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Autore: Lily777    12/10/2015    1 recensioni
"Perchè quando le cose sembrano andare per il verso giusto, alla fine si bloccano e peggiorano all'istante? Perchè appena si mostra un po' di luce, il nero cupo la risucchia subito, inghiottendola e rendendola impossibile da vedere? Perchè accade tutto questo? Perchè?
Forse è così che deve andare. Era scritto che fosse questo, il mio destino. E io sto solo seguendo quello che devo, quello che è stato predetto per me. Semplicemente. Dio mi ha scelto per mostrare agli altri cosa voglia dire desiderare ogni mattina la morte, essere spenti dentro, mollare.
O magari sto trovando solo un sacco di scuse futili per giustificare quello che voglio fare, per giustificare il fatto che io stia per abbandonare mio fratello e rinunci a tutto. Non lo so più. Sono così confuso e ho talmente tante cose per la testa, che non ho più idea di cosa sia corretto e cosa sbagliato."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Corri da mammina, sfigato!- Steve mi spinge e cado a terra.
Mi rialzo sospirando.
Sempre la solita solfa che va avanti da più di sei mesi. Ormai è diventata praticamente una routine: arrivo a scuola, entro e trovo questi tre, Steve, Kile e Chris che mi aspettano solo per mettermi le mani addosso.
Mio fratello mi guarda da lontano, con preoccupazione, non sapendo cosa fare. Noto che un altro ragazzo, in mezzo al corridoio, mi sta fissando nello stesso modo. È un amico di Mikey, si chiama Frank.
Mi piace da un bel po'.
Mi doveva beccare proprio in questa situazione, Cristo santo! Chissà, forse sta pensando a quanto io sia vigliacco. Gli sorrido, amaro.
- Che cazzo hai da ghignare, pezzo di merda!- altro spintone, sbatto forte la schiena contro il muro. Una fitta di dolore mi percorre il corpo.
- Mi fai schifo- grida uno dei tre bulli, non so chi. Poi se ne vanno ridendo – Ci vediamo domani, checca- esclama Kile. Vorrei piangere, ma mi trattengo come sempre.
Mikey mi viene incontro, abbracciandomi con delicatezza. - Mi dispiace, non- non sapevo cosa fare. Io dovrei difenderti in qualche modo- sussurra avvilito.
- Ssh, non ti preoccupare Mik. Se intervieni, quelli prenderanno di mira pure te. Sta tranquillo. Prima o poi tutto questo finirà. Vedrai- detto questo, mio fratello mi guarda inquieto. Sta per chiedermi che cosa io voglia intendere, ma suona la campanella.
- Forza, vai a lezione- esordisco, sistemandomi la felpa e afferrando lo zaino, che mi era caduto a terra.
- Mi raccomando, Gerard- mi guarda, deciso. Poi si incammina verso la sua classe.
Frank mi fa un cenno con la mano. Rispondo al saluto, un po' a disagio. Successivamente si gira e se ne va anche lui, seguendo Mikey. Sicuramente non ha una buona opinione di me.
Meglio che io vada in aula, prima di beccarmi un rimprovero dalla prof di matematica.
Entro, mi siedo in ultima fila come al solito e mi tiro su il cappuccio. Guardo fuori dalla finestra e frugo nella tasca. Cazzo! Il mio taglierino! Dove diavolo è finito? Mi agito, cerco nella borsa ma non lo trovo. Forse mi è caduto prima, in corridoio. Aspetterò la ricreazione e poi andrò a cercare. Non posso permettermi di perdere l'unica cosa che mi da conforto da qualche mese. Non posso...

 

