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Autore: NanaLuna    08/10/2015    2 recensioni
Le lenzuola grigie sono sporche e stropicciate; sul materasso sono sparsi i rimasugli della notte appena trascorsa: bottiglie di alcolici, forcine con capelli stopposi attorcigliati alle estremità, vestiti appallottolati e gettati via come fazzoletti di carta. Anche quella ragazza nel letto, Haymitch può considerarla un semplice rimasuglio? Lui ha già capito di esserlo, un ragazzo che passa di seno in seno senza pausa non è altro che il rimasuglio di quella persona prima dei Giochi, residuo di mile notti, passate e future, identiche a quest'ultima.
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Sulle note di "Drunk" di Ed Sheeran, Haymitch dopo i 50esimi Hunger Games.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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   Catherine, maybe I'm drunk again



I wanna be drunk when I wake up,

On the right side of the wrong bed,
And every excuse I made up,
Tell you the truth I hate,
What didn’t kill me, it never made me stronger at all,
Love will scar your makeup lip stick to me,

So now I’ll maybe leave back there
I’m sat here, wishing I was sober,
I know i’ll never hold you like I used to

Le lenzuola grigie sono sporche e stropicciate; sul materasso sono sparsi i rimasugli della notte appena trascorsa: bottiglie di alcolici, forcine con capelli stopposi attorcigliati alle estremità, vestiti appallottolati e gettati via come fazzoletti di carta. Anche quella ragazza nel letto, Haymitch può considerarla un semplice rimasuglio? Lui ha già capito di esserlo, un ragazzo che passa di seno in seno senza pausa non è altro che il rimasuglio di quella persona prima dei Giochi, residuo di mille notti, passate e future, identiche a quest'ultima.

Quando si sveglia, Haymitch non ricorda nemmeno dov'è. Persino le semplici assi del soffitto sono un complesso rompicapo, se guardate attraverso lenti etiliche. Segue le venature del legno per un po' prima di riuscire di mettersi seduto. Accanto a lui gli dà la schiena quella ragazza con cui ha appena passato la notte, una delle tante.

Sa di essere lo schifo di se stesso. Ributta il capo sul cuscino, facendo gemere le molle del vecchio materasso. Aveva rifiutato di vendersi al Presidente, ma per cosa? Non sta forse facendo la stessa vita che lo aspettava dopo aver accettato di prostituirsi? Non sta forse tradendo Catherine mentre il suo cadavere è ancora bollente? Cambiava qualcosa, tradendola ora invece che da viva? Se solo non si fosse opposto, ora loro sarebbero ancora qui.

Si ammirano i Vincitori che tornano dagli Hunger Games più forti di prima, ma la verità è un'altra. Ciò che non ti uccide non ti fortifica, non del tutto. L'attentato lascia strisce sottili ma profonde sulla pelle sfiorata dalla falce; la Morte rimane sempre nell'angolo più remoto della tua testa ad aspettare il momento giusto per completare l'opera, manda i suoi soldati in avanscoperta: un giorno è il fratellino, altre volte la madre. Tastano le vecchie ferite per vedere come va la guarigione, tentano di riaprirle con le falangi affilate, vengono strappati via dalla luce del giorno.
 
Non aspetta che si alzi anche lei. Si veste ed esce in silenzio da quella casa pulita e per bene della zona commerciale, sedendosi sui gradini accanto a un vaso di peonie smorte. Il cielo è coperto da una coltre impenetrabile di nuvole e la luce che ne filtra è bianca, pallida, una persona malaticcia.
Haymitch si alza. Inizia a camminare, il suo pensiero è rivolto alla lussuosa poltrona di velluto azzurro che lo aspetta in soggiorno, al Villaggio dei Vincitori, e al tavolino pieno di bottiglie che sta di fianco al bracciolo. Alcol. Il suo nuovo ossigeno.
Lungo la strada viene trafitto dalle occhiate cariche di rimprovero di qualche anziana signora coi capelli bianchi e la polvere di carbone incrostrata nelle rughe. Lui risponde con lampi d'invidia. Alcune di loro hanno vissuto durante i Giorni Bui, magari combattendo contro Capitol. Eppure, nemmeno dopo bottiglie intere riuscirebbe a chiedere loro anche un semplice racconto.

Eccola, casa sua, in disordine come il letto dove ha passato la notte. La sua poltrona è un'isola immacolata al centro di tutto quel caos, fiera e pulita insieme al tavolino. 
Dopo aver gettato via il cuscino, Haymitch barcollando si butta a sedere, spostando indietro il mobile di qualche centimetro. E' perfetto, non gli serve che allungare un braccio per avere ciò che vuole.
A mani tremanti afferra la bottiglia di liquore bianco, fermandosi appena un istante prima di berne il contenuto. Forse sarebbe il momento di smetterla, di tornare sobrio e affrontare i problemi una volta per tutte, a mente lucida. Fermarsi un attimo, invece di continuare a vivere come un automa disperato.

Haymitch ha finito il liquore.

Catherine, forse sono di nuovo ubriaco.

I’m just drunk, again
I’ll be drunk, again
I’ll be drunk, again
To feel a little love

Haymitch guarda di traverso i suoi nuovi tributi. Una ragazzina coi capelli mandorla chiaro e gli occhi marroni, uno spilungone alto due metri con i capelli biondo sporco striati di castano. Una piacevole variazione genetica rispetto agli standard del Distretto 12. Non si chiede nemmeno come fare a tenerli in vita, quest'anno. Tracanna un altro bicchiere di scotch, assistendo alla solita Effie che sospira e butta gli occhi al cielo. Mentre si versa l'ennesimo bicchiere sente due paia di occhi bucargli la schiena. Volta la faccia con uno scatto rabbioso, trovando le facce spaurite di  quei due ad attenderlo impazienti.
"E allora, che avete da guardare?" Li fulmina in un attimo. "Tanto morirete entrambi."
Effie rimane in silenzio, sorpresa e senza dire una parola. I tributi si fanno piccoli piccoli nei loro vestiti, abbassando la testa e stringendosi le braccia.
Oh, Catherine, forse sono di nuovo ubriaco.
   
 
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