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Autore: smile_tears    10/10/2015    2 recensioni
«Ehi!» sbottò ad un certo punto la rossa «Chi è stato ad imbrattarmi il banco?»
La castana aggrottò le sopracciglia e si avvicino all’amica. «Io ed Harry no di certo»
Guardò sul banco e per poco non si strozzò con la saliva. La scrittura incerta e quasi incomprensibile era senza dubbio di Louis e quello che c’era scritto le aveva fatto venire il batticuore.
“Sei sempre la stessa timidona di due anni fa, eh? Chiamami, imbranata” e sotto c’era il suo numero di cellulare.
«Oddio, oddio! Si ricorda di me, Louis Tomlinson sa chi sono!»
Ad un certo punto si avviò fuori dalla classe. «Ehi, dove vai?» le urlarono i suoi migliori amici.
Allison si voltò solo un attimo prima di uscire, un sorriso smagliante ad illuminarle il volto. «A chiamare Louis Tomlinson, non vorrei farlo aspettare»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Call me, clumsy


 
"A Jasmine, Marta, Anita,
Silvia, Martina e Fabiola.
Perchè ci sono sempre per me e
voglio loro un bene dell'anima"
 
Allison odiava ottobre. Non sopportava il clima freddo e umido tipico di quel mese, la nebbia, la pioggia, tutto. E, ancora di più, odiava dover andare a scuola e aspettare mezz’ora l’inizio delle lezioni anche se fuori si congelava o c’era il diluvio universale. E tutto perché sua madre doveva andare a lavoro presto.
Di solito a farle compagnia c’era Georgia, la sua migliore amica, ma quel giorno era incredibilmente in ritardo. Sbuffò annoiata, per poi spostarsi un ricciolo castano che le era ricaduto sulla fronte.
La giornata era iniziata davvero male. Prima non aveva sentito la sveglia, poi sua madre si era arrabbiata perché l’avrebbe fatta arrivare tardi in ufficio e infine, come se non fosse abbastanza, appena uscita fuori di casa aveva visto che faceva freddissimo e lei aveva indossato la prima maglietta capitatole sotto tiro che, guarda caso, era leggerissima.
Sbuffò ancora più rumorosamente, adirata a livelli sovrumani, per poi accasciarsi malamente sul muretto di fronte alla scuola, in attesa che quella maledetta campanella suonasse e la lasciasse libera di entrare in classe e fiondarsi contro un termosifone. Recuperò il cellulare dallo zaino e compose per la millesima volta il numero della sua migliore amica. Al decimo squillo, quando Allison stava ormai per riattaccare, Georgia si decise a rispondere. «Che cavolo vuoi, Allie?»
La ragazza prima aprì la bocca indignata, poi semplicemente scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, era pur sempre di Georgia che si stava parlando: un piccolo scaricatore di porto di un metro e cinquanta, dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi. Un angelo vista da fuori, ma una tigre rabbiosa e aggressiva non appena apriva bocca. «Buongiorno anche a te, Gigì»
La rossa sbuffò e Allison la immaginò mentre ruotava gli occhi al cielo, maledicendola in mille lingue diverse per averle dato fastidio di prima mattina. «Si, si, buongiorno. Che ti serve?»
La castana borbottò un “Mamma come sei acida” che fece infuriare la ragazza all’altro capo del telefono, cosa che la fece ridacchiare. «Si può sapere che fine hai fatto? Dovevi arrivare un quarto d’ora fa»
«Io sarò anche acida, ma tu sei stressante»
Allison emise un verso stizzito, offesa dalle parole della sua migliore amica. «Io non sono stressante, pretendo solo-»
«Un po’ di rispetto per gli orari e bla bla bla» la interruppe la rossa «L’ho imparato a memoria ormai, lo ripeti in continuazione. Comunque ho fatto tardi, dieci minuti e arrivo»
Non le diede neanche il tempo di rispondere che riattaccò il telefono, lasciandola lì come una scema. Allison sospirò per poi rimettere a posto il telefono. Dopo tre anni ancora non capiva come facessero ad essere amiche, loro due. Non si assomigliavano per niente. Georgia schietta, sfacciata, sicura di se e fin troppo impulsiva. E lei? Lei era quella timida, quella che arrossiva se qualcuno le rivolgeva la parola; lei era quella insicura, che si buttava giù costantemente per ogni sciocchezza, quella che pensava fin troppo razionalmente. Forse era per questo che erano amiche, perché Allison aiutava Georgia a mantenere la calma e lei in cambio la aiutava a sbloccarsi, la proteggeva quasi. In fondo si volevano un bene dell’anima, anche se nessuna delle due l’ammetteva mai.