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Autore: Soe Mame    10/10/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Già, i peccati sono a mia sola discrezione
Il giudizio corrotto
~



Giochi.
La cosa le interessava.
O meglio, di norma la interessava, ma l'ultimo gioco a cui aveva partecipato era stato il Karaoke della Regina e non aveva voglia di provarne un altro simile.
Quindi, la cosa le interessava con cautela.
- Giochi? - Ia chiuse le palpebre, lentamente: - Tipo? -
- La Quadriglia delle Arrigidite! - Mayu alzò la mano, quasi saltellò sul posto.
"Arrigidite?" aveva i suoi seri dubbi sull'esistenza di quella parola.
La Finta Tartaruga riaprì gli occhi: - Oh. Potrebbe essere interessante, sì. - le si rivolse: - Conosci la Quadriglia delle Arrigidite? -
Miku scosse la testa: - Mai sentita! E' un ballo? -
- Puoi considerarla così, se vuoi. -
- E' un gioco caaaaaaarinissimo! - il Grifone battè le mani: - Devi riuscire a comporre tutte e sette le figure! Ma non è così facile, sai? -
- Comporre? - piegò appena la testa di lato.
- Allora, per prima cosa... - Mayu sventolò un indice, con fare sapiente: - ... si pulisce per bene per terra. -
- Quella è la parte più lunga e noiosa. - Ia sospirò.
- I più intrepidi giocano anche nel fango o in acqua, per aggiungere un po' di difficoltà! -
- E altri ancora giocano su un pavimento perfettamente pulito. -
- Magari dopo una decupla passata di cera. - disse Miku. La Finta Tartaruga annuì.
- Poooooooi, si fa un po' di riscaldamento! - Mayu aprì le braccia e le ali: - Io sono già pronta. Tu, Tartarughina? -
- Io sono sempre pronta. -
"... da come parlano, sembra stiano per fare ginnastica." guardò Ia: "... non mi sembra il tipo da ginnastica.".
- E si fa la prima figura! - il Grifone gonfiò il petto: - Stai a vedere, Miku! -
- Sì! - si alzò e mise le mani dietro la schiena, pronta ad osservare qualsiasi loro movimento.
- Io sto sopra! - un trillo di Mayu.
- E quando mai. - un sospiro di Ia.
Entrambe scesero dallo scoglio, probabilmente per stare su una superficie un pelino meno rotondeggiante.
Presero posizione, una davanti all'altra. Poi, la Finta Tartaruga si distese nell'erba bagnata, supina, la testa appoggiata sui piedi del Grifone; Mayu si era piegata in un perfetto angolo di novanta gradi. Un attimo dopo, Ia alzò le gambe, l'altra le afferrò e le strinse tra il collo e le spalle; sotto, la Finta Tartaruga le aveva preso le caviglie.
- Wow... - Miku giunse i palmi, ammirata: - ... un quadrato perfetto! -
- Questa è la prima figura... - Mayu sorrise, lo sguardo a lei: - ... il Quadrato! -
- Vi è venuto benissimo! - "Se avessi simili capacità ginniche, educazione fisica sarebbe una passeggiata!"
- Poi si passa alla seconda figura! - Mayu tornò a concentrarsi.
- E si canta. - aggiunse Ia: - Canterò io. -
"... vuole cantare mentre sta facendo ginnastica...?" deglutì: "Se se ne esce con una cosa spompante come quella di prima mentre sta facendo questo, io..." non sapeva neppure lei cosa, ma non era neppure sicura della propria reazione.
- Già, ora la foschia dell'afa ha nascosto l'assenza di colori... - aveva iniziato a cantare.
E, nello stesso istante, Mayu si era tirata indietro, portando con sè le sue gambe. Ia era letteralmente sottosopra.
- Dato che il mio desiderio si è avverato, d'ora in poi festeggeremo... - si era piegata, Mayu aveva fatto altrettanto.
- Un rombo! - riconobbe Miku.
- Questa è la seconda figura... - se Ia cantava come se nulla fosse, Mayu era prossima al soffocarsi: - ... il Rombo! -
Non potè far altro che applaudire. Era sicura che gli occhi le stessero brillando: "Sono bravissime!".
Ia sospirò. Ma era più un sospiro esasperato: - Dicevo. - riprese a cantare: - Sai, anche i momenti migliori sono terribili... - entrambe tornarono quasi dritte: - ... perché questo mondo ha un lato oscuro... -
- E questa è la terza figura! - la voce trillante di Mayu coprì del tutto le parole della strofa: - ... l'Aquilone! - sembrava aver recuperato un po' d'aria.
Miku era senza parole. Non poteva far altro che applaudire.
E stupirsi di come la minigonna di Ia non si fosse alzata del tutto. Si intravedeva a malapena un piccolo rettangolo bianco sopra una coscia, dietro.
- Potresti non interrompermi? - se la voce della Finta Tartaruga fosse stata capace di cambiare chiaramente, di sicuro in quel momento sarebbe suonata seccata.
- Ma devo spiegare a Miku! - Mayu gonfiò le guance, l'espressione contrariata.
Poi, le labbra si curvarono in un sorriso un po' troppo ampio: - Ora, tocca alla quarta figura! Il Rettangolo! -
"... ho come l'impressione che Mayu si stia approfittando della cosa." le mani si fermarono a metà dell'applauso, gli occhi a mezz'asta.
Il Grifone si tirò del tutto su, e afferrò le caviglie della Finta Tartaruga, allontanandole dalle spalle. Tirò indietro la testa, la ruotò appena e poi la portò in parallelo con le braccia tese davanti a sè.
- Chi ieri ho amato da oggi è mio nemico... -
Ia aveva fatto altrettanto - senza prima sgranchirsi il collo. E si era ritrovata a fare una perfetta verticale - non fosse stato che le sue mani erano attorno alle caviglie di Mayu e che lei stessa era interamente sorretta da Mayu.
"... direi che non puoi giocare con qualcuno troppo più alto o più basso di te." capì.
E la gonna di Ia continuava a rifiutarsi di alzarsi, aprendosi in un cono che non mostrava praticamente niente. Forse Mayu riusciva ad intravedere qualcosa ma, se anche così fosse stato, sembrava più intenta a non trasformarsi in un puzzle di gothic lolita e piume.
- "E' fantastico", ho detto, e non ho potuto fare altro... -
Mayu calò Ia fino a farle posare la schiena a terra; poi, si lasciò andare in avanti, piegata appena all'indietro. Stavolta, era Ia a sostenerla. O qualcosa del genere.
- Un... - Miku roteò un dito: - ... un... quadrato storto! -
- La quinta figura! Il Parallelogramma! -
- Che canto a fare se mi interrompete di continuo? - aveva sbuffato sul serio. Doveva essere molto piccata.
- Ah! Finalmente ho una bella visuale! - Mayu doveva aver recuperato tutta l'aria, tanto da gettarne fuori un bel po' con un profondo sospiro.
"Come pensavo." non sapeva se ridere o meno, quindi si limitò a cercare di trattenere un sorriso.
Ia spostò lo sguardo sul Grifone.
Mayu sorrise, un grande e luminoso sorriso.
E un: - Ouch! - risuonò nell'aria.
Un ginocchio nello stomaco.
Il Grifone cadde di lato con un gemito, le mani al punto colpito.
La Finta Tartaruga fece una capriola e si rialzò, togliendosi fili d'erba da capelli e abiti.
"..."
- Come puoi ben vedere, non è un gioco molto semplice. - disse Ia.
Miku annuì: - Bisogna essere molto atletici... -
- Ti va di provare? - una mano tesa.
Il cuore sobbalzò: - I-io...? - s'indicò, giusto per essere sicura.
La Finta Tartaruga annuì: - La canzone l'hai sentita. Puoi cantare tu. -
"Pure!?" - T-temo di non essere così atletica! - portò le mani avanti, fece un passo indietro: - Sono una vera frana in questo tipo di cose- -
- Possiamo fare le prime figure. Quelle più semplici. - un accenno di sorriso. Eppure, arrivava fino agli occhi.
"... come faccio a dirle di no...?" lasciò le braccia lungo la schiena: "... ma io non..."
- Tranquilla, puoi stare sotto. - aggiunse Ia: - Sarò io a sorreggerti. -
- ... solo il Quadrato! - serrò i pugni.
La Finta Tartaruga parve sorpresa. Aveva gli occhi appena più aperti. Poi, quell'accenno di sorriso tornò sulle sue labbra: - Il Rombo. -
- Ci proviamo! -
- D'accordo. -
- Ma, se non ci riesco, la finiamo al Quadrato! -
- Come vuoi. -
- E, uhm... - guardò oltre la sua spalla: - ... Mayu- -
- Oh, starà bene tra poco. Lasciala pure lì. -
Miku annuì, molto poco convinta. Il Grifone era diventata una palla nera, bionda, arcobaleno e piumosa da cui provenivano mugolii sofferenti. "Ma se Ia mi ha detto così..."
- E quando dovrei iniziare a cantare? - prima Ia aveva iniziato al Quadrato e Ia stessa le aveva detto di cantare: non aveva voglia di cadere in qualche trappola tipo "Si inizia a cantare dal Rombo quindi, se canti, il Rombo devi farlo per forza".
- Oh, quando vuoi. - Ia indicò il terreno: - Hai bisogno di riscaldamento o possiamo iniziare ora? -
- ... credo mi servano almeno tre ore di riscaldamento. -
- Perfetto, puoi sdraiarti. Cominciamo. -
- Mentivo, in realtà sono prontissima. -
- Ottimo. -
"Non funziona neanche al contrario." con un sospiro, Miku si distese nell'erba. Bagnata. Sospirò di nuovo: "... spero di asciugarmi in fretta.".

