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Autore: LumLumLove    14/10/2015    13 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma ½ è un'opera di Rumiko Takahashi. Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro e con il solo proposito di divertire.
 
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Quince días
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Ranma
 
-Tua sorella mi ha detto che eri qui.- Lascia bruscamente la moneta e la nasconde tra i vestiti. La mia voce la sorprende, non si è accorta della mia presenza nonostante la stia osservando in silenzio da un paio di minuti. A cosa stava pensando? Sarà emozionata per domani? Già, proprio così... per questo è arrossita.
 
-Ranma, mi hai spaventato!- Dice, abbassando lo sguardo... a quanto pare si sente a disagio. All'improvviso, come se le fosse accorta solo ora, porta la mano sulla testa e inizia ad armeggiare con il fermaglio che fissa il velo da sposa ai suoi capelli corti.
Deglutisco a vuoto e avanzo di un paio di passi verso di lei.
Il freddo notturno mi penetra nelle ossa, attraversa i miei muscoli fino a raggiungere il mio cuore... non so neanche cosa vorrei dirle. La osservo mentre stringe il tulle tra le mani e sospiro profondamente.
-Perché l’hai tolto? Ti sta bene.- Prendo il velo con delicatezza e osservo il fermaglio alla luce della luna, con i dentini che brillano in modo sinistro. Con dolcezza le accarezzo i capelli e le poso il velo sulla testa.
È così bella con quegli occhi grandi che hanno il potere di ipnotizzarmi e quelle labbra rosse come fragole, e una luce bianca che la circonda, pura e innocente. Sento qualcosa dentro che si muove agonizzante, si decompone e muore mentre le sistemo il fermaglio tra i capelli e mi riallontano.
-Ascolta, io...- inizia goffamente, riesco a distinguere il rossore delle sue guance dovuto al freddo.
-Sono venuto a salutarti.- la interrompo e sobbalza come se si fosse punta un dito con un ago.
-Cosa?
-Ho firmato i documenti, non avrai alcun problema.
Il suo respiro accelera e diventa affannoso e io mi sento quasi mancare.
-Non andartene!- supplica mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. –Resta almeno fino a domani mattina.
Le mie labbra si piegano in un sorriso stentato, cercando di dissimulare il mio dolore, la mia rabbia feroce.
Come può chiedermi una cosa del genere? Come può essere così cieca?
Akane Tendo, la donna più ottusa che io abbia mai conosciuto.
-Vuoi che io resti qui a guardarti mentre sposi quell'imbecille? Un tipo che non sa neanche come ti piace bere il caffè?- sputo rabbioso perdendo le staffe, per poi pentirmi delle mie parole un attimo dopo. Mi mordo la lingua e distolgo lo sguardo mentre mi passo una mano tra i capelli.
Merda. Merda. Merda.
I suoi occhi castani mi scrutano, mi guarda tra la confusione e l'incertezza. Dai Ranma, non complicare le cose, taglia corto: dille addio e sparisci per sempre dalla sua vita. È quello di cui ha bisogno, è la soluzione migliore per tutti.
-A quanto pare certi desideri non si avverano mai.– mormoro, ma non è una domanda, è un'affermazione. Questo è un addio, Akane.
La guardo di sottecchi, sta piangendo. Maledizione Akane, non metterti a piangere, non ora!
-Che vuoi dire?- la sua voce si incrina e il mio cuore si rompe in mille pezzi.
Inspiro profondamente.
-Quella notte, mentre guardavamo le stelle... anche io ho espresso un desiderio.- dico mentre mi appoggio alla ringhiera del balcone di legno e osservo il cielo con aria assorta.
-Un desiderio?
-Ormai non ha più importanza.
-Che desiderio hai espresso?- insiste, mentre le lacrime le si asciugano sulle guance. Non so come dirle che amo e odio le sue lacrime, proprio come le sue labbra, il suo sorriso.
I miei occhi azzurri la fissano esitanti e la vedo tremare. Ragazzina vergine, cinquanta yen, ingenua Akane.
Non rispondo. Se evito di dirlo a voce alta posso sperare che qualche Kami magnanimo esaudisca il mio triste desiderio.
Ci siamo persi tante cose, sei arrivata nella mia vita per sconvolgerla oppure chissà... sei riuscita a fare un po' di ordine e a spazzare via tutto quello che c'era di negativo. E ora mi resti solo tu, non so cosa ne sarà di me senza te. Questa storia non avrà un lieto fine.
C’è una cosa che mi affligge più delle altre. Mi fa una rabbia immensa, mi consuma dentro. Impazzisco all'idea che ti toccherà, vorrà baciarti e tu glielo permetterai, mentre io resterò qui, cercando di raccogliere i pezzi del mio cuore andato in frantumi.
-Il nostro matrimonio non era iniziato bene.- sussurro, tornando a guardarla.
-Non molto.- ammette lei, portandosi una mano sui capelli corti, ora coperti dal velo.
-Dovremmo fare almeno una cosa come si deve.- Mi pianto davanti a lei ergendomi in tutta la mia altezza e mi accorgo che si intimidisce. La intimorisco così tanto? È sempre stato così? Non voglio pensarci. -Allora dimmi.... posso baciare la sposa?-
Trema spaventata, sono davvero rozzo. Né ora né dopo tutto quello che è successo riesco a trovare le parole adatte. È andata sempre così.
Poggio una mano sulla sua guancia fredda e il riflesso della luce nelle sue iridi mi fa dubitare per un attimo. Sai cosa sta succedendo, vero? Sai quello che provo? Per favore, chiudi gli occhi, non voglio che tu veda, non voglio che tu ti accorga della mia effimera volontà, della mia vigliaccheria.
Perché se lo fai, se continui a guardarmi... tutto il mio coraggio svanirà nel nulla come fumo.
Perché ora devo rinunciare a te.
 
