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Autore: Anmami    12/10/2015    1 recensioni
One shot che è sia un completamento della storia precedente, sia una sorta di introduzione al seguito che arriverà a breve.
Piccolo momento dolce e passionale tra Daryl e Josephine dopo il loro bacio sul tetto, per capire di cosa sto parlando consiglio di leggere prima la long.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE FIRST, THE LAST, MY EVERYTHING

 

Dividevano lo stesso letto ormai da mesi. Passavano tutte le notti l'uno accanto all'altra. Josephine, specie nell'ultimo periodo, era solita addormentarsi arrampicata sul sul braccio, usando la sua spalla muscolosa come cuscino.
L'imbarazzo dei primi giorni doveva essere ormai sparito, eppure quella sera, alla luce di ciò che era successo, il cuore della ragazza non sembrava aver intenzione di darsi pace. A cena non era riuscita a mandar giù nemmeno un piccolo boccone tant'era nervosa e agitata all'idea di ciò che di lì a poco sarebbe potuto succedere.
Dopo il loro bacio sul tetto, Daryl sembrava decisamente più rilassato di quanto non fosse lei. A tavola le si era seduto accanto stringendole appena la mano, gesto compiuto con così tanta naturalezza che non fece scomporre nessuno, nessuno tranne lei. La vicinanza tra di loro la innervosì oltremodo. Non era infastidita o arrabbiata per quella stretta, peraltro piacevole, lo era principalmente per l'ansia che le provocava ciò che ne sarebbe conseguito.
Nonostante avesse avuto qualche ragazzo prima della fine del mondo, la sua esperienza in fatto di uomini era molto limitata. Solo con il suo ultimo fidanzato, quello che, dopo essere stato morso aveva avuto l'ingrato compito di dover eliminare, si era spinta oltre il bacio, quindi la sua inesperienza era un problema insormontabile dal suo punto di vista.
Non era certa che quella sera sarebbe successo ciò che immaginava, ma in un futuro non troppo lontano il problema si sarebbe presentato e lei non si sentiva del tutto preparata ad affrontarlo. Mai come in quel momento rimpianse sua madre o la sua migliore amica. Le sarebbe davvero piaciuto avere qualcuno con il quale parlare, ma lì al rifugio l'unica persona che sentiva davvero vicina oltre Daryl era Doc e parlare con lui di quell'argomento, li avrebbe entrambi messi a disagio.
Certo c'erano anche Rebecca e Carol, ma non era ancora abbastanza in confidenza con loro per simili discorsi.
La sua unica speranza era andare direttamente alla fonte. Si convinse ad affrontare Daryl ed essere completamente sincera con lui. Li separava circa una decina d'anni di età e se fino ad allora non le erano mai sembrati un ostacolo, in termini di esperienze le parevano un muro invalicabile. Voleva stare con lui e dopo il bacio sul tetto ne era ancora più convinta, ma la paura di non essere all'altezza delle sue aspettative la
terrorizzava. 
Mai come allora sperò con tutta se stessa che la cena durasse di più, ma sfortunatamente tutti si alzarono da tavola e arrivò il momento del coprifuoco. Con il cuore che le batteva talmente forte da sembrare come se volesse esploderle nel petto, si avviò con Daryl che le teneva una mano sulla schiena verso l'edificio degli alloggi.
Quella mano poggiata al centro della sua spina dorsale, le fece aumentare ulteriormente il battito cardiaco. Era un gesto che non si sarebbe mai aspettata, ma che l'uomo compì come se fosse una cosa abituale, come se a lui non costasse nessuno sforzo dimostrarsi così affettuoso in pubblico. Certo, quel pomeriggio sul tetto avevano dato spettacolo e la voce era corsa in breve tempo per tutto il rifugio, ormai ogni abitante era a conoscenza del loro bacio, quindi nascondersi sarebbe stato stupido, però quel cambiamento così radicale in Daryl la destabilizzò.
Era piacevole quel suo avvicinamento, quella mano sulla schiena era come un chiaro marcare il territorio, un modo per avvisare tutti di starle alla larga, ma in un certo senso la spaventò.
Con l'avanzare dei metri e l'avvicinarsi della loro stanza, l'uomo aumentò la presa su di lei attirandola a sé e baciandole una tempia.
Josephine lo lasciò fare, beandosi di quelle attenzioni che tanto aveva desiderato e tentando di tenere a freno l'emozione e l'ansia che stava crescendo ad ogni passo.
Quando furono in camera, Daryl fu il primo ad usare il bagno congedandosi dalla ragazza con un bacio a fior di labbra che la lasciò sorpresa ed imbambolata. Stava facendo la figura dell'idiota e non fece altro che andare avanti a comportarsi da idiota quando l'uomo, uscendo dal bagno, la ritrovò esattamente nella stessa posizione nella quale l'aveva lasciata.

