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Autore: Malanova    12/10/2015    2 recensioni
Come non detto... HO MODIFICATO LEGGERMENTE LA STORIA!
Ebbene si... perennemente insoddisfatta, ho deciso di fare altre piccole modifiche e cercare di migliorare la storia ed il suo contenuto, grazie anche all'aiuto di Felinala che, con la pazienza di una santa, mi aiuta con la grammatica e mi da qualche spunto XP.
Questa storia narra di Piccolo, figlio del Grande Mago che tenne sotto il suo giogo il mondo per oltre trecento anni, e di Lyrica, la bellissima e alquanto misteriosa fanciulla apparsa dal nulla costretta a prestare servizio alla Famiglia Demoniaca in cambio della sua vita. Sperando di non aver creato un ulteriore pasticcio, vi auguro buona lettura!
P.S. La storia segue la trama dell'opera di Toriyama... se ci sono spazi vuoti vuol dire che la storia è rimasta inalterata
P.P.S Dedico questa storia ad una ragazza molto speciale, di cui non ricordo il nickname (Malanova sei una cretina) che leggeva questa storia, anni fa, ad un gruppo di ragazzini molto speciali... Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, non vi ho dimenticati, spero che questa revisione vi piaccia perché grazie a voi che c'è ancora!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lyrica si trovava in mezzo ad un immenso campo di grano, con qualche fiore di papavero sparso qui e là che spuntavano tra gli steli facendoli sembrare più dei folletti che dei fiori. Era calato il tramonto e il profumo di quei grossi fiori dai colori sgargianti riempiva l’aria, mentre le nuvole rosate si muovevano in veloci spirali nel cielo, dirette verso l’orizzonte, come attirate da qualcosa. A un certo punto vide correre verso di lei un bambino. Era identico a Piccolo quando lo aveva incontrato, vestito con quella stessa tunica viola, ma Lyrica era consapevole che non poteva essere lui. Sentiva che quel bambino aveva anche qualcosa di suo: il modo in cui sorrideva, come se la sapesse lunga su qualcosa e si divertisse a tenerti sulle spine, oppure come accarezzava gli steli del grano ed il modo in cui gli si illuminavano gli occhi quando aveva alzato la testa e aveva visto le nuvole avanzare. Poi il bambino aveva posato lo sguardo su di lei e le aveva sorriso. La diciottenne sentì il cuore riempirsi di un amore così intenso che sentiva gli occhi pizzicarle per le lacrime. Allora lui si avvicinò di corsa e le buttò le braccia attorno al collo, urlando “Mamma!”. Fu allora che Lyrica si svegliò.

Era lì, stesa su un letto a due piazze, posto in una delle stanze più grandi del castello di pietra, con Piccolo profondamente addormentato al suo fianco. Mancava poco all’alba. Erano passati tre mesi dal fatidico torneo ma le cose, tra loro, non erano cambiate poi così tanto: Piccolo si svegliava all’alba, andava verso la parte più desolata del deserto e si allenava per tutto il giorno. Ritornava solo a tarda notte, portando con sé qualche provvista e qualche pezzo di minerale che trovava durante i suoi viaggi, che lei vedeva solo di mattina, quando lui se n’era già andato via da un pezzo. Allora Lyrica aveva iniziato al pomeriggio a perlustrare il deserto, a studiarne le rare piante e gli animali, ad allenarsi con le arti marziali e la magia. Inoltre, di mattina, lavorava part-time in una erboristeria nel paese vicino. Le rare volte che il demone veniva durante il pomeriggio, difficilmente le rivolgeva qualche parola che non fossero monosillabi o delle domande brevi, tutte formulate con tono scontroso, come se anche la sua voce gli desse fastidio. L’unico cambiamento che c’era stato tra i due era che, qualche volta, facevano sesso. Solo allora lui diveniva leggermente tenero nei suoi confronti, attento a darle piacere ad ogni carezza e bacio, tormentandola dolcemente finché entrambi non raggiungevano il culmine. Poi tutto ritornava com’era prima. Dopo i orgasmi lui non la guardava neanche negli occhi. Si scostava andando dalla sua parte del letto e si addormentava. La giovane sospirò. Non immaginava in questo modo la sua vita sentimentale.

