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Autore: Elwerien    16/02/2009    2 recensioni
Shikamaru. Ino. E il buio di un sentimento logorato.
“L’amore non soddisfatto non è disposto a perdonare. Si incancrenisce se viene mutilato, e diventa un male mortale”.
[Vincitrice della sfida Angst del forum ShikaIno].
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Il titolo (tranne “Rancour”) è una strofa della canzone “The last time” dei Within Temptation

Note: Il titolo (tranne “Rancour”) è una strofa della canzone “The last time” dei Within Temptation. Il sottotitolo invece viene da “Running up that hill”.

Per il prologo è stata usata la canzone “Sounds of freedom”, dello stesso gruppo.

 

 

 

 

Rancour

-got lost in the illusion-

 

…... is there so much hate for the ones we love?

 

 

 

Prologo

 

 

The sounds, they are all around

 

 

 

Gli abitanti del villaggio dicevano che in quel castello c’erano i fantasmi.

Dicevano, assolutamente certi, di averli sentiti urlare nella notte, quando tutto intorno taceva; le loro urla –l’avevano ripetuto tante volte- avevano graffiato l’aria, terribili e funeste. Giuravano persino di averli sentiti scuotere le loro pesanti catene, e il suono metallico aveva riempito la notte di terrore.

Il castello si stagliava a non più di due chilometri dal villaggio, imponente ed enorme, perfettamente visibile quando non c’era la nebbia; la nera figura, con i suoi torrioni appuntiti e i fianchi diroccati –perché era antico, e disabitato- era ormai parte integrante del paesaggio, e quel villaggio era l’unico abbastanza vicino da poterlo vedere.

Molte storie si erano intrecciate sull’antica rovina: ben lungi dall’averne paura, tali invenzioni si erano radicate in profondità nella cultura degli abitanti. Alcuni racconti, cantati la sera intorno al fuoco, volevano il castello sede di una strega, che prima di morire l’aveva incantato in modo che facesse risuonare per sempre i lamenti di coloro che erano stati vittima dei suoi sortilegi; altri ancora pensavano che fosse stato un luogo di tortura, e che le grida dei ferri acuminati e roventi avrebbero rimbombato in eterno. Gli abitanti del villaggio non nutrivano alcun dubbio sull’esistenza degli spettri: per loro erano reali come l’aria che si respira, come il dolore che si accende nelle carni dopo una ferita. Solo, non potevano dire di averli mai visti: nessuno aveva mai osato incamminarsi lungo il sentiero che conduceva al castello, né tantomeno addentrarvisi. Le urla che sentivano, la notte –urla che si mischiavano al vento, rendendole tutt’uno col grido freddo e tagliente- bastavano da sole a placare ogni loro ragionevole dubbio.

I rari viaggiatori che si trovavano a dover passare da lì non restavano mai a lungo, respinti dal carattere tutt’altro che ospitale di quella gente. Si respirava, nell’aria, qualcosa che doveva senz’altro provenire da quel tanto favoleggiato castello: non si sarebbe altrimenti potuto spiegare quel vento sottile e gelido che percorreva lentamente le strade, quasi fosse stato l’alito di un fantasma, né la continua sensazione dei forestieri di essere spiati -e l’ansia che ne seguiva, accresciuta da un senso di soffocamento quando calava una leggera nebbiolina. Una patina argentata dentro alla quale, forse, esseri incorporei si muovevano.

Nel villaggio faceva freddo. Nessuno avrebbe potuto dire se fosse per il clima nebbioso e umido, per l’inospitalità degli abitanti o per le presenze vaghe ed evanescenti che parevano aggirarsi per i vicoli. Una cosa era certa: mai nessuno vi si fermava troppo a lungo, preferendo riprendere al più presto il cammino. Ma agli abitanti del villaggio andava bene anche così, e rimanevano soli con le loro grida notturne, un suono quasi confortante che ormai si aspettavano di sentire.

Non ricevevano visite di viaggiatori da parecchio tempo –anni- quando, una mattina nebbiosa come tante altre, fecero la loro comparsa due giovani. Un ragazzo moro dal cipiglio svogliato e una ragazza bionda: gli abitanti non avevano più contatti col mondo esterno, ma riconobbero subito i due per quelli che erano. A giudicare dal coprifronte che il ragazzo portava su una spalla, dovevano essere due ninja.

Un alito di vento più forte del solito giunse da ovest, dove si ergeva il castello nascosto dalla nebbia. Pareva mormorare parole invitanti: da tempo, al villaggio, non giungevano forestieri.

Già, ormai da molto tempo.

 

***

 

 

 

 

 

Note:

Ecco a voi il prologo <3 il primo capitolo verrà pubblicato domani.

Questa storia ha vinto la sfida Angst (rigorosamente biancaH) Coco Lee vs Elwerien che si è svolta sullo ShikaIno Official Forum.

Ringrazio tutti i giudici per i bei commenti e per l’impegno che hanno messo nel valutare le storie, e faccio i complimenti anche a Lee.

Mi dilungherei di più ma non ho molto tempo, rinvio tutto al prossimo aggiornamento xD

Spero che il prologo vi abbia interessato,

un bacio,

El*.

 

   
 
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