Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shizue Asahi    11/10/2015    3 recensioni
Partecipante alla Corsa delle 48 ore;
Dopo la missione è un miscuglio di sensazioni: il dolore della perdita, le ferite, l’euforia di vivere un giorno in più. Levi la stringe a sé, affonda il viso tra i suoi capelli e le parla, alla ricerca di un’umanità che sente scivolargli via. Non te ne andare, le sussurra quando pensa che stia dormendo.
{Levi/Petra | Raccolta di cinque flash | Lime}
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Letizia, appassionata di utensili da cucina
 
 
 
 
 

 
 
 
Anno 843, Quarantesima Spedizione Esplorativa oltre le mura
 
Il tremito alla mano è appena percettibile, uno spasmo involontario che non riesce a controllare del tutto. Se ne accorge per caso, mentre il cavallo scalpita sotto di sé e le briglie le tremano tra le dita.
Il respiro è un miscuglio di sussulti e vuoti, l’aria le raschia le narici, la bocca, la gola, mentre cerca di non soffocare. Il sangue le si è raggrumato sulle vesti, lo percepisce sotto le unghie, tra i capelli. L’odore è nauseante.
Quando un cavallo si affianca al suo e un paio di mani le strappano via li briglie, Petra sussulta, ancora divisa tra l’orrore e l’incredulità di essere viva.
Distingue a malapena la sagoma del Maggiore Levi, la cappa verde della Legione Esplorativa tirata sul capo e lo sguardo puntato sulle Mura.
Petra, per la prima volta da quando è sorto il sole, prova una vergogna per se stessa quasi pari al terrore di essere divorata.
 
*
 
È rimasta in infermeria il minimo indispensabile. Non ha riportato che qualche ferita superficiale, niente di preoccupante o sufficientemente grave da permetterle di rifugiarsi tra quelle pareti asettiche almeno per una notte.
L’infermiera l’ha soppesata arcigna, pungolandole le costole con le dita ossute e pizzicandole le braccia.
- Non farmi perdere tempo, ragazzina – le ha detto brusca, spostandosi verso un altro paziente. Petra è rimasta lì, ferma, con le braccia ancora sollevate. La donna si è dimenticata di lei quasi subito ed è dovuto intervenire un altro infermiere per convincerla a lasciare la brandina.
Il Maggiore Levi la sera è passato in infermeria, senza un motivo preciso. Silenzioso è entrato, ha dato un’occhiata alle brande ed è tornato nella propria stanza. Alla bocca dello stomaco una sensazione a cui non avrebbe saputo dare un nome. Fastidio e sollievo insieme.
 
*
 
La mensa è un vociare caotico e allegro. I soldati mangiano e chiacchierano allo stesso tempo, senza freno. L’odore del cibo è delizioso, caldo e invitante.
Petra si sente frastornata. È tutto irreale. Fa dondolare il cucchiaio nella zuppa e trattiene appena un conato di vomito. Ha fame, è stanca e il peso di essere viva è una colpa troppo grande da sopportare.
Un gomito le affonda nel fianco, mentre un uomo si fa spazio sulla panca, vicino a lei.
Petra lo osserva sgomenta. Il Maggiore Levi la fissa impassibile, implacabile. Lui sa, Petra trema.
Cenano insieme, in un silenzio insolito e pesante, per giorni. Poi Petra parla, deve, gli fa quella domanda che si ripete nella sua testa senza sosta.
- Come ci riesce? – gracchia, così piano che non è sicura di essere riuscita a sentirsi neanche lei.
Levi risponde solo dopo un po’ e la istruisce sull’arte della finzione. Petra realizza solo il giorno dopo di aver sentito la sua voce per la prima volta.
 
 
 
Anno 847, Wall Maria
 
Levi non è un uomo facile. È schivo, burbero e spesso intrattabile. Nei suoi sottoposti incute un timore reverenziale e una soggezione difficile da ignorare. Talvolta è nevrotico e dotato di un’insolita attenzione per l’ordine e la pulizia.
È rispettato e ammirato. Il soldato più implacabile dell’umanità. Un uomo che diventa un titano, in battaglia.
Levi è taciturno e i suoi silenzi sono carichi di significato. Difficilmente lascia trapelare il proprio turbamento o permette alle emozioni di prendere il sopravvento. Petra ha imparato ad accettarlo, a leggere nei suoi silenzi e nei suoi modi spicci. Talvolta si domanda se non sia lei ad immaginarsi qualcosa che, in realtà, non c’è.
Non è indispettita dalla gentilezza che Levi dispensa a qualche recluta, di tanto intanto, o dai modi meno bruschi con cui si rivolge a Hanji. Solo, qualche volta, finge che lui sia un uomo diverso, più affettuoso, più disordinato, più aperto. Meno Levi, le sussurra una vocina maligna.
Quando vanno in esplorazione non è più terrorizzata. La morte è diventata una costante, un’abitudine, una possibilità neanche troppo spiacevole.
Levi si libra tra i titani, ne abbatte uno dopo l’altro, preciso e pulito. Se Petra è in difficoltà, interviene; se il lavoro è ben fatto le dà una pacca sulla spalla.
Petra nota appena che le sue mani tremano.
 