Quindici giorni prima...
 
Capitolo 1: Venerdì 15
  
Akane
 
Più ci penso e più me ne rendo conto: la donna che mi guarda dall'altro lato dello specchio non sono io.
 
Ci somigliamo, abbiamo lo stesso viso, lo stesso corpo, ma l'espressione è completamente diversa. I suoi occhi sembrano tristi. Mi chiedono qualcosa.
 
Avvolta in strati di seta plissettata, sembro circondata da un'aura candida, qualcosa di bianco e puro, troppo per me. Fin da piccola mi piaceva immaginare il giorno del mio matrimonio, chi non lo fa? Non pensavo allo sposo, all'uomo della mia vita, no. Mi chiedevo innocentemente come mi sarebbe stato quel vestito da principessa, mentre tutti gli occhi si posavano su di me.
 
Bé, almeno ho risposto a una delle domande.
 
-Come le sta?
 
La commessa compare davanti al camerino, mi giro e sorride quando mi vede. Potrebbe dire di essere soddisfatta del suo lavoro.
 
-Akane, ti sta benissimo.- dice Kasumi, emozionata fino alle lacrime a vedermi vestita così.
 
Prendo con delicatezza il lungo strascico del vestito e lo raccolgo all'altezza dei fianchi, non riesco a camminare.
 
-Ti piace davvero?
 
-È perfetto. Ogni giorno assomigli sempre di più alla mamma.
 
Al suo fianco, Nabiki smette finalmente di guardare lo schermo del cellulare e mi esamina accigliata, mentre io abbasso lo sguardo, nervosa.
 
-Non è un po' largo sul seno?
 
Porto una mano all'altezza del petto e mi accorgo che effettivamente il corsetto si arriccia un po'. Solo lei potrebbe fissarsi su certi dettagli.
 
-Impossibile, due settimane fa le stava bene.- la interrompe la commessa che mi guarda con attenzione. -Mia cara, sei nervosa per il matrimonio? Temo tu stia perdendo peso.
 
-I-io... – non so che dire, nervosa non è la parola giusta... diciamo pure che sono sull'orlo di una crisi isterica.
 
