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Autore: Curleyswife3    12/10/2015    3 recensioni
E se, durante il suo vagabondaggio stellare alla ricerca di un marito alla sua altezza, la bellissima principessa Kurama atterrasse sulla Terra non all'epoca di Lamù, bensì all'epoca di Baldios?
Chi sarebbe il fortunato prescelto?
Crossover birichino con uno dei personaggi più sexy del mondo anime. ATTENZIONE: uno zinzinino di gender bender nell'ottavo capitolo.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Buongiorno amici, è la prima volta che mi cimento in questo fandom... quindi, per favore, siate clementi.
Leggendo qua e là su efp ho ritrovato questo anime che quando ero bambina adoravo. Già, incredibilmente, lo adoravo.
Nonostante la brutalità, il pessimismo cosmico e le giapponesate che si sprecavano.
Boh, sarà perché forse allora non lo capivo bene, però c'era Marin.
C'era il suo ciuffo ribelle, c'era il suo sguardo sempre fisso su tramonti struggenti e io mi scioglievo.
Così, grazie a telesette e a fandani03, mi è venuta voglia di scrivere un po' di loro.
Però, dato che lì loro si prendono sempre troppo sul serio, tutti, ho deciso di fargli staccare un po' la spina.
E questo è il risultato, spero vi piaccia. :)
Dimenticavo: ovviamente questi personaggi non mi appartengono e sto' raccontino è stato scritto senza scopo di lucro, ma solo per il mio personale divertimento.
L'avvertimento OOC l'ho inserito perché i personaggi sono un tantino sopra le righe.

CAPITOLO PRIMO

KURAMA


“Che meraviglioso cielo stellato!” sospirò Jamie Oshino.
Spostò lo sguardo sul ragazzo in piedi al suo fianco.
“Sai, Marin” continuò, con voce dolcissima “qui sulla Terra si dice che se esprimi un desiderio mentre cade una stella, il tuo desiderio si avvererà...”.
“Guardate!” la voce eccitata di Raita Hokuto la fece quasi sussultare.
“Guardate” ripeté il giapponese, indicando il cielo “una stella cadente!”
“Oh, sì, è vero” intervenne Oliver Jack “Adesso dobbiamo esprimere un desiderio...”.
Jamie alzò gli occhi verso il morbido smalto blu di quel cielo dalla tinta così profonda, allora non più gonfio di nuvole cariche di pioggia, ma sorridente come un pezzo di porcellana.
Giunse le mani e sussurrò: “Desidero che Marin finalmente si accorga di me”.
Marin a sua volta fissò il cielo stellato, serrò i pugni, scosse i capelli e disse fieramente: “Desidero uccidere Gattler e vendicare mio padre!”.
Oliver guardò di sottecchi l'amica bionda e disse nel suo cuore: “Desidero che Jamie finalmente capisca che sono io l'uomo giusto per lei”.
Raita si passò una mano sullo stomaco e mormorò: “Desidero tornare a casa e aprire un chiosco di ramen”.
D'un tratto, la stella cadente smise di cadere e iniziò a precipitare, sempre più vicina, sempre più luminosa.
Oliver fece un passo indietro e indicò l'oggetto il cui fulgore adesso riempiva tutta la volta celeste.
“Ehi” gridò “sembra che si stia avvicinando!”.
Dopo una curva repentina, il bolide infuocato andò a schiantarsi con una fragorosa esplosione oltre la collina alle spalle della base. 
I quatto si guardarono un istante negli occhi.
“Potrebbe essere un UFO” disse Raita.
“Dobbiamo andare a vedere” esclamò Marin.
Gli altri annuirono.

                                                                                                       ***
“E' caduto da queste parti, no?” chiese Oliver, arrancando lungo il pendio in discesa.
Marin era già corso avanti.
Jamie si slanciò dietro di lui, ma inciampò su un sasso e con un gridolino gli si avvinghiò. Lui cadde a sedere sull'erba, con lei sulle ginocchia.
“Oh, Marin” cinguettò Jamie, arrossendo.
Oliver sollevò gli occhi al cielo.
Il ragazzo dai capelli verdi si massaggiò la schiena.
“Jamie, sei stata leggera come una piuma...” bofonchiò.
A un tratto si rese conto di essere caduto su qualcosa di morbido, qualcosa che... si muoveva ed emetteva strani suoni.
Si rialzò, Jamie appesa al suo braccio.
“E questo che cos'è?” fece Oliver, che li aveva appena raggiunti.
Davanti ai loro occhi si agitava un grosso corvo nero, il più grosso che avessero mai visto. E come se non bastasse era anche vestito con un elegante kimono di foggia antiquata. Le zampette calzate in elaborati geta di legno chiaro.
“Incredibile” esclamò Raita “questo... questo è un goblin!”.
“Un goblin dal naso lungo”.
Marin lo sollevò per la collottola, guardandolo con curiosità.
“Un goblin?” ripeté, sorpreso.
Il corvo aprì gli occhi, mugolando per il dolore, e poi lo fissò.
Sbattè  le palpebre più volte, mettendo bene a fuoco.
Poi, d'improvviso, esclamò con entusiasmo: “Ho trovato il marito giusto per la principessa Kurama!”.
I quattro uomini sgranarono gli occhi, sbalorditi.
“Va bene, veniamo subito” gracchiò un'altra voce "corvina" da quella che aveva tutta l'aria di essere una ricetrasmittente.
All'improvviso, senza che nulla - in una tiepida notte d'estate come quella - lo lasciasse presagire, cominciò a soffiare un vento fortissimo.
Jamie cadde all'indietro sull'erba con un gemito, Oliver e Raita vennero trascinati via e solo per miracolo riuscirono ad aggrapparsi al tronco di un albero.
Marin, invece, fu afferrato per le spalle dal goblin. Il corvo sbattè le ali con una forza che nessuno avrebbe potuto immaginare e spiccò il volo.
Lui cercò di divincolarsi e cacciò un grido, ma venne sollevato da una folata più violenta delle altre e risucchiato su nel cielo.
“Vieni” gracchiò l'uccello, levandosi in volo “viaggeremo sulle ali del vento!”.
Jamie si rialzò e tese le mani verso di lui.
“Mariiiiiiiiiiiin!” strillò, impotente.