Le prime due ore passano, lente e noiose. Non riesco a seguire nulla, come al solito.
Appena suona la campanella mi alzo, ma la prof mi vede e, chiamandomi, mi fa avvicinare alla cattedra.
- Way, ti vedo più distratto del solito oggi. Cosa succede? Problemi a casa? O la fidanzatina ti ha mollato?- le sbuffo in faccia. Fa pure la sarcastica, che simpatica.
- Va tutto bene prof. Solo che sono più stanco del solito. Mi scusi- rispondo insofferente. Prima che possa replicare qualcosa, scappo dalla classe.
Cerco per terra il taglierino, ma non lo vedo da nessuna parte. Merda! Me ne comprerò un altro, a questo punto.
Sospiro e sto per tornare in aula, quando mi scontro con una persona. Alzo la testa: è Frank. Il mio cuore perde un battito.
- Ehi, scusam- ah, ciao Gerard!- esclama, facendomi un sorriso.
- Ciao- replico, imbarazzato.
- Ehi, ehm... si insomma, tutto ok?- mi domanda, guardandomi dritto negli occhi. Lui ce li ha color nocciola. Sono profondi. Arrossisco.
- Beh, ecco... si. Non va proprio benissimo, ma non mi lamento- dico, abbassando lo sguardo. Sono un pessimo bugiardo. Sicuramente crederà che io sia un idiota.
- Senti, so che non ci conosciamo bene ma... beh, Mik mi parla spesso di te. In modo positivo ovviamente- fa una risata, per un attimo le sue iridi sembrano diventare dorate – e sembri un tipo interessante, quindi... non so, facciamoci una chiacchierata qualche volta. Magari davanti a un buon caffè. Sempre- sempre se ti va, intendo- sussurra, un po' impacciato.
Mio fratello parla di me con lui? Gli piacerebbe conoscermi meglio?! Okay, calma, calma. Trattieniti.
- Ti ringrazio, mi farebbe piacere- rispondo, agitato. La campanella suona di nuovo, annunciando la fine della ricreazione.
- Okay, bene! Meglio che vada. Buone lezioni Gerard- mi da una leggera pacca sulla spalla, dei brividi mi percorrono la schiena.
Accenno un sorriso. Lo guardo attraversare il corridoio.
Potrei morire di infarto. Insomma, mi ha rivolto la parola! Non ci siamo solo salutati, come accade di solito! No.
No.
Non illuderti Gerard.
Sicuramente lo ha fatto perchè prova pena per te. Non c'è altra spiegazione. Si, beh dovevo immaginarmelo. Ora faccio pure pietà. Bella vita di schifo.
“ Vaffanculo a me, ai miei sentimenti e a 'sta esistenza inutile, Cristo”

 

La mattinata scorre senza sosta. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che non vedo l'ora di arrivare a casa. Mi sono stufato di stare qui.
La scuola termina. Esco dall'aula e aspetto Mikey fuori da scuola. Appena lo vedo arrivare, gli corro incontro.
- Ehi, ma tu parli di me con Frank?- gli domando farfugliando.
- Ciao anche a te!- mi risponde, facendo il finto offeso. - Comunque si, che c'è di male? Fai parte della mia famiglia se non sbaglio, e con gli amici si parla anche di quella. In ogni caso, come fai a saperlo?-
- Me l'ha detto lui. Abbiamo parlato oggi, a ricreazione- mormoro, un po' a disagio. Dio, sembro una dodicenne alla prima cotta!
- Oooh bene! Mi fa un gran piacere! Diventerete sicuramente amici, quel ragazzo è un mito sai?- esclama, insospettabilmente felice, sgomitandomi.
- Okay okay, smettila!-

 

