Eccomi
tornato, dopo un'assenza un poco
poco poco più lunga del solito. Senza recensioni. T_T
Meh,
fa niente, io posto lo stesso, e se
mi recensite vedrò di scrivere più in fretta il
prossimo capitolo. Nel caso non
fosse stato chiaro, vi sto chiedendo umilmente e disperatamente di
lasciarmi un
commentino. *w*
Piccola
nota personale: mi sono accorto
che i nomi che sto dando ai luoghi di provenienza dei
Pokémon (ad esempio
Fontefresca nel capitolo scorso e Roccardente in questo) assomigliano
sempre di
più ai nomi dei luoghi di World of Warcraft. Beh, niente, ci
tenevo a precisare
che sono solo coincidenze, non sono mica un copione, eh. ^w^
Capitolo
4 • Il Pokémon corrotto
Celebi
guidò Bulbasaur fino al suo capanno, un accogliente casotto
di
legno e paglia costruito nelle vicinanze dell'ingresso al campo, la cui
porta
riusciva in qualche modo ad identificare Bulbasaur e a permettergli di
entrare
imitando le porte scorrevoli di un centro commerciale ma impedendo
l'accesso a
chiunque non vivesse lì.
«Ti
aspetto qui fuori!» esclamò Celebi invitandolo a
farsi avanti.
Bulbasaur si avvicinò alla porta e questa si aprì
magicamente, facendogli
spazio... e consentendogli di notare con sorpresa che era capitato
proprio con
Squirtle, il Pokémon un po' distratto che aveva conosciuto
prima.
«Non
dirmi che siamo finiti insieme!» fece Squirtle stupefatto al
vedere la sua faccia.
«Credo
proprio di sì...» rispose Bulbasaur sorridente.
«Una bella
fortuna, eh?»
«Puoi
dirlo forte! Sono in camera con un eroe!»
scherzò Squirtle. «Ma... ho sentito che saremo in
tre! Sai
qualcosa del nostro compagno?»
Bulbasaur
scrollò le spalle. Con tutto ciò che era successo
quel
giorno, chiedere a Celebi informazioni sui suoi compagni di stanza era
stato
l'ultimo dei suoi pensieri. Il folletto non aveva fatto altro che
discutere per
tutto il tempo della straordinaria sorte che Bulbasaur aveva avuto
recandosi lì
al posto di Alakazam.
«Credo
di potervi rispondere!»
I
due sentirono una voce piuttosto entusiasmata avvicinarsi sempre di
più alla casupola. Sulla soglia della porta apparve una
sagoma poco più alta di
Squirtle e non poco simile anche di aspetto; le differenze sostanziali
erano
l'arancio della sua pelle e l'assenza di corazze di alcun tipo.
Inoltre, la sua
coda ribolliva di una fiamma accesa come quella di una torcia. Sul suo
viso era
dipinta un'espressione particolarmente allegra, come se offrendosi
all'esercito
avesse realizzato il sogno di una vita.
«Piacere
di conoscervi, io mi chiamo Charmander e sembra che
condivideremo la stanza!» annunciò ai due
Pokémon. «Vediamo se indovino: tu
devi essere Bulbasaur...» si voltò verso il
soggetto in questione, «e quindi tu
Squirtle...?»
«Indovinato!»
ridacchiò Squirtle.
«Da
dove vieni?» chiese Bulbasaur curioso.
«Da
Roccardente, la fortezza che si estende sulle Alture...»
«Le
Alture Laviche?» lo interruppe Squirtle, indicandolo con un
dito
come se avesse appena concretizzato qualcosa. «Aspetta un
attimo... Sì... Tutto
combacia, tu sei il mito di Roccardente!»
Bulbasaur
si girò intrigato verso l'amico, mentre il nuovo arrivato
annuiva con evidente imbarazzo.