                                                                                                   ***

Il tornado sospinse il goblin e Marin fino a una grossa astronave di forma circolare, dove un portellone si spalancò al loro arrivo.
Cessato il vento, l'uccello atterrò senza problemi in un frullio di piume color carbone, mentre il ragazzo cadde pesantemente sul pavimento metallico.
“Ahi!” gemette.
Due volte in dieci minuti erano troppe anche per il suo marmoreo fondoschiena.
Si rialzò subito e si guardò intorno, sbalordito: quello era certamente un U.F.O., ma non aveva niente a che vedere con i suoi conterranei di S1.
Il che - considerò - era certamente un buon punto di partenza.
Già, soprattutto perché, toccandosi il fianco, si accorse che non aveva più con sé la sua pistola; probabilmente gli era caduta durante il volo.
Davanti a lui c'erano una gran quantità di strane apparecchiature ricoperte di tasti e lucine luminose; sul pavimento e sui computer stavano appollaiati una decina di grossi corvi, tutti vestiti come quello che lo aveva rapito, che lo guardavano con curiosità.
Fece un passo verso di loro.
Il più anziano - Marin lo capì perché aveva le piume non di un nero brillante come gli altri, ma venate di grigio - che pareva anche il più autorevole, gli saltellò incontro.
Lo squadrò da capo a piedi.
“E così” disse alla fine, come soddisfatto da quell'esame “è questo il nuovo marito della principessa Kurama?”.
“Non è male” confermò un altro goblin dall'aria pasciuta.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
Marito? Lui? E di chi?
Il primo uccellaccio che aveva conosciuto gli svolazzò intorno allegramente.
“È molto bello, primo consigliere, non è vero?” domandò, compiaciuto.
“Sì” fece l'altro “Però è anche molto giovane. E sembra inesperto”.
Pensieroso, aggiunse: “È una faccenda delicata...non so se sarà all'altezza”.
Marin approfittò di quel momento di distrazione per slanciarsi verso l'uscita: non aveva idea di dove fosse capitato o di cosa avessero in mente quegli strani esseri, ma di certo la sua vita era già abbastanza complicata e non aveva bisogno di altre seccature. Mogli comprese.
“Ehi” gracchiò il goblin “ehi, guardate, il mio prescelto sta scappando!”.
Nuovamente si alzò un vento potentissimo, che trascinò il ragazzo a terra. Lui tentò di divincolarsi, di scalciare e di rialzarsi, ma non c'era niente da fare.
“Ma si può sapere che diavolo volete da me?” esalò alla fine.
Il goblin anziano si posò accanto a lui e lo fissò con i suoi occhietti lucenti.
“Dovrai rischiare la pelle con la principessa Kurama per una notte”.
Lui rimase a bocca aperta, cercando di capire dove volesse andare a parare quella strana creatura.
D'un tratto, comprese.
“E dare alla nostra stirpe un successore” concluse il corvaccio.
“Perché non ve la giocate tra voi goblin dal naso lungo?” domandò allora Marin, indignato.
La sua mente si era improvvisamente affollata di raccapriccianti immagini di femmine di corvo col becco impiastricciato di rossetto, che lo guardavano con aria lasciva.
“Sul nostro pianeta” gli rispose l'uccello con calma “non ci sono esseri umani, perciò stiamo cercando uomini alieni come te”.
“Lasciatemi andare!” gridò Marin, rialzandosi.
“Dovrete trovare qualcun altro!”.
In quel momento, con un sibilo metallico di spalancò una porta e nella stanza circolare venne spinta una lunga teca argentata; come una bara, ma con il coperchio di cristallo.
“Aspetta” disse il corvo “lascia che ti mostri quanto è bella la nostra principessa”.
Marin si avvicinò alla teca, ormai al centro della camera.
Guardò al suo interno e piegò la testa da un lato, a bocca aperta.
Profondamente addormentata, le braccia conserte sul petto, giaceva la fanciulla più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.
A un cenno del consigliere, il coperchio di cristallo venne fatto scorrere e Kurama, la principessa dei goblin, apparve in tutto il suo splendore.
La sua pelle diafana emanava un tenue profumo di fiori, il petto morbido si sollevava e si abbassava appena. Le labbra dipinte di rosso erano una curva minaccia, diabolicamente seducente.

