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Autore: Elsira    11/10/2015    3 recensioni
Capitolo revisionati: Cap. 1 - ... [in corso]
Ed eccomi di nuovo! Gente, ho preso un altro colpo in testa, come voi tutti temevate, e ho proseguito la storia di Kin. E come vedrete dalla serie e in futuro, di colpi ne devo aver presi davvero molti...
Sono passati 9 anni e tra pochi mesi si terrà il Torneo Tenkaichi, l'educazione di Chichi la farà sedere accanto a lei tra il pubblico, o i geni Sayan emergeranno e la spingeranno a combattere sul ring? Aprite e scopritelo, buona lettura ^^
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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Anno 782

«Signore e signori, benvenuti alla finale del 27° Torneo Mondiale di Arti Marziali!»

Il pubblico esultò all’introduzione euforica del giudice. L’uomo attese il placarsi dell’entusiasmo e si rivolse indicando il ragazzo dai capelli neri: «Alla mia destra, il primo finalista: Son Goten!»

Uno scrosciare d’applausi e fischi si udì fin quasi a Satan City, così come per la presentazione dell’altro ragazzo, che non fu accolta con meno calore: «E alla mia sinistra, ecco per voi Brief Trunks!»

Goku appoggiò le braccia sulle proprie ginocchia, osservando i due sul ring con un sorriso. «Sarà un incontro molto interessante.» Kin spostò lo sguardo verso di lui e, tornando a guardare l’immagine del fratello, chiese: «Papà, secondo te chi sarà a vincere?»

Il guerriero osservò per qualche secondo entrambi i ragazzi, notando i loro sguardi concentrati e ogni singolo muscolo dei loro corpi tesi quasi fino allo spasmo, pronti a scattare. Tirò un sorriso furbo, pronto a godersi uno dei più bei spettacoli della sua vita: «Non te lo so dire, ma posso assicurarti che ci faranno assistere ad un grande match.»

La bimba avvicinò le sopracciglia tra loro, parlando a se stessa in modo di farsi coraggio: «Stavolta non distoglierò lo sguardo per un solo istante!» Poi diede un morso al suo panino.

Goku la guardò e le chiese con la bava alla bocca: «Ehi Kin, quando hai preso da mangiare?»

Lei lo guardò innocente per qualche secondo negli occhi. «Intendi questo? Li vendono al chiosco, costa tre zeni. Me lo ha comprato Gohan, l’ho incontrato mentre prendeva un gelato a Pan quando sono venuta alle tribune.»

«Uffa lo voglio anch’io… Sto morendo di fame!» Si lamentò l’uomo. Lei allontanò il cibo dalla portata del padre, torcendo il busto. «Vai a prendertelo, questo è mio!» Esclamò capricciosa.

Avrebbe dato la vita per suo padre, ma mai il suo cibo.

«Andiamo Kin, l'incontro sta per iniziare, non puoi darmi nemmeno un morsino?» Goku la guardò implorante, lei per tutta risposta e per impedirgli di prenderselo in un momento di distrazione, se lo infilò tutto in bocca. Lo guardò con un sorriso soddisfatto, mentre suo padre stava per scoppiare a piangere dalla fame e gli parlò per quel poco che riusciva a muovere la bocca, con le guance che sembravano star per esplodere. «Mi bippafe papà, ofmai è finibo fuffo.»

Detto questo, tentò di buttare giù l’enorme boccone. Suo fratello, seduto accanto a lei, aveva assistito a tutta la scena divertito. «Tieni Kin, altrimenti poi ti farà male lo stomaco.» Le disse, porgendole un po’ della sua bibita.

«Grazie!» La bimba prese il bicchiere con un sorriso e bevve due sorsi soddisfatti, prima di restituire il contenitore contenente il gustoso liquido ghiacciato al suo interno a Gohan.

Goku si lasciò cadere in avanti la schiena, sospirando con aria da vittima: «Ah… Nessuno pensa mai a me…» I suoi due figli risero divertiti.

«Bene, che inizi la finale!» L’annuncio del giudice fece puntare tutti gli sguardi sul ring, tornati seri ed attenti all’istante, quasi quanto quelli dei due sfidanti.

Il giudice del torneo non fece quasi in tempo a scendere dal ring dopo aver finito la frase, che i due sayan erano già scattati l’uno contro l’altro. Ognuno aveva preparato il proprio pugno destro e entrambi pararono il colpo dell’altro con la propria mano sinistra.

Aprirono i palmi e intrecciarono le dita, iniziando una prova di forza a spinta. La tensione del match era palpabile anche dall’ultimo posto delle tribune.

I due rimanevano praticamente fermi: le loro forze si eguagliavano.

La voce di entrambi riempì l’aria, già carica di energia e i loro volti si avvicinarono, fino a che le fonti si incontrarono e iniziarono a spingersi anche con la testa.

Di colpo, all’unisono, si staccarano e con un balzo arrivarono a sfiorare i due lati estremi del ring.

«Allora Son, che ne dici? Smettiamo di giocare e facciamo sul serio?» Chiese Trunks in un sorriso. L’altro contraccambiò, rispondendo semplicemente: «A te la prima mossa, Brief.»

Era più forte di loro, quando combattevano l’uno contro l’altro si punzecchiavano chiamandosi solo con i loro cognomi o con i soprannomi che ognuno aveva dato all’altro, che puntualmente odiava. Era un modo per far irritare l’avversario e rendere lo scontro più divertente.

Trunks scattò in avanti e colpì l’avversario con un pugno, ma Goten lo parò con l’avambraccio. I colpi successivi poterono essere seguiti da ben pochi di coloro che assistevano al match: erano semplicemente troppo veloci.

