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Autore: Vincy25    13/10/2015    0 recensioni
Cresciuto dallo zio adottivo, Bulbasaur conosce il suo triste passato, ma affronta la vita con ottimismo e spensieratezza. Non sa che un evento straordinario e terribile sta per sconvolgere l'equilibrio del suo mondo, dando una svolta inaspettata al suo destino.
Immaginai questa storia quand'ero piccolo e qualche giorno fa mi è tornata in mente! Così ho pensato di pubblicarla. XD
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Eccomi tornato, dopo un'assenza un poco poco poco più lunga del solito. Senza recensioni. T_T

Meh, fa niente, io posto lo stesso, e se mi recensite vedrò di scrivere più in fretta il prossimo capitolo. Nel caso non fosse stato chiaro, vi sto chiedendo umilmente e disperatamente di lasciarmi un commentino. *w*

Piccola nota personale: mi sono accorto che i nomi che sto dando ai luoghi di provenienza dei Pokémon (ad esempio Fontefresca nel capitolo scorso e Roccardente in questo) assomigliano sempre di più ai nomi dei luoghi di World of Warcraft. Beh, niente, ci tenevo a precisare che sono solo coincidenze, non sono mica un copione, eh. ^w^

Capitolo 4 • Il Pokémon corrotto

Celebi guidò Bulbasaur fino al suo capanno, un accogliente casotto di legno e paglia costruito nelle vicinanze dell'ingresso al campo, la cui porta riusciva in qualche modo ad identificare Bulbasaur e a permettergli di entrare imitando le porte scorrevoli di un centro commerciale ma impedendo l'accesso a chiunque non vivesse lì.

«Ti aspetto qui fuori!» esclamò Celebi invitandolo a farsi avanti. Bulbasaur si avvicinò alla porta e questa si aprì magicamente, facendogli spazio... e consentendogli di notare con sorpresa che era capitato proprio con Squirtle, il Pokémon un po' distratto che aveva conosciuto prima.

«Non dirmi che siamo finiti insieme!» fece Squirtle stupefatto al vedere la sua faccia.

«Credo proprio di sì...» rispose Bulbasaur sorridente. «Una bella fortuna, eh?»

«Puoi dirlo forte! Sono in camera con un eroe!» scherzò Squirtle. «Ma... ho sentito che saremo in tre! Sai qualcosa del nostro compagno?»

Bulbasaur scrollò le spalle. Con tutto ciò che era successo quel giorno, chiedere a Celebi informazioni sui suoi compagni di stanza era stato l'ultimo dei suoi pensieri. Il folletto non aveva fatto altro che discutere per tutto il tempo della straordinaria sorte che Bulbasaur aveva avuto recandosi lì al posto di Alakazam.

«Credo di potervi rispondere!»

I due sentirono una voce piuttosto entusiasmata avvicinarsi sempre di più alla casupola. Sulla soglia della porta apparve una sagoma poco più alta di Squirtle e non poco simile anche di aspetto; le differenze sostanziali erano l'arancio della sua pelle e l'assenza di corazze di alcun tipo. Inoltre, la sua coda ribolliva di una fiamma accesa come quella di una torcia. Sul suo viso era dipinta un'espressione particolarmente allegra, come se offrendosi all'esercito avesse realizzato il sogno di una vita.

«Piacere di conoscervi, io mi chiamo Charmander e sembra che condivideremo la stanza!» annunciò ai due Pokémon. «Vediamo se indovino: tu devi essere Bulbasaur...» si voltò verso il soggetto in questione, «e quindi tu Squirtle...?»

«Indovinato!» ridacchiò Squirtle.

«Da dove vieni?» chiese Bulbasaur curioso.

«Da Roccardente, la fortezza che si estende sulle Alture...»

«Le Alture Laviche?» lo interruppe Squirtle, indicandolo con un dito come se avesse appena concretizzato qualcosa. «Aspetta un attimo... Sì... Tutto combacia, tu sei il mito di Roccardente!»

Bulbasaur si girò intrigato verso l'amico, mentre il nuovo arrivato annuiva con evidente imbarazzo.

«Il Pokémon che ha conseguito una serie di cento vittorie contro bestie ben più grandi di lui, superando in fama persino i leader del suo paese!» concluse il Pokémon tartaruga. «Sei una leggenda dalle tue parti!»

«Beh, sì, insomma... una specie...» disse Charmander sempre più rosso. «Ma sono qui per cambiare le cose che si pensano su di me... In realtà, gran parte di quelle vittorie le ho ottenute combattendo con avversari che sapevo essere indifesi rispetto alle mie capacità... Vorrei che tutti mi ammirassero per qualcosa di veramente mitico, ed è per questo che mi sono offerto volontario.»