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dall’insopportabile puzza di fumo che le arrivò dritta sotto il naso, facendola tossire. Stava già per alzarsi e dirne quattro a chiunque fosse quel maleducato, ma quando alzò lo sguardo vide che era lui. Lui, Louis William Tomlinson, la sua cotta secolare. Louis non era molto alto, non superava il metro e settantacinque, ma in confronto a lei che era un nano da giardino sembrava un gigante; era davvero magro, con due belle gambe e, beh, anche un bel culo. I suoi capelli erano lunghi e castani, acconciati in un ciuffo sul davanti; aveva un delizioso nasino alla francese, che lo rendeva ancora più delicato, dandogli quell’aria da bambola di porcellana; le sue labbra erano piccole e sottili e ogni volta che sorrideva queste si schiudevano, lasciando intravedere una fila di denti dritti e perfettamente bianchi; i suoi occhi, poi, erano qualcosa di spettacolare. Erano azzurri, ma lei aveva l’impressione che cambiassero a seconda del tempo, perché a volte erano quasi grigi, altre volte azzurro cielo, ma tendenti al verde. Come se questo non li rendesse già abbastanza splendidi, quando sorrideva si formavano delle rughette d’espressione agli angoli degli occhi, che lo facevano sembrare un adorabile bambino di cinque anni, nonostante facesse il quinto superiore.
Sebbene non fosse un tipo popolare o uno di quei ragazzi vanitosi e pieni di se era molto conosciuto a scuola per due motivi. Primo: i suoi voti eccellenti in tutte le materie; secondo: era uno dei ragazzi più belli della scuola, insieme ad Harry Styles.
Harry Edward Styles: quarto anno, migliore amico di Louis Tomlinson.
Spostando appena lo sguardo, infatti, Allison si accorse che c’era anche lui. Harry era alto quasi dieci centimetri più di Louis, essendo alto un metro e ottanta. Era un maledetto gigante. Anche lui era magrissimo, con due gambe lunghe e snelle, degne di un modello. E anche il suo, di culo, non era niente male. Aveva i capelli castani, ricci e lunghi fin sopra le spalle, che gli incorniciavano il volto dalla carnagione chiara. Anche i suoi occhi erano splendidi, di un verde prato con piccole sfaccettature dorare intorno alla pupilla; mentre le sue labbra erano rosse e piene, erano davvero invitanti.
Il riccio stava sbraitando contro Louis, perché odiava il fumo e gli dava tremendamente fastidio che fumasse e si rovinasse la vita per un vizio così stupido e senza senso. Aveva provato più volte a farlo smettere, ma era stato inutile. “Fumare mi calma, Haz. Lo so che fa male, ma non riesco a farne a meno” aveva detto.
Come sapeva tutte queste cose? Beh, Harry poteva o non poteva essere anche il suo di migliore amico. Perché, allora, Louis non aveva idea della sua esistenza? Perché Allison, da grande idiota quale era, aveva severamente proibito al riccio di parlare di lei con il castano, aveva il terrore che si sarebbe potuto far scappare qualche parola di troppo.
Non appena Harry si voltò nella sua direzione lei gli sorrise, facendogli un piccolo cenno con la mano. Il riccio ricambiò, sorridendole ampiamente e mettendo in mostra le sue adorabili fossette, distraendosi dalla conversazione con Louis, che infatti si voltò stranito verso di lui. Seguendo lo sguardo del riccio arrivò a lei, che non appena sentì gli occhi del castano addosso si voltò immediatamente dall’altra parte, mentre le guance le si imporporavano all’inverosimile.
Era possibile che con Louis potesse fare solo figure di merda?
Anche quando l’aveva visto la prima volta, tre anni prima, si era dimostrata un completo disastro.
 
Allison stava camminando velocemente per gli stretti corridoi della scuola, gli occhiali da lettura a coprirle gli occhi grigi e il naso seppellito nel libro di storia. Aveva l’interrogazione l’ora successiva e lei, precisina com’era, stava ripetendo tutto il programma per essere certa di sapere ogni minimo particolare e iniziare il liceo nel migliore dei modi.
Mentre continuava la sua corsa alla cieca, la castana si scontrò contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno. Alzò lentamente lo sguardo e vide uno dei ragazzi più belli che avesse mai incontrato nella sua esistenza. Restò imbambolata a fissarlo, finché quello non inarcò un sopracciglio, sorridendo divertito. A quel punto si ridestò e si spostò a sinistra per permettergli di passare. Solo che entrambi avevano avuto la stessa idea, ritrovandosi di nuovo nella stessa situazione. Continuarono così ancora per un po’, finché, spazientita e imbarazzata, non si bloccò nell’angolino a destra, facendo così passare l’altro ragazzo. Quest’ultimo le sorrise divertito, poi, sorpassandola, le scompigliò leggermente i capelli. «La prossima volta fa più attenzione, imbranata»
La sua voce era delicata, anche se un po’ acuta, quasi femminile e quell’ “imbranata” non aveva il solito tono di scherno che usavano i suoi compagni di classe, era quasi affettuoso.
Allison si riscosse da quei pensieri, le guance imporporate, poi si strinse il libro al petto e corse verso la sua classe. Era in ritardo e lei non poteva perdersi l’interrogazione di storia, neanche per il ragazzo stupendo che aveva appena incontrato.
 