L'appartamento è vuoto. Non c'è nessuno, come al solito.
- Mamma oggi lavora fino a tardi. - dice Mikey – Preparo il pranzo. Vuoi un po' di pasta ?-
Sospiro. Sto per sentirmi male. Ho un altro bisogno, ora come ora. - No grazie, mangia senza di me, vado in camera. Sono stanco-. Annuisce e tira fuori la pentola.
Salgo velocemente le scale e mi infilo dentro la mia stanza. Sto per avere una crisi di panico. Mi accade spesso e di solito la riesco a gestire. Il taglierino in questi casi è il mio migliore amico. Mi taglio sul polso, guardo il sangue che scorre fuori, lentamente, e questa è l'unica cosa che riesce a calmarmi. Il dolore tenue della ferita copre tutto il resto. È una sensazione che non so spiegare. Come una droga. Ma ora che non ce l'ho, sono nei casini. Non so cosa diavolo fare.
Comincio a girare per la stanza. Mi sale un gigantesco nodo alla gola e inizia a girarmi la testa. Respiro affannosamente. Cerco di calmarmi, mi accascio sul letto, stringendo il cuscino fino a farmi male alle mani.
“ Ora passa, ora passa, ora passa...” comincio a pensare, come se fosse una litania. Lacrime calde sgorgano lentamente dai miei occhi, creando un disegno invisibile sul viso. Singhiozzo, cercando di trattenermi il più possibile. Ho paura che mio fratello mi senta e non voglio. Mi rigiro sul letto, avvolgendomi nelle coperte.
Sto malissimo.
È da tempo che la situazione va avanti in questo modo, ogni maledettissimo giorno.
Sono al limite.
Continuo a piangere silenziosamente, tremando forte.
Dopo una decina di minuti, per fortuna, sento la tensione calare e l'ansia piano piano scemare via, lasciandomi solo un grande buco in mezzo al petto.
Mi sento svuotato.
Con un respiro tremante, prendo aria ed espiro lentamente. Continuo ad ispirare e buttare fuori il fiato, mentre mi asciugo gli occhi con le maniche della felpa, quando sento qualcuno bussare alla mia porta. - Mikey, perdonami non- non è momento- dico con la voce impastata.
- Ehi Gee, sono Frank- spalanco gli occhi. Cazzo cazzo cazzo! - Scusami, non volevo disturbarti, ti devo solo dare una cosa - mi comunica attraverso la porta di legno.
Sospiro, mi sistemo meglio sul letto, scansando le coperte e mettendomi seduto. – E-entra pure-. Avrò sicuramente una faccia che fa pietà ai cadaveri!
Sento l'uscio aprirsi. Da questo spunta lui, con fare timido. Mi sciolgo un po', la sua visione mi placa ulteriormente, ma nello stesso tempo sento le farfalle nello stomaco.
- Ciao...- sussurra, sorridendomi con fare dolce.
- Ehi! Due incontri in un solo giorno, cavolo così mi lusinghi!- cerco di scherzare. Lui ridacchia, divertito dalla mia uscita. Mi si avvicina lentamente. Si accomoda sul mio letto, accanto a me. Ci guardiamo negli occhi per un po'. Divento tutto rosso e balbettando, comincio:- Allora, ehm, questa cosa che mi dovevi dare...?-
- Ah, si!- Il suo viso si illumina e inizia a cercare nella tasca della sua giacca nera. Ne estrae un oggetto che riconosco subito. - Questo penso sia tuo. Ti è caduto stamani, in corridoio, durante... si insomma, hai capito- mi porge il taglierino di colore verde.
Lo fisso, indeciso se prenderlo o no. Alla fine allungo la mano e gli mormoro un grazie, turbato. Chissà a cosa starà pensando... magari mi ha scoperto, ha capito che sono un autolesionista. Insomma, che cavolo, chi si porterebbe nella felpa un taglierino?!
Ma non dice niente. Continua semplicemente a scrutarmi. Io abbasso lo sguardo, impacciato. Sarò diventato color melanzana, ormai. Sento la sua mano accarezzarmi i capelli. Mi sistema una ciocca nera dietro l'orecchio. - Gee, tutto ok? Stai tremando- dice piano.
Ingoio a vuoto. - Io... credo di si. Ho solo un po' di freddo- mento, tirando su col naso.
- Okay...Beh, meglio che mi dilegui. Ho un sacco di compiti da fare ancora!- si alza all'improvviso. - Ciao, buon pomeriggio. Ci vediamo domani, a scuola-
- Ciao! Grazie- grazie per avermi riportato questo coso- . Mi sorride ancora, poi esce dalla stanza velocemente.
Mi stendo di nuovo sul letto.
Ah, sono proprio cotto, non c'è che dire.
Stringo al petto il taglierino. “ Dai, un taglietto e basta” mi suggerisce una vocina. Lo guardo. Mi dirigo in bagno e chiudo la porta a chiave, portandomelo dietro.

 