«Il
Pokémon che ha conseguito una serie di cento vittorie contro
bestie ben più grandi di lui, superando in fama persino i
leader del suo
paese!» concluse il Pokémon tartaruga.
«Sei una leggenda dalle tue parti!»
«Beh,
sì, insomma... una specie...» disse Charmander
sempre più rosso.
«Ma sono qui per cambiare le cose che si pensano su di me...
In realtà, gran
parte di quelle vittorie le ho ottenute combattendo con avversari che
sapevo
essere indifesi rispetto alle mie capacità... Vorrei che
tutti mi ammirassero
per qualcosa di veramente mitico, ed è per questo che mi
sono offerto
volontario.»
Bulbasaur
e Squirtle avevano ascoltato con interesse il racconto del
Pokémon, rimanendo ancor più meravigliati quando
seppero della sua scelta.
«Però...
Piuttosto nobile!» approvò Bulbasaur.
«Dev'essere bello
inseguire un ideale ben preciso come questo... Ora che ci penso, io non
ne ho
mai avuto uno...»
«Oh,
sì, in effetti alle volte è divertente fermarcisi
a riflettere!»
rispose Charmander. «Ehi, ragazzi, prima che me ne
dimentichi... Mi hanno
chiesto di avvisarvi: tra poco si terrà un discorso e i
servitori del re che
hanno organizzato quest'iniziativa ci tengono affinché siano
tutti presenti.»
Bulbasaur
e Squirtle si scambiarono un'occhiata, poi alzarono le
spalle e si affrettarono a raggiungere il centro dell'accampamento.
∼
Nello
stesso momento, da qualche parte in un angolo remoto del mondo,
sconosciuto a chiunque meno che ai suoi abitanti...
Un'ampia
sala di controllo contornata da mostruose capsule in cui
ondeggiavano liquidi verdastri e gelatinosi, mura e soffitto colmi di
crepe
come se fossero stati colpiti ripetutamente da cariche violente, e un
gigantesco monitor che copriva completamente una delle quattro pareti.
Immediatamente sotto allo schermo vi erano una miriade di tasti che
sembravano
fluttuare anziché stare fermi su quella che sarebbe stata la
tastiera, e le mani
di un profilo avvolto in un velo d'ombra che muovevano silenziosamente
sui
bottoni, sollevandoli e riponendoli psichicamente grazie ad un potere
che
doveva essere molto elevato... e che in questo modo riuscivano a far
cambiare
rapidamente le immagini sullo schermo, passando da una scena a un'altra
con
estrema semplicità. Nel bagliore scuro che penetrava
attraverso la stanza si
intravide un sorriso sinistro comparire sul viso dell'essere
misterioso, che
soddisfatto smise di cliccare sui tasti magici e rimase immobile sulla
sua
sedia – a sua volta fluttuante – a fissare
ciò che era apparso sul monitor
collegato al marchingegno.
«Mi
scusi, capo, è permesso?»
Il
capo avvertì la voce di uno dei suoi alleati introdursi
nella
stanza con un pizzico di timore.
«Entra
pure» sussurrò.
Fece
il suo ingresso una grossa volpe dalla folta pelliccia scura con
una lunga chioma di capelli macchiati di rosso che le scendevano dalla
testa e
una serie acuminata di zanne e di artigli dall'aria aggressiva.
«Perdoni
l'intrusione, capo, ma sono ore che ve ne state rinchiuso qui
dentro» disse la volpe con una nota di premura.
«Siete riuscito a...»
«Tranquilla,
Zoroark...» la interruppe quello, senza distogliere lo
sguardo dall'obbiettivo. «Sto bene. E non desidero che i miei
servi si
preoccupino.»
Il
Pokémon chiamato Zoroark deglutì, ma si
rassicurò quando capì che
il capo non aveva intenzione di punirla.
«Sono
riuscito ad individuare la posizione del nostro bersaglio. Ora
dobbiamo trovare il modo di mettergli i bastoni fra le
ruote...»