-Tutto bene?- le domandò ritornando nella stanza con addosso solo i pantaloni e andando a sdraiarsi sul letto restando sopra le coperte.

Josephine deglutì a fatica. Si era già accorta di quanto fosse attraente, ma in quel momento lo sembrava ancora di più.
Incapace di articolare una frase di senso compiuto, annuì appena e si mosse per la stanza in cerca di uno spunto, di qualcosa che la distraesse da lui e che la facesse tornare in sé.
All'improvviso trovò incredibilmente interessante una delle poltrone e si concentrò sul ripiegare accuratamente la coperta che c'era malamente appoggiata sopra. Il panico prese il sopravvento, facendole ritardare il più possibile il momento di stendersi accanto a lui.
Ne era terribilmente attratta, ma l'idea di non sapersi comportare con disinvoltura e di poterlo in qualche modo deludere, la spingeva il più lontano possibile da lì.

-Sai... non mordo.- disse Daryl parafrasando una su affermazione di qualche tempo prima.

La ragazza sorrise nervosamente e si avviò verso il bagno. Si rinfrescò il viso, pettinò i capelli, lavò i denti con qualche foglia di menta e del bicarbonato, si spazzolò ancora i capelli, si sciacquo di nuovo la faccia, si passò una foglia di menta sui denti per la seconda volta. Compì tutti i gesti abituali due volte e continuò a fissarsi allo specchio consapevole che al di là della porta c'era un uomo terribilmente attraente ad aspettarla.
Con addosso una sua vecchia camicia di quando fingeva di essere un ragazzo, tornò nella stanza felice di potersi rifugiare nella penombra. La stanza era illuminata soltanto da un lumino e Josephine ringraziò il cielo per quello e tirò un sospiro di sollievo.
Quando Daryl la vide con addosso solo la camicia che le arrivava appena a metà coscia, fu lui a deglutire vistosamente. Fu quella visione che lo portò a chiedersi come avesse fatto a non accorgersi prima di quanto fosse sexy e come avesse potuto dormire accanto a lei tutto quel tempo senza perdere il controllo.
Non appena si sdraiò, l'uomo allungò un braccio e glielo passò sotto la testa stringendosela al petto.
Dopo il bacio che si erano scambiati sul tetto, la voglia di tenerla tra le braccia era arrivata alle stelle, trasformandolo in un cazzone tutto smancerie. Si era ormai arreso all'idea che quella biondina gli avesse fottuto il cervello, ma non immaginava di certo di poter arrivare a tanto.
Nonostante fossero vicinissimi ed i capelli di Josephine gli solleticassero il naso ed il collo, la ragazza gli sembrava sfuggente, la sentiva lontana anche se la stava tenendo stretta a sé. Sembrava come se fosse a disagio. I giorni precedenti era stata lei ad avvicinarsi a lui spalmandosi sulla sua spalla, ma quella sera pareva quasi infastidita dalla sua presenza.

-Stai scomoda?- domandò Daryl tentando di capire quale fosse il problema.

Chiederle apertamente cosa la turbasse non era proprio nel suo stile, provò a farla parlare prendendo l'argomento alla larga, girandoci intorno il più possibile. Tuttavia sebbene Josephine solitamente fosse una gran chiacchierona, non rispose alla sua domanda, scosse la testa e non aprì bocca. Forse dopo il bacio le cose erano cambiate com'era inevitabile, ma quello era stato solo un concretizzare ciò che già esisteva, da mesi si ronzavano attorno, era logico che prima o poi capitasse. In quel periodo trascorso insieme al rifugio avevano condiviso cose ben più intime di un bacio quindi il fatto che lei avesse cambiato atteggiamento da un momento all'altro lo lasciò un po' interdetto.
Colpito dall'evidente freddezza di lei, si scostò togliendole il braccio da sotto la testa e tornando ad occupare il suo lato del letto. Non riusciva a capire dove fosse il problema ed iniziò a domandarsi dove avesse sbagliato e cosa l'avesse infastidita a tal punto. La ragazza sembrava davvero a disagio accanto a lui e si sdraiò su un fianco voltandogli le spalle.

