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Autore: Shizue Asahi    09/10/2015    3 recensioni
Storia scritta per la Corsa alle 48 ore di Torre di Carta e la Writing Challenge;
Ade si lascia cadere accanto a lei, le cinge i fianchi e la costringe a salirgli sulla pancia. Persefone ride e lui vede le sue labbra dischiudersi attraverso un turbinio di ciocche bionde. Dimentica la fatica, il fastidio e la calura.
Persefone lo bacia, sorridendogli maliziosa, senza nascondere le proprie intenzioni.
Tra le mani che si cercano e le bocche che si mordono, con Persefone che gli stringe le cosce sulle anche e preme i seni sul suo collo, Ade scorge un melograno pendere da un ramo, sopra le loro teste.

Ade/Persefone | modern!AU | Raccolta di flashfic
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Le monsieur des calles
 
 
 
 
 
 
Il negozio è minuscolo, passa quasi inosservato dall’esterno e l’interno è una selva di fiori colorati e foglie enormi. Ade ci entra quasi per caso, l’aria seccata di chi vorrebbe trovarsi da tutt’altra parte e le mani affondate nelle tasche dei jeans.
Si trascina fino al bancone, strusciando i piedi sulle mattonelle linde. Osserva pigramente le piante che gli sorridono maligne dai propri vasi, mentre naso e occhi iniziano a pizzicargli; fa mente locale, cercando di ricordare cosa esattamente gli abbia detto Zeus. Non è che non lo stesse ascoltando: ne seguiva affascinato l’oscillare dell’orrida barba che il fratello aveva deciso di farsi crescere e si era perso qualche passaggio.
Era si era incollerita per qualcosa che aveva detto - Ade aveva detto tante cose, quindi non saprebbe individuare cosa con esattezza – e non è il genere di donna che lascia correre. Era è più il tipo che se lo lega al dito e ti porta rancore per il resto dell’eternità. Al che Zeus, in uno slancio del tutto cavalleresco e insolito, gli ha suggerito di comprarle dei fiori – Era ne va matta – gli ha confidato, dopo essersi assicurato che la consorte non li stesse ascoltando.
E questa è la triste storia di come si sia ritrovato a fare il giro dell’isolato alla ricerca di un fioraio.
- Un mazzo di calle – chiede, mentre accende il telefono e controlla i messaggi in entrata.
- Abbiamo fatto arrabbiare qualcuno? – trilla la commessa con un accento del tutto ridicolo.
Ade vorrebbe risponderle di farsi i fatti suoi, ma, quando alza gli occhi dal cellulare e la vede, la gola si secca improvvisamente. Un concentrato di lentiggini e capelli color del grano maturo lo fissa gioviale, il viso piegato in un sorriso allegro.
- Può darsi – le concede, ritornando padrone di sé.
Quando lei gli porge il mazzo di fiori rimane a fissarla ammaliato ancora per qualche secondo, poi paga e va via. Potrebbe giurare di aver visto un’ortensia fargli l’occhiolino e necessita di tutto il proprio raziocinio per convincersi che è assolutamente impossibile.
 
Improvvisamente trova estremamente appagante infastidire la cognata, il che lo costringe a recarsi dal fioraio in una settimana molte più volte di quanto non abbia fatto prima in vita sua.
 
 
 
*
 
 
 
Persefone, recita il cartellino che la ragazza ha appuntato sul grembiule. Ade lo nota solo dopo la sua terza visita.
- Signore delle calle – lo saluta lei, con quel modo delizioso di strascicare la erre e arricciare le labbra.
Ade la osserva comporre uno splendido mazzo di fiori, senza neanche bisogno che glielo chieda. Questa volta ha scelto delle calle gialle – Per una donna molto bella – gli spiega, avvolgendo il nastrino intorno ai gambi.
- Per una donna terribile – la corregge Ade, con una nota pungente nella voce. Era è molto bella, ma dubita di aver mai incontrato una donna tanto spaventosa prima d’ora. - È la moglie di mio fratello – continua poi, cupo – Non andiamo molto d’accordo. –
- Ho notato – scherza Persefone, aggiungendo qualche fiorellino bianco alla composizione – Anemoni, per chiedere scusa, sai? – gli spiega.
 