Tre anni fa però non avrebbe mai creduto di potersi prendere una cotta per lui. Okay che era carino, ma passare da quello all’essere dipendente da lui, dai suoi sorrisi e dalla sua sola presenza era davvero troppo. Specie se non aveva possibilità perché, beh, non si conoscevano.
Stavolta i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo della sua migliore amica che, con la sua solita delicatezza, le aveva dato una pacca sulla spalla. «Allie smettila di sbavare. Stai per formare un lago sotto i tuoi piedi»
La castana si voltò verso l’amica e lo scoccò un’occhiataccia. «Molto simpatica Georgia, davvero. Stanno per venirmi i crampi dal troppo ridere»
«Oh, andiamo!» sbottò la rossa «Ogni giorno la situazione peggiora, sei sempre più cotta di Mr. Belculo e si vede a chilometri di distanza. Quando ti deciderai a chiedere aiuto ad Harry?»
Allison guardò l’amica inarcando un sopracciglio, stranita. «Mr. Belculo?»
«Tomlinson ha un bel culo, Allie. È un dato di fatto. Ma non cambiare argomento e rispondi alla mia domanda»
La castana sbuffò. Certe volte la sua amica era davvero stressante. «Mai Gigì, te l’ho già detto. O si accorge di me da solo, o niente. Io non chiederò nessun favore a quel riccio ficcanaso del mio migliore amico»
La rossa sospirò sconfitta, borbottando un “come sei testarda” a malapena udibile, poi porse una mano all’amica e l’aiutò ad alzarsi. «Dai, muoviamoci. La campanella è suonata, rischiamo di fare tardi»
Allison sospirò pesantemente, poi annuì e accettò l’aiuto dell’amica. Si pulì leggermente il pantalone sporco di polvere, poi, prima di entrare, lanciò un’ultima occhiata a Louis, che stava ancora parlando con Harry. Lo vide ridere, mentre cercava di coprirsi la bocca con una mano, le rughette d’espressione ai lati degli occhi. Distolse lo sguardo e continuò a camminare, scuotendo leggermente la testa amareggiata. Un ragazzo del genere non si sarebbe mai accorto di lei.
 