Daryl la guardò attentamente, trovandosi a studiare in modo quasi maniacale ogni centimetro del suo corpo illuminato dal lumino posto sul suo comodino e dai timidi raggi della luna che si infiltravano dalla finestra. Le gambe scoperte e toniche che tante notti avevano passato avvinghiate alle sue, erano lì, piegate quasi a raggiungere il petto della ragazza, lasciando intravedere la linea dei glutei. I fianchi sottili, la vita stretta visibile appena da sotto la camicia da uomo, le braccia muscolose che erano solite stringersi intorno al suo torace parevano aver deciso di rannicchiarsi il più possibile al corpo della ragazza, quasi come se sentissero il bisogno di abbracciarla e darle rassicurazione.
Non gli era chiaro perché avesse bisogno di conforto, ma quelle braccia strette al petto ed il linguaggio del suo corpo facevano intendere che Josephine necessitasse di essere rassicurata. Senza curarsi troppo di ciò che avrebbe potuto dire, allungò una mano e le accarezzò timidamente una spalla.
La ragazza si irrigidì, ma Daryl decise di non demordere. Con lentezza passò dalla spalla al collo, passando le dita dalla nuca fino alla schiena, scese giù percorrendo la colonna vertebrale e risalendo immediatamente non appena raggiunte zone che avrebbero provocato in lui pensieri poco casti.
Il respiro di Josephine si era fatto frenetico e l'uomo si lasciò guidare dal movimento ritmico delle sue spalle che si alzavano e si abbassavano a velocità sostenuta. Dopo l'ennesima carezza, prese coraggio e azzardò a proseguire fino a raggiungere una delle natiche della ragazza. Non voleva che lei reagisse male, stava soltanto cercando di farla rilassare. Quelle carezze non avrebbero necessariamente portato a qualcosa e lui lo sapeva bene, ma il solo fatto di potersi avvicinare a lei in quel modo perché guidato dalla consapevolezza che i suoi sentimenti fossero ricambiati, lo aveva caricato di una nuova forza.

-Daryl io non...- disse la ragazza sdraiandosi sulla schiena.

-Cosa c'è?- domandò lui avvicinandosi appena.

-E' che io...- balbettò Josephine imbarazzata.

-Se ti sei pentita non hai che da dirlo. Credo sia il caso che io vada a dormire altrove stanotte.- affermò l'uomo mettendosi a sedere sul letto.

La ragazza al solo pensiero di vederlo uscire da quella stanza si sentì mancare il respiro, era come se una grossa voragine si fosse aperta sotto di lei e la stesse inghiottendo. Aveva già passato la notte senza di lui ed il senso di vuoto che aveva provato in quelle occasioni, la faceva soffrire alla sola idea di ripetere ancora l'esperienza. Era assurdo il fatto che in mondo popolato da zombie, la cosa che le facesse più paura in assoluto fosse quella di non averlo accanto.
Avrebbe potuto affrontare ogni cosa, ma non quello, stargli lontana, quando finalmente era riuscita in qualche modo a raggiungerlo, sarebbe stato impossibile da sopportare.

-Non andare via...- sussurrò lei sporgendosi e aggrappandosi alle sue spalle.

Con dolcezza gli baciò il collo e poi scese sulla spalla, seguendo i muscoli definiti dell'uomo con le labbra e continuando a stringerlo a sé come per paura che scomparisse da un momento all'altro. Proseguì quella piacevole tortura fino a quando Daryl, con un movimento piuttosto veloce, si voltò verso di lei baciandola con passione.
Le avvolse le braccia intorno alla vita e la spinse sul letto sdraiandosi su di lei curandosi di non pesarle addosso. Strinse una mano della ragazza nella sua, portandola a lato della testa di lei e proseguendo con quella lenta esplorazione della sua bocca. Non aveva una grande esperienza in fatto di donne, ma i sospiri emessi da Josephine lo fecero convincere che stesse facendo la cosa giusta.