"Allora." cercò di fare mente locale, mentre appoggiava - con estrema calma - la testa sui piedi della Finta Tartaruga: "La canzone. La canzone... parlava di foschia d'afa! Sì, aspetta, faceva..."
- Afferra le mie caviglie e porta su le gambe. -
- S-sì! - fece come le era stato detto; dietro le cosce e ai polpacci, però, sentì tirare in modo alquanto doloroso.
"Magari se canto non ci faccio caso..." cercò di ricordare le parole: - Uhm... "Questo è tutto vero!" ha detto l'ingannevole foschia dell'afa, sorridendo... -
- Visto che sei riuscita a fare il Quadrato? - Mayu sciolse la sua posizione palliforme, mettendosi in ginocchio. Riusciva a vedere la sua espressione sofferente, dietro quel sorriso.
- Bene! - anche lei sorrise: - Allora possiamo finirla qui! -
- Nah. Stavi andando bene. - la presa sulle sue gambe - di cui non si era neppure accorta - si fece più forte: - Non c'è bisogno che ti dica di reggerti forte. -
- Eh? -
Una minuscola parte di lei si rese conto di star stritolando le caviglie di Ia. La stragrande parte di lei, invece, era terrorizzata.
"Proprio non hanno voglia di ascoltarmi, eh?" serrò le palpebre, cercò di concentrarsi sul canto: - Ormai me ne sono reso conto: in questo tipo di storia ormai scontata, può esistere un solo tipo di finale. Qualcosa che può andare oltre questo giorno estivo che si ripete... - una fitta allo stomaco.
Tacque. Ma non osò aprire gli occhi.
Si sentiva stordita. E non sentiva più nessuna parte del suo corpo a contatto con il terreno. Forse giusto i capelli. Forse.
- Brava, Miku! - la voce di Mayu, un applauso: - Visto che sei stata capacissima di fare il Rombo? Vai, vai, che ora l'Aquilone è facile! -
Avrebbe volentieri urlato ma, se l'avesse fatto, avrebbe sputato il cuore - lo sentiva, lì, incastrato nella gola, pronto a saltarle fuori dalla bocca se solo avesse osato aprirla.
- Credo non regga. - la voce di Ia, tranquilla: - E' andata comunque bene. -
Il cuore scese - o salì, per come la si voleva vedere -, la gola fu libera. Ora l'avrebbe portata giù. E quel gioco bello da vedere e gran poco bello da giocare sarebbe finito.
- Fra gli schizzi di sangue che spruzzavano ovunque, a quella foschia d'afa ora sorpresa: "Ti sta bene!" ho detto, sorridendo. -
"... perché non sono ancora giù?" non si azzardò ad aprire gli occhi.
- Oh! Visto? Visto? - Mayu: - Visto che hai fatto pure l'Aquilone? -
"No..."
- Ora basta sul serio. - sentì Ia calarla fino a terra. Quando sentì di nuovo il bagnato lungo tutto il corpo, spalancò gli occhi.
Il volto tranquillo della Finta Tartaruga, china su di lei. Si era tirata indietro i capelli, ma un paio di ciocche le piovevano ai lati.
- Sei stata molto brava, per essere una principiante. -
- Mi hai ingannata... - pigolò Miku: - ... avevi detto che non saremmo andate oltre il Rombo! -
- Volevo vedere se fosse tutta una tua convinzione o meno. - sbattè le palpebre: - In parte lo era. In parte sei veramente troppo rigida per andare oltre. -
- Ecco! -
- Ma sei stata perfettamente in grado di arrivare all'Aquilone. Sei stata tu ad impuntarti del contrario. -
Miku gonfiò le guance. Le sentiva calde. Se non altro, il cuore era tornato al suo posto, il battito che andava regolarizzandosi.
- Non voglio più fare questo gioco. - borbottò.
- Miku. -
- Sì? -
- Mi lasceresti le caviglie, allora? -
- Oh. - tolse le mani: "Chissà se le ho lasciato il segno..." era piuttosto sicura di sì. Soprattutto perché Ia aveva un aspetto incredibilmente esile e le gambe non facevano eccezione: - Scusami... - sospirò: - Non volevo farti male. -
- Tranquilla. Non ho sentito quasi niente. - Ia si rialzò, Mayu apparve nella sua visuale: - A proposito, Miku... -
- Sì? -
- Ma cosa stavi cantando? -
- ... - "... non erano le parole della canzone, vero...?" però era sicura c'entrasse l'afa.
- Un nuovo gioco? - il Grifone giunse le mani, sembrava ripresasi del tutto.
- Oh... uhm... Sì! - sorrise: - Sì, è un... gioco! Un nuovo gioco! -
- Non l'ho mai sentito. - Ia tornò a guardarla.
- Ce lo insegni? Ce lo insegni? -
Miku si rialzò, spolverandosi gonna e capelli: - Volentieri... - ci pensò: "Un gioco... mh...".
Un'idea. Battè le mani e sorrise: - Allora, questo è un gioco molto particolare. Quella che ho cantato io è una variante ma, per cominciare, possiamo fare la versione base! - del resto, nessuna delle due conosceva quel fantomatico gioco. Avrebbe potuto inventare e mentire senza alcun problema. Forse.
Il Grifone aveva di nuovo spalancato gli occhi dorati; quelli della Finta Tartaruga erano un po' più aperti del solito: le avevano dato tutta la loro attenzione.
- Per prima cosa, si sceglie un- - notò le ali di Mayu: - -uccellino, che si siede al centro. Poi, gli altri partecipanti si prendono per mano e fanno un girotondo intorno all'uccellino! - ruotò un dito: - Ah, l'uccellino deve essere bendato, o avere gli occhi chiusi! -
- E poi? - Mayu sembrava sinceramente curiosa.
- Le persone che fanno il girotondo cantano. - spiegò Miku: - Alla fine della canzone, l'uccellino deve cercare di afferrare la persona dietro di lui! -
- Oh. - Ia sbattè le palpebre: - Sembra carino. -
- Facciamolo! Facciamolo! - Mayu alzò le braccia: - Io faccio l'uccellino! -
"Ovviamente." - Bene, allora siediti. - accennò ad un punto a terra con la mano. Il Grifone obbedì.
- Allora... - guardò Ia: - Direi che noi due faremo il girotondo! -
- Si può, in due? - la Finta Tartaruga le si avvicinò: - Non viene un po' stretto? -
- Uhm... - ci pensò: - Allora, non ci terremo per mano e saremo un po' distanti! -
- Io chiudo gli occhi! -
- Bene! - portò le mani ai fianchi, fiera di sè: - Allora possiamo cominciare! - "E cercherò di non essere io quella alle spalle di Mayu.".
Giusto per stare sicura, si mise dietro il Grifone fin dall'inizio. Magari, c'era la possibilità di finirle davanti alla fine della canzone, per riscontro karmico. O qualcosa del genere.
Quando ognuna fu al proprio posto, Miku iniziò a cantare: - Kaaagoomee Kaaagooomeee... - si mosse verso destra, Ia fece altrettanto, in silenzio: - L'uccello è nella gabbia... - era a lato di Mayu: - Quando, quando uscirà? - dietro di lei. Affrettò impercettibilmente il passo: - Nella notte dell'alba, la gru e la tartaruga scivolano... - all'altro lato. Si rilassò appena. La canzone stava per finire: - Chi c'è dietro di te? -
Era tornata davanti a Mayu. Era al sicuro.
Forse.
Perché il Grifone era ruotata su se stessa in un istante, e aveva lanciato qualcosa di nero alle sue spalle.
Alle sue spalle, dove c'era Ia.
Che si era girata in una frazione di secondo.
Il qualcosa nero era rimbalzato sulla corazza scura.
- Ouch! - ed era tornato alla sua proprietaria. Sulla faccia della sua proprietaria, per la precisione.
Quando vide il qualcosa tracciare un arco perfetto sopra di lei, lo riconobbe: uno degli stivaletti di Mayu.
Davvero grande, in realtà.
Molto grande.
Estremamente grande.
- Ah! - si gettò di lato appena in tempo per evitare di seguire lo stesso destino del Grifone.
Lo stivaletto atterrò nell'erba con un tonfo.
- Molto carino questo gioco. - la voce di Ia la fece voltare nella sua direzione. Era tornata a guardarle, ed era assolutamente tranquilla: - Potremo rigiocarci, qualche volta. -
- Perché non riesco mai a colpiiiiirtiiiiiiiiiiiii? - Mayu recuperò lo stivaletto, l'altra mano a sfregare la fronte.
Miku osò avvicinarlesi: - Tutto bene...? -
- Eh? - quegli occhioni dorati: - Perché? -
- ... no, niente. -
- Però non mi va più di giocare. - Ia le aveva raggiunte: - Miku. -
- Sì? - la guardò.
L'accenno di un sorriso: - Ti andrebbe raccontarmi qualcosa? -
Miku sbattè le palpebre: - Oh... ehm... beh, sì... - "Almeno non rischio di farmi male." le gambe ancora tiravano un po': - Tipo...? -
- Quello che vuoi. -
- Uhm... - "... ad Ia piacciono le storie raccontate da chi le ha vissute. Magari..." un'idea: "Forse potrebbe persino aiutarmi ad aiutare Rin, in qualche modo!"
Intrecciò le dita: - Posso raccontarti tuuuuuutte le cose che mi sono successe da quando sono arrivata qui, nel Paese dello Specchio! -
Magari con qualche minuscola modifica. Tipo cambiare l'ordine cronologico del momento in cui aveva ricevuto l'invito. "In ogni caso, devo essere cauta, nel parlare di Rin. Ia e Mayu devono essere state sue suddite.".
A giudicare da come aveva aperto gli occhi, la Finta Tartaruga era più che interessata.

