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Autore: gilroyal    11/10/2015    0 recensioni
Aress Kidenos era sempre stata una normalissima ragazza americana, a parte per il nome del dio della guerra e un cognome apparentemente impronunciabile, si intende.
Fatto sta che lei non pensava assolutamente che la sua vita sarebbe dovuta cambiare improvvisamente, all'alba dei suoi 25 anni.
Aveva una vita pressoché perfetta, abitava ancora con i suoi, faceva tutto quello che gli piaceva, la mattina studiava al conservatorio flauto traverso, il pomeriggio si allenava per le gare di ginnastica artistica e la sera la passava a riempirsi di cibo spazzatura guardando i film della Disney o leggendo, si poteva ritenere soddisfatta del suo aspetto minuto, con i capelli neri e lunghi e gli occhi grandi e verdi.
Diciamoci la verità chi si augurerebbe di cambiare una vita del genere?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crowley, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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 ~~Aress Kidenos era sempre stata una normalissima ragazza americana, a parte per il nome del dio della guerra e un cognome apparentemente impronunciabile, si intende.
 Fatto sta che lei non pensava assolutamente che la sua vita sarebbe dovuta cambiare improvvisamente, all'alba dei suoi 25 anni.
 Aveva una vita pressoché perfetta, abitava ancora con i suoi, faceva tutto quello che gli piaceva, la mattina studiava al conservatorio flauto traverso, il pomeriggio si allenava per le gare di ginnastica artistica e la sera la passava a riempirsi di cibo spazzatura guardando i film della Disney o leggendo, si poteva ritenere soddisfatta del suo aspetto minuto, con i capelli neri e lunghi e gli occhi grandi e verdi.
 Diciamoci la verità chi si augurerebbe di cambiare una vita del genere?
 ***

Era una bellissima giornata di sole, tipica americana, la tranquillità era spezzata da qualche auto che procedeva velocemente sull'asfalto.
 -Si lo so che sono in ritardo, ora arrivo, devo solo passare a casa e posare il flauto e tra dieci minuti sono da te- una ragazza camminava a passo rapido, Aress urlava da dieci minuti ormai, attaccata al telefono, cercando di tenere il flauto, il telefono e cercare qualcosa nella borsa rossa gigante, che teneva su una spalla.
-Sono a casa, ora arrivo- e riattaccò, tirando fuori il mazzo di chiavi, anche se forse chiamarlo così era sbagliato, trattandosi di due chiavi e una marea di portachiavi e oggettini vari.


Aprì la porta di casa facendo scattare la serratura e in due secondi netti aveva invaso l'ingresso, le chiavi lanciate sul mobiletto affianco a lei, la borsa abbandonata sulla sedia e la giacca per terra, ignorando del tutto l'attaccapanni
-Sono a casaaaa- urlò per farsi sentire dai suoi, non le arrivò nessuna risposta, senza preoccuparsene, si avviò verso il corridoio
 Iniziò a salire le scale per il piano superiore a due a due, salvandosi per un pelo quando il piede si alzò troppo poco per raggiungere un gradino, imprecando spalancò la porta della sua camera, appoggiò lo strumento sulla scrivania con la massima cura e corse di nuovo giù.
 Si affacciò sulla porta della cucina, giusto per vedere se i suoi erano ancora vivi e non avrebbe mai voluto vedere quello spettacolo.


La cucina, bianca, luminosa e sempre pulita, si era colorata di rosso, a terra soprattutto, c'erano due pozze enormi di sangue che si univano, proprio sotto le mani unite dei suoi genitori, lei stava scherzando quando aveva pensato di vedere se fossero ancora vivi, perché era sicura che fosse stato così. Ma dovette ricredersi quardando i due corpi, gli occhi senza vita e la gola squarciata, dall'alto un uomo, vestito di nero, li osservava senza nessun'espressione negli occhi, rigirando il coltello tra le dita.
 -Ti aspettavo- gli disse girandosi -hai qualcosa che mi serve- i suoi occhi erano completamente neri - che ne dici se io prendo quello che voglio e ognuno per la propria strada?-
 Nella sua mente lampeggiava una parola "scappa"  eppure Aress era immobile, non riusciva a collegare nessun pensiero, iniziò ad indietreggiare quando il mostro iniziò a camminare verso di lei, arrivando nel salotto in retromarcia.
 La ragazza si guardò intorno per cercare qualcosa con colpire l'essere e si maledì per non aver costretto sua madre a comprargli, da adolescente,  la riproduzione di Pungolo, invece la bacchetta di Sambuco era proprio accanto a lei, ma dubitava che funzionasse veramente, perciò prese la cosa più probabile: Le cronache di Narnia.
 Insomma sette libri in uno e 1153 pagine avrebbero fatto male a chiunque, afferrò il libro con decisione e lo lanciò con tutta la forza che aveva verso la testa di quel . . . di quella cosa.
 Non fu lanciare il libro contro la testa di quell’essere il problema, fu la sua mira, totalmente inesistente.
 E mentre il mostro sorrideva e la ragazza sperava con tutta se stessa che a “l’uomo” venisse una voglia irrefrenabile di iniziare a leggere l’enorme tomo perdendo ore, come aveva fatto lei, ed iniziasse a fangirlare sul principe Caspian, un impala del ’67 nera, parcheggiava davanti alla casa.

Dean aveva guidato tutta la notte per arrivare in quella minuscola cittadina, il risultato erano due occhiaie grandi quanto una casa e il passo un pò traballante, uscì dalla macchina e chiuse la portiera.
 Sam lo precedeva mentre si avvicinavano alla casa davanti a loro, con il coltello e la pistola ben nascosti sotto la giacca, suonarono il campanello e attesero.

 

Il suono del campanello aveva dato un barlume di speranza ad Aress, che senza aspettare oltre iniziò ad urlare,  attirando l'attenzione dei due all'esterno che, senza tanti complimenti, buttarono giù la porta.
 Il coso sbiancò non appena capì chi fossero i due, volse un ultimo sguardo ad Aress, il mostro poi aprì la bocca, da cui uscì del fumo grigio e il corpo dell'uomo si accasciò per terra, senza vita.
 Aress cadde sulle ginocchia, la testa le scoppiava, pensò ai suoi, morti sul pavimento della cucina e non riuscì più a trattenersi, scoppiò a piangere, incurante dei due ragazzi che la guardavano.
 Passò qualche istante equello più alto le si avvicinò e l’abbracciò, se fosse stato in un altro contesto l’avrebbe allontanato, magari facendogli una scenata sul perché un essere inutile e insignificante come lui, la stesse toccando, ma non era proprio dell'umore per essere pignola, ricambiò l’abbraccio, ringraziando silenziosamente quello sconosciuto che le stava dando affetto in un momento di difficoltà.
-Cosa è successo?- chiese dopo un po’ il gigante, senza staccarsi dall’abbraccio, titubante come se temesse uno scatto d'ira.
-Ha detto di volere qualcosa che ho io- rispose Aress tentando di fermare i singhiozzi e allontanandosi, più per riprendere fiato che per allontanarlo veramente.
 Il gigante guardò l’altro tizio, che probabilmente era suo fratello, come per chiedere spiegazioni, ma non trovò niente.

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Angolo Autrice

hey bella gente :)
Sono tornata e ho revisionato il capitolo, cambiando un pò di cose e aggiungendone altre.
Fatemi Sapere cosa ne pensate.
Alla prossima

   
 
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