Altro giro altra corsa.
Ecco che inizia un nuovo giorno.
Che in realtà si presenterà uguale identico agli altri.
Mi sveglio di malumore, riflettendo sul fatto che appena metterò piede a scuola, quei tre bulli mi verranno a cercare e mi riempiranno di botte.
Mi scopro il polso sinistro. Ieri ho esagerato, ho fatto tagli troppo profondi e ora ho sangue incrostato e rappreso ovunque. Ho sporcato persino le lenzuola. - Merda- dico, togliendole. Le butto in lavatrice, sperando che le macchie vadano via.
La voglia di tagliarmi tutto il corpo fino a far scorrere via il sangue rimane, come ogni santissimo giorno. “Non cambierà mai niente. Mai” rifletto, amaramente. Ed è il pensiero più veritiero che formulo. Basta illudersi che le cose miglioreranno.
Basta.
È ora di finirla di piangersi addosso.
Vorrei che tutto questo schifo terminasse.
Con questa frase che mi ronza per la testa, mi lavo, mi vesto in fretta e raggiungo Mikey in cucina. Mangio qualche biscotto e poi usciamo di casa.
- Ti vedo davvero giù oggi, Gee. Che succede?-
- Assolutamente nulla Mik. Non ho voglia di andare a scuola- replico.
Ci avviciniamo all'entrata. Intravedo Kile vicino alle porte. Cazzo. - Mikey, vai via- gli ordino. Lui capisce all'istante ma fa no con la testa.
- Questa volta non ti lascerò da solo. Non voglio-
Mi innervosisco. - Vattene, ho detto! Se ti facessero qualcosa per colpa mia non me lo potrei mai perdonare!- Chris e Steve raggiungono il terzo ragazzo e si dirigono verso di noi.
- No Gee-
Lo spingo via con forza, e vado incontro ai bulli. Vorrei tanto che questa fosse l'ultima volta. L'ultima... se lo diventasse, mio fratello non dovrebbe più preoccuparsi e stare male per me. E io smetterei di soffrire.
Allora mi balena in testa un'idea.
Si. Questa potrebbe diventare l'ultima fottuta volta.
- Ciao sfigato! Che bello, vieni a farti picchiare di tua spontanea volontà? Ti credevo più intelligente, Way- grida Chris. Poi attraversa quei pochi metri che ci distanziano con grandi falcate. Alza il braccio.
Chiudo gli occhi.
Mi arriva un forte pugno sulla mascella che mi fa barcollare. - Ah- esclamo. Il dolore si propaga velocemente, come fosse un'onda d'urto, arrivandomi al cervello. Sento il labbro inferiore spaccarsi. Mi cola del sangue lungo il mento.
- È – è tutto qui quello che sai fare?- farfuglio, aprendo gli occhi. Lui mi osserva, sorpreso e compiaciuto.
- Ne vuoi di più, checca?- ridacchia. - Ragazzi, a questo non basta ancora!- urla agli altri due, che mi guardano divertiti. Solleva di nuovo il pugno. Serro gli occhi, aspettandomi un altro colpo.
Che non arriva.
Li riapro lentamente. Un ragazzo basso, dai capelli corti, neri, si è posizionato davanti a me. Lo riconoscerei fra mille: è Frank! Ha in mano un grosso ramo. - Stategli lontano, pezzi di merda- strilla, minacciando i tre con quello che ha fra le mani.
Chi gli si affianca è mio fratello, che ripete ai bulli la stessa cosa.
- Che cosa state facendo...- sussurro.
- Mi fate ridere, davvero vorreste colpirci?- esclama Steve, facendo il gradasso. Mik solleva il ramo e glielo scaglia contro la gamba destra.
- Ah! Cazzo che male! Ma sei impazzito moccioso?!- grida Steve, inferocito.
- Avvicinatevi e ve lo tiro in faccia- dice Frank, aggressivo. I tre si guardano a vicenda e si allontanano.
- Non finisce qui, Way!- corrono via.
Mikey e Frank esultano, contenti. Si danno il cinque e poi si girano verso di me, aspettandosi una qualsiasi reazione.
Non ci posso credere.
Questi due mi hanno protetto. Proprio quando non dovevano! - Ma che cazzo avete combinato?!- sbotto inferocito. Loro si guardano, confusi. - Ora prenderanno di mira pure voi, vi cercheranno per i corridoi e quando vi troveranno, ne vedrete delle belle!-
- Staremo insieme, così riusciremo a difenderci!- risponde Mik, convinto.
- Ah, siete degli idioti!- replico. Poi comincio ad andare via.
- Invece di fare così, potresti almeno ringraziarci!- grida mio fratello, infastidito.
Mentre mi allontano, sento qualcuno tirarmi il braccio. È Frank. “Ora mi manda a fanculo, per sempre” penso, mettendomi il cuore in pace.
- A che gioco stai giocando, Gerard?- mi domanda invece, serio, fissandomi.
Possibile che lui capisca sempre tutto? Che riesca ad entrarmi nel cervello?
- Non- non sto facendo alcun gioco- dico, titubante.
Bugiardo. Bugiardo schifoso. Il mio obiettivo era farmi picchiare a sangue. Ecco la verità. Per non dover più affrontare tutte queste cazzo di difficoltà che la vita porta. Perchè non reggo più, sono un codardo, un vile codardo.
- Io invece credo che tu abbia un piano ben preciso. Altrimenti non ci avresti mai trattato in questo modo- risponde, sicuro. E ora che diavolo gli racconto? - Sei sporco di sangue sul mento- continua lui, avvicinandosi al mio viso. Inizio a provare un gran caldo e ad emozionarmi. “ Che checca” mi insulto da solo. Ma devo resistere. Non. Devo. Cedere. Nessuno può salvarmi. Nessuno.
Mi irrigidisco - Lasciami stare, Frank- rispondo in modo freddo. Doveva intuirlo proprio lui che avevo qualcosa in mente? Lui, che mi è entrato nel cuore così facilmente e non vuole più uscirne.
Vedo che si rabbuia, e mi pento all'istante di aver trattato in questo modo cretino sia lui che Mikey.
Che diavolo, mi hanno aiutato!
Ma poi mi dico che è meglio così. Se allontano le persone che amo, non soffriranno se sparirò. Se riuscirò a farmi odiare, sarà più semplice per me rinunciare a tutto e lasciarmi andare. Avrò meno ripensamenti, meno scuse per continuare ad andare avanti, meno speranza. È più facile scavarsi la fossa da soli e starci dentro, che cercare in tutti i modi di saltarci fuori raschiando la terra e aggrappandosi a qualunque cosa pur di uscirne.
Vorrei sussurrare ' mi dispiace', scusarmi, abbracciarlo, fare tante di quelle cose... ma invece rimango impassibile, bloccato di fronte a lui, che mi scruta, forse deluso da tutto quello che è successo pochi istanti fa. ' Meglio così, Gerard. Meglio così' continua a ripetermi la mia mente.
Alla fine, dopo qualche minuto di puro silenzio, Frank mormora .- Ci vediamo, Gee- e si allontana, entrando a scuola e forse andando in cerca di mio fratello, che nel frattempo, arrabbiato, se n'era andato.
Rimango immobile. Sento qualcosa, dentro, rompersi, spezzarsi definitivamente. Dio, quanto mi odio! Una lacrima calda mi solca il viso. Me la asciugo con un gesto furioso e, a grandi passi, sbattendo i piedi con furia, entro nell'edificio e corro in bagno a lavarmi la faccia schifosa che mi ritrovo.