Era stato facile parlare dello Shota Usamimi. Le era parso che la sua voce fosse suonata più che entusiasta.
Aveva un po' esitato quando aveva iniziato a parlare di Gakupo - perché, ovviamente, lei aveva l'invito, il comportamento del portinaio era stato proprio strano, eh! -, ma Mayu sembrava più interessata ai loro battibecchi che non al motivo che li aveva causati, quindi aveva dato più importanza a quelli - facendo casualmente finire in quindicesimo piano il perché.
Il resto era uscito come un fiume in piena, tanto che il Grifone aveva dovuto chiedere chiarimenti più di una volta; la Finta Tartaruga, al contrario, non aveva aperto bocca neppure una volta, né aveva mai cambiato espressione.
"Con tutte le storie che ha sentito raccontare, ormai deve essere capacissima di seguire anche la narrazione più disconnessa..."
Nel parlare, si era resa conto di quante cose fossero successe in ventiquattr'ore, di quante persone avesse incontrato.
L'adorabile Shota Usamimi, il Duca Portinaio, i due piccoli bimbi intraprendenti, le sovrane del Paese delle Meraviglie, il Fante Principessa, i bizzarri fiori, il Re Bruco, quei due tizi fuori dalla casa dello Shota Usamimi, la famiglia della Cuoca, la Gnocca Nekomimi, la giardiniera di corte e la ragazza con l'ombrello il cui ruolo le sfuggiva e... le due Regine.
Il Cappellaio condannato ad una lunga prigionia e la Guerriera divenuta sovrana.
- Rin mi ha- - serrò i pugni sul grembiule: - -narrato cos'è successo. - "... ho chiesto del loop temporale, prima. E di come scioglierlo. Non posso far capire che so cosa le è successo. Capirebbero che..."
Ia continuò a tacere. Mayu si limitò a ridacchiare: - Dalle poche volte che l'ho rivista, mi pare sia decisamente migliorata da quando era sul trono! -
- Mi è parsa... - azzardò: - ... pentita. -
- Lo è. - finalmente, la Finta Tartaruga spezzò il suo silenzio: - Da anni. Dal giorno in cui si fece avanti di fronte alla ghigliottina. -
Non l'aveva detto con un tono particolare, né con una qualche espressione. Era tornata impassibile e monocorde.
- Anni? - "Allora ho ragione a pensare che qui nessuno ha l'età che dimostra..." l'idea che avessero tutti sul centinaio d'anni non le parve un'ipotesi così fantasiosa: - E allora perché la Regina non la libera? Ormai ha scontato la sua pena- -
- Gli oooordini della Regina sono aaaassoluti. - le labbra di Mayu si curvarono ancora di più: - Sarà la Regina a decidere quando farla uscire. - una risata leggera: - Se farla uscire. -
Il cuore sussultò: - Ma- -
- Nooooon si dice "Ma" alla Regina! - una mano inguantata alla guancia, il sorriso immutato: - Gli ooooordini della Regina sono aaaassoluti! Aaaassoluti! -
Un brivido lungo la schiena.
"... sembra che mi stia..." inspirò: "... minacciando?" conficcò le unghie nella pelle.
- Il potere della Regina è assoluto. - la voce di Ia, per qualche ragione, le fece allentare la tensione alle braccia: - L'intero Paese dello Specchio deve sottostare al suo volere. Indipendentemente da ciò che ne pensa il singolo. - incontrò il suo sguardo: - Hai mai sentito la Regina dare ordini? -
- Sì... sì, certo. -
- E ti è venuta voglia di obbedire anche se non erano indirizzati a te? -
Silenzio.
"..." - ... sì. E' successo. - un altro brivido.
E le parole di Rin, durante il suo racconto: quando la Guerriera aveva parlato alla folla, lei stessa aveva sentito il bisogno di obbedire. Lei che, fino alla sera prima, era stata la Regina.
Sentì improvvisamente freddo.
- Non è una costrizione. - spiegò Ia, impassibile: - Sei lucido e padrone di te, puoi anche opporti e non obbedire, se davvero non vuoi. -
- Soooolo cheeee... - il Grifone fece ruotare l'indice libero: - ... la tua disubbidienza potrebbe avere brutte conseguenze! -
- ... la prigione? - osò domandare.
- Dipende dall'ordine. - la Finta Tartaruga guardò la cascata, ancora una volta: - Prigione. Di un qualche tipo. - non c'era bisogno di spiegare oltre: - O prendersi ciò che vuole. -
- Eh? -
- Se la ex-Regina ti ha raccontato tutto... - la voce di Ia era diventata un sussurro: - ... saprai anche la nostra Regina è una guerriera. - il volto verso la cascata, gli occhi verso di lei.
Miku annuì.
- Se desidera qualcosa, la ordina. Se ciò le viene rifiutato, va a prendersela da sola. -
Trasse un profondo respiro. Non sapeva bene perché, ma sentiva il cuore battere troppo forte: - ... è successo qualcosa, a riguardo? -
Ia non rispose. Mayu alzò le sopracciglia, si attorcigliò una lunga ciocca di capelli attorno al dito che aveva fatto ruotare.
"... direi di sì." inspirò, di nuovo. Ma il cuore continuava ad essere impazzito.
Poi, la Finta Tartaruga parlò di nuovo: - Conosci la Duchessa? -
E il cuore sobbalzò. Miku annuì.
- Sai il suo nome intero? -
Ripensò al modo in cui le si era presentata: - Gumi Megu, Duchessa di Rossovetro. - ricordò.
Ia annuì: - Hai mai visto casa sua? -
- Sono stata sua ospite. - spiegò, ma l'agitazione non diminuiva.
- Dove? -
Sbattè le palpebre: - ... non ricordo il nome della zona esatta- - meglio essere cauti: - -ma era nel Paese del Verde... -
- Sai dov'è Rossovetro? -
- Nel Paese dell'Arancione... -
- E non ti sei chiesta perché la Duchessa di Rossovetro non viva a Rossovetro? -
Silenzio.
Era sicura di aver spalancato gli occhi. E, a giudicare dal freddo sulle sue guance, forse era anche sbiancata.
- ... è la sua casa delle vacanze...? - sforzò un sorriso, con scarsissimo successo, e lo sapeva bene.
- La Duchessa è stata esiliata da Rossovetro per volere della Regina. -.