Si voltò verso il demone e non riuscì a trattenere un sorriso. Però… Come le sembrava carino mentre dormiva… Lui si mosse nel sonno, borbottando, e si strinse contro il suo corpo, poggiando la testa sul suo petto appena sopra i seni e cingendola per i fianchi con un braccio. Quando ebbe assunto quella posizione, egli fece una specie di sospiro di sollievo, continuando a dormire. “Mi ha scambiata per un cuscino” pensò Lyrica, divertita. Dato che non riuscì più a riaddormentarsi, la ragazza decise di organizzarsi la giornata “Potrei gironzolare per la metropoli con qualche amica, se riuscirò a contattarne una, e mangiarmi un grosso, cremoso e bel gela…”. Un fastidioso prurito la strappò dai suoi pensieri. Si grattò la testa e sentì tra i capelli qualcosa di morbido “Ma che…”. Si portò la mano davanti ai occhi, che quasi le uscirono dalle orbite quando vide che stringeva una manciata di petali di margherite “E queste da dove sono saltate fuori?!?”.

Si toccò ancora la testa e si accorse, con raccapriccio, che le margherite spuntavano dal suo cuoio capelluto, come i suoi capelli naturali, ed erano anche grosse “Oddio!”. I raggi del sole filtrarono attraverso le finestre e Piccolo si mise a grugnire “Si sta svegliando!” urlò nella sua testa Lyrica “Non deve vedermi in questo stato! Mi sfotterà a vita!”. Prese il cuscino da sotto la nuca e se lo schiaffò sul viso, in modo che tutta la testa, dal mento in su, fosse coperto. “Spero che Piccolo mi ignori come al suo solito…” pregò mentre lo sentiva muoversi. Dapprima lo sentì scostarsi da lei con inconsueta lentezza, indugiando la testa contro il suo petto. “Sente i battiti cardiaci accelerati! Devo inventarmi qualcosa altrimenti non si scollerà più di dosso!”. Allora la ragazza fece un grugnito e si girò su un lato, costringendo Piccolo a scostarsi del tutto. Il letto cigolò, segno che si era seduto, ma egli non scese. Anche se non lo poteva vedere in faccia, sentiva gli occhi del demone fissi sulla sua persona.

“NONPORTIDOMANDENONPORTIDOMANDENONPORTIDOMAND”.

Piccolo fissava stranito la ragazza. Ella aveva messo la testa sotto il cuscino, talmente stretto che rischiava di soffocarsi, con una manciata di petali di margherite strette in una mano. Effettivamente… tutto il suo lato era ricoperto di petali bianchi. Si guardò attorno ma non vide da nessuna parte i fiori.

“Cazzo! I petali! Sono così cretina! E ora che faccio?!?” pensò lei. Un attimo dopo sentì la voce del demone chiamarla “Lyrica?” “Mmh…” rispose, facendo finta di essersi svegliata in quel momento, senza togliersi il cuscino “Perché ci sono dei petali?” “Petali?” “Si… ci sono dei petali di margherita sparsi ovunque sulla tua parte del letto”. Lei fece finta di pensarci su “Ah! Tranquillo, dopo pulisco… Un colpo di aspira briciole ed è fatta…” “Ma perché ci sono?” “Bella domanda…” “Che?”. A quel punto, Lyrica fece finta di perdere la pazienza “Tola’at, con molta probabilità sono le cinque del mattino! Voglio dormire!”. Sentì una lieve pressione sulle tempie ed aggiunse “E non azzardarti a leggermi nella mente!” “Và al diavolo!” esclamò il demone, saltando giù dal letto, schioccando le dita per vestirsi e uscì, sbattendo la porta.

La ragazza aspettò che lui fosse uscito anche di casa, impossibile non sentirlo visto che stava imprecando nella sua lingua, poi si precipitò in bagno e guardò la situazione. Stava decisamente peggiorando. Delle grosse margherite bianche le erano spuntate su tutta la calotta cranica, salvandole solo la frangia, ed ora era spuntati anche dei rami d’edera sotto la nuca, che si era attorcigliata attorno ai capelli più lunghi, formando dei rasta. Però ciò che la lasciò senza parole furono le macchie, bianche con contorni marroni, sotto agli occhi a mo di lentiggini e… le corna da cervo che le stavano crescendo a vista d’occhio. “Devo sapere che mi sta succedendo…” si disse, dopo essersi ripresa dallo choc “Potrebbe essere qualche rara malattia oppure, a furia di stare con Piccolo, sto diventando un demone anch’io… Ci dovrà essere un motivo!”. Entrò di nuovo nella stanza, si preparò un bagaglio a mano e una mise adatta per il viaggio. La stanza ora, rispetto a quando era arrivata, era molto più ammobiliata, molto confortevole e molto pulita (Se Piccolo vedeva qualcosa fuori posto diventava isterico… Aveva imparato quasi con la forza ad essere una brava casalinga). Oltre ai mobili che aveva preso dal suo vecchio appartamento, dentro a una capsula posta in una trousse di uno dei zaini campestri, aveva trovato una casa portatile che lei successivamente aveva trasformato in un laboratorio per le sue pozioni, ma alcuni mobili li aveva trasferiti nell’edificio come gli armadi, le cassiere e gli attrezzi da cucina. Come al solito trovò su uno dei comodini un po’ di frutta fresca.