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Il ragazzo la fissò per qualche istante, come incatenato.
“Avanti” lo incoraggiò un goblin “su, dalle il buongiorno con un bel bacio!”.
Però Marin si riscosse, agitò la chioma e serrò le mascelle.
“Non posso” disse, a voce alta.
I goblin sollevarono gli occhi su di lui, sbalorditi.
“Non posso” ripeté, voltandosi verso l'uscita.
“Ho dedicato la mia vita a sconfiggere le armate di Aldebaran, a salvare questo pianeta e a vendicare mio padre. Non ho tempo per queste cose”.
Drizzò le spalle, gonfiò il torace e si avviò.
Ma ancora una volta il vento lo riprese e lo trascinò indietro.
Questa volta con una tale forza che il giovane, senza sapere nemmeno come, si ritrovò accanto alla teca della principessa; urtò contro il bordo e perse l'equilibrio.
Una sapiente spinta del consigliere anziano, data al momento opportuno, lo fece cadere proprio addosso alla fanciulla addormentata.
Senza volerlo, posò per un istante le sue labbra su quelle di lei.
Si rialzò immediatamente, vergognoso, ma ormai era troppo tardi.
Perché la principessa Kurama aveva aperto i suoi meravigliosi occhi di velluto nero e lo fissava con aria sognante.
Si sollevò e gli sorrise.
Lo fissò, senza smettere di sorridere.
“Oh” sospirò “Tu sei mio marito... Sono così felice di conoscerti!”.
La sua voce era carezzevole come un gatto che fa le fusa davanti al camino una sera d'inverno.
Marin però fece un passo indietro.
“Ehm... no, mi dispiace, c'è stato un equivoco” disse.
Kurama spostò lo sguardo - stavolta divenuto tagliente come una lama - sui tengu, appollaiati lì intorno.
Il ragazzo proseguì con tono fermo.
“Mi dispiace, principessa, ma come ho cercato di spiegare ai suoi consiglieri io non posso assolutamente pensare a queste cose.
Non c'è posto nella mia vita per l'amore. Né tanto meno per una moglie.
Le mie energie sono tutte dedicate a combattere le schiere di Aldebaran...”
“...e a vendicare tuo padre, abbiamo capito!” completò il primo goblin.
Lui lo guardò con stizza per un secondo.
I goblin fissarono la principessa, in attesa di ordini.
Ma lei non fece niente, si limitò a osservare il giovane senza profferir parola.
Marin a passo svelto andò verso la porta.
Sulla soglia, si voltò e disse: “Mi dispiace, davvero. Però la Terra è in gravissimo pericolo e la sua salvezza dipende da me, solo da me”.
Scosse di nuovo i capelli color cobalto e uscì.
Un goblin diede di gomito al suo compagno.
“Certo che quel tipo sa cos'è un'uscita in grande stile...” sussurrò.
Kurama non aveva staccato gli occhi dalla porta dove il ragazzo era appena scomparso.
“Che parole appassionate” mormorò “Non mi importa che sia già sposato con la sua causa...”,
Socchiuse le palpebre bistrate.
“Non mi importa: io lo desidero”.

(CONTINUA)

Angolino dell'autrice: per chi non lo sapesse, Kurama (o Glamour) è un personaggio di Lamù. È una bellissima principessa aliena che vaga alla ricerca di un marito che la risvegli dal suo sonno con un bacio. Solo che in Lamù, poraccia, incontra Ataru Moroboshi.
Kurama va in giro scortata dai suoi sudditi, i goblin dal naso lungo o tengu, folletti della tradizione giapponese; è armata di una grossa foglia con la quale può provocare improvvise raffiche di vento per attirare a sé qualcuno o farlo volare via.
Questa storia è ripresa dagli episodi dell'anime in cui compare Kurama (17, 18 e 24 credo).
I ramen sono le tradizionali tagliatelle in brodo giapponesi.
Che il fondoschiena del protagonista sia marmoreo credo non si discuta; per le scettiche, vedasi la famosa scena della doccia. No, non quella di Psycho (in Baldios già stanno inguaiati, ci manca solo il killer psicopatico), bensì quella della puntata n. 11.
Chiedo perdono alle fans di Jamie, ma qui mi serviva particolarmente oca; sì, lo so, Marin scuote sempre il ciuffo. Sempre.
Dicevo, Kurama nell'anime è svegliata da Ataru.
Mo', capirete che se il passaggio è da questo

 

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a questo

 

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la ragazza non ci capisce più niente.
Per l'idea del confronto fotografico sono debitrice a innominetuo e alla sua fic "Tesoruccioooo!!!"

A presto col secondo capitolo.

 


 

   
 
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