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Autore: Kere_Krawl    12/10/2015    0 recensioni
Si sa, la crisi ormai sta dilagando. E potrebbe colpire anche le aziende più antiche e insospettabili.
Genere: Demenziale, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è crisi. 
 
L'impiegato si avvicinò alla porta del Direttore con un certo timore. Tutti in azienda sapevano che egli aveva un carattere decisamente irritabile, e che era meglio girargli alla larga nei suoi momenti difficili. Di solito gli impiegati si limitavano a chinare la testa e a subire le sue sfuriate , senza mai battere ciglio. Ma adesso la situazione stava diventando critica: quello si era barricato nel suo ufficio da quasi tre mesi, e questo era un problema. Infatti, senza di lui il lavoro non procedeva, la ditta era ferma, e tutti convenivano che fosse meglio farsi insultare ogni tanto piuttosto che rinunciare allo stipendio a fine mese. Dunque la decisione generale fu quella di andare a discutere direttamente con lui, cercare di capire quali problematiche lo affliggessero e ristabilire l'ordine nella società. Dato che però tutti si rifiutavano di andare, fu effettuato un sorteggio per decidere chi avrebbe dovuto parlargli: venne scelto il più sfigato dei dipendenti, il giovincello appena arrivato, ultimo gradino della scala aziendale. Gli vennero messe in mano due scartoffie che il capo doveva firmare (così, tanto per avere un motivo valido per disturbarlo) e fu mandato al terzo piano, dove risiedeva l'ufficio del Direttore. L'ometto dunque, arrivato alla porta, prese coraggio e bussò: invece della solita voce stizzita, si udì rispondere un annoiato << Avanti, è aperto >>. Entrò: le tapparelle delle finestre erano abbassate, e nella stanza c'era un forte odore di chiuso. Il Direttore sedeva alla sua scrivania, il fuoco scoppiettante alle spalle. Tra l'indice e il medio della destra reggeva una sigaretta spenta, mentre la sinistra era impegnata a giocherellare distrattamente con una mela rossa. << Cosa vuoi? >> chiese distrattamente il capo, gli occhi persi nel vuoto. Non mi sembra così pericoloso, si disse l'impiegato, stupito. Forse potrei provare a parlarci. << S-signore >> balbettò << io e gli altri siamo preoccupati per lei. Sono mesi che non la vediamo uscire da questa stanza, e il lavoro sta rallentando. Di questo passo potremmo addirittura rischiare un fallimento! Deve fare qualcosa. >> Il Direttore lo guardò, sorridendo sarcasticamente. << Fare? C'è ben poco che io possa fare. Tu mi chiedi perché sono in queste condizioni. Beh, il motivo è semplice. >> Si alzò dalla sedia e si erse in tutta la sua statura. Era un uomo davvero alto, pensò l'impiegato. << Siamo obsoleti. >> terminò, con un gesto della mano. << Obsoleti?? >> trasalì l'impiegato << Ma il nostro prodotto è un old-fashioned! Sempre valido in ogni età o circostanza! >>. 
<< Quando iniziai a fare questo lavoro ero come te >> sospirò l'altro. << Pieno di speranze, di progetti. Il mondo era un campo praticamente inesplorato: ogni passo era una scoperta, ogni piccolo tassello faceva nascere sempre qualcosa di nuovo. Ricordo che cominciai con uno sfratto: una sciocchezza, i due inquilini erano dei veri idioti. >> afferrò un'elegante bottiglia in vetro e versò del liquidò scuro in un bicchiere, riempiendolo fino all'orlo. << E da li in poi, una serie interminabile di successi. Ma ora il nostro prodotto è così comune: la gente riesce a produrlo anche da sola. Brandy? >> chiese al sottoposto, indicando il bicchiere. << Oh, no, grazie >> rispose l'altro. Il Direttore scrollò le spalle e, afferrato il bicchiere, lo vuotò in pochi secondi. << Sono diventati così bravi ad imitarci che, lo ammetto, un po' mi spaventano >> concluse l'uomo, tornando a sedersi e accendendosi la sigaretta. << Noi serviamo solo a raccogliere i loro risultati e stiparli nei vari archivi. >> Il giovane impiegato fu preso da uno scoppio di rabbia nel vedere il suo Direttore così depresso e arrendevole. Di solito era così orgoglioso e fiero: oggi non lo riconosceva proprio. Il disappunto lo colse al punto che non riuscì più a trattenersi. << Ma Signore, lei non può parlare così! Insomma voglio dire... Lei è il Maligno! La Bestia! Il Signore delle Tenebre! Voglio dire, si dia un contegno, la prego! >>. Satana guardò quel diavoletto che strepitava davanti a lui. << Belzebù, hai presente il detto "saperne una più del diavolo"? Le cose stanno esattamente così. Gli uomini sono già anche troppo cattivi da soli, noi non serviamo più. Stipiamo solo le loro anime nei meandri dell'Inferno, ma non mi soddisfa nemmeno più quello. Tanto vale andare a lavorare a Guantánamo. >> Belzebù si torse la coda, quasi in lacrime. << Ma nemmeno una possessione piccola piccola? >> << Ma nemmeno per idea! >> sbottò il Demonio. << Una volta avrebbe messo paura: ora grazie a Pazuzu e alle sue manie di protagonismo come minimo ci fanno un altro film. Cosa sono quelle? >> chiese, rivolto ai moduli in mano all'impiegato. << Ah, alcuni reclami verso alcune band: sostengono di aver evocato almeno tre dei nostri in altrettante messe nere, ma a noi non risulta. Dovrebbe mettermi delle firmette >>. Satana iniziò a firmare i moduli, borbottando insulti relativi alle band e un sonoro << Se comparissi davvero quando mi chiamano questi idioti, altro che concerti... Minimo minimo finirebbero tutti a fare i sub a Lourdes >>. Congedò il povero diavolo, che tornò mesto mesto dai suoi colleghi per riferire le brutte notizie, e con uno schiocco delle dita fece apparire un quotidiano sulla scrivania. Un altro schiocco di dita, e nell'ufficio iniziarono a risuonare le Quattro Stagioni di Vivaldi. Satana iniziò a sfogliare il giornale; "Ronde cittadine aggrediscono giovani immigrati: due in coma, un ferito". << Oh beh >> mormorò << almeno non passano alla concorrenza >>.
  
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