Bulbasaur e Squirtle avevano ascoltato con interesse il racconto del Pokémon, rimanendo ancor più meravigliati quando seppero della sua scelta.

«Però... Piuttosto nobile!» approvò Bulbasaur. «Dev'essere bello inseguire un ideale ben preciso come questo... Ora che ci penso, io non ne ho mai avuto uno...»

«Oh, sì, in effetti alle volte è divertente fermarcisi a riflettere!» rispose Charmander. «Ehi, ragazzi, prima che me ne dimentichi... Mi hanno chiesto di avvisarvi: tra poco si terrà un discorso e i servitori del re che hanno organizzato quest'iniziativa ci tengono affinché siano tutti presenti.»

Bulbasaur e Squirtle si scambiarono un'occhiata, poi alzarono le spalle e si affrettarono a raggiungere il centro dell'accampamento.

Nello stesso momento, da qualche parte in un angolo remoto del mondo, sconosciuto a chiunque meno che ai suoi abitanti...

Un'ampia sala di controllo contornata da mostruose capsule in cui ondeggiavano liquidi verdastri e gelatinosi, mura e soffitto colmi di crepe come se fossero stati colpiti ripetutamente da cariche violente, e un gigantesco monitor che copriva completamente una delle quattro pareti. Immediatamente sotto allo schermo vi erano una miriade di tasti che sembravano fluttuare anziché stare fermi su quella che sarebbe stata la tastiera, e le mani di un profilo avvolto in un velo d'ombra che muovevano silenziosamente sui bottoni, sollevandoli e riponendoli psichicamente grazie ad un potere che doveva essere molto elevato... e che in questo modo riuscivano a far cambiare rapidamente le immagini sullo schermo, passando da una scena a un'altra con estrema semplicità. Nel bagliore scuro che penetrava attraverso la stanza si intravide un sorriso sinistro comparire sul viso dell'essere misterioso, che soddisfatto smise di cliccare sui tasti magici e rimase immobile sulla sua sedia – a sua volta fluttuante – a fissare ciò che era apparso sul monitor collegato al marchingegno.

«Mi scusi, capo, è permesso?»

Il capo avvertì la voce di uno dei suoi alleati introdursi nella stanza con un pizzico di timore.

«Entra pure» sussurrò.

Fece il suo ingresso una grossa volpe dalla folta pelliccia scura con una lunga chioma di capelli macchiati di rosso che le scendevano dalla testa e una serie acuminata di zanne e di artigli dall'aria aggressiva.

«Perdoni l'intrusione, capo, ma sono ore che ve ne state rinchiuso qui dentro» disse la volpe con una nota di premura. «Siete riuscito a...»

«Tranquilla, Zoroark...» la interruppe quello, senza distogliere lo sguardo dall'obbiettivo. «Sto bene. E non desidero che i miei servi si preoccupino.»

Il Pokémon chiamato Zoroark deglutì, ma si rassicurò quando capì che il capo non aveva intenzione di punirla.

«Sono riuscito ad individuare la posizione del nostro bersaglio. Ora dobbiamo trovare il modo di mettergli i bastoni fra le ruote...»

Ancora una volta, Zoroark si azzardò. «In che senso?»

Questa volta il capo accusò un certo fastidio nelle sue continue interruzioni, ma riuscì a contenersi. «In tutti i sensi, Zoroark... Dobbiamo fare tutto il possibile per indebolirlo, per fargli perdere lentamente la fiducia in se stesso... E con qualunque mezzo» continuò a dire tenendo basso il tono della voce.

 «Oh, capo, conosco bene questa frase... Sta pensando a qualcosa di veramente perfido, vero?» chiese Zoroark arretrando, visibilmente impaurita. Un sorriso ancora più meschino si dipinse sul viso del capo.

«Indovinato, mia cara» rispose. «Corrompi il prigioniero numero... ventuno, e ciò che che rimane della sua prole, e ordina loro di recarsi all'accampamento dell'esercito reale.»

Zoroark abbandonò lentamente la sala. «Sarà fatto, capo.»

E aspetto che il capo non potesse vederla, per poi abbandonarsi ad un sospiro rassegnato.

"Bruttissime notizie per il prigioniero ventuno..." rimuginò fra sé e sé, mentre si dirigeva nelle segrete per dare vita all'ennesimo Pokémon corrotto.

Contemporaneamente, nel bel mezzo del campo del neo-esercito, una gran folla si era radunata presso un vasto palcoscenico di legno dove alcuni Pokémon stavano sistemando vari amplificatori. Un brusio di curiosità si era diffuso fra i volontari dei vari paesi, ma tutte le attenzioni si rivolsero presto all'ingresso in scena di una personalità particolarmente nota nelle aree circostanti la capitale.