Mangiò una mela con avidità, da qualche giorno era sempre affamata, e si affrettò ad uscire dall’edificio. Si era messa una tunica dalle maniche lunghe che le arrivava alle caviglie, di cotone, provvista di tasche ai fianchi, verde chiaro con bordi dorati, e dei sandali alla schiava dai lacci dello stesso colore. La testa era coperta dal cappuccio dell’abito, talmente ampio che il bordo le arrivava quasi agli occhi, saldato da qualche molletta affinché non scivolasse ad ogni folata di vento. Accarezzò con le dita uno degli stipiti dell’ingresso dove aveva inciso la parola “Huis”, che nella sua lingua natia significava “Casa”, come augurio e tirò fuori una capsula Hoi Poi dalle tasche. Pigiò il tasto e la gettò a terra. Quando la nuvola di fumo si dissipò, al suo posto c’era una motocicletta da corsa, bianca argentea, con due grosse ruote adatte ad attraversare su quel terreno accidentato e pieno di sassi. Si mise subito a cavalcioni sul mezzo e partì alla volta della città più vicina.

Quando vide la moto della ragazza partire, Piccolo si lanciò al suo inseguimento, tenendosi a debita distanza in modo che la sua stessa ombra non lo tradisse durante il tragitto. Lyrica gli stava nascondendo qualcosa, questo era poco ma sicuro, ed era anche convinto di sapere cosa. Quella piccola stronza… Quell’ingrata… Quella sgualdrina… si era trovata un amante! “Tranquillo, dopo pulisco, un colpo di aspira briciole ed è fatta” la scimmiottò il demone, con gli occhi iniettati di sangue “So io cosa farò con il tuo fottuto aspira briciole: lo utilizzerò per strappare la lingua a te e al tuo spasimante!”. Era così preso dalla sua smania di vendetta che non si accorse subito che la ragazza era sparita. Non sentiva più nemmeno la sua aura! Frenò di colpo e si guardò intorno “Com’è possibile?!? Non può essere sparita così!”. Cercò di concentrarsi meglio ma era come cercare un ago in un pagliaio. A quel punto subentrò, nella sua mente, un ricordo.

Aveva dieci o undici anni. Lui e Lyrica stavano giocando a nascondino nel giardino del King Castle. Piccolo l’aveva cercata per ore tra i cespugli e tra le fronde degli alberi, perfino nelle acque del lago artificiale, ma lei sembrava che fosse stata inghiottita dalla terra. Solo quando aveva urlato, sul colmo dell’esasperazione “Mi arrendo!” era spuntata fuori, all’improvviso al suo fianco, facendogli prendere un colpo. “Come hai fatto?!?” disse allora il ragazzino “Magia” rispose il Piccolo di adesso. Strinse le mani a pugno ed urlò con quanto fiato aveva in corpo “LYRICA!”.