Ancora
una volta, Zoroark si azzardò. «In che
senso?»
Questa
volta il capo accusò un certo fastidio nelle sue continue
interruzioni, ma riuscì a contenersi. «In tutti i
sensi, Zoroark... Dobbiamo
fare tutto il possibile per indebolirlo, per fargli perdere lentamente
la
fiducia in se stesso... E con qualunque mezzo»
continuò a dire tenendo basso il
tono della voce.
«Oh, capo, conosco
bene questa
frase... Sta pensando a qualcosa di veramente perfido, vero?»
chiese Zoroark
arretrando, visibilmente impaurita. Un sorriso ancora più
meschino si dipinse
sul viso del capo.
«Indovinato,
mia cara» rispose. «Corrompi il prigioniero
numero... ventuno, e ciò
che che rimane della sua
prole, e ordina loro di recarsi all'accampamento dell'esercito
reale.»
Zoroark
abbandonò lentamente la sala. «Sarà
fatto, capo.»
E
aspetto che il capo non potesse vederla, per poi abbandonarsi ad un
sospiro rassegnato.
"Bruttissime
notizie per il prigioniero ventuno..." rimuginò
fra sé e sé, mentre si dirigeva nelle segrete per
dare vita all'ennesimo
Pokémon corrotto.
∼
Contemporaneamente,
nel bel mezzo del campo del neo-esercito, una gran
folla si era radunata presso un vasto palcoscenico di legno dove alcuni
Pokémon
stavano sistemando vari amplificatori. Un brusio di
curiosità si era diffuso
fra i volontari dei vari paesi, ma tutte le attenzioni si rivolsero
presto
all'ingresso in scena di una personalità particolarmente
nota nelle aree
circostanti la capitale.
Starmie,
una creatura del tutto identica a una grossa stella marina
violacea con dieci braccia e un rubino dal bagliore sinistro
incastonato al
centro del corpo, da tutti conosciuta come una dei più
affidabili consiglieri
del re, era salita – roteando su se stessa, in
realtà – sullo spazioso palco di
legno, e aveva rapidamente catturato l'ascolto di tutti i
Pokémon presenti.
Intorno a lei si stagliarono numerose altre figure dall'aria imponente,
tutte
familiari agli occhi dei Pokémon più saggi.
«Salve
a tutti...» disse Starmie, facendo luccicare la sua gemma ad
ogni parola e con un'eco parecchio bizzarro il cui timbro assomigliava
a quello
di un robot. «È un piacere avervi qui con noi. Il
mio nome è Starmie, e sono
stata io, sotto ordine reale, a dar vita a questo progetto. Come ormai
tutti
voi saprete, un grave pericolo incombe su di noi... e per il bene della
nostra
gente, è nostro dovere combatterlo e mettere fine alla sua
avanzata.»
Alcuni
cenni d'approvazione si diffusero tra la folla.
«Apprezzo
molto vedere come il nostro messaggio abbia coinvolto un
numero così cospicuo di guerrieri. Spero vivamente che
riusciate a trovarvi a
vostro agio, perché in una situazione del genere
è una delle cose più
importanti... E naturalmente confidiamo che voi possiate riscrivere
quello che
sembra il destino già scritto del nostro mondo. Ad ogni
modo: non sono qui solo
per parlare spensieratamente. Voglio mettervi in guardia sul fatto che
tutto
questo non sarà affatto una passeggiata. L'addestramento a
cui verrete
sottoposti potrà sembrarvi duro, ma lo facciamo solo per il
vostro bene...
Credetemi. Prima di continuare, io volevo dirvi che...»
Il
discorso di Starmie s'interruppe bruscamente, come se avesse
dimenticato cosa dire. Alcuni dei Pokémon che la
affiancavano cercarono una
risposta... e la trovarono. La consigliera reale aveva visualizzato una
minaccia proprio di fronte a loro.