Dopo la missione è un miscuglio di sensazioni: il dolore della perdita, le ferite, l’euforia di vivere un giorno in più. Levi la stringe a sé, affonda il viso tra i suoi capelli e le parla, alla ricerca di un’umanità che sente scivolargli via. Non te ne andare, le sussurra quando pensa che stia dormendo.
 
 
Anno 844, Quartier Generale
 
Le cucine del Quartiere Generale di giorno sono un continuo viavai di inservienti e donne di servizio; risuonano del vociare e del chiacchiericcio delle cuoche, del ribollire degli intrugli nei pentoloni e degli ordini dati agli sguatteri.
Non è raro che qualche recluta vi venga spedita: alcuni di loro sono molto più utili lì che sul campo di battaglia.
La sera, quando la cena è già stata servita e i piatti lavati, le cucine si svuotano, le luci vengono spente e tutto torna di nuovo calmo e silenzioso.
Petra osserva afflitta una grossa patata bitorzoluta, la soppesa. Passa il pelapatate sulla superficie ruvida e fa forza per incidere la buccia.
-Non devi macellarla. Tagli troppo in profondità, la fai diventare la metà – la sgrida Levi, facendole perdere dieci anni di vita.
- Perlamordelcielo – impreca e per poco patata e sbucciapatate non le volano via di mano.
Il Maggiore Levi ha l’orribile abitudine di arrivarle di soppiatto alle spalle, anche nei momenti più impensabili. È silenzioso e svelto e Petra sospetta che trovi divertente farle venire un colpo ogni volta.
Ho precedenti di patologie cardiache in famiglia, gli aveva detto una volta – se lo era ritrovato alle spalle all’improvviso, un attimo prima non c’era e quello dopo era lì – e Levi aveva quasi riso – gli angoli della bocca gli si erano inclinati verso l’alto, vale lo stesso!
Avvicina uno sgabello al suo e ci si lascia cadere sopra, scomposto, la schiena curva e le gambe divaricate; un ginocchio che sfiora quello del sottoposto.
- Da’ qua – le dice brusco e le sfila patata e pelapatate dalle mani. – Con delicatezza – continua, facendole vedere come fare.
- Non sapevo fosse un esperto di patate – balbetta Petra, stordita dall’assurdità del momento. Lei, Il Maggiore Levi e un pelapatate: non esattamente il modo in cui pensava di passare la serata.
- Quando ero un cadetto non ero molto simpatico al comandante Erwin. Idiota. Ho passato nottate gloriose con questo pelapatate in mano – le confida per poi sorriderle di nuovo.
 
Le guida le mani, modifica la posizione delle sue dita sul manico del pelapatate e lascia che la lama scorra lieve sul tubero. Le loro teste si sfiorano appena e Petra avverte l’odore del suo dopobarba.
La cucina è buia – fatta eccezione per qualche candela qua e là e un lumino sul tavolo – e Petra ne è improvvisamente lieta. Le sue orecchie stanno andando a fuoco, e anche la sua faccia e probabilmente il resto del suo corpo, ma Levi non può vederlo.
 
 
Anno 848, Wall Maria
 
Ci sono individui che riescono a stimolare la simpatia del prossimo senza alcuno sforzo. Basta loro sorridere, fare un piccolo gesto o semplicemente essere presenti per accattivarsi il favore degli altri.
Petra è una di loro. È un ottimo soldato, una persona gentile e disponibile. Non teme la fatica ed è sempre la prima a scegliere le faccende più scoccianti.
Petra ha un sorriso gentile per tutti e i suoi modi accorti diventano rapidamente affettuosi, una volta che prende confidenza.
Petra appare serene a felice. Una ragazzina spensierata – per quanto il momento e il suo ruolo le consentano. Alcuni pensano persino che sia stupida, perché solo così si può definire qualcuno che va in missione con la faccia pulita e la bocca piegata all’insù.
Petra è un’ottima allieva e Levi le ha insegnato bene l’arte della menzogna. Scherma la paura dietro a un sorriso, dissimula il fastidio con un cenno del capo e nasconde la rabbia tra i denti, dove nessuno può coglierla.
 
