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Autore: A r y a_    10/10/2015    1 recensioni
Viola, ragazza dal talento innato di saper correre con una palla tra i piedi, sale nella prima squadra del quartiere milanese in cui si è trasferita, ma se il livello cresce, anche gli ostacoli si fanno più alti da scavalcare: all'interno del gruppo c'è instabilità, rivalità, competizione.
L'arrivo di un nuovo allenatore cambia le cose, non tutte in positivo, ma è proprio questa ennesima novità a complicare ulteriormente il cammino di Viola: nel calcio, il binomio di rapporti amore/odio e allenatore/atleta può essere estremamente delicato, toccherà a entrambi districarsi nei problemi che porterà.
• Dal Capitolo II •
Sì, le stava ancora stretto, come allenatore, ma in quel momento aveva una voglia di dimostrare quello che davvero sapeva fare, di spaccare, che non aveva mai avuto prima, con nessun altro mister.
*
Quella verità intrinseca che aveva appena colto era semplicemente che Edoardo aveva già la sua bella laurea in legge, e dei giri di parole e di perifrasi era il maestro indiscusso.
In pratica, aveva evitato di farle capire che aveva messo in discussione tutto, perché in lei vedeva un gran potenziale.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Pretty face, electric soul ♦

 

Prologo •




 
"Tu che sport fai, pallavolo?" era una domanda che le ponevano frequentemente, quando si entrava in discorsi di movimento fisico, passatempi, passioni. 
Puntualmente la sua risposta era negativa, e i tre quarti delle volte che aveva aggiunto che giocava a calcio aveva ricevuto una smorfia (di incredulità o di disapprovazione? Boh, chi lo sa) da parte dell'interlocutore.
Chissà perché, poi, le chiedevano proprio della pallavolo. Era una ragazza bassa, non si sentiva adatta a quella disciplina, ma magari era solo che era considerato uno sport "per femmine" e lei, per ironia della sorte, era femminile in gusti e caratteristiche.

Tranne per quanto riguardava il calcio - che quello femminile a volte non si sa nemmeno che esiste. 
"Oddio, c'è anche un posto dove insegnano a giocare alle ragazze?" e quelli che ne sapevano un po' di più "senti ma se capita che due hanno gli stessi scarpini si tirano i capelli?" 
Perché il calcio è uno sport per maschi, no?, se sei una femmina sei etichettata come strana, o interessante, o lesbica, o grezza, o chissà che altro - soprattutto se vivi in un paese piccolino in cui la gente non è abituata a cose, come dire, diverse.

E forse era per quello che, effettivamente, la gente le chiedeva se giocasse a pallavolo, per prima cosa. I soliti luoghi comuni di un ambiente troppo chiuso nella propria, solita, mentalità per una persona come Viola: piena di contrasti e contrari, con la faccia carina e l'anima guerrigliera di chi cerca continuamente un confronto.
E così, per l'ennesima volta, aveva risposto:
«No, gioco a calcio.»
«Davvero?! Che strano, avrei detto tutto ma non quello...»

Ecco, così si concludeva il teatrino della fatidica domanda sulla pallavolo, con Viola che mormorava un "eh già", allontanandosi con un sorrisetto di circostanza. 
Ma nella vita di ciascuno, prima o poi, avvengono delle cose che le regalano una svolta (a volte più a volte meno piacevole). 
Nel suo caso era successo che, quasi da un momento all'altro, il viaggio fino al centro sportivo più vicino a casa sua si era notevolmente accorciato, così come il tragitto casa-scuola. Sì, insomma, passare dall'atmosfera tranquilla di uno di quei borghi toscani nel Chianti un po' rustici e dall'aria medievale a quella grigia e affollata di Milano era un bello stravolgimento per lei. Non che, in fondo, le fosse dispiaciuto un cambio così radicale; era quello di cui aveva bisogno - un posto nel mondo in cui lei non fosse l'eccezione tra pochi, ma la normalità tra tanti. 
E così aveva cominciato la quarta liceo in un linguistico milanese, aveva iniziato ad allenarsi nella primavera femminile della squadra del quartiere, e la gente si limitava a chiederle "che sport fai?", senza nemmeno menzionarla, la pallavolo. 
Poi Viola era brava, a giocare, checché ne avessero detto fino a poco prima, e in poco tempo era riuscita a farsi notare e raggiungere il suo primo obiettivo, quello di giocare in prima squadra.

Ecco.
Quell'obiettivo sarebbe stato la disfatta, o la fortuna, del resto della sua adolescenza e anche un po' dopo.









[A r y a_'s notes]
Buon pomeriggio a tutti, come state? ♥ Volevo solo dire che stavolta mi sono buttata in una storia a più capitoli, di questa ragazzetta che poi vedrete cosa combinerà. Sarà una vera peste! Come in tutte le mie incomplete storie a più capitoli, non so quanto potrò essere costante, ma stavolta mi ci voglio davvero impegnare (sì), anche perché ho un sacco di idee e c'è un'amica che mi costringe incoraggia a scrivere ogni giorno - grazie I. - e quindi nulla.
Ah, anche stavolta come in Feathers (la mia ultima storia a due capitolini, veloce veloce, il link sotto) ho citato nel titolo e semi-citato all'interno del capitolo stesso Lana del Rey, se indovinate che canzone mi fate un'autrice piena di giuoia!
L'ultimissima cosa. I nomi dei personaggi principali sono gli stessi di un'altra storia che ho scritto e pubblicato qui, che si chiama Endless Damnation; diciamo che quel capitoletto solitario può essere considerato un AU di questa storiella che vi racconterò piano piano (? non so cosa stia scrivendo).
*Pubblicità occulta*

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3145243&i=1 → Endless Damnation
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3232665&i=1 → Feathers

So che siete persone con la pigrizia nel cuore e vi capisco, ma un pensierino su questa storia o le mie altre sarebbe carino da parte vostra :) quindi grazie per essere passati e al prossimo capitolo!
A r y a_
   
 
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