Goten, per schivare un calcio diretto al suo torace, si chinò e colpì Trunks in pieno stomaco, ma questi fu abbastanza veloce da spostarsi e arrivargli alle spalle, immobilizzandolo per le braccia. Lo buttò pancia a terra e, premendo il ginocchio contro la sua schiena, continuò a tirargli i polsi verso l’alto.

«Allora, quanto ci vuole a farti arrendere e cedermi il titolo, Son?» Gli chiese in un sorriso. L’altro scoppiò a ridere di gusto.

Gli rispose lanciandogli un’occhiata fuggente, sogghignando: «Eh eh… Lascia che ti mostri com’è facile uscire dalla tua presa.»

Usando buona parte della sua forza, contrastò la pressione del ginocchio e inarcò la schiena, dimostrando notevole elasticità, quel tanto che bastava per arrivare con le braccia a prendere Trunks per le spalle. Gli sorrise e si aggrappò alla sua maglietta, per poi spingerlo in avanti.

Il ragazzo provò a puntare i piedi, ma non aveva una buona posizione e finì per volare in aria a qualche metro di distanza dall’avversario, prima di riuscire a fermarsi ed atterrare sul tappeto.

Alzò lo sguardo con un sorriso in volto. Si alzò eretto sulla schiena, portò una mano avanti a sé e con il palmo verso l’alto fece gesto all’altro di venirgli incontro, chiudendo appena le dita per un paio di volte, per mettersi poi in posizione ed aspettarlo.

Goten non se lo fece ripetere due volte e gli corse incontro, per iniziare nuovamente la loro danza di colpi, parate e schivate.

Era difficile stabilire chi tra i due fosse più forte o anche solo in vantaggio. Conoscendosi da tanto e avendo sempre lottato insieme, ognuno conosceva alla perfezione lo stile di combattimento dell’altro, cosa che rendeva la vittoria più difficile da raggiuingere per entrambi.

Iniziarono ad alzarsi in volo, continuando la loro lotta in cielo, senza che nessuno dei due prevalicasse.

Ad un certo punto, qualcosa si spezzò e Trunks non vide un pugno diretto al suo volto, che lo colpì in pieno e gli fece perdere un po’ di quota.

Si pulì il sangue dal labbro con il braccio e guardò in alto, verso Goten, con nuova grinta. Si portò una mano indietro e caricò una sfera d’energia grossa quanto un pallone da calcio, per poi lanciargliela contro.

Il sayan moro evitò l’attacco con facilità, spostandosidi lato, ma appena fu di nuovo visibile si trovò l’avversario dietro di lui che lo aveva nuovamente intrappolato, stavolta tenendolo per il collo, quasi bloccandogli la trachea.

Goten arrancò: incapace di respirare bene, gli era difficile anche solo pensare ad un modo per liberarsi da quella presa.

Portò entrambe le mani al braccio stretto attorno alla propria gola, in modo da tentare di mitigare l’effetto soffocamento, ma l’altro iniziò a prenderlo a potenti ginocchiate alla schiena, colpendo sempre nel solito punto, privandolo di ogni forza ad ogni colpo.

Avrebbe urlato, se solo avesse avuto fiato per farlo.

Quando Trunks sentì il corpo di Goten abbandonarsi alla sua presa, lo liberò, lasciandolo cadere verso il ring. Il ragazzo rimbalzò sul tappeto bianco una volta prima di lasciarsi completamente andare al tocco di quel pavimento ghiacciato.

Il giudice iniziò a contare ma non era arrivato nemmeno al tre che Goten si rigirò su se stesso, interrompendo così il conteggio, e guardò in alto verso il suo avversario. Era in cielo che l’aspettava, guardandolo con le braccia incrociate al petto e un sorriso orgoglioso sulle labbra.

Goten chiuse gli occhi, inspirò profondamente riempiendosi finalmente i polmoni che bruciarono terribilmente e sorrise. Riaprì gli occhi scuri con sguardo fiero, posizionò le mani sul ring sopra la sua testa e con un colpo di reni si rialzò, scattando in alto verso il suo avversario. Quando gli su a poca distanza, sulla sua mano portata indietro si formò una sfera d’energia di color rosso vivo, che, arrivatogli di fronte, Trunks si preparò a parare. Ma Goten si spostò velocemente dietro di lui e lo colpì alla schiena, spedendolo a tappeto.

Sul ring si formò una leve voragine intorno al corpo del ragazzo.

Si rialzò aiutandosi con le mani a fatica. «Io sono… Il figlio del Principe dei Sayan...» Sussurrò tra sé e sé. Si alzò tremante a carponi, con il respiro affannoso e pieno di rabbia.

Quel colpo era stato davvero forte; anche se piccola, quella sfera d’energia lo aveva privato di più energie che l’intero incontro con Majin Bu. Doveva essere sicuramente una nuova mossa, una di quelle di cui Goten gli aveva parlato giorni addietro.

Serrò i pugni sul tappeto bianco «Non posso…» Strizzò gli occhi, mentre attorno a lui minuscoli frammenti del ring iniziarono a volteggiare. «Perdere!» Gridò, trasformandosi in super sayan. Goten lo guardò come fosse diventato pazzo: avevano stabilito di non trasformarsi mai di fronte alla gente normale.

«Spettatori… A quanto pare… Trunks ha appena cambiato pettinatura…» Commentò allibito il giudice, non capendo come avesse fatto il ragazzo a cambiare aspetto così repentinamente.

«E va bene, se è il gioco duro ciò che vuoi...» Ringhiò Goten tra i denti, trasformandosi anche lui in super sayan. «Sarà ciò che avrai!»

«Non è possibile! Adesso anche Goten si è trasformato e sta venendo avvolto da un’aurea dorata, così come il suo avversario!» Esclamò sempre più confuso il giudice.