Persefone si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lo osserva assorta. Conta con attenzione il resto e gli porge il denaro e poi i fiori.
- A presto, Signore delle calle – lo canzona e poi gli sorride, facendo sparire qualche lentiggine tra le fossette. Ed è bella in un modo innocente e singolare. Non ha la bellezza giunonica e temibile di Era né quella florida e ammiccante di Afrodite, ma, in qualche modo, Ade la trova decisamente più bella di entrambe.
- Ade – le dice dopo qualche secondo, risoluto – Ma Signore delle calle va bene lo stesso, immagino. -
Esce dal negozio con la risata di lei ancora nelle orecchie.
 
 
 
*
 
 
 
Persefone ha delle mani piccole e bianchissime. Ade si perde mentre le osserva intrecciare i gambi di qualche fiore o sfilare un nastrino colorato. I capelli sono biondi e caldi e il viso è minuto e delizioso.
Non le riesce mai di tenere la bocca chiusa troppo a lungo e talvolta, quando pensa di non essere sentita, canticchia il ritornello di qualche canzone di cui Ade non conosce il nome. È stonata come una campana, ma non ha il coraggio di dirglielo.
Ha smesso di portare fiori a Era già da un po’, ma non gli serve più un pretesto per entrare nel negozio. Persefone lo aspetta seduta dietro al bancone, impegnata a parlare al telefono con qualche fornitore o a rispondere a una delle mail della madre.
Lo osserva girare per il negozio, fissando accigliato qualche nuova pianta o qualche fiore che non aveva notato prima. Si prende i suoi tempi, non le si avvicina subito. Attende che abbia finito di parlare a telefono o che abbia sbrigato qualsiasi cosa stia facendo. Non ha ancora notato che Persefone diventa improvvisamente sbrigativa nei suoi ordini o che abbia smesso di rispondere in tempo reale alle mail di sua madre. Non è un buon osservatore come crede.
Persefone ha un buon odore, riesce a riconoscerlo anche attraverso quello dei fiori, che li circondano, e il pizzicore al naso. Ha un che di dolce, del tutto appropriato all’idea che si è fatto di lei.
Ha poi scoperto che la pronuncia insolita della ragazza è dovuta alle sue origini – Mia madre è francese – gli ha confidato, un pomeriggio, senza alcun motivo.
Tutto in Persefone è dolce e amabile. Una figura sottile e minuta che invade i suoi pensieri e lo molesta nei modi più impensabili. La vede nei fiori delle aiuole – a cui non ha mai fatto caso prima -, nel sorriso gentile della commessa del minimarket sotto casa, nei capelli biondi – mai abbastanza biondi – delle donne che incontra per strada.
Quando poi, alla fine, cede e, in un moto affettuoso e del tutto insolito per lui, le poggia in fiorellino bianco tra i capelli e lei arrossisce, sa di non avere via di scampo. Si arrende a se stesso, a Persefone e alle Moire; si lascia guidare dall’irrazionalità del momento e si china a baciarla.
Uno sfiorarsi di labbra, un sussulto, un attimo soltanto. Poi ritorna composto, come se nulla fosse accaduto, come se se lo fosse immaginato. Ma le gote di Persefone e il giacinto tra i suoi capelli testimoniano che non è così.
 
 
 
*
 
 
 
Ade ha un che di austero, forse è colpa del viso affilato e pallido o dei capelli scurissimi o del modo freddo e distaccato con cui si muovo e districa durante il giorno. Non è esattamente il genere di persona che ama le festività. Di norma si limita ad attendere che passino, più cupo e intrattabile del solito, resistendo stoicamente alle richieste di amici e parenti. Non che non provi affetto per i propri fratelli, ma le rimpatriate finiscono sempre con Dioniso ubriaco marcio in qualche angolo della casa, Atena in collera con lui ed Era che fa il diavolo a quattro con Zeus e tutto ciò può anche risultare divertente per le prima quattro o cinque volte, appena passabile in qualche altra occasione, ma alla soglia dei trent’anni è fermamente convinto di poterne fare a meno.
Quando poi, quella mattina, entra nel negozio e trova Persefone intenta a decorare le pareti con festoni colorati e palline lucide, un campanello di allarme inizia a suonare.
- Buongiorno, Signore delle calle – lo saluta lei, ridendo di quel vezzeggiativo che ormai gli ha cucito addosso.
Ade la osserva in silenzio, gli occhi leggermente arrossati e il naso pruriginoso – maledetta allergia.
- Che cosa stai facendo? – gracchia, mentre Persefone si sposta dall’altro lato della stanza, canticchiando un motivetto natalizio e stonato.
- Tra poco è Natale. Bisogna festeggiare. -  
 