-Non importa, lo sistemeremo ancora e sarà pronto in tempo, ma cerca di non sciuparti.
 
Sospiro sollevata, mancano appena due settimane, non c'è tempo per altre modifiche.
 
Mia sorella Nabiki sembra soddisfatta della rapida risposta, annuisce e inizia a guardarsi intorno.
 
-Quindi mancano solo il velo e le scarpe.
 
-Non voglio portare il velo.- ripeto per l'ennesima volta. L'espressione di Nabiki non cambia di una virgola ma Kasumi fa una smorfia di delusione. –Preferisco portare i capelli sciolti.
 
-Dovresti raccoglierli allora, sono troppo lunghi.-dice Kasumi cercando di farmi cambiare idea. Sembra il suo matrimonio, non il mio.
 
-Il velo è scomodo.
 
-Puoi toglierlo dopo la cerimonia.
 
-Non voglio che mi copra il viso.
 
-Ma starà benissimo se ti copre le spalle.
 
La guardo con aria stanca. Mia sorella maggiore è diventata adulta troppo presto.- Quando nostra madre è morta si è fatta carico della casa senza mostrare mai segni di cedimento. Sembra prendere la vita con molta tranquillità. So che in fondo è Kasumi la più forte di noi tre: ha ben chiaro cosa fare della sua vita, non tentenna mai né mostra timore. Sorride sempre.
 
Per questo, se Kasumi dice che devo portare il velo, non sarò io a contrariarla. Annuisco e il suo sorriso si allarga di appena mezzo centimetro, sufficiente a farmi capire che così va meglio.
 
Io sono la minore, ho appena compiuto 21 anni e sarò la prima a sposarmi. Non c'è da meravigliarsi del fatto che le mie sorelle sembrano quasi ossessionate dal controllo della cerimonia.
 
Kasumi e Nabiki mi stanno aiutando moltissimo, soprattutto quest'ultima, che si è offerta di occuparsi di tutto. In cambio di un lauto compenso, ovviamente.
 
Pagare la propria sorella non è affatto normale, ma questo non vale per la mia famiglia. Da che ho memoria ho sempre pagato Nabiki per ricatti e favori vari. È un'affarista nata e proprio per questo ci ha sorpresi quando ha annunciato di voler diventare un avvocato.
 
Da pochi mesi ha terminato gli studi e ha già trovato un ottimo lavoro, ma già mentre frequentava l'università la contattavano in tanti per sottoporle determinati casi. I divorzi sono la sua specialità, guadagna così tanto denaro che i suoi clienti la adorano e i suoi nemici la temono.
 
Corre voce che una volta abbia fatto piangere il pubblico ministero di Nerima durante un processo... un vero spettacolo!
 
Mia sorella è intelligente, bella e ammirata. Peccato che, nonostante tanti pregi, non si può dire che abbia un cuore. Ogni volta che ci penso mi viene sempre in mente l'immagine dell'uomo di latta del Mago di Oz.
 
Mi guardo per l'ultima volta allo specchio, il mio vestito è quello che ho sempre sognato. Di un bianco naturale, aderisce al seno con un corpetto senza spalline e scende sui miei fianchi come delicati petali di un'enorme rosa, in onde drappeggiate con piccole decorazioni brillanti sparse qua e là. Tocca il pavimento formando delle pieghe, ma senza risultare troppo sfarzoso. È semplice e bello. Assolutamente perfetto.
 
Raccolgo i miei lunghi capelli con le mani e chiedo di aiutarmi a toglierlo dato che ho ancora tante cose da sbrigare.
 
Quando usciamo dal negozio di abiti da sposa Nabiki riceve una telefonata e la cosa strana è che non sia successo mentre eravamo in camerino. Da alcuni giorni vive appiccicata al telefono.
 
-Pronto? Sì... Sì... no, ho chiesto chiaramente azalee bianche, non dei lilium! Cosa?! Io avrei sbagliato? Ricordo perfettamente quello che ho detto!
 
