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Autore: darkrin    12/10/2015    2 recensioni
- Sono così felice che tu sia mia moglie – le mormora tra i capelli, mentre le accarezza la schiena con tocchi delicati, morbidi, spenti. (...) Jackson si chiede quando April sia diventata l'unica cosa in grado di mandarlo in pezzi. / una storia d'amore in due tempi e senza lieto fine
(April/Jackson | one-shot poco più lunga di una flash-fic | SPOILER per s11 e s12)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April Kepner, Jackson Avery
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Note: - SPOILER per s11 e s12, fino alla 12x03, nessuna trama e flusso di pensieri come se non ci fosse un domani.
- la prima parte della storia è ambientata poco dopo il matrimonio, la seconda durante l'ultima puntata (12x03). I titoli delle due parti della storia stranamente non sono scelti a caso: il periodo luna di miele, oltre ad essere quel periodo felice subito dopo il matrimonio o dopo l'inizio di una storia in cui tutti sono così esaltati e felici che i difetti del partner non sono poi così importanti, descrive anche una fase del diabete giovanile. Infatti, sintomi del diabete, dopo una prima comparsa, vanno incontro a una parziale regressione e la malattia risulta più facilmente controllabile anche con basse dosi d'insulina (il così detto: periodo luna di miele, appunto), ma la malattia non è guarita e il decorso fino ad una fase insulino resistenza conclamata è inarrestabile.
- Il titolo della storia è il titolo di una canzone di Le Luci della Centrale Elettrica perché avrò sempre un debole per Vasco Brondi e perché questo è quel periodo dell'anno in cui diventa più forte. 
- Finalmente posso tornare a dire che è TUTTA COLPA DI KUMA_CLA (e di Meissa), che mi hanno riportata sulla brutta strada di Grey's Anatomy e voglio loro un po' male e un po' bene per ciò.
- In realtà volevo scrivere una felice college!au e davero non mi spiego come sia finita a scrivere ciò invece.
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi errore, svista, strafalcione


 
Per respingerti in mare
 
 
 
  1. Periodo Luna di Miele
 
 
- Sono così felice che tu sia mia moglie – le mormora tra i capelli, mentre le accarezza la schiena con tocchi delicati, morbidi, spenti.
Il volto di April si apre in un sorriso: Jackson può sentirlo contro la pelle, può immaginare la luce che le riempie gli occhi e la piega di lusingata sorpresa che le curva le labbra. Sono sposati da così poco e April a volte ancora fatica a credergli, quando le dice che la ama, che non desidera altro; quando, di prima mattina, le sfiora le labbra con un bacio e ride delle sue smorfie e delle sue proteste perché è mattina e non si è ancora lavata i denti e non gli crede, quando le dice che non gli importa, che vuole solo baciare sua moglie e bearsi del fatto che sia sua moglie. Che abbia scelto lui e non Matthew, che nonostante tutti i modi in cui hanno rischiato di mandare a puttane ogni cosa, sia il suo anello quello che porta al dito.
April ancora fatica a credere che abbia preso lei, scelto lei, amato lei e Jackson ha intenzione di ripeterglielo fino a quando non riuscirà a convincerla e non importa se gli ci vorranno giorni o anni, non importa se gli ci vorrà una vita intera, perché è a lei che ha promesso quella vita ed un voto che ha intenzione di rispettare ad ogni costo. Perché non ha intenzione di andare da nessuna parte.
- Dico sul serio – afferma, solleticandole la pelle del fianco e April esala una risata, contorcendosi per sfuggire alle sue dita.
È stata una giornata terribile: ha visto un uomo morire sotto i ferri e non ha potuto fare nulla e non importa quanti anni siano passati da quando ha iniziato ad operare, ci sono giornate in cui il peso della vita diventa improvvisamente troppo. Ci sono giornate in cui le mani – minuscole e delicate – di April sembrano essere l’unica cosa in grado di impedirgli di andare in pezzi.
 
 

 

2. Insulino Dipendenza-Permanente
 
 
- Voglio il divorzio. –
Quello che gli lascia le labbra è un ringhio strozzato, strappatogli dal petto come carne marcia dalla carcassa di un animale, e April lo sente rimbombare nel silenzio che improvvisamente cala nella stanza e nel vuoto che sembra crearlesi improvvisamente nel petto.
April vorrebbe sprofondare nel materasso, su cui è seduta e che pensava fosse fatto delle loro risate, dei sorrisi, dei sospiri, delle parole che Jackson le mormorava quando il sole era ancora troppo basso perché si potesse parlare di mattina, e non alzarsi più, diventare un tutt’uno con quei ricordi, con quei momenti, ma non può farlo. Non può lasciare che quell’incubo di un mondo in cui Jackson non la ama più, in cui non desidera avere più nulla a che fare con lei, diventi realtà.
Ha perso Samuel e non ha mai detto a Jackson di come, a volte, senta ancora il suo peso fantasma tra le braccia, di come le bruci i nervi come un arto amputato, e non può sopportare di perdere anche Jackson. Non può sopportare che tutto quel dolore – e non ha mai detto a Jackson che a volte si sveglia ancora con il suo nome sulle labbra, che a volte ancora sogna di vederlo camminare e chiamarla – sia stato per questo, sia stato per nulla, sia stato per perdersi.
Non può sopportare di abbandonare un altro amore. Di abortirlo prima del tempo – e solo pensarlo, solo immaginarne le lettere le fa risalire la bile in gola, le fa tornare la voglia di piangere, di perdersi in un campo di battaglia che non sia fatto del suo corpo.
 
Quando rientra a casa, si sente mancare il fiato di fronte a quel vuoto che non è più solo parte di lei, ma è tutt’intorno: è nelle stanze prive del tocco e della voce di Jackson; negli armadi svuotati dai suoi vestiti e dal suo profumo. È in quella casa che era loro e ora è solo sua. Quel vuoto è improvvisamente ovunque e sembra volerla divorare.
 
 
 
Quando Jackson si ritrova a combattere con un cuscino, sul divano di Miranda Bailey – Miranda Bailey, fra tutti –, per cercare di prendere sonno, si chiede quando, di preciso, April sia diventata l’unica cosa in grado di mandarlo in pezzi.
È stato prima o dopo la Giordania? Prima o dopo Samuel? Prima o dopo l’ultima volta che l’ha sentita ridere senza provare l’istinto di strapparle quell’allegria – perché non aveva nessun diritto di essere felice e di parlargli e di dirgli che lo amava dopo averlo abbandonato, dopo essersene andata, dopo... Nessun diritto - dalle labbra. 
   
 
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