Starmie, una creatura del tutto identica a una grossa stella marina violacea con dieci braccia e un rubino dal bagliore sinistro incastonato al centro del corpo, da tutti conosciuta come una dei più affidabili consiglieri del re, era salita – roteando su se stessa, in realtà – sullo spazioso palco di legno, e aveva rapidamente catturato l'ascolto di tutti i Pokémon presenti. Intorno a lei si stagliarono numerose altre figure dall'aria imponente, tutte familiari agli occhi dei Pokémon più saggi.

«Salve a tutti...» disse Starmie, facendo luccicare la sua gemma ad ogni parola e con un'eco parecchio bizzarro il cui timbro assomigliava a quello di un robot. «È un piacere avervi qui con noi. Il mio nome è Starmie, e sono stata io, sotto ordine reale, a dar vita a questo progetto. Come ormai tutti voi saprete, un grave pericolo incombe su di noi... e per il bene della nostra gente, è nostro dovere combatterlo e mettere fine alla sua avanzata.»

Alcuni cenni d'approvazione si diffusero tra la folla.

«Apprezzo molto vedere come il nostro messaggio abbia coinvolto un numero così cospicuo di guerrieri. Spero vivamente che riusciate a trovarvi a vostro agio, perché in una situazione del genere è una delle cose più importanti... E naturalmente confidiamo che voi possiate riscrivere quello che sembra il destino già scritto del nostro mondo. Ad ogni modo: non sono qui solo per parlare spensieratamente. Voglio mettervi in guardia sul fatto che tutto questo non sarà affatto una passeggiata. L'addestramento a cui verrete sottoposti potrà sembrarvi duro, ma lo facciamo solo per il vostro bene... Credetemi. Prima di continuare, io volevo dirvi che...»

Il discorso di Starmie s'interruppe bruscamente, come se avesse dimenticato cosa dire. Alcuni dei Pokémon che la affiancavano cercarono una risposta... e la trovarono. La consigliera reale aveva visualizzato una minaccia proprio di fronte a loro.

Fra le nuvole che fino a pochi attimi prima erano candidi batuffoli bianchi ma che ora si stavano colorando di un nero arcigno era comparso un enorme falco con il piumaggio fiammante, gli artigli prominenti e una schiera di quelli che sembravano pettirossi di varia altezza tutti sistemati intorno a lui come un vero e proprio battaglione. Una fioca luce azzurra era accesa nello sguardo del Pokémon rapace e a giudicare dalla sua espressione non era per niente un alleato.

«In guardia» mormorò Starmie allarmata. «Percepisco una potente aura psichica di tipo artificiale. È uno dei Pokémon corrotti.»

Un Golem – un possente essere di roccia sferico con delle cavità sufficienti a far passare testa, braccia e gambe, un altro di quelli che presumibilmente erano i responsabili del campo di addestramento – annuì lievemente e si avvicinò con cautela al nemico volante. Mentre alcuni dei guardiani dell'area cercavano di tranquillizzare i Pokémon radunati, il gigante in questione ritirò la testa all'interno del proprio guscio, e una raffica di enormi macigni tondeggianti sfrecciarono fuori dall'interno della corazza percorrendo la traiettoria necessaria a colpire il Pokémon alato. Nonostante la quasi totale sicurezza del Pokémon di pietra, però, il suo avversario riuscì facilmente a ridurre in macerie i pericolosi proiettili, liberando una mostruosa scarica di scintille di fuoco e sciogliendo i massi in pochi attimi. Dopo aver lanciato un'occhiataccia a Golem, il rapace atterrò con un tonfo, seguito dai suoi numerosi simili e squadrando uno ad uno tutti i Pokémon che si erano ammucchiati per confrontarlo.

«Non abbiate paura!» esclamò Golem quando si rese conto del graduale aumento di preoccupazione propagatosi in mezzo ai volontari. «Ne abbiamo affrontati altri come lui, sappiamo bene come...»

Non ebbe il tempo di finire la frase che un'alata sprezzante del falco lo colpì di netto, sollevando sorprendentemente la mole del Pokémon roccioso e lanciandolo diversi metri più lontano. Era chiaro, a questo punto, che quel Pokémon aveva qualcosa di molto singolare.

Si fece avanti un altro degli operanti del re, un serpentone di metallo alto quasi dieci metri che corrispondeva al nome di Steelix; e nemmeno un attacco della sua coda poderosa riuscì a scalfire il Pokémon uccello, che nuovamente neutralizzò il colpo con un muro di scintille scoppiettanti.

«Il livello della corruzione è più alto del solito! È troppo forte anche per noi!» ruggì Steelix mentre cercava di non arretrare di fronte alla carica spietata del rapace.