“Buongiorno giovane fanciulla, come può aiutarti la Vecchia Sibilla?”. Lì per lì Lyrica non riuscì a spiccicare parola. Appena era entrata in città aveva sentito il bisogno di dirigersi verso determinate strade, alcune principali ed altre un po’ celate da vicoli, finché non arrivò in quest’enorme edificio che sembrava fuori dal mondo. Ad aspettarla c’era una vecchietta vestita di nero, con capelli a caschetto color lillà e piccolissima di statura. Era seduta a cavalcioni su un grosso globo di cristallo, che fluttuava a mezzo metro da terra. Nonostante l’aria affabile, gli occhi scuri dell’anziana trasudavano furbizia. Era cresciuta circondata da gente del genere, sicuramente avrebbe voluto qualcosa in cambio dei suoi servigi. Doveva stare molto attenta. “Sono venuta da te, ahot heks, per chiederti di aiutarmi a risolvere questo mistero…” sospirò la giovane, cauta. Si tolse tutti i fermagli del cappuccio e mostrò la testa alla vecchietta, che fece un sobbalzo sulla sfera, e aggiunse “Questa mattina mi sono svegliata che avevo la testa coperta di margherite e, man mano che passa il tempo, sia l’edera che i palchi da cervo, crescono e si avvinghiano ai miei capelli come se volessero sostituirli e causandomi un forte prurito…”. L’anziana donna si avvicinò titubante e, con gesti delicati, studiò la testa della giovane “Incredibile… Non avevo mai visto una cosa del genere…” “Significa che non puoi aiutarmi?” domandò l’altra, sconfortata. La Vecchia Sibilla scosse la testa “Non ho detto questo: anche se non ho l’idea di cosa ti stia accadendo, ho qualcosa che potrebbe aiutarti a far luce su questo mistero”. La prese per mano e la condusse verso un giardino posto all’interno dell’edificio, dove l’anziana aveva piantato un’infinità e più di piante aromatiche. Arrivate lì, la donna lasciò la ragazza e si diresse verso una piccola pianticella che cresceva tra le crepe di una roccia posta al centro del giardino. Essa aveva delle grosse foglie dai bordi seghettati color grigio-blu, cosparse di polverina argentea. I fiorellini bianchi erano appena sbocciati e rilasciavano, insieme ad altre piante, un forte aroma che ricordava l’odore del mare. Lyrica sussultò. Era una pianta che conosceva benissimo. La vecchietta, vedendo la sua reazione, sorrise “Ah! Vedo che sei un’intenditrice di piante”. La tolse delicatamente dalla roccia e gliela portò “Questa è la mistica Peonia Ipnosi, una pianta molto rara dalle proprietà magiche… Si dice che bruciando le sue foglie a mo di incenso si riesca ad avere risposta ad ogni domanda”. Le mostrò meglio la pianta “Come puoi vedere, l’esemplare che possiedo io è interrato e, fra un paio di mesi, quando si sarà essiccata del tutto, sarà pronta a fare i semi…”. Lyrica, con gli occhi pieni di gratitudine, stava per prendere la pianta ma la Vecchia Sibilla rovinò l’entusiasmo con queste parole “Può essere tua al modico prezzo di 30.000 Zeny…” “Cosa?!? Dovrei pagarti?!?” esclamò a voce alta la giovane, scandalizzata. La donna si inacidì “Certo! Che razza di domanda mi fai, ragazza!”. Lyrica era furiosa “E’ inconcepibile! Ridicolo! Da dove venivo io le streghe aiutavano il prossimo con la loro conoscenza e la loro magia senza farsi pagare neanche un centesimo!” “Allora ritorna nella tua Wonderland se hai così tanta premura di essere aiutata…” ribatté spiccia la vecchietta. La ragazza si mordicchiò l’unghia del pollice. C’era da aspettarselo che la megera le chiedesse del denaro, perché si arrabbiava così tanto? Tirò un paio di respiri profondi e domandò “Senti, al momento non sono fornita di denaro ma se mi procurassi la cifra… La potrei comprare senza tante storie?” “E’ una domanda piuttosto stupida visto che mi par ovvia la risposta”. Lyrica mise le mani a mo di supplica “Allora tieni quella pianta per me finché non tornerò con la cifra pattuita… Non venderla a nessun altro, per favore!”. La donna si accarezzò il mento “Posso darti tempo fino a domani, un mio cliente abitudinario e pieno di soldi vuole avere questa pianta, poi dovrai arrangiarti”.

“Brava Lyrica! Sei la solita scema!” si rimproverò la giovane dopo esser uscita dal palazzo della strega “Come farò a procurarmi una simile cifra? Questa volta siamo con il culo a terra! L’incantesimo di offuscamento non durerà in eterno e quando finirà Piccolo mi troverà e, dopo essersi sbellicato dalle risate, farà saltare in aria la città!”. Si appoggiò contro il muro di un negozio lì vicino e sospirò “Questa volta solo un miracolo potrà aiutarmi…”. Una bambina con i capelli violetti e un cappello da baseball con le ali piumate, corse allegramente verso un gruppo di gente che si era raggruppata in un angolo della piazza in fondo alla strada. Era accompagnata da due angioletti dai capelli verdi e una coppia con un bambino di nove anni e una bimba volante di due. “Che bello! Si sta svolgendo un combattimento nella piazza!” “Ehi, Arale! Aspettaci!” gridò il bambino allontanandosi dai suoi genitori e raggiungendo la folla. La ragazza guardò stranita il gruppetto e si disse “Un combattimento stradale?”. Decise di seguirli, curiosa. Arrivò vicino ad un alto muro di mattoni dove c’era un tipo, vestito con gli abiti cinesi, che faceva sfoggio di alcune posizioni d’attacco di arti marziali. Un altro, più basso e tarchiato diceva attraverso il megafono “Chi vuole sfidare il grande Keng Fu? Il vincitore dell’incontro si aggiudicherà ben 50.000 Zeny!”. Un’insieme di voci fece “Oh!”, echeggiando nell’aria.