Il sayan più giovane si rannicchiò leggermente, torcendo il busto di lato e portando le proprie mani all’indietro vicine tra loro. «Kame…»

Trunks strizzò gli occhi, osservando ciò che il suo avversario stava facendo. Quando si accorse che aveva intenzione di lanciargli contro la mossa distintiva del padre, lui decise di fare altrettanto. Ma la versione perfezionata da lui stesso.

«Big…» Avvicinò le proprie mani a conca, davanti a sé, senza mai distogliere lo sguardo da Goten.

«...Hame…» La sfera azzurra si formò tra le mani del ragazzo in cielo, mentre nelle mani dell’altro ne naque una dorata. «...Bang…»

I due si mossero all’unisono, pronunciando entrambi l’ultima parola delle loro mosse, ovvero “ha” e “attack”, in un grido, stendendo le braccia e portando le proprie mani in avanti, dalle quali uscirono le due sfere d’energia. Esse si incontrarono esattamente a metà strada tra i due e al sol contatto con la sfera avversaria, esplosero producendo un enorme boato e una luce incredibile, tanto da accecare tutti i presenti per qualche eterno istante.

Quando si ritornò a vedere, gli spettatori poterono godere dei due che già avevano iniziato a combattere, riprendendo il loro scontro corpo a corpo lì dove lo avevano lasciato poco prima. L’unica differenza, oltre all’aspetto dei combattenti, era che Goten combatteva a qualche centimetro da terra mentre Trunks era coi piedi sul ring.

Di colpo, i due si ritrovarono nuovamente in una posizione di stallo, nuovamente impegnati in una prova di forza. Entrambi spinsero con tutte le proprie energie; frammenti sempre più grandi del ring si staccavano da quest’ultimo e iniziavano a volare intorno ai due avversari, i quali avevano i volti completamenti stravolti dalla fatica, ma nei loro occhi si poteva vedere chiaramente che nessuno dei due si sarebbe arreso.

Goten vinse la prova di forza, facendo sprofondare Trunks nel ring e creando di conseguenza una conca intorno al ragazzo. Ma questi approffittò di un istante di distrazione che notò subito negli occhi azzurri dell’avversario e, puntando bene i piedi a terra, lo scaraventò all’indietro, usando la presa che li aveva fino a quel momento tenuti uniti.

Goten andò a sbattere contro il ciò che rimaneva del tappeto bianco, tornando normale. Rimase a pancia in sù, sdraiato e immobile, completamente privo di energie per potersi rialzare. Ma anche Trunks, persi i poteri del super sayan per mancanza di energie, caduto in ginocchio e poi faccia a terra, era adesso sdraiato immobile sul pavimento gelido, anche lui incapace di rialzarsi.

Dopo qualche istante di smarrimento, il giudice stabilì che Trunks fosse caduto per secondo e quindi iniziò a contare in suo favore.

Kin non poté accettarlo e, portandosi le mani alla bocca per amplificare la propria voce, iniziò a gridare rivolta al fratello: «Avanti Goten alzati!»

«Forza fratellino, so che ce la puoi fare!» Gohan si unì al grido della sorella, scattando in piedi, seguito da Pan. «Alzati zio!»

Ben presto il pubblico si divise in due cori distinti: c’era chi tifava per Goten e chi per Trunks, ma tutti volevano che i due giovani si alzassero e continuassero quel match entusiasmante.

Goten aprì a fatica gli occhi, riconoscendo a stento la voce dell’amata sorella e dei suoi familiari.

I muscoli del suo braccio iniziarono a muoversi, come colpiti da brevissimi input. «Non posso…» Chiuse la mano a pugno, conficcandosi le unghie nel proprio palmo per darsi una svegliata. «Perdere... Non posso!» Mostrò al mondo i suoi occhi neri e si alzò di scatto a sedere, interrompendo così il conteggio del giudice, arrivato a nove.

Guardò avanti a sé con non poca fatica e vide Trunks sdraiato a terra.

Il giudice intanto aveva iniziato da capo il suo conto alla rovescia, stavolta in favore di Goten.

Il ragazzo cercò di alzarsi e andare verso l’amico, ma le gambe non ressero e si ritrovò ben presto a carponi.

Guardò a terra e vide perfetti tondi crearsi sul pavimento di fronte ai suoi occhi, formati da ogni goccia di sudore che gli cadeva dal volto, mentre cercava disperatamente di trovare una regolarità per il proprio respiro.

Non riusciva ad udire più nulla, tutti i suoni gli arrivavano alle orecchie come fossero stati lontani centinaia di metri.

Prima di svenire e cadere nuovamente sdraiato a terra, sentì a mala pena il giudice gridare il suo nome e il ronzio delle grida degli spettatori.

Vegeta lanciò una breve occhiata al compagno, che la colse e ne capì subito il significato. Entrambi oltrepassarono la ringhiera che li separava dal ring e accorsero ognuno dal proprio figlio.

Goku estrasse dalla fascia che portava in vita il sacchetto con i senzu dentro, ne prese uno e lanciò poi il contenitore di iuta ed il suo prezioso contenuto all'amico. Vegeta lo prese al volo, girò il figlio a pancia in su, tenendogli la testa alzata con una mano ed estraendo il senzu dal sacchetto con l'altra, per poi inserirlo tra le labbra del giovane.

Goku aiutò il figlio a masticare e buttar giù il fagiolo magico di Balzar, e dopo pochi secondi poté rivedere lo scuro dei suoi occhi, così uguali ai suoi da fargli venire i brividi ogni volta che li osservava.