Scopre presto che le festività possono avere anche dei retroscena ancor più spiacevoli. Quando, a due giorni dalla Vigilia, Persefone chiude il negozio e va a trovare la madre fuori città, Ade non dà peso alla cosa. Non ci trova nulla di insolito e neanche di troppo sbagliato – è forse un pelino infastidito o deluso.
I suoi fratelli riescono a trascinarlo a casa per le feste – ci riescono sempre, in qualche modo – e il suo malumore si accentua quando, senza alcun tatto, Dioniso gli chiede della sua nuova fiamma, concentrando su di lui tutte le attenzioni.
Ade odia il modo in cui Afrodite sogghigna e tace, gongolando come se già sapesse tutto, anche quello che ancora non è successo.
Quando poi Natale passa e Persefone ancora non fa ritorno, Ade è molto infastidito, tanto che la chiama. Al telefono risponde una donna spaventosa, al pari di Era. Senza tante cerimonie lo bercia, informandosi sulla sua identità, sulle sue intenzioni e su che genere di fine dolorosa voglia che lei gli infligga. Quando, finalmente, Persefone intercetta la madre e le strappa di mano il telefono, Demetra non si risparmia una battuta caustica che persino Ade riesce a decifrare. Adorabile, davvero.
Persefone ha una voce calda e tenera. Gli chiede scusa in ben due lingue e poi fa un risolino imbarazzato. Ade quasi può vederla arricciare il naso e scuotere i capelli.
Le chiamate diventano un’abitudine – e anche le minacce di Demetra.
 
Fa freddo, nevica e pioviggina a tempi alterni e Ade trova che tutto ciò si adatti magnificamente al suo umore uggioso. Quando finalmente Persefone fa ritorno è come se fosse primavera, non avverte più il freddo, la solitudine e l’inquietudine invernali, il gelo non gli punge il naso e la bocca gli si inclina in un sorriso tremulo.
Persefone è piccola e svelta, non lo saluta, non parla, semplicemente lo abbraccia e affonda il viso sul suo petto.
Ade sente un calore insolito e molesto all’altezza del cuore – o del polmone, chi può dirlo?
 
 
 
*
 
 
 
Persefone è una nuvola di capelli biondi e pelle bianca. Ade ne bacia ogni lentiggine; passa la punta del naso adunco tra i piccoli seni e la fa sussultare.
A Persefone sfugge un adorabile versetto, e poi un ansito. Si inarca contro di lui e lo guida verso il proprio piacere.
Ade ne percorre compiaciuto ogni curva, ne descrive le rotondità dei fianchi e si sofferma con studiata calma sulle efelidi e sui piccoli nei che le decorano il corpo. Bacia, mordicchia e sugge ogni centimetro di quella pelle lattea; ne assapora la consistenza delicata e si appropria del suo odore, malizioso e possessivo. Si imprime nella mente ogni gesto, ogni carezza, mentre Persefone chiama il suo nome o, birichina, usa quel vezzeggiativo stupido che ha ideato solo per lui.
Signore delle calle, soffia tra un bacio e l’altro, tra un ansito e l’altro, tra un gemito e l’altro.
Ade gode nel vederla tremare sotto di sé, nel rossore sulle sue gote e nel modo supplichevole e desideroso col quale studia i suoi movimenti. Si inarca, scalcia, gli afferra le spalle e lo graffia. Ne lacera la pelle alla ricerca di un contatto più intimo, più intenso, più completo.
Si amano con passione, mentre le mani si cercano e le bocche si uniscono in uno sfarfallio di labbra, denti e lingue.
 
Sul comò, silenziosa, un’orchidea decora la stanza.
 
 
 
*
 
 
 
Persefone è dotata di una femminilità innata e di una delicatezza unica. Senza alcuno sforzo, agli occhi di Ade, appare graziosa  e leggiadra. E, ogni volta che gli capita di scorgere quel termine – femminilità –, ad Ade viene in mente lei. E non certo perché occupi buona parte dei suoi pensieri. Non esattamente, almeno.
 