Faccio spallucce e Kasumi ride. Entrambe siamo contente che Nabiki abbia preso le redini di tutto, in fondo sa quello che fa.
 
-Akane, io vado, devo comprare della verdura per la cena.- dice mia sorella maggiore in tono materno, mentre saluta Nabiki con un gesto della mano, rapidamente ricambiato da quest’ultima, e si incammina.
 
Tre minuti dopo Nabiki chiude la chiamata.
 
-Stupidi, adesso devo anche andare in fioreria.
 
-Cos'altro resta da fare?- chiedo, ma in realtà preferisco non conoscere la risposta.
 
-Dopo devo andare in pasticceria, nella sala ricevimenti, all'ufficio anagrafe e ora, per finire, in fioreria.
 
-Che scocciatura...- una parte di me si sente in colpa per tutto il lavoro che sta facendo mia sorella.
 
-Ma no, non preoccuparti, non è niente.-si vanta lei e non ho dubbi sul fatto che dica la verità.
 
-Allora penso che tornerò a casa.
 
Nabiki sospira, poggia le mani sui fianchi e mi guarda. So già quello che vuole dirmi.
 
-Akane, te lo chiederò ancora una volta... sei sicura di quello che stai facendo?
 
Il mio cuore perde un battito, i suoi occhi castani, proprio come i miei, sembra vogliano farmi la stessa domanda della donna riflessa nello specchio poco fa.
 
-Certo che lo sono.
 
-Sei ancora molto giovane.
 
-Hai solo un anno più di me, Nabiki.
 
-Io non voglio saperne niente di uomini.
 
-Per te è sempre stata più importante la carriera.
 
-Non capisco perché per te non sia la stessa cosa, dovresti almeno terminare gli studi all'università.
 
Quest'ultima affermazione mi fa dubitare. La mia parte razionale sa che Nabiki non ha detto un'idiozia, ma ormai ho deciso. Tra due settimane diventerò un'amabile sposa e donna di casa. Mi sono già abituata all'idea ed è quello che voglio.
 
Ovvio che una parte di me avrebbe voluto terminare gli studi di medicina orientale, ma quando ho deciso di sposarmi con lui, tutto il resto ha perso importanza.
 
Questa persona sarà sempre al primo posto per me. Sarò felice solo se starò con lui.
 
-Torno al dojo.- mi volto e considero concluso il discorso. Sento un improvviso bisogno di vederlo, voglio che mi abbracci e che mi dica che andrà tutto bene.
 
Sento mia sorella sospirare prima di andare via nella direzione opposta.
 
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-Papà, sono tornata.- esclamo sulla soglia di casa. Ultimamente nostro padre è di umore davvero pessimo, non è da lui.
 
Ha interrotto le sue riunioni con i vicini e ha persino smesso di giocare a shoji con i suoi amici. Non esce più, resta per ore in giardino, con lo sguardo perso nel vuoto. A volte si alza e vaga senza meta per la casa. Tempo fa l'ho trovato al buio nel dojo e pensavo stesse piangendo.
 
Non voglio dargli troppi pensieri ma so che è colpa mia, dato che il suo comportamento è cambiato radicalmente da quando gli ho detto che avevo deciso di sposarmi.
Avevo pensato che fosse una notizia normale, qualcosa che tutti si aspettavano, invece mio padre è diventato di colpo taciturno.
 
A volte lo sorprendo a fissarmi senza dire una parola, poi si allontana dicendo di sentirsi poco bene.
 
Ho una vaga idea di quello che gli passa per la testa: l'uomo che ho scelto come mio futuro marito secondo lui non va bene per me. La cosa curiosa è che durante i nostri tre anni di fidanzamento non ha mai detto una parola in merito.
 
È vero. Shinnosuke non pratica arti marziali, a parte le basi che gli ha insegnato suo nonno. È un ragazzo un po' smemorato ma con un gran cuore.
 
Non è un artista marziale e lo stile libero di papà, la sua grande eredità, si perderà con la nostra unione. Tutto quello che ha fatto mio padre sarà dimenticato.
 