Forse erano passati pochi secondi, forse interi minuti.
Il cuore pulsava nella gola.
E lei aveva davvero freddo.
Schiuse le labbra: - ... perché? - l'unica cosa che riuscì ad uscire.
- La Regina voleva il controllo assoluto su tutti i Paesi. - Ia la guardò apertamente: - Il Paese del Viola le è sottoposto di base. Il Paese del Verde non ha nessuna carica importante, il Paese dell'Indaco e il Paese del Rosso sono come lande desolate, i duchi delle varie zone del Paese dell'Azzurro hanno accettato senza opposizioni... - abbassò la voce, ancora di più: - ... il Paese dell'Arancione era nelle mani della Regina, in teoria. In pratica, la Duchessa della regione di Rossovetro rifiutò di sottomettersi. Disse che avrebbe accettato di collaborare con la Regina, ma che non le avrebbe mai ceduto la sua regione, né che sarebbe diventata sua serva. -
"... lo screzio..." stava capendo. E non le piaceva affatto.
- Così, la Regina impugnò le armi e andò all'attacco di Rossovetro. Per conquistarlo. -
Tremava. Le mani tremavano, e le spalle.
- Anche la Duchessa combattè. Schierò il suo esercito, lei come generale. Sembra anche che ottenne rinforzi dal Paese del Viola. -
Quel particolare fece smettere il tremore. Il cuore era ancora impazzito, ma... "Almeno non era sola." serrò ancora di più i pugni.
- Quindi... - riuscì a parlare: - ... scoppiò una guerra civile? -
Ia chiuse le palpebre, le riaprì, piano: - La Regina non aveva avuto alcun bisogno di schierare un esercito. -
- Cosa? - trasalì.
- Aveva scagliato il Jabberwock contro Rossovetro. -
- Jabberwock... - di nuovo quel nome. Tremò per un istante nel ricordare come fosse uscito dalle labbra della Regina: "... ma io l'avevo già sentito...".
- Gli eserciti erano lì nel tentativo di abbattare il Jabberwock. - spiegò Ia: - Tuttavia, il Jabberwock stava distruggendo Rossovetro. Nel vedere ciò, la Duchessa sfidò la Regina a duello: la vincitrice avrebbe avuto Rossovetro. -
- E Gumi ha... - era ovvio. Ma non riusciva a dirlo.
- Fatto male i suoi calcoli. - la Finta Tartaruga giunse le mani in grembo: - La Regina era lì, a Rossovetro. Probabilmente, la Duchessa sperava di guadagnare tempo, ma la Regina la stava tenendo d'occhio e l'ha raggiunta in un istante. -
Quando lei sospirò, Miku si accorse di star trattenendo il respiro. Espirò, ma l'ansia la assalì: - E quindi? - capì: - Gumi non era stanca per...? -
- Combatterono lì, in quel momento. La Regina ha ovviamente vinto. -
"Ha approfittato della stanchezza di Gumi!" tremava di nuovo.
- Non che ci fosse paragone. - sussurrò Ia: - La Regina è forse la guerriera più forte dell'intero Paese dello Specchio. E anche del Paese delle Meraviglie, direi. -
- Ma, forse, se non fosse stata stanca, Gumi- -
- Non avrebbe potuto fare niente. E lo sapevano entrambe. -
- Allora perché l'ha sfidata a duello? -
- Disperazione, forse. - la Finta Tartaruga abbassò lo sguardo: - Quando si è agitati, si fanno e dicono cose di cui ci si può pentire. Stava vedendo la sua regione venire distrutta, i suoi abitanti venire feriti. E centinaia di persone che non riuscivano ad abbattere una sola creatura. -
"Gumi..."
- Deve essersi sentita impotente, ha fatto la prima cosa che le è venuta in mente. Ma non credo volesse davvero sfidare la Regina. Sapeva di non avere speranze, in uno scontro diretto con lei. E' più probabile volesse, appunto, guadagnare tempo. Ma la Regina era lì... - tornò a guardarla: - ... e lei non poteva più scappare. -
"..."
- Una volta sconfitta, la Regina ha ufficialmente preso possesso di Rossovetro e l'ha esiliata. Suo marito l'ha seguita. -
- Kiyoteru? - il cuore trasalì.
- Lui non era stato esiliato. Ma seguì sua moglie, insieme alla loro figlia. E si stabilirono nel Paese del Verde. - le labbra si curvarono appena: - Sembra che il Duca del Paese del Viola le avesse offerto un posto nel suo Paese. Ma... - un sorriso vero e proprio: - ... la Duchessa rifiutò dicendogli che la Cuoca si sarebbe dovuta trovare in una zona facilmente raggiungibile da tutti i Paesi. Senza file di bombe, trappole e cose del genere sui confini. -
Una risata leggera.
Era sfuggita dalle labbra di Miku, il cuore di colpo leggero: - Ha ragione... -
"Gumi non aveva fatto nulla di male. Non aveva alcuna punizione da scontare. Eppure, la Regina le si è accanita contro. Ha perso la sua terra, ma... non è rimasta sola. Non lo è mai stata." aveva gli occhi lucidi. Lo sapeva: "Continua a mostrarsi alla Regina a testa alta. E continua a stare insieme alla sua famiglia." inspirò: "Ha sofferto per colpa della Regina. Come Rin e Len stanno soffrendo ancora ora. La loro punizione è stata scontata. Non è giusto che continuino a soffrire. Da soli." deglutì: "La Regina... è spietata. E' un-"
Un volto sorridente, occhi che brillavano.
Meiko.
Sgranò gli occhi: "... Kaito non è una persona spietata. Kaito è buono, ne sono sicura!" trasse un profondo respiro: "Se lui è così... come può amare una persona del genere...?" si morse un labbro: "Deve essere successo qualcosa.".
- Oh? -
Mayu si alzò, guardò verso l'orizzonte, forse proprio da dove erano arrivate.
Il sorriso era sparito, la fronte era aggrottata.
- Co- -
- Ssh! - Ia le mise un dito davanti alle labbra. Miku tacque.
- Oooooh... - il Grifone si portò una mano alla bocca: - Addiiiiirittura? -
"...?"
Si voltò, la gonna, per un attimo, divenne un cerchio perfetto: - Bene, Tartarughina mia, è stato bello rivederti! -
- Non immagini quanto, per me. -
- Maaaaaaa a Palazzo sta succedendo roba grossa ed è richiesta la mia indispensabilissima presenza! - fece il segno della vittoria con le dita.
"Roba grossa?" - Dobbiamo tornare? - Miku si alzò.
Mayu annuì: - E dobbiamo anche fare in fretta! -
- Ma cosa- -
- Lo vedraaaaai, lo vedraaaai! - le sue braccia attorno alla vita.
"Oh. No."
Miku si voltò verso Ia: - E' stato un piacere conoscerti! -
- Anche per me. - la Finta Tartaruga sorrise.
Più piccola.
Più piccola.
Sempre più piccola.
- Fisicamente e psicologicamente, le colpirò a morte! Le ucciderò, le ucciderò, le colpirò a morte! -
- CAMMINIAMO TI PREGO TI PREGO TI PREGOTIPREGOTIPREGO -
- Ho mentito, ucciderò anche te! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -.

