sostituiscono ai ricordi. Devo permettere alle memorie di accumularsi e accettare che anche i più bei giorni di sole finiscano nel dimenticatoio.
 

Giugno 1980
 
In questi ultimi due anni ho sentito solo notizie terribili: Babbani uccisi e torturati, intere famiglie distrutte, maghi assassinati in vicoli oscuri, altri, platealmente, da mostri mascherati da uomini. Amici che tradiscono amici, parenti che vendono i propri parenti e gli Auror del Ministero che ormai differiscono dai Mangiamorte solo per il colore della divisa.
Mi ritrovo sempre a sperare, con un po’ di vergogna, che tu non sia tra gli arrestati, trai i feriti o tra i morti. Non potrei sopportare il pensiero di saperti ad Azkaban e di saperti colpevole. Finchè non so dove sei o cosa stai facendo posso illudermi che tu non sia coinvolto.
A volte mi sveglio con un groppo in gola al pensiero che tu sia tra gli esecutori.
La mia mente scaccia via il pensiero in un lampo, ma il mio stomaco si contrae dolorosamente perché so che potrebbe non essere solo una fantasia: il fatto è che il ricordo di te ragazzino, seduto nell’ombra verde del parco, non riesce a collidere con quella di uno spietato Mangiamorte. Quei giorni mi alzo dal letto, mi preparo qualcosa di caldo e passo la notte in silenzio, a vegliare, in attesa che i gufi del mattino mi portino notizie migliori.
 
A volte mi chiedo se ci siamo mai incontrati.
Eri tu uno di quei mostri nascosti dietro alle maschere bianche, che si divertiva a uccidere e a mutilare? È stato il tuo l’incantesimo che ha tranciato il naso a Malocchio? Tua la fattura che Remus ha schivato per un pelo? Tua quella che fa svegliare James in preda agli incubi, perché ci è mancato tanto così che lo uccidesse? Sei tu che, ridendo, hai torturato me e i miei amici, in quel vicolo, fino a quando il resto dell’Ordine non è riuscito a salvarci? Se mi vedessi, se mi riconoscessi nel mezzo della battaglia, Sev, avresti pietà di me? Oppure, come è successo a molti, l’odio e il disprezzo hanno cancellato qualsiasi traccia di umanità dal tuo cuore?
 
Altre volte m’invade una rabbia fredda e sarcastica e penso che stai facendo proprio quello che hai sempre sognato: ora finalmente sarai contento, mi dico, ti trovi proprio con le persone più giuste per te. Quelli sono i giorni peggiori, quando qualcuno di noi è morto in missione e nemmeno James riesce più a sorridere, mentre Peter ha quello sguardo sperduto che fa male anche solo a sfiorarlo.
 
Altre volte ancora, ci sono solo amarezza e rimpianto per un presente che non si può cambiare e un futuro che avrebbe potuto essere diverso.
Me lo chiedo spesso: se avessi ceduto, se ti avessi parlato, se fossi tornata sui miei passi, tu saresti un Mangiamorte, oggi? Vorrei potermi rispondere di no, ma una voce in fondo al mio cuore continua a sussurrarmi che non sarebbe cambiato niente. Non davvero. Tu non avresti comunque capito.
Non fraintendermi, Sev, ora ho una famiglia e sono felice.
Mi sono lasciata alle spalle molti rimpianti, molto dolore e, sì, anche molte speranze e illusioni, ma c’è una parte di me che desidera disperatamente scoprire che tutto questo è un sogno. C’è una parte di me che vorrebbe svegliarsi ad Hogwarts, scendere in sala grande, salutarti e confrontare insieme i compiti di pozioni.
Ancora oggi, ci sono alcune cose che solo tu potresti capire, che potrei rivelare solo a te: siamo cresciuti insieme e per me è impossibile dimenticare quei sei anni in cui sapevamo tutto l’uno dell’altro. Nonostante io finga di averci messo una pietra sopra, e per certi versi è così, credimi, la nostra amicizia per me è una ferita ancora aperta e tu non sai quanto, a distanza di anni, le tue parole facciano ancora dannatamente male.
 
A volte mi sorprendo a immaginarti qui: sei tu il mio testimone di nozze, sei tu che, insieme a James e Sirius, mi consoli perché Petunia non è al mio matrimonio. Mi ripeti di lasciarla stare, ti offri, addirittura, di interrogarla con il Veritaserium per farle ammettere, una buona volta, che la sua è solo invidia e che mi vuole ancora bene. Immagino che l’odio tra te, James e Sirius sia scemato lentamente e che vi sia rimasta solo la cattiva abitudine di insultarvi in modo fantasioso. Sogno che siete tu e Sirius i padrini del mio primo figlio e che, per questo, ingaggiate una lotta a colpi di regali per accaparrarvi l’affetto del piccolo Harry. Ti sogno nell’Ordine, scorbutico con tutti, ma segretamente ammirato, ti sogno accanto a me, insieme a James, ai funerali di amici e conoscenti, che mi porgi un fazzoletto, che mi abbracci, che mi dici che ce la faremo.
Forse, se non fosse scoppiata questa stupida guerra, la vita ci avrebbe dato la possibilità di ricucire i nostri rapporti. O forse, se la nostra amicizia non si fosse rotta prima, sarebbe finita nel momento in cui io avessi iniziato a frequentare James. O magari non l’avrei mai fatto perché c’eri tu, non lo so.
A volte penso che io e James fossimo destinati l’uno all’altra e che in qualche modo ci saremmo comunque trovati, poi una voce che somiglia incredibilmente alla tua, mi ricorda che queste sono solo stupidaggini Babbane e allora io sorrido e mi ripeto che, dopotutto, io ho tutto il diritto di crederci.
 