«Ce l'hai fatta figliolo.» Goten vide l'immagine sorridente di suo padre farsi sempre più nitida man mano che il senzu compiva la propria magia. Tirò un sorriso e accettò l'aiuto paterno per rimettersi in piedi. Prima ancora di essersi eretto sulle gambe, gli chiese: «Come sta Trunks?»

Non fece in tempo a ricevere una risposta che fu costretto ad abbassare la testa, da un braccio che gli circondò il dietro del collo e lo spianse verso il ring. Il giovane sentì una mano scaruffargli i capelli e la voce ridente e giovale del suo amico: «Brutto mascalzone, mi hai battutto alla fine!»

Anche Goten rise, accompagnando così il suono cristallino della voce dell'amico con la sua.

D'improvviso si sentirono dividere da Goku, che fece un cenno al giudice di gara, il quale lo raggiunse subito per proclamare il vincitore. Si mise in mezzo ai due ragazzi, prese il polso di Goten e lo alzò al cielo, gridando entusiasta: «Ecco il vostro nuovo campione, Son Goten!»

Il ragazzo si guardò attorno con un sorriso orgoglioso che gli attraversava il volto da parte a parte, mentre si godeva le grida di esultanza del pubblico e i suoi applausi.

Kin saltò il muretto che la divideva dal fratello, quando ancora questi non aveva abbassato il braccio.

Gli corse incontro e lui l'accolse chinandosi sulle ginocchia e aprendo le braccia, così che lei si buttasse tra di esse e gli avvolgesse il collo in un entusiasmante abbraccio. «Sei stato eccezzionale fratellone!» Gli disse con la gioia che le sprizzava da ogni poro, mentre strusciava la sua guancia contro quella del ragazzo. Lui rise, respirando il dolce profumo della bimba e del fiore che aveva tra i capelli.

Lei gli prese il volto tra le mani, guardandolo dritto negli occhi. «Sai, per un attimo ho temuto tu non ce la facessi, quando sei precipitato a terra.»

«Oh davvero?» La fece poggiare sul suo braccio destro tenuto ad angolo retto e con l'altra mano le scompigliò i capelli. Dalla bocca della bimba uscirono un paio di lamenti divertiti, finché non si liberò dalla sua presa e andò a sedersi sulle spalle del padre, lasciando Goten chinato sulle proprie ginocchia, che continuava a guardarla con un sorriso.

Goku accolse la richiesta di asilo della figlia con un sorriso e questa, ormai al sicuro su suo padre, fece la linguaccia al fratello, provocando le risate di tutti i presenti.

Il gruppo si diresse verso l'entrata del Torneo, dove le rispettive famiglie si salutarono, si divisero e si avviarono ognuna verso casa propria.

Di colpo, Trunks ricevette un messaggio della madre che gli fece fermare tutti i presenti, per poi annunciare loro con un sorriso: «La mamma sta organizzando una festa a casa nostra per tutti quanti, per festeggiare la vittoria di Goten.»

Sorrise, avvolgendo un braccio intorno al collo dell'amico, facendogli l'occhiolino. «In realtà era preparata per la mia, ma non fa nulla, ti cedo la popolarità per una sera.» L'altro gli strizzò l'occhio e passandosi un dito sulla guancia mentre rideva.

Il giovane dagli occhi di ghiaccio si rivolse agli altri. «Allora, venite vero?»

Gohan abbassò le spalle dispiaciuto, nonostante lo sguardo implorante di Pan. «Mi dispiace Trunks, ma io e Pan dobbiamo tornare a casa da Videl.»

«Ma papà... È una festa per lo zio, non ci ricapiterà mai più di poter festeggiare una sua vittoria.» Disse con gli occhi dolci, tenendo la mano del padre.

Goten capì la frecciatina dell'adorata nipote, e le si rivolse alzando un sopracciglio, perplesso: «Come sarebbe a dire, "non ci capiterà mai più di poter festeggiare una mia vittoria"?»

Pan gli mostrò un sorriso innocente a trentadue denti, che fece rispondere il giovane sayan con un sospiro di sconsolazione, mentre l'amico tratteneva a stento una risata.

Gohan guardò la figlia, dispiaciuto di deluderla me vedendosi costretto a non poter fare altrimenti. «Mi dispiace Pan, ma la mamma è malata a casa, non vuoi starle vicino?»

Lei puntò i piedi a terra, sbuffando cocciuta.  «No! La mamma sa badare a se stessa, io voglio andare alla festa dove c'è tanto cibo buono!» Alla risposta della figlia, il sayan non poté che ridere nervosamente imbarazzato, sentendosi gli occhi di tutti addosso.

«Avanti Pan...» Tentò dire, nel modo più gentile che poteva. Dopotutto, era come suo padre da questo punto di vista: gli era molto difficile contraddire il volere delle sue due femmine; con Videl un po' c'era abituato, ma non pensava che la figlia si sarebbe dimostrata tale e quale la madre sotto quest'aspetto e ciò non rendeva di certo la vita del giovane sayan più facile.

«Scusate ma, veramente...» La voce di Kin, ancora sulle spalle del padre, ruppe il silenzio. Tutti gli occhi si andarono a posare su di lei, che abbassò la testa e con voce timida continuò: «Veramente nemmeno noi possiamo venire alla festa...»

Goten e Chichi la guardarono interrogativi, mentre Goku si morse il labbro e pensò rapidamente ad un modo per risolvere la situazione. Intanto, Kin tentava di dare una spiegazione che però non rovinasse la sorpresa alla madre: «Il fatto è che... Io, Goten, papà e mamma dobbiamo tornare a casa questa sera...» Non le veniva in mente nulla, la sua testa era tabula rasa e iniziò a prenderle il panico.