Era la terza ora di lezione e Allison era praticamente distesa sul banco. Si stava annoiando a morte e il tempo sembrava non passare mai.
Stavano facendo inglese e lei adorava quella materia, davvero, ma odiava perdere un’ora intera per correggere i compiti in classe perché “Voglio farvi vedere che sono equa con i voti, per questo li correggiamo e poi decidiamo insieme”.
Di solito c’era Georgia a tirarla su, ma quel giorno era andata ad aiutare la professoressa, motivo per cui al banco a tre erano rimasti solo lei ed Harry. Perché, allora, non parlava con lui? Diciamo che la professoressa era leggermente alterata e aveva minacciato di mettere un rapporto a chiunque si azzardasse a fiatare, quindi Harry e Allison preferivano scambiarsi solo qualche sguardo annoiato di tanto in tanto.
Proprio quando stava per addormentarsi bussarono alla porta e la ragazza, spaventata, balzò dritta sulla sedia, facendo ridacchiare il riccio accanto a se. La castana gli scoccò un’occhiataccia, ma durò poco, perché non appena riconobbe la voce di chi era appena entrato la sua espressione divenne di puro stupore.
Louis Tomlinson era sulla soglia della porta, leggermente imbarazzato. Con la mano destra si stava grattando la nuca, mentre dondolava leggermente sui talloni. Sembrava davvero un bambino ed era fottutamente adorabile. «Scusi professoressa, sono venuta qui per farle il favore che mi aveva chiesto»
A quel punto Allison smise di ascoltare e si voltò verso il suo migliore amico. «Oddio, oddio, oddio. Che ci fa Louis qui? Da quando abbiamo la stessa professoressa di inglese?»
Il ragazzo rise della sua agitazione e delle sue guance rosse, peggiorando solo la situazione. «Da sempre Allie, strano che tu non lo sapessi. Hai fatto manovre di stalking per due anni»
La castana lo guardò torva, per poi tiragli uno schiaffo che non lo scalfì minimamente, ma che anzi lo fece ridere. Continuarono a battibeccare e proprio per questo nessuno dei due si accorse della professoressa che porgeva il suo registro a Louis, dicendogli di accomodarsi ad un banco vuoto. Tra tanti banchi il ragazzo si sedette al posto di Georgia, dato che era il banco più vicino.
Allison, convinta che la sua migliore amica fosse tornata a posto, si voltò immediatamente verso di lei, pronta ad iniziare la sua solita litania di “Mamma quanto è bello!”, ma quando si voltò e riconobbe i dolci tratti di Louis emise un verso strozzato, per poi voltarsi imbarazzata, con le guance rosse per l’ennesima figura di merda.
Iniziò a tremare come una foglia, nonostante stesse morendo di caldo, per poi muoversi continuamente sulla sedia, senza trovare pace. Il tutto tenendo la testa sempre in direzione di Harry. Quest’ultimo, vedendo il nervosismo dell’amica, le prese le mani e cercò di tranquillizzarla. «Stai calma, Allie»
La ragazza annuì, ma la calma durò poco, perché inizio a tamburellare ritmicamente il piede a terra. Sentì la risata mal trattenuta di Georgia e si voltò verso di lei, incenerendola con lo sguardo. Stava per prenderla a parolacce, ma la professoressa, seppur in modo più contenuto, lo fece per lei. Per questo Allison si voltò di nuovo verso Harry, cercando di osservare Louis con la coda dell’occhio. Lo vide sorridere divertito, consapevole dell’effetto che aveva suscitato in lei e cacchio,cacchio,cacchio non un’altra figura di merda.
Continuò ad arrossire, ricominciando ad agitarsi sopra la sedia, mentre Harry non sapeva più che fare. «Scusami»
Allison sentì la voce di Louis ed ebbe un brivido, ma pensava stesse parlando con il suo migliore amico, quindi non si mosse, ma quando «Scusami» sentì di nuovo, il riccio le tirò uno schiaffo su una gamba e lei fu costretta a girarsi. Guardò il ragazzo e vide che stava sorridendo, cosa che la fece gelare sul posto. Il suo sguardo era così, così, intenso. «Scusami di nuovo, potresti darmi una penna per favore?»
«Oh, s-si certo»
La ragazza gli porse la penna, accennando un timido sorriso che lui ricambiò, poi tornò di nuovo a voltarsi verso Harry.
Dopo un po’ l’ora di inglese finì e insieme alla professoressa se ne andò anche Louis, che prima di uscire le regalò un altro splendido sorriso, facendole mancare altri cento battiti.
Quando Georgia tornò da loro sembrava un uragano. «Allie tu sei scema pesante! Avevi Louis William Tomlinson accanto a te e non l’hai minimamente calcolato? Sei un’imbecille!»
Allison ruotò gli occhi al cielo per la millesima volta in una giornata, non la sopportava quando faceva così. «Non sono imbecille Gigì, semplicemente non volevo sembrare una malata mentale»
Georgia sbuffò, borbottando “Come se non lo sembrassi già normalmente”, poi si sedette al suo posto, mentre Harry teneva ferma Allison, che stava per prenderla a schiaffi.
«Ehi!» sbottò ad un certo punto la rossa «Chi è stato ad imbrattarmi il banco?»
La castana aggrottò le sopracciglia e si avvicino all’amica. «Io ed Harry no di certo»
Guardò sul banco e per poco non si strozzò con la saliva. La scrittura incerta e quasi incomprensibile era senza dubbio di Louis e quello che c’era scritto le aveva fatto venire il batticuore.
“Sei sempre la stessa timidona di due anni fa, eh? Chiamami, imbranata” e sotto c’era il suo numero di cellulare.
«Oddio, oddio! Si ricorda di me, Louis Tomlinson sa chi sono!»
Allison si lanciò su Harry e l’abbracciò, quasi fino a soffocarlo. «Sono felice per te, Allie, ma mi stai facendo male»
La ragazza si separò da lui sorridendo imbarazzata, ma poi scoppiò a ridere felice, non riusciva ancora a crederci. Ad un certo punto si avviò fuori dalla classe. «Ehi, dove vai?» le urlarono i suoi migliori amici.
Allison si voltò solo un attimo prima di uscire, un sorriso smagliante ad illuminarle il volto. «A chiamare Louis Tomlinson, non vorrei farlo aspettare»


Hola!
Ciao a tutte ragazze. Sono tornata con una nuova storia, stavolta abbastanza corta. 
Non è niente di che, è solo un'idea pazza che mi è venuta pensando ad una figuraccia che ho fatto a scuola.
E niente, mi scuso per l'orario, ma ho appena finito e ho preferito pubblicare comunque.
Spero che la storia vi piaccia e, se vi va, datemi un parere. 
A presto, 
Miky.

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