Fra
le nuvole che fino a pochi attimi prima erano candidi batuffoli
bianchi ma che ora si stavano colorando di un nero arcigno era comparso
un
enorme falco con il piumaggio fiammante, gli artigli prominenti e una
schiera
di quelli che sembravano pettirossi di varia altezza tutti sistemati
intorno a
lui come un vero e proprio battaglione. Una fioca luce azzurra era
accesa nello
sguardo del Pokémon rapace e a giudicare dalla sua
espressione non era per
niente un alleato.
«In
guardia» mormorò Starmie allarmata.
«Percepisco una potente aura
psichica di tipo artificiale. È uno dei Pokémon
corrotti.»
Un
Golem – un possente essere di roccia sferico con delle
cavità
sufficienti a far passare testa, braccia e gambe, un altro di quelli
che
presumibilmente erano i responsabili del campo di addestramento
– annuì
lievemente e si avvicinò con cautela al nemico volante.
Mentre alcuni dei guardiani
dell'area cercavano di tranquillizzare i Pokémon radunati,
il gigante in
questione ritirò la testa all'interno del proprio guscio, e
una raffica di
enormi macigni tondeggianti sfrecciarono fuori dall'interno della
corazza
percorrendo la traiettoria necessaria a colpire il Pokémon
alato. Nonostante la
quasi totale sicurezza del Pokémon di pietra,
però, il suo avversario riuscì
facilmente a ridurre in macerie i pericolosi proiettili, liberando una
mostruosa scarica di scintille di fuoco e sciogliendo i massi in pochi
attimi.
Dopo aver lanciato un'occhiataccia a Golem, il rapace
atterrò con un tonfo,
seguito dai suoi numerosi simili e squadrando uno ad uno tutti i
Pokémon che si
erano ammucchiati per confrontarlo.
«Non
abbiate paura!» esclamò Golem quando si rese conto
del graduale
aumento di preoccupazione propagatosi in mezzo ai volontari.
«Ne abbiamo
affrontati altri come lui, sappiamo bene come...»
Non
ebbe il tempo di finire la frase che un'alata sprezzante del falco
lo colpì di netto, sollevando sorprendentemente la mole del
Pokémon roccioso e
lanciandolo diversi metri più lontano. Era chiaro, a questo
punto, che quel
Pokémon aveva qualcosa di molto singolare.
Si
fece avanti un altro degli operanti del re, un serpentone di
metallo alto quasi dieci metri che corrispondeva al nome di Steelix; e
nemmeno
un attacco della sua coda poderosa riuscì a scalfire il
Pokémon uccello, che nuovamente
neutralizzò il colpo con un muro di scintille scoppiettanti.
«Il
livello della corruzione è più alto del solito!
È troppo forte
anche per noi!» ruggì Steelix mentre cercava di
non arretrare di fronte alla
carica spietata del rapace.
"Corruzione?"
si chiese Bulbasaur. "Di che stanno
parlando?"
«Accipicchia...
Ho sentito parlare di questi "corrotti"...»
affermò in quel momento Charmander, fissando con tensione lo
scontro in corso.
«Davvero?
E cosa significa?» chiese Bulbasaur, e anche Squirtle
ascoltò.
«Si
tratta di Pokémon le cui emozioni sono andate perdute nel
tentativo di incrementarne le prestazioni... Se non erro, per mezzo di
alcuni
manufatti dal potere oscuro che vengono usati dall'esercito malvagio di
cui
tutti parlano...» raccontò Charmander.
«E pare che si possa addirittura
selezionare il livello di potenza da attribuire al Pokémon
bersaglio... Per
quel che ne so, è grazie a tale magia che molti
Pokémon dell'esercito sono così
orribilmente forti. Questo Talonflame non è il primo
corrotto che attacca i
Pokémon della capitale, per questo sono così
certi di poter vincere...!»