«Aspetta Kin.» La voce del padre la salvò. Goku la prese da sotto le braccia e la portò davanti al suo volto, in modo da poterla guardare negli occhi prima di continuare: «Non importa, va benissimo così. Tu e Goten andate pure, io e la mamma vi aspettiamo a casa a festa finita.»

Kin stava per ribattere, perché voleva vedere a tutti i costi l'espressione della madre quando avrebbe aperto la porta di casa, ma Chichi la precedette. «Aspetta un attimo Goku, perché mai dovremmo tornare a casa anziché andare alla festa per la vittoria di nostro figlio?»

Goku e Kin si guardarono un breve istante negli occhi e la piccola saltò a terra, per dirigersi verso le braccia di Gohan. Quel tono di sua madre lo conosceva fin troppo bene e non voleva trovarsi nuovamente nel raggio d'azione della sua rabbia.

«Chichi... Ti prego, dammi retta per una volta...» Tentò di dire Goku, ma le sue ultime tre parole fecero infuriare ancor di più la moglie, che iniziò a dargli contro più apertamente.

Come se lei non gli desse mai retta, ma chi pensava di essere quel sayan per darle ordini? Dopo tutto quello che le aveva fatto passare oltrettutto.

«Io dovrei darti retta "per una volta"? Ma stiamo scherzando, Goku? Io è tutta una vita che ti d'ho retta e ti appoggio! Anche quando hai permesso che mi portassero via Gohan che era solo un bambino, quando te lo sei preso e lo hai allenato in quella dannata stanza, per non parlare di quando sei voluto sparire per degli interi anni per allenarti, lasciandomi sola con due figli! Hai idea di quanto tu ci abbia fatto soffrire? Goten non ha avuto un padre per sette anni! Sette dannatissimi anni Goku! E vogliamo parlare di quanto sei mancato a me e a Gohan, che ha iniziato ad andare a scuola senza che suo padre fosse lì con lui? E adesso mi vieni a dire che non posso andare alla festa di vittoria di mio figlio? Stai scherzando spero!» Chichi buttò fuori quelle accuse senza nemmeno pensarci, con le lacrime d'ira e dolore che le premevano dietro gli occhi.

Non era nemmeno certa di pensare davvero tutto ciò che aveva detto, ma nella rabbia le parole erano uscite da sole e ormai era tardi per rimangiarsele.

Dal canto suo, Goku strinse i pugni e serrò nervosamente la mascella. Si rese conto di quanto la moglie fosse stressata e dentro di sé se ne assunse tutta la colpa. Ma doveva riuscire a portare a termine l'idea venuta a sua figlia quel pomeriggio, a costo di portare di peso Chichi a casa.

Chiuse gli occhi, nel tentativo di darsi una calmata e non esplodere anche lui, come era già successo quella mattina e a denti stretti disse: «Chichi ti prego... Fidati di me, dannazione... Ti chiedo solo questo.»

Lei per tutta risposta gli diede uno schiaffo davanti a tutti, talmente forte che fece voltare il volto del guerriero.

Negli occhi dei figli, quel gesto fu come se si stesse ripetendo più volte e lo schiocco del palmo che percosse la guancia del padre fu l'unico suono che riuscirono a sentire.

Kin si rintanò tra le braccia del fratello, non riuscendo a calmare i brividi che le percorrevano il corpo. Voleva che quella scena finisse, lì ora e per sempre, voleva che non si ripetesse mai più.

La voce della madre ruppe il silenzio. «Mi dispiace Goku, ma io non ce la faccio più a fidarmi di te.»

Quelle parole colpirono il sayan più forte dello schiaffo, facendogli rendere conto che stava perdendo la moglie. La donna gli dette le spalle, portandosi le mani alle braccia e poi agli occhi, per tentare di trattenere le lacrime.

Incapace di fare altro, il sayan si mosse e l'abbracciò da dietro. Sentiva il corpo rigido della donna tra le sue braccia, incapace ormai di rilassarsi.

A quel punto, per entrambi, era come se fossero già soli, come se intorno a loro non ci fosse nessun altro.

Goku affondò il proprio volto nell'incavo tra la spalla ed il collo della donna e sussurrò un semplice: «Mi dispiace...»

Rimasero in quella posizione per qualche istante, poi l'uomo voltò la donna in modo di farle poggiare il suo volto al proprio petto e la strinse in un abbraccio dolce.

Chichi si sorprese di quel gesto: era tantissimo che il marito non la coccolava così, impegnato com'era dai propri pensieri, sempre sugli allenamenti.

Quando la sera prima l'aveva fatto dormire fuori, lei aveva passato la notte insonne. Non era riuscita a chiudere occhio, ritrovandosi nel letto da sola e quando si era affacciata, lo aveva visto dormire tranquillamente come un bambino sul ramo dell'albero davanti casa loro, si era sentita profondamente ferita.

D'improvviso, sentì stringersi attorno alle gambe; Chichi abbassò la testa a vide che si trattava di Kin, che la guardava con gli occhi imploranti. «Mamma, ti prego... Vai a casa con papà... Io e Goten staremo bene e non faremo sciocchezze, ci penso io a tenerlo d'occhio e se non ti fidi puoi incaricare Vegeta di picchiarci se combiniamo qualcosa. Ma ti prego, vai con papà adesso e fidati di lui...» Le sussurrò la bimba, non accorgendosi delle lacrime che le erano iniziate a scendere sulle guance.

Chichi si sentì profondamente colpita da quel tono. Si sciolse dall'abbraccio e si chinò, per poter asciugare con la mano le lacrime della figlia, alla quale voleva un bene nell'anima e dirle con il tono più dolce di cui era capace: «D'accordo, mi fiderò di tuo padre. Festeggieremo domani la vittoria di Goten. Ma tu promettimi di fare la brava e badare che tuo fratello non finisca nei guai, d'accordo?»