 

Mi asciugo il viso, notando allo specchio che non ho più alcuna traccia di sangue, ma in compenso il labbro inferiore è gonfio e violaceo.
- Fanculo- sibilo, e me ne vado in classe a sorbirmi ore di lezione di cui non ascolterò una sola parola. ' Cosa diavolo ci faccio qui?' rimugino su questa frase per un tempo che mi pare infinito. Alla fine la risposta che trovo è deludente e scontata: niente. Non so neanche il motivo per cui io sia ancora vivo, ancora presente.
Faccio una smorfia, mi accascio sul banco e infilo la mano nella tasca della mia giacca nera, stringendo il taglierino. Accarezzo la lama fredda e tagliente, non desiderando altro che appoggiarla sul braccio. Un lampo mi attraversa lo sguardo: ho fallito con il mio tentativo di farmi pestare a sangue dai bulli, ma la lama... la lama non può sbagliare. Definito questo pensiero, il mio battito cardiaco accelera. Forse è proprio questa la soluzione, ce l'avevo davanti agli occhi e la ignoravo. Questa è la scappatoia a tutto il marcio che c'è in me. L'unica possibilità di finirla con tutto. L'unica speranza.
Vengo ripreso dal prof. Non mi interessa.
Non mi interessa più niente.

 

Aspetto Mikey fuori dalla scuola, come sempre. Ma questa volta, dopo mezz'ora di attesa non lo vedo arrivare. 'Beh, ti aspettavi che facesse la strada con te, dopo quello che gli hai gridato contro?' mi sgrido, iniziando a camminare per tornare a casa, da solo. Sospiro avvilito.
Perchè quando le cose sembrano andare per il verso giusto, alla fine si bloccano e peggiorano all'istante? Perchè appena si mostra un po' di luce, il nero cupo la risucchia subito, inghiottendola e rendendola impossibile da vedere? Perchè accade tutto questo? Perchè?
Forse è così che deve andare. Era scritto che fosse questo, il mio destino. E io sto solo seguendo quello che devo, quello che è stato predetto per me. Semplicemente. Dio mi ha scelto per mostrare agli altri cosa voglia dire desiderare ogni mattina la morte, essere spenti dentro, mollare.
O magari sto trovando solo un sacco di scuse futili per giustificare quello che voglio fare, per giustificare il fatto che io stia per abbandonare mio fratello e rinunci a tutto. Non lo so più. Sono così confuso e ho talmente tante cose per la testa, che non ho più idea di cosa sia corretto e cosa sbagliato.
E non ho desiderio di scoprirlo.

 

Entro in casa.
Non c'è nessuno.
Forse Mik è andato a casa di Frank. Mia madre ha lasciato un biglietto. ' Torno tardi anche oggi. Fate i bravi, lavate i piatti e finite i compiti. A stasera!'. Sorrido leggermente. Mi fa tenerezza, insomma ci tratta un po' come se fossimo ancora piccoli e sbadati. Forse lo siamo. Non siamo ancora pronti ad affrontare tutto questo, la vita. Siamo ancora soli ed indifesi. Senza sogni realizzabili. Solo fantasie lontane di ragazzi adolescenti. Siamo tutto e niente alla fine.
Tutto e niente.