Qualcosa di duro sotto i piedi.
Duro e fermo.
E la vita libera dalle braccia di Mayu.
Miku inspirò, inspirò, inspirò, ed espirò.
Mosse le dita, come per sgranchirle.
Si azzardò ad aprire gli occhi, solo un poco.
Verde. E bianco. E marrone.
Sbattè le palpebre, si guardò intorno: il labirinto era alla sua sinistra, lontano; davanti a lei, un tavolo del buffet e, oltre, panche. Tante panche. Tante panche su cui era seduta tanta gente.
Una zaffata di profumi dal buffet.
Lo stomaco si fece sentire - e avvertì anche qualche occhiata sconvolta: "... dovrei davvero pranzare.".
- Vai a sederti! - la voce di Mayu, incredibilmente vicina: - Si inizia tra due minuti! -
- Cosa si- - si voltò.
La Regina, dietro una cattedra alquanto sopraelevata; alla sua destra, dietro una cattedra più piccola, Kaito.
Davanti a loro, sotto, quella che sembrava una ringhiera di legno semicircolare. E, proprio sotto la sinistra della Regina, un banco. Dietro al banco, Lily.
In catene.
"... un'aula di tribunale...?" fece un passo indietro.
Il cuore riprese a battere troppo forte: "Cosa sta...?"
- Un minuto all'inizio del processo! - l'urlo del Grifone la strappò dai suoi pensieri.
"No, d'accordo. Facciamo le cose con calma." trasse un profondo respiro: "Prima le cose importanti." si girò, andò al buffet, prese un tovagliolo di carta e tre tramezzini - prosciutto e formaggio, uova e salame, tonno e pomodori.
Prosciutto, formaggio e pane soffice erano già nella sua bocca, quando si avvicinò alla prima fila di panche.
Ringraziò di non aver deciso di deglutire proprio in quel momento, o il pranzo le sarebbe decisamente andato di traverso.
Ora che guardava bene, c'erano due file di panche, che lasciavano libero lo spazio in mezzo; dal lato opposto al buffet, quello che altro non poteva essere se non il banco dei giurati.
"Quelli non sono..." si avvicinò lì dove voleva sedersi, senza distogliere lo sguardo dalla giuria: "... quei due tizi che erano fuori dalla casa di Len? Aspetta, com'era...? Miki e Piko...?".
Li aveva visti solo una volta, ma era piuttosto sicura fossero loro: parlavano tra di loro, lavagnette in pugno; lei aveva alzato gli occhi al cielo, lui aveva inarcato un sopracciglio.
Mandò giù il boccone e riportò la sua attenzione alla prima panca: - E' libero? - si stupì di come la voce le fosse uscita limpida.
Forse la presenza di Gumi aveva attenuato il suo nervosismo.
Peccato che, lì alla sua destra, ci fosse Gakupo - e che lui si fosse accorto di lei, a giudicare dall'occhiata che le aveva rivolto; Gumi, invece, continuava a fissare Lily, il tallone che batteva a terra ad una velocità che non credeva possibile.
Alla sua sinistra-
- Direi di sì. - Luka alzò lo sguardo per un istante, salvo riportarlo a ciò che aveva in grembo.
Miku si sedette accanto a lei e guardò con cosa stesse armeggiando: tovagliolo di carta aperto sulle gambe, le dita e le unghie impegnate con un tramezzino tonno e carciofini. Con l'asportazione chirurgica dei carciofini, per la precizione.
- Ma cosa sta succedendo? -
- Lo vedrai da sola. - le labbra dello Stregatto si curvarono appena: - In fondo, sta iniziando. -
- Oh...? - Miku rialzò lo sguardo appena in tempo per vedere Mayu mettersi davanti a quello che, aveva capito, era il banco dei testimoni, i grandi occhi dorati al pubblico.
- Quest'oggi siamo tutti qui riuniti per il processo al Fante di Cuori! -
Il tramezzino quasi le andò di traverso sul serio: "Cosa- cos'è successo...?" guardò Lily. Lei guardava a terra.
- Giuria... - il Grifone indicò la bancata con un ampio cenno della mano: - ... la vedete da voi, quindi lasciamo stare le presentazioni. -
- Ehi! - Piko protestò, ma Miki gli tappò subito la bocca con una mano.
- Giudice: la nostra onorevolissima e illustrissima Regina di Cuori! - fece una piroetta, per poi inchinarsi alla Regina. Lei fece un cenno d'approvazione con la testa.
"Ah... il giudice è lei...?" aveva un orribile presentimento.
E aveva anche finito il primo tramezzino, quindi addentò quello uova e salame.
Mayu tornò a guardare il pubblico: - Salutiamo anche il nostro onorevolissimo e illustrissimo Re di Cuori, qualunque sia il suo ruolo in questo processo! -.
Applausi sparsi e sentiti, Kaito fece a sua volta un cenno con la testa.
"Mh. Speravo qualcuno spiegasse la sua utilità lì." mandò giù: "Forse... impedire alla Regina di...?" rimise in bocca il tramezzino.
Gettò un'occhiata a lato: Luka stava mangiando il tonno del tramezzino.
Il tonno e basta. Il pane sembrava servirle più da piatto.
I suoi occhi azzurri.
Li vide scendere, fino alle sue gambe.
- ... lo mangi, quello? -
Miku abbassò lo sguardo: il tramezzino tonno e pomodori.
- ... puoi prendere il tonno se mi lasci il tramezzino e i pomodori. -
- Affare fatto. - le sembrava avesse le guance appena più colorate del solito. Più rosate.
- Prego, mia cara. - la voce della Regina le ricordò di trovarsi ad un processo: - Leggi pure l'accusa. -
- Signorsì, mia signora! - e, da nonavevaideadove, Mayu tirò fuori una pergamena - che, da brava pergamena, era arrotolata, quindi lei provvide a srotolarla: - Il Fante di Cuori, Chloe- -
- Lily! - le urlò dietro la diretta interessata, lo sguardo contro.
- Oh, giusto. - il Grifone si schiarì la voce: - Dicevo. Il Fante di Cuori, Marie Luise- -
- LILY! - ripetè il Fante, a gran voce: - Elle come Lonaczyc, I come Iktsuarpok, Elle come Lieko e Ipsilon come Yaourter! -
- Per l'appunto, Lily. - Mayu annuì, con tutta la calma del mondo: - Il Fante di Cuori, Lily- - si fermò. Miku notò come i suoi occhi fossero andati in direzione del Fante di Cuori, senza spostare la testa; lei, tuttavia, si era limitata a sospirare.
Il Grifone riprese: - -è accusata di aver cercato di rubare il Sacro Recipiente. - la voce si fece vellutata: - Cercato, perché non c'è riuscita. - sorrise.
"Sacro Recipiente...?" finì il secondo tramezzino, ma Luka aveva preso in prestito quello tonno e pomodori, quindi dovette aspettare per poter mettere altro pane sotto i denti.
- Prego, Duca. - Mayu porse una mano a Gakupo: - Mostri pure il corpo del reato! -
Il Duca del Paese del Viola recuperò qualcosa da terra, nello spazio tra le due file di banchi, si alzò - con tutta la calma del mondo - e si portò accanto al Grifone: su di un vassoio, portava quello che, senza ombra di dubbio, era il Sacro Recipiente.
"E lo tenevano per terra?" pensò Miku, ma quel che uscì dalle sue labbra fu: - Quant'è brutto. -.
Il Sacro Recipiente era una bottiglia rossa, e forse era persino fatta di rubino; in modo assolutamente casuale, era tempestata di gemme più scure che forse erano granati, di forme diverse: il risultato era una bottiglia di circa venti centimetri tozza e butterata. Nonché di discutibilissimo gusto estetico.
Non si stupì del fatto che Gakupo l'avesse tenuta per terra.
- E' solo la bottiglia da sakè della Regina. -
- Eh? - si voltò verso Luka, che le ridiede il tramezzino pieno di pomodori: - Grazie. -
- Ehm, prego... - mise in bocca il pane, giusto per non lasciarsi andare ad ulteriori commenti sulla bottiglia di sakè della Regina.
- In effetti, è davvero brutta. - Kaito guardò la Regina: - Non potevi approfittarne per liberartene? -
- L'ho fatta fare orribile proprio perché speravo che nessuno fosse così disperato da rubarla. - la sovrana sorrise, posò lo sguardo sul Fante: - Ma, a quanto pare, ho commesso un errore. -
- Io non ho cercato di rubare il Sacro Recipiente! - Lily scattò in piedi, la voce irosa.
- E allora... - la voce della Regina era la calma assoluta: - ... perché lo avevi in mano, quando ti ho vista? -
- Qualcuno me l'ha lanciato! - gridò il Fante: - Ve lo giuro! -
"Qualcuno..." Miku spostò lo sguardo da Lily alla Regina: "... qualcuno, eh?" inspirò: "Qualcuno che magari era nei paraggi appositamente per poterla vedere e accusare, magari." serrò i pugni.
- Posso tornare al mio posto, ora? - Gakupo stava sussurrando, rivolto a Mayu: - Non voglio stare vicino a questo affare. -
Il Grifone parve pensarci: - ... beh, l'hanno visto tutti, quindi direi di sì. -
- Oh, bene. - e, senza troppi complimenti, il Duca lanciò via vassoio e orrore, tornando seduto accanto a Gumi.
Nessuno fece una piega, neppure quando i due oggetti caddero nell'erba con un tonfo - né nessuno andò a recuperarli.
- La tua innocenza e le tue parole devono essere dimostrate. - la Regina alzò appena una mano: - Fai entrare i testimoni, mia cara. -
- Signorsì, mia signora, subito! - Mayu riarrotolò la pergamena e annunciò: - Che entri il primo testimone! Il Cappellaio! -
"... eh?"
Miku si voltò, verso le ultime panche: Rin avanzava lungo il corridoio, una tazzina in mano.
Finì di mangiare il tramezzino, si pulì la bocca con il tovagliolo; gesti lentissimi, lo sguardo incapace di lasciare quella figura bionda e quel colossale cappello.