Kin annuì con un sorriso, stringendo la mano morbida della madre con entrambe le sue, prima di lasciarla andare e godersi uno dei suoi sorrisi più dolci.

«Mamma...» Sussurrò prima di farla rialzare, guadagnando l'attenzione curiosa della donna. Kin si tolse il fiore che le aveva regalato poco prima suo padre dai capelli e lo inserì sopra l'orecchio della madre, sotto la sorpresa di quest'ultima e lo sguardo intenerito di Goku.

«I fiori ti rendono più bella!» Le disse con un enorme sorriso e le mani dietro la schiena, a lavoro finito. Chichi guardò sua figlia negli occhi e si stupì di vederci la scintilla che era solita trovare negli occhi del marito, quando quest'ultimo tornava a casa con un mazzo enorme di fiori e le diceva la stessa identica frase, posizionandole un regalo dai candidi petali tra i capelli.

Quel ricordo carezzò il cuore della donna e la lasciò incredula per un attimo, finché non sentì la mano forte del marito sfiorarle la spalla. «Coraggio tesoro, è ora di andare.» Si voltò e vide Goku sotto una luce completamente diversa da quella di prima, sentendo il proprio cuore battere nel petto con la stessa intensità di anni prima, quando ogni volta che vedeva il marito le si illuminava la giornata.

Chichi annuì con un sorriso, diede un bacio sulla guancia della figlia e si lasciò circondare le spalle dal sayan, poggiando la propria testa ai suoi possenti pettorali, mentre lui strizzava l'occhio alla figlia e salutava con la mano gli altri, prima di portarsi le dita alla fronte e sparire nel nulla con lei.

Svaniti i suoi genitori, Kin si rivolse verso il fratello maggiore, perché un'idea che lei considerava ottima le aveva accarezzato la sua mente geniale. «Ehi Gohan, perché non lasci che Pan venga alla festa?»

Lui la guardò disarmato: «Te l'ho già detto, Videl è a casa malata e io l'ho già lasciata tutto il giorno sola. Per cena devo assolutamente tornare.»

Goten e Trunks intuirono l'idea della bimba e, dopo essersi guardati per un istante negli occhi ed essersi intesi come solo due grandi amici come loro potevano fare, dissero al sayan più grande, enfatizzando sul pronome personale: «Appunto, tu devi tornare a casa da tua moglie.»

Goten aggiunse, indicandosi e strizzando l'occhio al fratello maggiore: «Tranquillo, ci penso io a tener d'occhio Pan!»

Trunks annuì, dato che dalla faccia di Gohan si poteva intuire benissimo che non riteneva il fratellino in grado di farcela: «Io e Goten abbiamo fatto da baby sitters a Kin un sacco di volte, puoi stare tranquillo.»

Kin si avvicinò al fratello e alla nipote, unendosi anche lei agli occhi dolci della bimba e Gohan si arrese con un sorriso tirato. «E va bene... Ma per qualsiasi cosa chiamatemi.»

Pan guardò entusiasta il padre e avvolse le braccia attorno al collo della zia, che rise felice con lei, prendendole le manine e iniziando a saltare sul posto con lei.

Trunks e Goten si dettero un cinque alto soddisfatti, esclamando all'unisono: «Evvai! Sevizio babysitting di Trunks e Goten vince ancora!»

Le due bimbe e Gohan li guardarono perplessi, poi il ragazzo posò una mano sulla spalla della sorella, con voce implorante: «Ti prego Kin, pensaci tu a Pan...»

La bimba le sorrise comprensiva, ridendo nervosamente e dandogli poi la sua parola di sayan, giurando sulla propria coda che alla nipotina non sarebbe successo nulla, per poi prendere quest'ultima per mano, dopo che ebbe salutato il padre e dirigersi verso i due adolescenti cretini che si trovavano davanti.

Gohan salutò un'ultima volta la figlia e il resto del gruppo, dicendo a Pan che sarebbe venuta a riprenderla alle dieci. La bimba fece un breve cenno con la mano e salì sulle spalle dello zio, mentre questi prendeva il volo e si dirigeva con gli altri a casa Brief.

Goku apparì davanti la soglia di casa.

Dopo tantissimo tempo, si diresse alla porta e la aprì alla moglie, da vero gentleman, invitandola ad entrare con il braccio e un leggero inchino, lasciando la donna di stucco.

Non appena posò il proprio sguardo all'interno dell'abitazione, Chichi spalancò gli occhi e si portò le mani a tapparle la bocca dalla sorpresa.

Ogni singolo angolo di ogni singola stanza di casa era adornato con rose di un centinaio di colori e dimensioni diverse. L'aria era inebriata dal profumo del suo fiore preferito e il pavimento dell'intera abitazione era un mosaico variopinto di candidi petali.

Non riusciva semplicemente a credere ai suoi occhi, era uno spettacolo meraviglioso, che mai si sarebbe aspettata. Adesso capiva perché il marito e la figlia avevano insistito tanto per farla andare a casa.

Goku le si avvicinò da dietro, poggiandole le mani sulle spalle e dicendole con voce dolce: «Vieni, dobbiamo cenare.» L'incantesimo per Chichi si ruppe per un istante: come poteva chiederle di mettersi a cucinare dopo appena tre secondi che erano entrati in casa?

Il sayan intuì il suo sguardo e fece in fretta a portarsi le mani avanti in difesa: «Ma no, che hai capito? Non ti sto chiedendo di cucinare!»

Lo sguardo della donna si fece interrogativo e Goku senza stare a spiegare altro, la prese in braccio a mo' di sposa e la portò in cucina, dove trovarono la tavola imbandita con il cibo già pronto e ancora tiepido, grazie ai contenitori del servizio buono che lo tappavano e gli permettevano di conservare il calore.