 

Non mangio nulla.
Mi butto pesantemente sul letto. Ho improvvisamente paura. Mi sento teso, in ansia, quasi come dovessi fare un esame.
Mi rialzo lentamente e, con le mani tremanti, estraggo il taglierino dalla tasca del giubbotto. Sto davvero per farlo?
Mi dirigo in bagno. Fisso la mia immagine allo specchio. Cos'altro ho da perdere? Non ho nulla fra le mani, non più.
Sono diventato il nulla.
Mi alzo con cautela le maniche della maglia grigia. Stringo la lama nella mano. La punto sulla vena verde- bluastra del polso sinistro. Premo.
- Sono a casa!- un grido proveniente dal piano di sotto mi fa sussultare e mi cade dalle mani quello che tenevo. Cristo! Che spavento!
- Gerard dove cavolo sei?- grida una voce che riconosco essere quella di Mikey. Con gesti convulsi, sentendo i suoi passi avvicinarsi velocemente alla mia stanza, raccolgo il taglierino da terra e lo infilo rapidamente nella taschino dei jeans neri. Poi esco dal bagno appena in tempo: mio fratello spalanca la porta della camera, trovandomi seduto ai piedi del letto.
- Ehi! Senti noi due dobbiamo parlare- esclama. Noto che dietro di lui c'è un ragazzo. Spunta da dietro Mik. Lo riconosco all'istante, ovviamente.
- Ciao Gerard- mi saluta Frank, sorridendomi in modo affettuoso. Diamine, dopo tutto quello che gli ho detto, lui si presenta ancora così, in questo modo dolce? Non si può non amarlo, Cristo santo. Che nervi!
- Gee, io...- comincia mio fratello, ma lo blocco alzando una mano.
- Scusate. Scusate per come mi sono comportato stamattina. Voi mi avete dato una mano, mi avete praticamente salvato, e io sono stato un ingrato. Un idiota. Avevo paura che prendessero a pugni anche voi, mi sono spaventato. Vi devo ringraziare, per tutto- sussurro, osservandomi la punta delle scarpe.
Alzo lo sguardo. Mikey è sorpreso, mentre Frank mi fissa. Sembra inquieto. Non mi spiego il motivo.
Mi alzo e vado incontro a mio fratello, abbracciandolo di slancio.
- Va bene, va bene, ti perdono. Ma solo perchè sono buono!- esclama, dandomi una pacca sulla schiena.
Ridacchiamo entrambi.
Non doveva andare così. Ma non importa. Almeno, prima di andarmene definitivamente, avrà saputo che gli voglio bene.
- Io non sono arrabbiato, quindi sei libero di non abbraciarm...- interrompo Frank stringendolo a me.
Inspiro profondamente, assorbo il suo buonissimo odore di mandorla, sigaretta e dopobarba. - Profumi di buono- gli sussurro all'orecchio, arrossendo all'inverosimile. Sento che si agita fra le mie braccia, si irrigidisce.
Quando mi allontano da lui, noto che ha gli occhi lucidi ed è imbarazzato. Mi sorride ancora più dolcemente del solito, facendomi sciogliere completamente. Dev'essere bellissimo poterlo baciare, poter entrare in contatto con le sue labbra.
Non avrò mai questo privilegio, purtroppo.
Mi sale un grande groppo in gola, ma lo ricaccio subito.
- Gee, sono tornato a casa per poter chiarire la situazione, ne avevo bisogno. Però prima ero da Frank e ho lasciato lo zaino e la giacca a casa sua, per cui vado a riprendermeli. Ci vediamo fra un'oretta, okay? - preannuncia Mikey.
Annuisco.
Lui e Frank si lanciano una strana occhiata. Non ci do molto peso.

 