Io non sarò la sua erede né terminerò gli studi. Subito dopo il matrimonio andrò a vivere con Shinnosuke e mi prenderò cura di lui e di suo nonno. Dirò addio alla mia famiglia, a tutto quello che mi è familiare e me ne andrò lontano.
 
Anche Kasumi si è accorta del comportamento di nostro padre, ma dice sempre che è dovuto al fatto che mi vedrà meno e semplicemente non vuole che la sua amata figlia, sempre più simile alla sua adorata moglie, ogni giorno più bella, se ne vada.
 
-Papà?- mi tolgo le scarpe ed entro in casa, nervosa. Stavolta non so cosa stia facendo, lo trovo nella sala da tè, sta guardando un noioso talk show in televisione e resto di sasso. Mio padre non guarda mai la tv, aveva comprato il televisore solo perché tutti ce l'hanno, come se fosse un obbligo sociale. A lui piace leggere il giornale, passeggiare per il quartiere, essere sempre in movimento. Chiudersi in casa in questo modo non è proprio da lui, sembra profondamente depresso.
 
-Oh, sei tornata. Com'è andata la prova dell'abito?- finge interesse, lo so, ma almeno riesco a parlare quasi normalmente con lui.
 
-Bene, anche se sono dimagrita ancora.
 
-Vedo.
 
Cade un silenzio spesso come una parete che ci divide e all'improvviso mio padre si schiarisce la voce.
 
-Akane...
 
Sobbalzo. Non mi aspettavo che pronunciasse il mio nome. Lo guardo attentamente, come quando da piccola aspettavo impaziente che mi insegnasse qualcosa di nuovo.
 
Il suono del campanello lo interrompe e mi alzo contrariata.
 
Prima di arrivare alla porta, vedo il mio fidanzato prendersi la libertà di entrare fino all'ingresso, togliendosi con cura le scarpe, come fa sempre. Gli sorrido e lui mi risponde contraccambiando il mio gesto.
 
-Sono venuto a trovarti.-dice mentre si avvicina a me e, timidamente sfiora le mie dita con la punta delle sue.
 
-Hai già finito di lavorare?
 
-Sono scappato un minuto.
 
Sempre così premuroso, sembra avere una specie di radar che gli dice ogni volta quello di cui ho bisogno. Shinnosuke è attento e dolce, ma quello che più adoro di lui è la sua innocenza che a volte confondo con sincerità. Dice quello che pensa e questo per me è ammirevole, dal momento che io non ci riuscirei mai. Il mio fidanzato è proprio un bravo ragazzo.
 
-Come sta tuo nonno?
 
-Ultimamente è stabile e la verità è che non smette di parlare di te. Sembra che sia quasi più contento di me che tu venga a vivere con noi.
 
Non posso evitare di arrossire, ciò che implica questa affermazione mi turba davvero.
 
-Forse dovrei iniziare con il trasloco...- mormoro triste. Andare a vivere a Ryugenzawa è doloroso, troppo lontano dalla mia famiglia.
 
-Non sarebbe una cattiva idea iniziare a inscatolare gli oggetti più ingombranti. Altrimenti possiamo chiamare un'impresa di traslochi.
 
-Sì... oggi posso iniziare a mettere via qualcosa.-concludo io, pensierosa. In 21 anni si accumulano davvero tante cose... sembra impossibile, ma è così.
 
-Bene.-mi guarda intensamente prima di stringere la mia mano. –Devo tornare o il capo si arrabbierà.- Si volta e va via, è stata una visita breve.
 
Sospiro, non so se sollevata o delusa. Quando mi guarda intensamente a volte sembra che voglia baciarmi, anche se lo fa davvero di rado. È troppo timido, in realtà è successo solo in un paio di occasioni in tutti questi anni. Non abbiamo mai avuto nessun altro tipo di contatto fisico.
 
Per questo, quando mi ha chiesto di sposarlo non potevo crederci, ma ho accettato, mi sembra ovvio.
 