-Daryl... aspetta...- sussurrò lei scostandosi appena.

-Io credevo che...- disse lui guardandola negli occhi.

-No, non fraintendermi. E' che io...- fece Josephine imbarazzata.

-Cosa?- domandò Daryl stringendole appena la mano per incoraggiarla a parlare.

Solitamente era la ragazza quella che tentava in tutti i modi di far aprire lui, di farlo sbilanciare e parlare e quel cambiamento di ruoli aveva un che di ironico.

-Non voglio deludere le tue aspettative, questa sarebbe la seconda volta che io...- rispose lei voltando il viso verso sinistra.

L'uomo le afferrò il mento con due dita e la fece voltare in modo da poterla guardare negli occhi. Josephine faticava a sostenere il suo sguardo, imbarazzata com'era da quella confessione, ma quando trovò il coraggio di alzare gli occhi ed incontrare quelli di lui, fu stupita di trovarli sereni e distesi.

-Non nasconderti da me. Guardami.- disse Daryl baciandola.

Con le vene in fiamme per la voglia di farla sua e per il desiderio di sentire la sua pelle morbida sotto le sue mani, iniziò a slacciarle i bottoni della camicia sempre guardandola negli occhi con la stessa intensità.
Le sua limitata e ridicola esperienza sessuale non lo aveva preparato esattamente ad una situazione del genere e quindi l'unica cosa che poteva fare era affidarsi all'istinto e lasciarsi guidare dalle reazioni del corpo della sua Josephine. Era da molto tempo che la sentiva sua e sapere che di lì a poco lo sarebbe stata davvero gli fece perdere ogni freno ed ogni controllo di sé.

-Se vuoi che mi fermi dillo ora, non credo che poi riuscirei a...- balbettò lui intervallando ogni parola con un bacio sulle labbra della ragazza e continuando a slacciarle i bottoni della camicia.

Lei tuttavia non oppose nessuna resistenza dandogli il suo tacito consenso a continuare. Quando anche l'ultimo bottone fu slacciato, Daryl scostò i lembi dell'indumento rivelando il tesoro prezioso che nascondevano. Scoprire che quella sera la ragazza indossasse solo gli slip sotto la camicia, fu davvero il raggiungimento del limite per l'uomo. Sempre attento alle reazioni della sua Josephine, iniziò a baciarle il collo scendendo sempre di più fino a raggiungere il seno e tempestarlo di baci e piccoli morsi.
La ragazza gemette a quel contatto inaspettato e audace e l'uomo alzò gli occhi per controllare che stesse bene, trovando sul suo viso solo eccitazione. Dopo aver dedicato molte attenzioni ai suoi seni, continuò la sua scia di baci arrivando all'ombelico e tracciandole il contorno con la lingua. Ciò fece il solletico a Josephine che ridacchiò languidamente passando una mano tra i capelli dell'uomo e strattonandoli leggermente. 
Nonostante avesse qualche anno in più rispetto a lei, le sue esperienze in quel campo erano piuttosto limitate. La sua prima volta non era stata delle migliori, niente passione né tanto meno sentimenti, solo il mero contatto fisico e la freddezza più totale.
Perdersi in tutti quei baci e quelle attenzioni non era da lui e sperò vivamente che stesse agendo bene. Si stava facendo guidare dall'istinto e dalle sensazioni che la pelle morbida di Josephine gli stava regalando anche solo stando ferma. Per quanto fosse riuscito a tranquillizzarla, non era certo di potersi spingere oltre, non era sicuro che lei lo volesse.
Con delicatezza, seguendo il percorso che l'aveva condotto all'ombelico a ritroso, si sdraiò accanto a lei giocando con i suoi ricci biondi ed accarezzandole un fianco dolcemente. Voleva farla sentire a suo agio, non aveva proprio nulla per cui valesse la pena preoccuparsi.

-Mio fratello Merle era un gran cazzone. Da ragazzino lo seguivo come una specie di Dio sceso in Terra, ma solo ora mi rendo conto di quanto fosse coglione. Il giorno del mio sedicesimo compleanno ha deciso che fosse arrivato per me il momento di “scoprire i segreti che si celano tra le cosce di una donna” e secondo lui il miglior modo per farlo era portarmi in una specie di bordello. Ha scelto la ragazza che… cazzo… avrebbe potuto essere tranquillamente mia madre e mi ha lasciato alle sue amorevoli cure. Non scenderò in inutili dettagli, ma da quella sera quel figlio di puttana non ha fatto altro che chiamarmi Speedy Gonzales per almeno un anno.-

-Grazie…- sussurrò Jo sul punto di piangere.

