E questo chi
lo ha stabilito?
Ormai erano
quasi arrivati nella loro nuova casa e apparte qualche parolina di
circostanza
erano stati tutti e due pressoche muti, e appena entrati nella loro
nuova casa
la situazione non era cambiata, Minato si era messo su una poltrona a
leggere
il libro del suo maestro, e Kushina invece si era subito messa sul
divano a
guardare un programma alla televisione; quando arrivò
l’ora di cena Minato si
alzò per preparare qualcosa, era inutile illudersi che lo
avrebbe fatto sua
moglie.
Quando ebbe
finito di preparare la cena andò a chiamare Kushina e con
sua sorpresa la trovò
che sfogliava il libro che leggeva prima;
<<
Cosa
fai? Ora ti interessa? >> Le chiese con un po’
di sarcasmo.
<<
Ma
che dici? È solo che in tv non fa niente di decente
>> Ribattè decisa.
<<
Comunque
la cena è pronta >>.
Detto questo
Minato sparì dietro la porta e Kushina lo seguì
in cucina.
La cene
veniva consumata in un silenzio che per Kushina era troppo
imbarazzante, così
giusto per dire qualcosa disse:
< Non
sapevo fossi anche bravo a cucinare >
< Vivendo
da soli devi imparare, non si vive di solo ramen > Le rispose
atono.
<
Continui
ad ingozzarti di ramen? per il suo bene spero che il bambino o la
bambina non
prenda il tuo vizio. >
< A te
cosa importa visto che poi te ne andrai? > Chiese Minato con
acidità; Al che
Kushina non sapeva cosa ribattere, seguì una pausa durante
il quale cercava le
parole giuste e quando credette di averle trovate le disse con la
stessa
acidità:
<
Comunque
non faticherai molto a trovare qualcuna disposta a fargli da mamma; mi
pare di
ricordare che hai un discreto successo con le donne, anzi, mi sorprende
che tu
fossi ancora libero quando sono arrivata. Forse Jiraya ti ha contagiato
con la
sua mania di andare a donne? > La domanda finale era chiaramente
una
frecciata.
< Certo
che no! è solo che non ho trovato quella giusta >.
Rispose Minato
domandandosi come avessero fatto ad arrivare a quel punto della
conversazione.
< Forse
sei tu che avvicini quelle sbagliate?! Comunque è meglio
così; se avessi avuto
una fidanzata avrei proprio voluto vedere come gliela spiegavi questa
cavolo di
situazione. >
< Sei
stata tu a porre le condizioni e forse sei ancora in tempo per
cambiarle, se tu
volessi > le fece notare Minato
< Cosa
c’è da cambiare? Ormai è tutto
stabilito >
< Questo
lo hai stabilito tu mi pare >.
< Ti pare
male > Disse con rabbia sbattendo anche un pugno sul tavolo
facendo
rovesciare l suo bicchiere pieno d’acqua, poi con uno sbuffo
lo rimise in
piedi, si versò un altro po’ d’acqua e
lo finì in un paio di sorsi per
calmarsi; dopo , rivolgendo uno sguardo furente diritto negli occhi di
Minato,
continuò: < Lo abbiamo stabilito tutti quanti, io ho
posto le condizioni
dell’ accordo ma siete stati voi a tirare in ballo la storia
del matrimonio; in
fondo a chi volete che importi della reputazione? Fosse dipeso da me
avremmo
saltato questi convenevoli. >
A questo
punto era chiaro che una lite era inevitabile, ma anche Minato aveva
delle cose
da dire e decise che era il momento di dirle.
< Cosa
credi? Che per me sia divertente? Beh non lo è per niente.
Comunque se vogliamo
che funzioni dobbiamo smetterla di comportarci come due estranei che
vivono
sotto lo stesso tetto; mi pare ovvio che ci stiamo male entrambi.
Iniziamo a
conoscerci! >
<
Perché
non mi conosci gia? > Disse la rossa distogliendo lo sguardo,
sperando cosi
di evitare una conversazione che le piaceva sempre meno, ma sapeva gia
che il
marito non avrebbe mollato.
< Una
volta lo credevo; ma poi… > .
Il biondo la
guardava in viso, e gli pareva triste come non l’aveva mai
vista, forse quello
sarebbe stato il momento giusto per porle quella domanda.