Si scosta una ciocca di capelli mediti di sudore dalla fronte e gli sorride, in un misto di soddisfazione e pigrizia. Ade legge nei suoi occhi l’opacità che precede il sonno e la guida con gesti lenti e ripetitivi. Le carezza la fronte, la guancia, il collo; ne bacia le palpebre, la punta del naso e le labbra.
Persefone sussurra qualcosa di intellegibile e sorride teneramente.
Ade la osserva scivolare nel sonno, i capelli color del grano riversi sul cuscino, la bocca dischiusa, il corpo inerme tra le sue braccia.
I seni gonfi si sollevano seguendo il ritmo del suo respiro e Ade è tentato di stuzzicarglieli, giusto un pochino, solo per tenerla ancora un po’ cosciente con lui.
Tra le lenzuola sfatte, scorge le forme del suo corpo, la pelle lentigginosa e chiara e qualche segno che le ha lasciato addosso durante l’amplesso.
Con un calore inaspettato le carezza il ventre gonfio e un piedino scalcia contro il suo palmo.
 
 
 
*
 
 
 
La cucina sa di zucchero e cannella e quando Ade torna a casa – casa loro – avverte già il buonumore mordergli gli angoli della bocca. Non importa che il lavoro sia stato uno strazio, né che i suoi fratelli gli abbiano riempito il telefono di messaggini idioti e ridicoli o che il cane del vicino abbai di nuovo attentato alla sua virilità.
La casa è viva, calda, profuma di fiori e la voce di Persefone trilla dalla cucina.
- Sei tornato prima – constata, le mani sui fianchi e una sbaffata di farina sul viso e tra i capelli.
- Che cosa stai facendo? – le chiede, osservando sospettoso il grembiule da cucina sporco e le mani impiastricciate.
- Assolutamenteniente – sputa Persefone, in un’unica parola, senza respirare neanche – Va’ in camera tua – gli ordina poi e per un secondo Ade scorge l’impronta terrificante di Demetra nella sua voce.
Ade si ritrova spinto nella loro camera da letto senza neanche poter protestare.
 
Talvolta si stupisce a pensare che Persefone non abbia proprio tutte le rotelle al posto giusto. È amorevole, graziosa, perfetta. Ogni tanto eccessivamente allegra – difficilmente gli è capitato di scorgerla in qualche momento no – ma può tollerarlo, in fin dei conti lui, allegro, non lo è quasi mai.
La cucina è un disastro, ci saranno piatti e posate da lavare per almeno una settimana e il robot da cucina ha tutta l’aria di chi non se l’è vista bene.
Persefone gli sorride allegra, il viso e i capelli imbiancati dalla farina, le maniche della camicetta arrotolate fin sopra ai gomiti e una torta sbilenca tra le mani.
- Joyeux anniversaire, signore delle calle – gli dice, strascicando le parole e facendo sparire due o tre lentiggini tra le fossette agli angoli della bocca.
 
Ade non ha il cuore di dirle che mancano ancora due mesi al suo compleanno.
 
 
 
*
 
 
 
Ade è un uomo adulto, una di quelle persone distinte che incutono soggezione e riverenza in chi le incontra. Persefone, la prima volta che lo ha visto, ne è rimasta molto intimorita. Poi, man mano, ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarne i lati più nascosti.
Ade è cupo e arcigno, quando vuole. La mattina è intrattabile e spesso anche per il resto del giorno. Ha poco in simpatia gli animali in generale, sebbene i cani facciano eccezione – tranne quello del vicino che lo trova molto antipatico e perfetto da mordicchiare.
È geloso, possessivo ed egoista. Non vuole dividerla con i suoi amici, non vuol averla lontana, non vuole che il fattorino, che le consegna gli ordini, le parli, e quando accenna ad andare a trovare sua madre diventa ancor più silenzioso e irritabile.
Ma è dotato di quella gentilezza e di quella premura ruvida propria di chi non è abituato a dispensare il proprio affetto a chiunque. Le sue carezze sono pesanti e i baci famelici. La stordisce e la appaga in modi in cui non credeva fosse possibile.
È un’ottima casalinga, molto più di lei. Ricorda con perfetta esattezza tutto quello che gli dice e la ascolta con gioia e interesse.
Ci sono poi quei retroscena imbarazzanti di cui nessuno dei due fa parola, in un tacito accordo. Quando Ade, di tanto in tanto, le porta una mela o un altro frutto da sbucciare, Persefone gli sorride gentile e lo sbuccia senza una parola. In cambio, quando qualche orrido ragno fa irruzione in casa loro, Ade è sempre pronto a farlo fuori prima che le possa zampettare addosso.
 