-Per cosa?- domandò lui confuso.

-Per come sei. Sai… tu sei convinto di dovermi la vita, sei sicuro che io ti abbia salvato da quel fosso, ma la realtà, almeno dal mio punto di vista è ben diversa. Tu hai salvato me. Quando ti ho portato qui al rifugio mai avrei immaginato che quell'uomo dall'aspetto trasandato, rintanato nel suo angolo a leccarsi le ferite, potesse sconvolgere la mia esistenza in questo modo. Daryl tu non hai idea di quante volte mi sono ritrovata a ringraziare il Cielo per averti mandato da me e questo discorso non è per niente sul mio genere, ma il nostro incontro non saprei spiegarlo altrimenti e so che probabilmente il tuo cuore è troppo malandato per pensare a queste cose, ma qui c'è il mio ed è abbastanza forte per battere per entrambi.- disse Josephine prendendo una delle mani dell'uomo e portandosela al petto.

Daryl come guidato dall'istinto, prese a sua volta la mano della ragazza e se l'appoggiò aperta all'altezza del cuore. A parole non era bravo quanto lei, ma sperava davvero che lei riuscisse a capire, ancora una volta, i suoi silenzi. Erano diversi, praticamente opposti, eppure così complementari e mai nella sua vita si era sentito nel posto giusto come in quel momento. Sapeva di essere dove doveva stare, di essere con chi doveva essere. Il suo cuore era malandato, non poteva certo darle torto, ma lei armata di pazienza e di una buona dose di faccia tosta era riuscita a metterne insieme i pezzetti. Dopo l'arrivo di Rick e gli altri al rifugio, il quadro era completo. Non ricordava di essersi mai sentito così felice come lì con lei in quella stanza. 
La ragazza lo fissava da sotto le ciglia lunghe con quei suoi occhi chiari, con aria maliziosa, come se fosse in attesa di una sua mossa, mossa che non si fece aspettare molto. Con lentezza prese a baciarle il collo e si sistemò sopra di lei, evitando di pesarle troppo addosso, ma tenendola ferma tra il suo corpo ed il materasso.

-Ci siamo già passati di qui.- disse lei sorridendo.

Daryl si avventò sulle sue labbra baciando quel sorriso e facendolo suo mentre con le mani esplorava ogni centimetro di pelle della ragazza.
Quell'attesa era durata fin troppo e nessuno dei due sarebbe riuscito a resistere ancora per molto. L'esigenza di sentirsi l'uno parte dell'altra, la voglia di scoprirsi completamente, di attraversarsi l'anima di legarsi così profondamente da diventare una sola entità. I pochi vestiti che ancora indossavano erano l'unico ostacolo rimasto tra loro e la completezza. All'interno di quelle quattro pareti il fuoco della passione la faceva da padrone cancellando dalle menti, seppur per poco tempo, il mondo e la sua devastazione.
E quando anche l'ultimo impedimento fu superato, fu pura perfezione.
Il calore della pelle nuda, i corpi che combaciavano perfettamente quasi fossero stati creati solo per quello, per trovarsi lì in quella stanza in quel preciso istante. Nulla aveva più senso. La stanza aveva perso i suoi confini era come perdersi e ritrovarsi nello stesso istante.
Josephine non ricordava di essersi mai sentita in quel modo.
I movimenti sincronizzati, le mani curiose di scoprire e desiderose di dare piacere. Le lingue incatenate, le menti ubriache del sapore dell'altro, ma non ancora del tutto soddisfatte, come se di quel gusto fosse impossibile farne a meno, quasi una dipendenza. 
Daryl mai avrebbe pensato di potersi perdere così intensamente in un'altra persona e mentre l'orgasmo li raggiungeva, la strinse forte tra le braccia timoroso che quella felicità così faticosamente conquistata potesse scivolargli via come sabbia tra le dita. Le baciò la fronte e le annusò i capelli continuando comunque a tenerla stretta a sé, nella tacita promessa di non separarsi mai.

  
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