<
Kushina, perché hai abbandonato il tuo villaggio? >
La domanda
non era arrivata inaspettata ma Kushina ebbe comunque un sussulto
quando gliela
pose; stette un po’ a aspettare ma poi si rese conto che
prima o poi avrebbe
dovuto dirglielo, cosi iniziò a raccontare:
< Tu sai
gia che la volpe a nove code una volta era custodita nel mio villaggio,
sigillata in una reliquia sotto massima. Però quando la
situazione cominciò a
diventare difficile i capi del villaggio decisero di impiegarla in
battaglia, e
c’è solo un modo per farlo. >
< Creare
una forza portante > Intervenne Minato concludendo la frase al
suo posto.
< Esatto!
E solo i membri del mio clan sono abbastanza forti, ma prima che i
nostri
leader prendessero la loro decisione fu mia sorella a offrirsi
volontaria; mi
sembra che tu l’abbia conosciuta. >
Minato torno
velocemente indietro con la memoria fino al giorno in cui la vide.
Si chiamava
Kalen Uzumaki, ricordava che di aspetto assomigliava molto alla sua
attuale
consorte mentre di carattere era il suo esatto opposto. Era una delle
migliori
Kunoichi del loro villaggio, perciò il fatto che alla fine
scegliessero lei non
era cosi assurdo. Dopo fece un cenno a Kushina perché
continuasse la sua
storia;
< Quindi
sigillarono il demone al suo interno e ccol suo potere in battaglia era
una
forza, nessuno riusciva a competere con lei > disse
orgogliosamente, ma poi
subito cambiò tono, < Ma di fatto divenne una
prigioniera, fu messa
sotto-sorveglianza 24 ore su 24; neanche poteva più vivere
all’interno del
villaggio, la misero in una casa nella foresta isolata con una
barriera, non
potevo neanche andare a trovarla senza il permesso delle alte sfere
>. Ormai
alla rossa cominciavano a luccicare gli occhi; < Poi venne il
giorno che
Madara la catturò per estrarle il cercoterio e pensa che
molti all’interno del
villaggio hanno persino gioito di questo, cosi scappai per cercarla ma
non l’ho
trovata in tempo, avevo anche pensato di vendicarmi ma questo non me
l’avrebbe
riportata indietro, cosi invece di tornare iniziai con i furti e i
ricatti
>.
Minato
stette ad ascoltare lo sfogo di Kushina in silenzio, Poi anche lui si
decise a
parlare: < Abbandonare il proprio villaggio equivale ad
abbandonare la
propria prole. >, Kushina rimase sorpresa da questa frase;
< Io conoscevo
bene tua sorella Kalen e posso dirti che era dotata di grande
lungimiranza,
perciò è chiaro che sapesse cosa
l’aspettava una volta diventata una forza
portante e se si è comunque offerta volontaria era
perché voleva proteggerlo e
soprattutto perché voleva proteggere la sua famiglia.
>
Quello era
un punto su cui Kushina non aveva mai riflettuto.
Minato la
guardò negli occhiper farle capire qunto era convinto di
ciò che le diceva:
< Sara
vero che il tuo villaggio ha voltato le spalle a Kalen, ma sono sicuro
che
nonostante tutto lei era felice, perché sapeva che la sua
famiglia le voleva
bene. >
Poi anche
lui abbasso lo sguardo e con tristezza continuò.
<
Nell’ultima guerra che abbiamo combattuto ho perso 2 dei miei
allievi. Loro
erano come dei familiari per me e anche io alla loro morte mi sono
sentito
perso, ma nonostante tutto non avevo perso tutto, mi rimangono ancora
molte
cose per cui lottare e che voglio proteggere > Rialzando lo
sguardo vide che
Kushina lo guardava ancora e che non si stava perdendo una parola di
quello che
diceva; < Il fatto è che per quanti crimini si siano
commessi e per quanti
sacrifici si siano fatti, di fronte all’opprtunita di
assistere chi ci è caro
ogni vita assume significato. Perciò pensa bene a
ciò che ti è caro. >
Kushina
voltò di nuovo lo sguardo intimidita dal sorriso che le
aveva rivolto, e per
una volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo a casa.
A
interrompere il momento magico fu Minato che si alzo e fece un grosso
sbadiglio
con tanto di stiracchiamento totale, e le disse:
< Beh! Io
vado a letto sono stanco. E visto che ho cucinato io Tu lavi i piatti e
rimetti
a posto. Buonanotte! >
Al che Kushina
alzò un sopracciglio e chiese:
< E questo invece chi lo ha
stabilito? >
Spazio
Autore
Salve
lettori,
Si sono
tornato, chi sa se qualcuno di voi i cercava. Ad ogni modo eccovi un
nuovo
capitolo per voi.