- Scuuuusate se vengo così! - era sicurissima stesse ridendo, mentre agitava la tazzina: - Ma non ho finito di prendere il the! -
- E quando avresti iniziato? - chiese la Regina, pacata.
- Non lo so! Non lo so! - Rin scoppiò a ridere: - So solo che è l'ora del the! L'ora del the! E che voi siete dei gran maleducati ad interrompere la gente all'ora del the! - la sua risata si fece più forte, Miku fu costretta a portarsi le mani alle orecchie.
Rin e la Regina.
Una di fronte all'altra.
Trasse un profondo respiro. Non sapeva neppure lei cosa aspettarsi, o cosa sperare.
"Forse..." un brivido: "... spera che Rin dica qualcosa di equivocabile così da punire pure lei...?" lo sguardo andò a Kaito: guardava il Cappellaio, tranquillo.
"Se dovesse succedere qualcosa..." strinse i pugni: "... se..."
- Stai calma. - un sussurro al suo fianco: - Non riguarda te, in fondo. -
- Non voglio che succeda nulla a Rin. -
- Non le farà del male. - la voce si fece quasi impercettibile: - Almeno per oggi. -.
- Cappellaio. - parlò la Regina: - Cosa sai di questa faccenda? -
- Cooooooosa so? - Rin piegò la testa di lato, e dovette tenersi il cappello per impedirgli di precipitare a terra: - Io non so niente! Niente! Niente! - sollevò la tazzina sopra la sua testa: - Vi va un po' di the? -
- No, grazie. - la sovrana alzò appena una mano: - Hai altro da dire? -
- Da dire a voi? - chissà che espressione aveva. Era sicura fosse tutto tranne che spaventata: - A voi? A voi? A voi? Qualcosa da dire a voi? Alla Regina? -
- Sì, Cappellaio. Hai qualcosa da dire alla Regina? -
- Ehi! Ehi! Regina! -
- Dimmi, Cappellaio. - a sentirla così, sembrava una donna molto paziente.
- Voi siete Pazza? -
Silenzio.
Le labbra della Regina si curvarono in un sorriso - un sorriso divertito: - No, Cappellaio. Non sono io la Regina Pazza. -
La risata di Rin esplose in un boato.
"Rin..." si fece indietro sulla panca, le mani alle orecchie.
E, nello stesso istante, lei si versò il the addosso, dalla tazzina che, fino a quel momento, non aveva mai abbassato.
"RIN!"
- LA REGINA E' PAZZA! PAZZA! PER QUESTO TUTTI LA VOGLIONO UCCIDERE! - spalancò le braccia, e Miku fu davvero grata di non starla guardando in viso: - LA REGINA E' PAZZA! LA REGINA E' PAZZA! PAZZA! PAZZA! - l'urlo si spezzò in una stecca.
Poi, la tazzina scese all'altezza del petto: - Scuuuusate se vengo così! - una risata: - Ma non ho finito di prendere il the! -
"... cosa?"
Forse aveva capito male. Forse il tamburo nelle sue orecchie la stava rintronando.
- E quando avresti iniziato? -
"... cosa sta succedendo...?"
- Non lo so! Non lo so! - rise: - So solo che è l'ora del the! L'ora del the! E che voi siete dei gran maleducati ad interrompere la gente all'ora del the! - rise di nuovo.
- Ma cosa... - abbassò le mani, sentiva le dita fredde: - ... ho un dejà vu... -
- La Regina ama divertirsi con cose davvero pietose. - il sussurro di Luka la rincuorò circa il fatto di non stare impazzendo lei stessa.
- Ma cosa sta succedendo? -
- Direi che il Cappellaio non sa nulla di questa vicenda. - la voce di Kaito risuonò nell'aria, chiara. Lui si rivolse a Rin: - Puoi tornare al tuo posto. Ti ringraziamo per la tua testimonianza. -
La risata di Rin suonò come un trillo: - Di nulla, mio Principe! -
"Ah..."
Il Cappellaio tornò indietro saltellando e canticchiando qualcosa; dall'altro lato, a Miku era quasi parso che il volto di Kaito fosse stato attraversato da un'espressione dispiaciuta.
La Regina non sembrava aver visto né sentito niente: - Il prossimo. -
- Che entri il secondo testimone! - annunciò Mayu, nel frattempo messasi di lato: - Il Bianconiglio, o Lepre Marzolina! -.
"... cosa." non osò voltarsi, stavolta.
Il passo tranquillo, Len fu presto al banco dei testimoni.
- Bianconiglio. - parlò la Regina: - Cosa sai di questa faccenda? -
- Cooooooosa so? -
Miku sobbalzò: le stesse parole di Rin. Ma dette in modo diverso. All'incirca con il tono che aveva usato con lei quando-
- Maaaa Vostra Maeeeeestàààà... - le dita percorrevano i bordi del banco dei testimoni: - Io sono sempre stato qui, ai vostri ordini. - puntò i gomiti contro il legno, si piegò in avanti: - Come faccio a sapere cos'è successo? -
Una scossa di terremoto, panche che strusciavano per terra, gemiti di dolore e qualche gridolino.
In effetti, neppure Miku sapeva bene come fosse finita spalmata addosso a Luka e Gumi, una mano sulla gamba di Gakupo, una mano di Gumi ad abbassarle la testa per poter guardare oltre.
- Cresci bene, Len... - sussurrò Gumi, con una voce alquanto strana: - ... cresci bene... -
- Kiyoteru sarà felice di saperlo. - disse Luka.
Dalle sue spalle e dalla mano sulla testa, Miku fu sicura che la Duchessa fosse trasalita: - N-no! Ma cosa vai a pensare? -
- Non ti facevo shotacon. - sospirò Gakupo, forse il più calmo di tutta quella panca.
- Non sono shotacon! -
Con la coda dell'occhio, Miku si accorse della faccia di Kaito: poco ci mancava apparisse accanto una nuvoletta con su scritto "Dannazione!".
Ma a lei non importava quel che spingeva gli altri a gettarsi di lato e/o addosso al prossimo.
A lei importava solo...
- Che coda fluffosissima! - pigolò: - Vorrei davvero toccarla! - strinse un pugno: "E abbracciare lo Shota Usamimi! E' assurdamente puccio!"
Anche se era sicurissima al mille per mille che gran poche persone, lì dietro, stessero pensando alla parola "puccio".
Lì davanti, invece, Len non sembrava minimamente scosso.
- Anche tu hai ragione. - sospirò la Regina, una mano alla guancia: - Beh, direi che non posso far altro che ringraziarti per la tua utile testimonianza. Sono sicura che il pubblico abbia apprezzato. -
- Grazie per la tua testimonianza. - Kaito era prossimo allo spalmarsi sul banco dalla delusione.
- Lieto di esservi stato d'aiuto. - Len si rialzò. E si voltò.
E la guardò direttamente negli occhi, lo sguardo fin troppo conosciuto - specie quella certa sfumatura arancione nelle iridi.
La Lepre Marzolina chiuse le dita a pugno, alzò il pollice e se lo passò in orizzontale all'altezza della gola.
- Ah... ahah... ah... - Miku si rialzò, rimettendosi al suo posto: - Mi odii perché sono stata l'unica a non fare pensieri impuri su di te? -
- Tu sei la peggiore di tutti. Usacon pervertita. -
- Non puoi dirmelo dopo che tutto il pubbli- - ma Len era già tornato da dove era venuto.
Sì, avrebbero davvero dovuto fare un lungo discorso - che, possibilmente, volgesse a suo favore.
- Puoi introdurre il prossimo testimone. -
Tornò a guardare la Regina, poi Mayu: - Che entri il terzo testimone! -
"Che spero dica qualcosa, dato fino ad ora non mi pare nessuno abbia detto nulla di utile..."
- La Duchessa di Rossovetro! -
"Eh?" guardò oltre Luka: Gumi si era effettivamente alzata, per poi raggiungere il banco dei testimoni con tutta la tranquillità possibile.
Aveva le braccia lungo i fianchi, il volto alzato a guardare direttamente la Regina.
"Esiliata..." il cuore fu stretto in una morsa.
- Duchessa. - parlò la Regina, che non aveva mosso neppure un sopracciglio: - Cosa sai di questa faccenda? -
- Ho visto tutto. -
Un brusìo si diffuse tra le panche; Miku guardò Luka, ma Luka stava guardando Gumi, quindi anche lei tornò a guardarla.
- Ah, sì? - neppure il tono della sovrana era minimamente cambiato.
- E cosa hai visto? - chiese Kaito, incuriosito.
- Ho visto il Fante di Cuori fare la ronda, come al solito. - disse Gumi, la voce decisa: - E ho visto il Sacro Recipiente venirle lanciato contro! -
Il brusìo si fece più intenso.
- Mettete a verbale! - ordinò il Re, alla giuria: - Qualcuno ha lanciato al Fante il Sacro Recipiente! -
- Esattamente quello che ho detto. - sospirò Lily, i giurati intenti a scrivere sulle lavagnette quanto testimoniato.
- Proprio mentre il Fante stava cercando di capire cosa le fosse appena arrivato addosso... - riprese Gumi: - ... la Regina è apparsa e l'ha accusata! -
- Mettete a verbale! - ordinò di nuovo il Re: - Pessima tempistica! -
- Esattamente quello che ho detto. - sospirò di nuovo Lily, i giurati di nuovo intenti a scrivere sulle lavagnette quanto testimoniato.
- Davvero curioso. - la Regina si portò una mano al viso: - Hai anche visto chi è stato a lanciare il Sacro Recipiente? -
- Sì. -
Il brusìo era ormai un vociare.
- Mettete a verbale! La Duchessa afferma di conoscere il colpevole! -
Miku deglutì: "Forse... Lily è salva?"
- La colpevole... - Gumi alzò un pugno, l'indice teso: - ... è la Regina! -
Silenzio.
- ... questa cosa va a verbale? -
- Piko! -
- E' stata la Regina a lanciare il Sacro Recipiente al Fante! - urlò la Duchessa: - L'ho vista! L'ha fatto apposta per incastrarla! -
"Lo sapevo!"
- Che motivo avrei di liberarmi di una mia stretta collaboratrice? - la Regina sorrise, gentile: - Di una mia così forte guardia, per di più! -
- Come se tu avessi bisogno di una guardia! - vide i pugni di Gumi serrarsi: - Non so cosa tu abbia in mente, so solo che ti ho vista lanciare il Sacro Recipiente al Fante per poi apparirle davanti e accusarla di averlo rubato! -
- Beh... - esordì il Re: - ... se la Duchessa afferma di averti vista- -
- Non dire sciocchezze. - una mano della Regina andò a posarsi su quella di lui: - La Duchessa prova rancore nei miei confronti. Non si può prendere sul serio una sua accusa ai miei danni. -
"Casualmente." trasse un profondo respiro, ma l'agitazione non svanì.
- Ah, no? - Gumi battè un pugno sul legno: - Il Re sa preparare anche Filtri della Verità, giusto? Che ne prepari uno e lo somministri a me e a te! Così vedremo chi ha mentito! -
"Buona idea!" guardò Kaito: lui guardava la Regina.
Regina che continuava a sorridere, pacata: - Assolutamente no. -
- Hai paura? E' un'ammissione di colpevolezza! -
- Questa testimone è davvero maleducata e confusionaria. - la sovrana fece un cenno verso la prima panca: - Mio caro Duca, mi piacerebbe molto se tu la allontanassi. -
"Cosa?" si voltò: Gakupo era assolutamente tranquillo.
Tranne per quello sguardo omicida.
- Certo, Vostra Maestà. - lo vide alzarsi e raggiungere Gumi, posarle una mano sulla spalla.
Lei si divincolò: - Bugiarda! - guardò il pubblico, aveva gli occhi sgranati: - Il Fante è innocente! Innocente! E' stata lei! E' sempre stata lei! Sta architettando qualcosa! Dovete fermarla! -
- Basta così. - Gakupo tornò a stringerle una spalla.
- No! - si divincolò di nuovo, ma il Duca, con un gesto rapido, se la caricò in spalla.
- Con permesso. - chinò la testa alla Regina e si dileguò nel corridoio tra le panche, le urla di Gumi che andavano allontanandosi - assieme al suono di pugni e calci.
Miku cercò di tornare a guardare il giudice. Ma nessuna parte del suo corpo rispondeva.
"... Lily... è spacciata...?"
- Troppo impulsiva. -
Gli occhi riuscirono a spostarsi verso Luka. Sembrava amareggiata.
- Impulsiva...? - le labbra erano state le prime a risponderle.
- Come può pensare di sconfiggere la Regina in uno scontro diretto? - lo Stregatto sospirò.
Miku riuscì a spostare la testa: - Ha solo detto la verità! La Regina sta barando! -
- Perché non dovrebbe farlo? -
- Eh? -
- E' lei a comandare. - abbassò appena le palpebre: - Perché non dovrebbe distorcere la realtà a suo piacimento? -
- Non... - ci pensò: - ... non è giusto! -
- Secondo te. - un sussurro: - Ma, secondo lei, questo è giusto. Ed è lei a comandare. -
- Questa è una follia! -
- Ovvio. - un ghigno: - Te l'avevo detto: qui siamo tutti matti. -
Miku strinse i denti: "Non può finire così..." finalmente il corpo le rispose, riuscì a guardare Lily: "Non può essere punita per una cosa che non ha fatto!".
Il Fante si era lasciata ricadere dove era stata seduta, lo sguardo basso.
Un peso all'altezza del petto.
L'aveva incontrata solo un paio di volte, ma le aveva fatto una buona impressione. All'inizio, era stata lei ad aiutarla e ad indirizzarla. Le stava simpatica.
E non voleva che le cose andassero in quel modo.
"Se solo potessi fare qualcosa..."
Tic Tac Tic Tac
Serrò i pugni: "Se solo potessi..." trasse un profondo respiro: "Rin... Len... Gumi... e ora anche Lily..." deglutì: "Perché la Regina è così crudele...?" chiuse gli occhi: "Che cosa vuole...?" li riaprì: "Se solo potessi fare qualcosa... Se solo potessi... Se solo potessi, io-"
- Che entri il quarto testimone! -
Trasalì.
Rialzò la testa: "Ce n'è un altro!" il cuore si fece di colpo leggerissimo: "Forse c'è ancora una possibilità! Se più di una persona dirà ciò che ha detto Gumi, forse-"
- Michelyne Alice Lydia Fairsound! -
"... eh?".