Certe volte Levi arriva anche a credere di essere stato un maestro troppo bravo e non riesce a leggere sempre tra i gesti di Petra. Spesso non è del tutto sicuro di poter cogliere il suo turbamento né di capire appieno quello che lei voglia dirgli. Petra è arrabbiata, sempre. Non ha un nemico in particolare o ne ha molti, difficile da dirsi.
La notte, quando sgusciano l’uno nella stanza dell’altra, dormono insieme.
Non è raro che faccia un incubo o che si svegli di soprassalto; tra la veglia e il sonno la bugia ha vita breve: si agita, lo colpisce, si lascia sfuggire quei pensieri che di giorno non può dire. Levi assorbe ogni colpo, ogni ansito, ogni maledizione.
Il mattino dopo Petra gli sorride e non è successo nulla.
 
 
Anno 847, Wall Maria
 
La rabbia è un sentimento difficile da uccidere, scava nella pelle, si insinua nella carne e si annida tra le costole. La sente pulsare nelle vene, annebbiargli la vista ed è sicuro che sia perfettamente visibile sul suo volto.
Quando Petra lo spinge via, la avverte agitarsi nel petto.
- Potevi morire – le dice. Lo sputa fuori e sente la gola pizzicargli e contrae i palmi per impedirsi di colpirla – Sei una stupida ragazzina – continua, avvicinandolesi di nuovo. Poi si tira indietro, le dà le spalle e percorre la stanza in lunghe falcate. Ogni passo una parola velenosa che vorrebbe dirle, un’accusa silenziosa.
Petra lo osserva, tace, trema. Fuma di rabbia, tanto quanto lui, se non di più. Serra la mascella e drizza la schiena. Sarebbero potuti morire entrambi.
- Sono un soldato. La mia vita è sacrificabile per il bene dell’umanità – ripete, la foce incolore di chi ha imparato quelle parole a memoria e ne ha fatto il proprio mantra.
La missione è stata un disastro e le perdite di vite umane indicibili. Hanno perso molti uomini, amici, compagni. I titani erano troppi e loro troppo pochi. Chi ha fatto ritorno è stato solo fortunato. Petra lo sa, lo sanno entrambi.
- Una ragazzina – le dice di nuovo, improvvisamente vicino. Le afferra il volto tra le mani e Petra le avverte tremare. Non c’è affetto, né delicatezza. Non è una delle solite carezze ruvide o il tocco possessivo che le riserva quando sono soli. Le fa male. Le scruta il viso, i segni scuri lasciati dalle dita disgustose di un gigante sulla fronte, sulla mascella e sul collo.
Sente ancora la rabbia agitarsi sotto la pelle, quando la bacia, la avverte mentre la tocca. Lo scuote mentre la spinge a terra e la fa rotolare sul tappeto liso del suo studio.
Petra lo morde, lo graffia, cerca di strappargliela via, quella rabbia, o di liberarsi della propria.
Levi la schiaccia sotto di se, le lascia altri lividi, altri segni rossastri. Le tortura il seno e la osserva contorcersi e cercar di scalciarlo via. Petra lo maledice, gli tira i capelli e lo attira a sé. Si baciano, si mordono, premono i nasi l’uno contro l’altra, sfidandosi a cedere per primo.
La rabbia è ancora un ronzio fastidioso quando l’amplesso termina e Levi la strige a sé, la schiaccia contro il proprio petto, le cinge le spalle con le braccia e la stretta è così forte che le mozza il respiro.
Le carezza il capo, le arruffa i capelli, osservandola impassibile, la rabbia di nuovo celata. Le bacia la fronte in un gesto insolitamente tenero e la minaccia di cose orribili se si lascia uccidere.
 
 
 
 
 
 
***


 
La raccolta partecipa a La corsa delle 48 ore di Torre di Carta.
Levi non compare mai come caporale poiché le scene si svolgono tutte prima che incontri Eren e ho pensato che è più verosimile che non sia ancora stato promosso.  
 
Prompt: 

• Camminiamo sull’acqua/Poi mangiamo per strada/E giochiamo a star bene (Lato destro del cuore - Laura Pausini);
• Ho trovato/ il mio gatto – una/ Stella silenziosa  (Jack Kerouac)
• Pelapatate;
• Nella cantina della mia mente ci sono centinaia di bottiglie di rabbia, disperazione, paura. Ma a guardarmi non lo si direbbe mai (L'amore bugiardo - Gone Girl, David Fincher);
• A e B litigano e finiscono a fare sesso sul tappeto;







 
   
 
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