Ottobre 1981
 
Prigionieri. Ecco cosa siamo. Prigionieri di un Incanto Fidelius evocato per il nostro bene. Voldemort ci cerca. Voldemort ci vuole morti. Non possiamo uscire di casa e James questo non lo sopporta. Mai come oggi il terrore mi soffoca e l’ansia non mi lascia dormire. Nessuno è mai sfuggito a Voldemort, quando lo voleva morto e noi siamo già stati molto fortunati. Vorrei riuscire a sfogare la tensione, ma non posso fare un passo fuori casa, non posso correre non posso respirare l’aria fresca, ogni libro mi sembra noioso e la storia che sto leggendo priva di senso. L’unica cosa che ci dà tregua sono le visite degli amici, degli altri membri dell’Ordine e dei pochi altri che sanno che siamo qui.
Anche il piccolo Harry sente il nostro nervosismo e piange più del solito, ma noi stiamo cercando di stare calmi almeno per lui. Se non avessi litigato con Petunia l’avrei affidato a lei, sai? Mi sarei sentita più sicura a saperlo in salvo tra i babbani.
Silente ha detto che ha ricevuto una soffiata da una fonte credibile ed io e James passiamo le serate a domandarci chi mai possa essere. Chiunque essa sia gli dobbiamo la vita: avrà per sempre la nostra gratitudine e il nostro perdono.
Mi sento prigioniera come quando d’estate non potevo usare la magia. Io e te Sev, la passavamo chini sui libri ad elaborare nuove teorie, utilizzando tutta la magia che il Ministero non poteva intercettare. Era abbastanza per far correre via Petunia spaventata e per stupire i miei genitori. Loro erano orgogliosi anche di te, sai?
Oggi non è come allora: non posso giocare sul filo delle regole, perché sarebbe un’imprudenza che potrebbe costare carissima a Harry, a James e a me. Oggi sono madre, Sev, e ho delle responsabilità ben precise.
 
Siccome abbiamo molto tempo libero sto raccontando un po’ della mia infanzia a James. Credo che sia geloso di te, ma credo che stia anche imparando a rivalutarti. L’altro giorno mi ha detto che gli dispiaceva averci fatto litigare.
“Non è stata colpa tua.” Gli ho detto ed era la verità, non è stata colpa sua: siamo stati noi.
Lo sai che il tuo padrone mi vuole morta, Severus? O sei così insignificante da non esserne stato informato? Oggi, nel buio senza speranza di questa guerra, il passato splende con il calore di mille soli e il rimpianto sfuma in compassione: eravamo giovani, eravamo stupidi, eravamo felici. Non lo saremo più, ma alla fine impareremo di nuovo a vivere.
 
 
                                  
 
                                                                     
 
 
 
 
 
 
Nota: so che il testo in alcuni punti è ripetitivo o perfino contraddittorio, ma questo è un testo a spirale. Lily riflette sulla fine dell’amicizia con Severus e siccome i fatti sono sempre gli stessi, ma lei no, ogni volta li vede in maniera diversa e si dà una diversa spiegazione. Se avete presente il De Profundis di Oscar Wilde (che vi consiglio caldamente di leggere), sapete di cosa sto parlando. Ovviamente io non sono a quei livelli.
Nel libro si vede chiaramente che lei non ha capito che Severus la ama, quindi ho immaginato che non sapesse nulla neanche della sua reale situazione familiare (probabilmente sapeva che il suo amico non aveva molti soldi, ma niente di più).
Spero di essere riuscita a rendere bene i sentimenti di Lily che non via sembrata troppo sdolcinata o melodrammatica. Non credo che abbia passato tutta la vita a piangersi addosso, ma sono sicura che ci è stata parecchio male nel perdere un amico d’infanzia, anche se la decisione era stata sua, e che quindi ci ripensasse spesso. La cronologia l’ho dedotta da qui e quindi dovrebbe essere corretta, nel caso avessi fatto qualche errore, siate gentili e fatemelo sapere. Vi prego anche di lasciarmi qualche commento sulla grammatica, l'impatto e l'IC dei personaggi, l'ho revisionata mille volte, ma sono sicura che c'è ancora qualcosa che non va: aiutatemi a capire cosa,per favore.
  
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