Note:
* "Già, i peccati sono a mia sola discrezione / Il giudizio corrotto": Akutoku no Judgement / Judgement of Corruption.
* "Già, ora la foschia dell'afa ha nascosto l'assenza di colori...": Kagerou≒Variation / Heat-Haze≒Variation [ Traduzione (inglese) ]
* ""Questo è tutto vero!" ha detto l'ingannevole foschia dell'afa, sorridendo...": Kagerou Days / Heat-Haze Days [ Traduzione ]
* Il gioco che Miku fa con Ia e Mayu è Kagome Kagome; è anche un riferimento alla canzone horror Kakome Kakome, basata sul gioco e la cui lyrics contiene parti della filastrocca.
Chi c'è dietro di te?
* "Fisicamente e psicologicamente, le colpirò a morte! Le ucciderò, le ucciderò, le colpirò a morte!": Ichizu na Kataomoi, Minorasetai Chiisana Shiawase. / An Earnest Unrequited Love, Wanting to Make it Bear a Little Happiness. [ Traduzione ]
* Chloe e Marie Luise sono un ovvio riferimento alle due canzoni omonime.
* Lo spelling di Lily è composto di parole letteralmente intraducibili dalla lingua d'origine. Per la precisione:
- Lonaczyc [Łonaczyć] (slesiano): Parola usata quando non si sa come chiamare un'attività o un oggetto; può quindi significare tante cose.
- Iktsuarpok (inuit): Persona che esce spesso per vedere se sta arrivando qualcuno.
- Lieko (finlandese): Tronco che giace sul fondo di un lago/stagno/palude perché troppo impregnato d'acqua.
- Yaourter (francese): Cercare di cantare una canzone in una lingua straniera di cui non si conoscono bene le parole, usando spesso termini inventati.