Mi salutano entrambi.
Li sento scendere giù per le scale, aprire la porta e dopo qualche istante, richiuderla.
Ora o mai più! Ora o mai più.
Prendo di nuovo il taglierino, sicuro del fatto che, una volta risucchiati dal desiderio di morte, non si torna più indietro. Non si può.
Poggio nuovamente la lama sul polso.
- Ti prego, non farlo-.
Trasalisco.
Cazzo. Non è possibile.
Mi blocco, divento un pezzo di marmo.
Frank mi si avvicina lentamente, con piccoli passi.
Non mi giro.
- Pensi che non me ne sia accorto?- inizia,- Il tuo sguardo spento, il tuo viso triste, la tua espressione sofferente...- si ferma a pochi centimetri da me.
Sospiro. Non so che diavolo dire.- Cosa- cosa vuoi?- sussurro, ormai perso in me stesso.
Mi poggia una mano sulla spalla, facendomi voltare, così da essere di fronte a lui.
- Prima ho intravisto i tagli sul braccio. Avevi le maniche tirate su.- mi spiega, turbato – E pensare che te l'ho restituito io, quel dannato affare- continua.
Sembra stia per piangere. Mi monta dentro un'angoscia tremenda.
- Senti, non so cosa vuoi che ti dica, Frank. Io sono malato, okay? E non riuscirai a cambiare la mia situazione. Non- non puoi. Nessuno può- parlo a voce bassa, quasi avendo timore delle cose che mi escono dalla bocca.
C'è unlungo istante di silenzio.
- Bene. Bene, allora...- risponde. Con delicatezza, mi prende di mano il taglierino e se lo posiziona sul polso sinistro. - Se lo fai tu, lo faccio anche io.-
Rimango esterrefatto.
Ma che cazzo sta dicendo?!
- Cosa...? Vattene!- replico, con un filo di voce.
- No, non me ne andrò di nuovo. Non più- continua lui. Nella mia testa vorticano tanti di quei pensieri che non so a quale dare ascolto.
Cosa vuole insinuare? È una dichiarazione? Prova di nuovo pena per me? Cosa, Dio santo, cosa!
Non mi da il tempo di pronunciar parola, perchè improvvisamente getta la cosa che teneva a terra, mi prende il viso fra le mani calde e mormora:- Non meriti tutto questo, Gerard.- rimango interdetto.-Vuoi davvero porre fine a tutto quello che sei? Dissolverti, senza lasciare traccia? Vuoi spegnere tutto quello che di bello c'è in te? Per cosa, eh? Per quale ragione vuoi farlo?- mi chiede con pazienza.
- Parlami, ti prego. Di me ti puoi fidare, Gee.- continua. Intravvedo nei suoi occhi qualcosa di nuovo, che non gli avevo mai visto addosso: timore, paura, rabbia, mille incertezze. Tutte cose che stanno travolgendo anche me.
Davvero sto per confessare a lui tutto quello che ho dentro?
- Non ho niente, capisci?- dico, con tono tremolante. - Nessuno si accorge di me. Nessuno mi desidera realmente. A nessuno importa, di che fine io possa fare. Anche se sparirò, il mondo andrà avanti. Come è giusto che sia. Nulla di me, rimarrà. Nulla. A parte il ricordo del ragazzo che veniva malmenato a scuola da alcuni bulli!- esclamo senza prendere fiato, mangiandomi le parole come uno sfigato, cedendo sotto il peso di tutte queste mie certezze.
All'improvviso, sento le sue calde labbra poggiarsi sulle mie. Divento bollente. Sono morbide. Si stacca subito dopo.- Ma Gerard, oh, Gee. Non hai capito nulla.- mi fissa, sorridendomi con gli occhi lucidi. - A me importa. Io ti desidero. Se tu svanissi, un pezzo di me morirebbe. Mi sei entrato dentro, anche se non ti conosco come vorrei. E desidero imparare ogni tua sfumatura, ogni tua qualità, ogni tuo pregio e difetto. A me importa, Cristo.- sospira, ad ogni sua pausa sento qualcosa dentro di me scorrere velocemente ed arrivare al cuore, come un proiettile. - Ti osservo da anni, mentre attraversi i corridoi della scuola, mentre parli con Mikey, mentre sei pensieroso e ti mangiucchi le unghie. Conosco ogni tua espressione, ho imparato a capire quando sei triste o felice, preoccupato o allegro. Non so cosa farei, se dovessi perderti- sussurra, avvicinando il suo volto al mio. - Perchè a me importa ed è sempre importato.- termina, con un sospiro pieno... pieno di qualunque cosa, credo.
Non so cosa dire, mi sono talmente riempito di tutta questa sua confessione che sono stracolmo di... di appagamento.
È quasi come se mi avesse dato un calmante potentissimo. Una medicina che annulla tutti i dolori. Lui mi desidera, Dio! A lui importa.
A lui importa.
- Io non immaginavo che-che tu provassi tutto questo- mormoro. Una lacrima mi riga la guancia. Frank la asciuga con il pollice. - Pensavo che i miei sentimenti verso di te fossero a senso unico- confesso, arrossendo.
- Anche tu senti quello che sento io?- mi domanda lui. Sembra febbricitante. Mio Dio, si sta emozionando! È una cosa meravigliosa.
- Si- replico, - Da tanto. Mi sembra di poter scoppiare, ogni volta che ti guardo- ridacchio imbarazzato.
- Siamo dei cretini- asserisce lui, sollevato. Annuisco. - Senti... posso disinfettarti le ferite sul polso?- mi domanda in un soffio. Annuisco.

 