«Da
non credere...» commentò Squirtle esterrefatto.
«Allora è a questo
che si stava riferendo Steelix! Se è davvero più
potente di quelli che
affrontano di solito, come faranno a... uh? Bulbasaur?!»
Charmander
si voltò. Bulbasaur si era tuffato a capofitto nella
mischia e i loro tentativi di incitarlo a tornare furono del tutto
vani. Decise
in fretta: l'avrebbe raggiunto. Forse quella era l'occasione che stava
aspettando per dimostrare finalmente il suo valore.
Inutile
dirlo: sentendosi subito escluso, Squirtle seguì l'ultimo
arrivato, convinto, con il loro aiuto, di potercela fare. Non erano i
soli
volontari ad aver accerchiato Talonflame per attaccarlo, ma loro
giovane età
risultò piuttosto evidente fra i colossi che si erano
coalizzati per
sconfiggerlo.
«Andate
via di qui! Non è posto per voi!» cercò
di dire Steelix, ma
invano; Bulbasaur stava già dando sfogo alle liane nascoste
nel suo bulbo, che
ora frustavano con furia le piume del rapace. Con enorme sorpresa di
tutti, nel
momento in cui Talonflame spiegò le ali per contrattaccare
così come aveva
fatto con Golem e con Steelix un tizzone ardente gli finì
dritto sul volto, e a
Bulbasaur non fu difficile intuire che era provenuto dalla bocca di
Charmander.
«Grazie
dell'aiuto, amico!» urlò Bulbasaur. «Mi
serviva proprio una
mano!»
Mentre
Charmander gli faceva il segno dell'ok e continuava a sferrare
fiammate contro il nemico, la maggior parte dei Pokémon
responsabili si era
gradualmente ritratta. L'impressionante capacità di quei
piccoletti di tenere a
bada il Talonflame era uno spettacolo sconvolgente.
Alla
baruffa si aggiunsero anche Squirtle e gli uccelli che seguivano
Talonflame, tutti mettendo in mostra le proprie armi migliori.
Nonostante
sembrasse che Talonflame facesse di tutto per resistere agli attacchi
dei tre
nuovi amici, in qualche modo dava l'idea di essere impotente di fronte
a loro –
ma non dava assolutamente segni di resa, in quanto restò
lì, immobile, a subire
i bersagliamenti degli avversari. I pettirossi, invece, erano stati
sconfitti
più facilmente da Golem, Steelix e i loro complici.
Fu
allora che qualcosa impedì a Bulbasaur, a Charmander e a
Squirtle
di continuare l'assalto: una luce paranormale aveva avvolto i corpi di
Talonflame e degli altri volatili, alzandoli in aria fino a che non si
dissolse
del tutto. Il Pokémon rapace e i suoi simili più
piccoli piombarono verso terra
con rapidità, e la loro caduta fu frenata soltanto
dall'intervento della
telecinesi di Starmie.
Per
il resto della giornata, Bulbasaur, Charmander e Squirtle non
fecero altro che rispondere alle domande dei più curiosi e
sconcertati.
Dovevano ammettere che l'improvvisa presa di potere da parte di
Pokémon come
loro, quando il loro avversario era riuscito a battere soggetti ben
più
consistenti, era senza dubbio un evento fuori dal comune.
Soltanto
quando fu sera tarda il Talonflame e i pettirossi ripresero
conoscenza. Dalla comparsa di quella luce misteriosa, non avevano
più aperto
occhio. In effetti, era la prima volta che Bulbasaur poteva osservarlo
con il
suo vero sguardo, e non con quello che aveva avuto durante il
combattimento. I
tre furono chiamati nell'infermeria del campo per parlare con loro,
dopo i
fatti un po' scombussolanti che erano avvenuti quel giorno.
Quella
sera Talonflame parlò loro della corruzione attuata dal suo
padrone ai Pokémon di tutto il mondo.