La giovane squittì dalla gioia “Non ci posso credere a così tanta fortuna! Non devo farmi sfuggire l’occasione!”. Si avvicinò al tappeto che delineava il ring e urlò “Voglio provarci io, se non vi dispiace!”. Tutti si voltarono. Ella si avvicinò a loro, facendo un timido sorriso. L’atleta la guardò canzonatorio e disse “Mi dispiace ma non lotto contro le donne, soprattutto se sono così carine…” “Perché hai paura di fare una figura di merda?” lo provocò lei, scaldando i muscoli. L’altro ringhiò “Perché i miei pugni sono micidiali… con un colpo allo stomaco potrei farti andare all’altro mondo, ma se insisti…” si mise in posizione “Se vinco stasera uscirai con me…” “Se vinco io, invece, voglio 80.000 Zeny…” ribatté l’altra con un ghigno. Per una volta i duri allenamenti che aveva fatto con Piccolo furono molto più che utili. In un secondo il grande Keng Fu venne sconfitto dalla bella forestiera.

Arale si avvicinò alla ragazza, dopo che quest’ultima ritirò l’incasso “Sei stata bravissima! Era da tanto che non vedevo qualcuno così forte!” “Dovevi venire al torneo tre mesi fa sull’isola Papaya… allora si che vedevi gente veramente in gamba…” ribatté Lyrica. Ora con ben 80.000 zeny avrebbe potuto comprare la fatidica pianta che le avrebbe svelato che cosa stesse accadendo al suo corpo. “Arale! Non disturbare la signorina” iniziò a dire l’uomo ma lei lo interruppe “Questa dolcissima bambina non mi sta disturbando per niente…” e gli sorrise allegra. Si fermò a chiacchierare con quella strampalata famiglia per un po’ diventandone subito amica. Insieme a loro ritornò dalla Vecchia Sibilla e prese la pianta. Quando la mostrò ai suoi nuovi amici, spiegandogli il motivo del perché la cercava, Midori si rivolse al marito “Potrebbe essere il regalo perfetto per le nozze di Akane e Ping, Sembei! Cosa potrebbe esserci di più originale di una visione del loro futuro?”. Poi si rivolse alla mora e la pregò “Potresti darci qualche foglia di questa pianta magica? Siamo disposti anche a pagartele…”. Lyrica scosse la testa e disse “Da dove provenivo io le heks, le streghe, usavano la loro conoscenza e la loro magia per aiutare il prossimo…”. Afferrò le mani di Midori e aggiunse “Voglio far io stessa il rito per questa coppia!” “Davvero lo faresti?” domandò Arale, tutta allegra. Lyrica le rispose con un ampio sorriso. “Allora vieni con noi! Abitiamo al Villaggio Pinguino, che è appena venti minuti da qui…”.

La notte arrivò così presto che Lyrica si sorprese. Tra canti, ballate, abbuffate, risate, scherzi e chiacchierate aveva perso la nozione del tempo. Si era divertita tantissimo. Erano appena passate la mezzanotte quando decise che era arrivato il momento di tornare a casa ma prima si diresse verso un boschetto che si trovava ai limiti del paese. Lì compì il suo incantesimo di rivelazione con le foglie che le erano rimaste, mettendo i boccioli piena di semi acerbi con cura nella tasca. Le bruciò nel piccolo fuocherello che aveva acceso e aspirò i fumi violacei che produssero. Subito fu colta dalle vertigini, così forti che si trovò sdraiata a terra senza che se ne rendesse pienamente conto. Le immagini del sogno che aveva fatto la notte precedente le sovraffollavano la mente, così veloci che aumentò il senso di vertigine e scoppiare a piangere, poi una voce che credeva di aver dimenticato da tempo irruppe nella sua testa fermando il fiume di immagini e dandole pace “Mijn klein ankor! Un giorno anche tu avrai un bambino e, quando lo aspetterai nel tuo grembo, il tuo corpo subirà molti cambiamenti. Noi siamo la voce dell’universo e della natura... Noi siamo Noa!”.

Lyrica si riprese che era quasi l’alba. Era stesa a terra, accanto a un gruppetto di braci che rilasciavano un leggero zaffo di mare e con una patina di sudore che rendeva la tunica appiccicosa. Si alzò lentamente in piedi. Dunque era questo il motivo, il perché si stava, poco a poco, trasformando in un fenomeno da baraccone… Aspettava un bambino... Il bambino del sogno!

  
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