Frank mi fa sedere sul bordo del letto. Poi va in bagno. Torna con delle garze, l'alcool e il cotone.
- Brucerà un po'- mi informa. Mi guarda il braccio, come stesse registrando l'accaduto.
Poi comincia a medicarmi. Fa tutto con estrema delicatezza.
Infine mi fascia il polso con attenzione. Mi tira giù la manica della maglia e si siede vicino a me.
Mi accarezza la mano destra. Poi intreccia le sue dita con le mie. Un brivido caldo mi percorre tutto il corpo.
- Voglio solo che tu capisca che sei importante, Gerard.- sussurra. - Non sei invisibile. Non lo sei mai stato. E mai lo diventerai.-
Gli stringo la mano.
-I mie demoni mi stanno risucchiando, Frank- bisbiglio.
- Da oggi in poi ti difenderò io. Da tutti i tuoi mostri. Da tutte le tue ombre, se lo vorrai. Farò qualsiasi cosa, pur di vederti sorridere-.
Lo guardo, commosso. - Grazie... grazie per tutto-
Mi sorride. Poi si avvicina a me, lentamente.
- Senti io... posso- posso baciarti?- mi chiede in un sussurro.
Divento bordeaux in un istante. Ci osserviamo, entrambi imbarazzati. Annuisco deciso, sorridendogli come un bambino.
Cristo, sento che sta per esplodermi il cuore.
Il silenzio incombe su di noi, avvolge la stanza. Si infrange sulle pareti chiare. Ci circonda.
Chiudo lentamente gli occhi. Frank poggia piano le labbra sulle mie. Sono morbidissime. Il loro tepore mi avvolge e mi calma subito.
Come prima, divento bollente, sento caldo. Un bellissimo calore che invade tutto il mio corpo.
Frank si stacca con un schiocco, poi le nostre bocche si cercano di nuovo, come se si fossero finalmente ritrovate dopo mille anni.
Combaciano alla perfezione.
Mi sfiora le labbra con la lingua. Non sono mai stato baciato in questo modo. È di una dolcezza unica. È come se stesse risucchiando tutto il mio malessere, tutto il mio dolore, tutto.
Mi sta accompagnando fuori da questa stanza, via da questo mondo complicato.
Mi passa una mano fra i capelli, accarezzandomi la nuca. Rabbrividisco, avvolgendogli la vita con le braccia per avvicinarlo ulteriormente a me.
Ogni suo gesto è gentile, moderato, delicato. Le nostre lingue finalmente si incontrano ed è bellissimo. Danzano insieme, senza fretta, si intrecciano, accarezzandosi, desiderandosi, coccolandosi.
Mi passa le braccia attorno al collo. Lo stringo di più, per paura che smetta, che vada via, che non voglia più salvarmi.
Perchè è questo che sta facendo: mi sta salvando da me stesso, dall' autodistruzione, dal mio desiderio di sparire. Mi sta salvando dalla prima volta che mi ha osservato, nel corridoio della scuola e io non me ne sono nemmeno accorto, troppo occupato a legarmi alla morte.
Lui è colui che potrà sconfiggere la mia malattia.
È il mio liberatore.
Frank mi sfiora le guance con i pollici, io gli passo le mani lungo la schiena.
Gli tocco i capelli morbidi.
Tremo dall'eccitazione, sperando che questo bacio non si concluda mai.

 

D'improvviso, sentiamo la porta d'ingresso sbattere. - Sono tornato!- urla Mikey.
Sospirando, appagati, Frank e io concludiamo il bacio, staccandoci lentamente.
Ci osserviamo, complici. Poi ci sistemiamo meglio sul letto, allontanandoci un po' l'uno dall'altro.
- Eccomi, ragazzi! Allora, tutto okay?- ci chiede, felice.
Annuiamo entrambi nello stesso momento, sorridendogli. Lui ci guarda in modo strano, malizioso, quasi avesse intuito quello che è appena accaduto.
- Bene, bene- dice.
- Beh, io devo andare ora, è tardi- esclama Frank, alzandosi.
- Ah- replico,- ti accompagniamo alla porta!-
Scendiamo le scale con la massima calma. Arriviamo di fronte all'entrata di casa.
- Allora, ehm, ciao, a domani Frankie! Buona serata! - dice Mik, tirandomi una gomitata e andandosene.
Si, ha proprio capito tutto.
Sto per esplodere dalla felicità, credo. Per la prima volta.
Abbraccio Frank, lo stringo a me.
- Anche tu hai un buonissimo odore- mi bisbiglia all'orecchio. Ridacchio, un po' a disagio.
Ci guardiamo negli occhi per un lunghissimo istante.
- Ti amo, Gerard- mormora, sicuro, con gli occhi che gli brillano.
Ecco, penso che questo sia il giorno migliore della mia vita.
Lui è riuscito a trasformare la giornata peggiore in quella più bella del mondo.
Ha preso il buio e l'ha assorbito. Mi ha raccolto e tirato via da tutto questo mare incolore.
Mi ha donato la vita.
- Ti amo, Frank- rispondo, emozionato. Mi lascia un dolce bacio a fior di labbra.
Sorride.
Sorrido.
Infine sussurra:- A domani- e si gira, andandosene.
Chiudo la porta e mi appoggio ad essa con la schiena, febbricitante.
Sento le tenebre in agguato, pronte ad afferrarmi di nuovo.
Ma questa volta, una luce si presenta davanti ai miei occhi. Qualcosa di potente, forte, caldo, che mi illumina la via. È una luce nuova, mai vista.
La luce della speranza.
La luce dell'amore.

  
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