Goku attraversò la soglia godendosi ogni singolo istante di sorpresa negli occhi della moglie, rendendosi conto che tutto questo era mancato anche a lui e giurando a se stesso che non l'avrebbe mai più trascurata come aveva fatto negli ultimi anni.

La fece scendere e le scostò la sedia per farla sedere, con un sorriso raggiante. Quella sera lei era la sua regina e doveva rendersene conto.

Dopo che Chichi si fu sistemata al suo posto, Goku si andò a sedere al proprio, di fronte a lei.

«Goku tutto questo è... Non riesco a credere che hai fatto tutto da solo...» Balbettò Chichi, ancora frastornata, mentre il marito le versava il vino rosso nel bicchiere. Lui sogghignò, restituendole il calice: «Eh eh... Perché non ho fatto tutto da me.»

«Ah no?» Chiese lei curiosa, ma per nulla delusa. Il sayan si portò una mano dietro la testa. «Kin mi ha aiutato parecchio, durante la pausa e la prima parte della semifinale di Trunks. Abbiamo usato il teletrasporto per fare più in fretta e ci siamo dati parecchio da fare. Mentre io arredavo, sotto i suoi comandi, lei cucinava tutto questo.» Le rivelò senza mezzi termini. Gli scappò un sorriso quando si ricordò di quel pomeriggio, mentre la bimba gli ordinava su dove mettere praticamente ogni singolo petalo e fiore; poi, dopo che lui aveva fatto esattamente ciò che gli aveva detto, lei arrivava e cambiava le carte in tavola, accusandolo di non capire niente di cromologia e composizione floreale.

In effetti, lui non sapeva nemmeno esistessero parole del genere, figuriamoci se era capace di mettere in atto i loro significati.

Quel che sapeva però, era che sua figlia in quel momento gli aveva ricordato terribilmente la moglie, in particolar modo quando avevano arredato la casa, dopo essersi sposati.

«Kin eh... Capisco...» Sussurrò teneramente Chichi con le labbra sul bordo del calice. In quel momento, il sorriso della sua bambina le apparve negli occhi, provocandole un piacevole senso di tepore al petto.

Bevve un sorso e propose al marito di cominciare a mangiare.

«Kin aveva preparato per tutti e quattro, ed eventualmente anche per Gohan, perché non sapevamo della festa. Ma non credo che per me sarà un problema mangiare anche la loro parte!» Scherzò l'uomo mentre si riempiva il piatto. Chichi rise, semplicemente. «Sei sempre il solito, Goku.»

Il sayan la guardò sorridere e si sentì felice.

Adesso però, doveva concentrarsi sul cibo che sua figlia aveva preparato con tanta cura. Si portò la prima forchettata voracemente alla bocca e il colore del suo volto cambiò, diventando blu. Chichi lo guardò interrogativa, mentre lui faceva una fatica immane per buttar giù il boccone e poter bere, per scacciare quel sapore disgustoso dalla propria lingua.

La donna gli chiese cosa fosse successo e senza aspettare che rispondesse, si portò anche lei un boccone alle labbra, per diventare blu subito dopo. Si fiondò sul primo liquido che aveva davanti, ovvero il vino, senza pensarci e bevve avidamente, sotto lo sguardo incredulo del sayan.

Quando posò il bicchiere sul tavolo, calò un silenzio per qualche istante, prima che i due coniugi iniziassero a ridere come dei bambini.

«Oh cielo... Devo assolutamente insegnare a Kin a cucinare!» Esclamò Chichi tenendosi la fronte con una mano, della quale gomito poggiava sulla tavola.

Goku si alzò, tornato di colpo serio; le si avvicinò a passi svelti e le prese il volto tra le mani, guardandola intensamente.

La donna arrossì: era tantissimo che non vedeva quello sguardo negli occhi del marito.

«Goku, cosa...» Prima che potesse finire la frase, le labbra del sayan si unirono alle sue in un bacio travolgente. Chichi chiuse gli occhi e dischiuse le labbra, accettando con entusiasmo la lingua del suo uomo dentro la propria bocca, avvolgendogli le braccia attorno al collo.

I due vennero travolti da un'onda di desiderio che non provavano da tempo, alimentata ancora di più dal fatto che fossero finalmente soli in casa.

Il sayan alzò sua moglie e le fece appoggiare la schiena al muro, staccandosi un attimo dalle sue labbra per ammirarne la bellezza. La donna gli cinse la vita con le gambe, gli prese il volto tra le mani e iniziò a baciarlo con passione. Non sapeva se fosse il vino, il profumo dei fiori o cos'altro, ma aveva terribilmente voglia di lui.

Goku, senza osare né voler interrompere il bacio, la tenne in equilibrio in braccio e si diresse nella loro camera da letto, per farla poi cadere sul materasso e iniziare a liberarla dai vestiti.

In quella notte priva di luna, nella loro stanza illuminata solo dalla luce delle stelle che attraversava la finestra e inebriata dal profumo di rose, i due amanti si unirono ritrovando l'ardore e la passione che avevano da ragazzi.

Intanto, lontano da quella casa, le stesse stelle erano ammirate dai cinque giovani sayan, sul prato di casa Brief.

Goten e Trunks erano sdraiati, uno con una mano dietro la testa e l'altro con entrambe al petto; mentre le bimbe erano sedute dietro di loro, Pan a gambe aperte e schiena leggermente all'indietro, Bra con le gambe incrociate.

Anche Kin era uscita di casa, tranquillizzata dai due giovani che le avevano giurato che l’avrebbero protetta, quindi sicura anche se al buio; si era seduta tra loro due, tenendosi le gambe al petto e arrotolandosi la coda intorno al corpo, come se le facesse da scudo.