"Corruzione?" si chiese Bulbasaur. "Di che stanno parlando?"

«Accipicchia... Ho sentito parlare di questi "corrotti"...» affermò in quel momento Charmander, fissando con tensione lo scontro in corso.

«Davvero? E cosa significa?» chiese Bulbasaur, e anche Squirtle ascoltò.

«Si tratta di Pokémon le cui emozioni sono andate perdute nel tentativo di incrementarne le prestazioni... Se non erro, per mezzo di alcuni manufatti dal potere oscuro che vengono usati dall'esercito malvagio di cui tutti parlano...» raccontò Charmander. «E pare che si possa addirittura selezionare il livello di potenza da attribuire al Pokémon bersaglio... Per quel che ne so, è grazie a tale magia che molti Pokémon dell'esercito sono così orribilmente forti. Questo Talonflame non è il primo corrotto che attacca i Pokémon della capitale, per questo sono così certi di poter vincere...!»

«Da non credere...» commentò Squirtle esterrefatto. «Allora è a questo che si stava riferendo Steelix! Se è davvero più potente di quelli che affrontano di solito, come faranno a... uh? Bulbasaur?!»

Charmander si voltò. Bulbasaur si era tuffato a capofitto nella mischia e i loro tentativi di incitarlo a tornare furono del tutto vani. Decise in fretta: l'avrebbe raggiunto. Forse quella era l'occasione che stava aspettando per dimostrare finalmente il suo valore.

Inutile dirlo: sentendosi subito escluso, Squirtle seguì l'ultimo arrivato, convinto, con il loro aiuto, di potercela fare. Non erano i soli volontari ad aver accerchiato Talonflame per attaccarlo, ma loro giovane età risultò piuttosto evidente fra i colossi che si erano coalizzati per sconfiggerlo.

«Andate via di qui! Non è posto per voi!» cercò di dire Steelix, ma invano; Bulbasaur stava già dando sfogo alle liane nascoste nel suo bulbo, che ora frustavano con furia le piume del rapace. Con enorme sorpresa di tutti, nel momento in cui Talonflame spiegò le ali per contrattaccare così come aveva fatto con Golem e con Steelix un tizzone ardente gli finì dritto sul volto, e a Bulbasaur non fu difficile intuire che era provenuto dalla bocca di Charmander.

«Grazie dell'aiuto, amico!» urlò Bulbasaur. «Mi serviva proprio una mano!»

Mentre Charmander gli faceva il segno dell'ok e continuava a sferrare fiammate contro il nemico, la maggior parte dei Pokémon responsabili si era gradualmente ritratta. L'impressionante capacità di quei piccoletti di tenere a bada il Talonflame era uno spettacolo sconvolgente.

Alla baruffa si aggiunsero anche Squirtle e gli uccelli che seguivano Talonflame, tutti mettendo in mostra le proprie armi migliori. Nonostante sembrasse che Talonflame facesse di tutto per resistere agli attacchi dei tre nuovi amici, in qualche modo dava l'idea di essere impotente di fronte a loro – ma non dava assolutamente segni di resa, in quanto restò lì, immobile, a subire i bersagliamenti degli avversari. I pettirossi, invece, erano stati sconfitti più facilmente da Golem, Steelix e i loro complici.

Fu allora che qualcosa impedì a Bulbasaur, a Charmander e a Squirtle di continuare l'assalto: una luce paranormale aveva avvolto i corpi di Talonflame e degli altri volatili, alzandoli in aria fino a che non si dissolse del tutto. Il Pokémon rapace e i suoi simili più piccoli piombarono verso terra con rapidità, e la loro caduta fu frenata soltanto dall'intervento della telecinesi di Starmie.

Per il resto della giornata, Bulbasaur, Charmander e Squirtle non fecero altro che rispondere alle domande dei più curiosi e sconcertati. Dovevano ammettere che l'improvvisa presa di potere da parte di Pokémon come loro, quando il loro avversario era riuscito a battere soggetti ben più consistenti, era senza dubbio un evento fuori dal comune.

Soltanto quando fu sera tarda il Talonflame e i pettirossi ripresero conoscenza. Dalla comparsa di quella luce misteriosa, non avevano più aperto occhio. In effetti, era la prima volta che Bulbasaur poteva osservarlo con il suo vero sguardo, e non con quello che aveva avuto durante il combattimento. I tre furono chiamati nell'infermeria del campo per parlare con loro, dopo i fatti un po' scombussolanti che erano avvenuti quel giorno.

Quella sera Talonflame parlò loro della corruzione attuata dal suo padrone ai Pokémon di tutto il mondo.

   
 
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