 
 
*
 
 
 
Ade ha sempre trovato qualcosa di affascinante in quell’albero. Lo ha scorto da lontano, durante una delle loro prime passeggiate, e, ogni qualvolta gli capita di ripassare per quel punto del parco, esso focalizza tutta la sua attenzione.
Non saprebbe neanche spiegarsi il motivo, sa solo che gli piace. Gli trasmette una sensazione rassicurante, protettiva. Rievoca un ricordo sopito nel suo inconscio e al quale non sa neanche dare una spiegazione.
Persefone, a cui difficilmente sfugge un cambiamento nel suo umore, lo nota.
 
È rapida. Si muove lesta tra la vegetazione, attenta a non calpestare qualche fiorellino indifeso o qualche insetto di passaggio.
Le sue impronte piegano appena l’erba, gentili e delicate, mentre Ade arranca dietro di lei, il fiato leggermene corto.
È estate, fa caldo, non è esattamente un connubio vincente. Aggiungendo anche la sua carnagione chiara – già sente la pelle andargli a fuoco – il quadro è completo.
- Muoviti – lo incita Persefone, con una nota pungente nella voce – Sei davvero vecchio, mia madre già sarebbe arrivata in cima. E ha il doppio dei miei anni. –
- Tua madre – sputa Ade, punto sul vivo, in un moto di orgoglio e fastidio, ma poi si placa. Non vuole offenderla o infastidirla. Demetra non rientra nelle sue simpatie, ma il legame che la lega a Persefone è profondo e intimo, molto più del loro, e ogni volta che la donna viene messa in mezzo avverte il brivido dell’incertezza mordergli la spina dorsale.
Quando finalmente arriva in cima alla collina, Persefone si è già sistemata, ha steso il telo sotto all’albero – quell’albero – e lo aspetta.
Ade si lascia cadere accanto a lei, le cinge i fianchi e la costringe a salirgli sulla pancia. Persefone ride e lui vede le sue labbra dischiudersi attraverso un turbinio di ciocche bionde. Dimentica la fatica, il fastidio e la calura.
Persefone lo bacia, sorridendogli maliziosa, senza nascondere le proprie intenzioni.
Tra le mani che si cercano e le bocche che si mordono dispettose, con Persefone che gli stringe le cosce contro le anche e preme i seni sul suo collo, Ade scorge un melograno pendere da un ramo, sopra le loro teste.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
Questa raccolta è nata grazie a La corsa delle 48 ore indetta da La Torre di Carta (andate a darci un’occhiata) e partecipa anche alla Writing Challenge.
Secondo la leggenda, le calle sono nate da alcune gocce di latte sfuggite al seno di Era, per questo motivo ho scelto loro come fiori per lei. In realtà non so quali siano i fiori predilettida Era o se ce ne siano effettivamente. 
Nel mio headcanon Ade è allergico al polline.
- Nella prima flash il prompt è ortensia. Nel linguaggio dei fiori l'ortensia indica la nascita di un nuovo amore e per questo motivo Ade ne vede una strizzargli gli occhi;
- La seconda flash utilizza giglio (purezza);
- La terza flash utilizza il prompt gelsomino. Il gelsomino bianco indica l'amabilità, un lato di Persefone che ho cercato di evidenziare;
- La quarta flash utilizza biancospino. Il biancospino è un fiore invernale, caratteristico del periodo Natalizio e inoltre rappresenta la speranza (di Ade di rivedere quanto prima Persefone, che le feste passino e che possa tornare alle sue abitudini);
- La quinta flash è ispirata a orchidea. L'orchidea esprime passione e sensualità (che spero facciano da tema portante alla storia), inoltre, a titolo informativo, era usata per i filtri d'amore :)
- La sesta flash utilizza azalea. Questo fiore è spesso associato alla femminilità e alla maternità;
- Poi, in ordine, i prompt sono torta, mela e albero;








 
   
 
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