Ed eccoci alle battute finali della prima parte! *O*/
Anche in questo caso, valanghe di citazioni ad Alice nel Paese delle Meraviglie. U.U

Tra Hitobashira Alice, Kagerou Days e Kakome Kakome, Miku mostra un'inventiva un po' troppo sanguinaria (?) - e sì che la yandere dovrebbe essere Mayu. Ma Mayu è essenzialmente scema - cosa che non si traduce per forza in "inoffensiva" -, quindi si limita a terrorizzare il prossimo canticchiando cose poco carine. (!)
*Eh, perché Miku invece è intelligentissima* *Anche se in questi capitoli sta ragionando parecchio, in effetti*

Per quanto potrebbe sembrare il contrario, Ia vuole bene a Mayu. Ha solo un modo tutto suo di dimostrarlo. O, forse, è solo più yandere di lei. (!)
Ah, so che interessa a tutti (?): le sette figure della Quadriglia delle Arrigidite sono Quadrato, Rombo, Aquilone, Rettangolo, Parallelogramma, Trapezio e Cubo. Avrei voluto mostrare anche il Trapezio e il Cubo, ma Mayu e Ia non erano d'accordo.
*Il Cubo, soprattutto.*

E così si è scoperto anche cos'è successo tra Gumi e Meiko.
Diciamo che Gumi ha tutte le ragioni del mondo per odiare Meiko - ma anche Meiko ha tanti motivi per trovare Gumi detestabile: il problema sta nel fatto che una è una Duchessa in esilio e l'altra è la Sovrana Onnipotente.
Se non altro, il racconto di Ia ha dato un po' di positività al povero Duca del Paese del Viola. U__U

Duca che riappare, insieme a svariata altra gente, al processo della povera Lily, rea di essersi ritrovata tra le mani una dubbissima bottiglietta di proprietà della Regina.
Spero che la descrizione della "corte" sia comprensibile. °^°
Regina che non c'entra assolutamente niente, ovvio. Perché credere a Gumi? U.U
Non c'entra niente e non so perché, ma trovo molto carino l'assortimento della prima panca. (???)

Cosa succede a Rin? Perché si comporta in quel modo?
Se ricordate bene le parole del Cappellaio circa l'uscire dalla sua prigione, potreste dedurlo. *O*/

Infine, un piccolo appunto: i titoli dei capitoli sono citazioni, sì, ma ci tengo ad usare canzoni cantate da un personaggio che ha un ruolo abbastanza di rilievo all'interno del capitolo.
Perché usare una canzone di Kaito, se qui Kaito non fa nulla?
Anche questo si potrebbe intuire. U.U *Nel caso, sarà più chiaro in seguito.*

Nel prossimo capitolo - ancora in fase di scrittura -, la conclusione del processo e del primo arco narrativo *chiamiamolo così (!?)*, in cui Miku ha uno slancio sborone della durata di 0,2 secondi.

Come sempre, spero che il capitolo sia stato gradito. ^^
E se ci sono consigli da darmi o critiche da farmi, dite pure. ^^
  
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