Ho conosciuto Shinnosuke quando aveva cinque anni, è una lunga storia. Mi ha salvato dall'attacco di un animale. All'epoca lui e suo nonno erano i guardiani di un bosco di animali esotici nel pieno centro del Giappone. Ci siamo salutati e non ho mai saputo più nulla di lui, fino a tre anni fa.
 
L'ho incontrato per caso quando frequentavo il primo anno di medicina orientale, durante la mia pratica in ospedale. Shinnosuke stava entrando perché soffriva di una strana malattia. Sarebbe bello dire che mi aveva riconosciuta subito, invece non è andata così, sono stata io ad accorgermi che si trattava del bambino che mi aveva salvato.
 
Da quel giorno abbiamo iniziato a parlare e andavo a visitarlo tutti i giorni. Era nata una bella amicizia. Quando arrivò il giorno delle dimissioni, con mia enorme sorpresa, mi invitò a uscire.
 
Tutto è iniziato come un normale fidanzamento, lui e suo nonno sono rimasti a Tokyo fino al suo recupero completo. I giorni sono diventati mesi, poi anni. Shinnosuke ha trovato un lavoro in un negozio di frutta e verdura del quartiere e abbiamo continuato a frequentarci. Proprio in quel periodo suo nonno si è ammalato.
 
È anziano e il suo unico desiderio era tornare a casa, a Ryugenzawa, a trascorrere il tempo che gli restava circondato dai suoi amati animali. Shinnosuke non può lasciarlo andare da solo, deve tornare con lui.
 
Forse è successo per il timore di perdermi, forse per la disperazione che sentiva in quel momento, ma il mio timido fidanzato si è dichiarato e io neanche ci ho pensato su, ho accettato a occhi chiusi.
 
Gli voglio bene e ne voglio anche a suo nonno, mi sono abituata alla sua compagnia tanto che non riesco a immaginare la mia vita sapendoli così lontani da me. Suppongo che anche Shinnosuke la pensi allo stesso modo, dato che il suo volto si è illuminato di felicità quando gli ho dato la mia risposta.
 
E ora siamo qui, due giovani inesperti che stanno per sposarsi, senza sapere cosa sia una convivenza o cosa si provi a dividere lo stesso letto. Mi si forma in gola uno strano nodo ogni volta che ci penso.
 
"Mio marito", penso con lo sguardo fisso sulla porta. Mi costa molto assimilare questa parola.
 
Sospiro e torno in sala, il televisore è spento e mio padre non c'è, sicuramente è uscito a passeggiare in giardino. Ultimamente sparisce ogni volta che arriva il mio fidanzato. Salgo in camera mia un po’ contrariata.
 
Guardo uno degli scatoloni per il trasloco che non ho ancora iniziato a riempire. Presto o tardi dovrò farlo, anche se è troppo doloroso iniziare a impacchettare tutto.
 
Prendo alcuni vecchi libri e li metto sul fondo di una grande scatola. Subito dopo averli posati, li riprendo e osservo i titoli. Quasi tutti sono di fantascienza, a parte qualche romanzo romantico, e sorrido pensando al racconto spinto di quella scrittrice giapponese.
 
"Queste storie d'amore non esistono nella vita reale."- penso mentre apro una pagina a caso.
 
-Stai conservando le tue cose?- alzo lo sguardo spaventata e chiudo subito il libro, temendo che mia sorella Kasumi abbia intuito i miei pensieri.
 
Kasumi si avvicina e guarda con curiosità la mia libreria, prende un album di foto e si siede sul pavimento con uno sguardo malinconico.
 
Accarezza la copertina e apre la prima pagina. Dice sempre che assomiglio alla mamma, ma non mi viene in mente nessuna immagine più materna di questa. Kasumi senza dubbio ha un atteggiamento protettivo con me e ai miei occhi è la persona che più assomiglia a nostra madre.
 
-Da piccola portavi sempre i capelli corti.- inizia con un sorriso, mentre osservo le fotografie al di sopra della sua spalla.
 