Tutti coi nasi all'insù ad ammirare il cielo, stavano giocando a riconoscere le costellazioni, in attesa che la cena fosse pronta, con Trunks stava vincendo alla grande.

Il ragazzo alzò nuovamente il braccio, tracciando un segno immaginario con il dito: «E quella è Hydra!»

Goten guardò di sottecchi l'amico: «Ehi... Non è che te le stai inventando?»

L'altro rispose con un sorriso furbo, sfoderando l'arma del cognome: «Cos'è? Non sai accettare la sconfitta, Son?»

Il sayan chiuse gli occhi e gli rispose con tono non curante, colpendolo dritto nell'orgoglio, lì dove sapeva facesse più male: «Oh no fai pure, tanto il match oggi l'ho comunque vinto io...» Lo guardò sfoderando la sua espressione da schiaffi, mentre il ragazzo lo guardava male. «Rode eh, Brief?»

Trunks si alzò a sedere, placato solo dalla voce della sorella, che corse in suo aiuto: «Almeno mio fratello ha più successo con le ragazze.»

Tutti si voltarono verso di lei, sorpresi dalla sua entrata in scena.

Kin le si avvicinò, minacciosa: «Che cosa vorresti dire Bra? Guarda che anche Goten è un rubacuori, tu non hai idea di quante ore passi al telefono ogni giorno con le sue spasimanti.»

La bimba dai capelli chiari guardò la sayan di fronte a lei, sostenendo ad oltranza il proprio fratello: «Perché tu non hai idea di tutte le lettere delle bellissime ragazze che porta a casa Trunks. Se anche mettessimo caso che Goten avesse più ragazze, cosa che dubito, quelle di mio fratello sono sicuramente più sexy!»

I due ragazzi si guardarono rossi in volto, allibiti da ciò che le sorelle stessero dicendo.

Pan osservava la scena in disparte, finché il discorso non riguardò suo padre, messo in gioco dalla zia. «Ma hai idea di che fighi siano i miei fratelli? Trunks non raggiungerà mai la bellezza di nessuno dei due!»

«Che cosa c'entra il mio papà ora? Lui è solo della mia mamma!» Disse la bimba di tre anni.

Goten cercò di placare gli animi di tutte: «Andiamo ragazze ora basta...»

Poi aggiunse, rovinando il clima di tranquillità appena sceso tra loro: «E poi Kin, non dovresti dire queste cose di Trunks, in fondo hai una cotta per lui.»

Pan e Bra sgranarono gli occhi, mentre Kin e Trunks arrossirono ancora di più, gridando all'unisono: «Ma che diavolo stai dicendo?»

Lui si portò le mani in avanti, cercando di difendersi dall'ira dei due: «Beh ecco... Non sono il primo a dirlo... Anche Krilin l'ha detto oggi no? E quindi pensavo che...»

«Ma come puoi pensare che io abbia una cotta per Trunks? È anche più grande di me!» Gli urlò contro la sorella. «Si dice che alle ragazze piacciano quelli più grandi...» Borbottò Goten.

A quel punto fu Trunks a gridargli contro: «Tua sorella ha quasi dieci anni meno di me, razza di deficiente! Sarebbe come se tu ti mettessi con Bra!»

«Beh, non proprio... Tra Kin e Bra c'è la stessa età di Pan...» Sussurrò lui, tentando inutilmente di difendersi. Ma ciò che ottenne fu solo che anche sua nipote gli andasse contro: «E con questo cosa vorresti dire?»

«Ragazzi, la cena è in tavola! Forza rientrate o si raffredderà!» La voce di Bulma salvò Goten da scavarsi ulteriormente la fossa e tutti i cinque, affamati, si diressero a corsa verso l’enorme casa, dimenticandosi completamente della discussione e fiondandosi sul cibo squisito.

 
 
 
 
 

E siamo arrivati alla fine di questa storia! Stavolta è venuto un capitolo un po' più lungo degli altri, mi auguro di non avervi annoiati... E dire che questa storia doveva avere solo tre capitoli eh eh...
Spero vi sia piaciuta leggerla almeno quanto a me scriverla. E' stato un onere poter aver contato su tanto sostegno capitolo per capitolo ^^ E per questo vi ringrazio tutti di cuore, vi voglio tanto bene *-*
Ma fermi lì! Non penserete mica che vi lasci in pace vero? Eh no, ve lo potete scordare gente u.u Questa era solo la seconda parte della storia di Kin, adesso deve arrivare il bello u.u (spero xD)
La prossima storia a più capitoli della saga "Sangue del padre e occhi della madre" (e pensare che io mi volevo fermare alla OS della nascita della piccola Son... No, non sono proprio fatta per le storie brevi :/ Mi spiace per voi ahahah) s'intitolerà "Identità rubata", e la nostra Kin sarà un po' più grande u.u Che cosa accadrà, chiederete voi... E se non ve lo state chiedendo, ve lo chiedo io u.u Beh, non vi resta che continuare a seguirmi per scoprirlo :P Muahahah Come sono malvagia oggi... Dev'essere l'influsso del libro che sto leggendo xD
Comunque sia, lasciando perdere la mia stupidaggine, vi d'ho appuntamento al primo capitolo del prossimo racconto! Che ancora non so quando pubblicherò, yeeee!
Tornando seri (stavolta per davvero): un bacio e grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto, consigliato e recensito, e anche a quelli che invece hanno solo letto :) Non mi sarei mai aspettata così tante visualizzazioni, siete più di 80 a capitolo *-* Mi piace pensare che almeno una trentina siano persone diverse, non distruggetemi questo sogno vi prego xD
Alla prossima! :*

Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 


   
 
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