-Sì, non ricordarmelo! Dato che avevo i capelli corti e praticavo le arti marziali mi scambiavano per un ragazzo.
 
-Certo.- dice divertita mia sorella.- Hai anche interpretato Romeo alla recita scolastica.
 
-Per tre anni di fila!- sbuffo ancora incredula. Era una fase dimenticata della mia vita.
 
-Odiavi essere Romeo.- puntualizza, guardando altri scatti della recita.
 
-Non lo odiavo, semplicemente mi sarebbe piaciuto di più essere Giulietta: indossare un abito stupendo, recitare quei versi, sentirmi come una ragazza...
 
-Ma allora perché non hai mai detto di no?
 
-Non lo so, me lo chiedevano sempre, pensavano che potessi interpretarlo bene, che ero la migliore di tutti per essere Romeo. Forse ho sempre accettato per non deludere nessuno.
 
-Non sei cambiata molto, Akane.- mi guarda e so che i suoi occhi dicono molto più delle sue parole.—Hai sempre voluto essere Giulietta... ma continui a interpretare Romeo.
 
-Kasumi...
 
Il mio cellulare inizia a squillare sonoramente, mia sorella chiude l'album e si alza in piedi.
 
-Vado a finire di preparare la cena.
 
-V-va bene.- dico prima di rispondere al telefono. –Pronto? Nabiki? Che succede, cos'hai da urlare tanto?
 
La chiamata è disturbata, mi sposto da un lato all'altro della camera sperando che il segnale migliori.
 
-Ripeti quello che hai detto, non ho capito niente. –ma è tardi, mia sorella chiude la chiamata e io guardo il cellulare con aria stranita. Sospiro e continuo a impacchettare le mie cose.
 
Un'ora dopo, Kasumi annuncia che la cena è pronta e io ho riempito solo una scatola. Ancora una volta mi faccio prendere dai ricordi...ogni volta che prendo in mano un oggetto dai miei scaffali non posso evitare di rigirarmelo tra le mani e osservarlo mentre un mare di ricordi affiora nella mia mente.
 
Scendo in sala e inizio ad aiutare a preparare la tavola. Mio padre è di nuovo qui, silenzioso e taciturno come sempre in questi giorni. Non si preoccupa neanche di chiedermi di Shinnosuke, nonostante sappia benissimo che questo pomeriggio è stato qui.
 
Kasumi porta il resto dei piatti e io li poggio sul tavolo, quindi comincia a servire le porzioni di riso.
 
-È strano che Nabiki non sia ancora tornata.- commenta mentre guarda l’orologio alla parete, con aria un po’ preoccupata.
 
-Poco fa al telefono era un po’ strana.
 
-Ti ha detto che rientrerà tardi?
 
-Non ho capito, il segnale era davvero pessimo.
 
D’improvviso sentiamo dei passi concitati in corridoio.
 
-Deve essere lei.- afferma Kasumi iniziando a servire la porzione di riso a mia sorella. In effetti, Nabiki compare come un fulmine, con il respiro affannoso e uno sguardo allucinato.
 
-Abbiamo un problema!- dichiara di fronte a tutti, ma mia sorella maggiore non si scompone.
 
-Vieni a cenare, avrai sicuramente molta fame dopo aver lavorato tanto.
 
Nabiki la ignora, infila una mano nella sua borsa da lavoro e iniziare a tirare fuori documenti di ogni tipo che getta sul pavimento senza il minimo riguardo.
 
-All’inizio pensavo che si trattasse di un errore, cioè… com’è possibile?
 
-Ma che ti succede?- mi alzo preoccupata e guardo il mucchio di moduli sparsi, confusa.
 
-Ho discusso con un impiegato dell’ufficio anagrafe, questo tipo di errori di solito è dovuto all’assunzione di incapaci senza esperienza! Gli avevo detto che i documenti mi servivano entro una settimana!
 
-C’è qualche problema?- mi avvicino a lei e prendo uno dei documenti, ma non capisco una parola di gergo giuridico.
 
-Ho controllato centinaia di volte, non c’è alcun errore.- prende uno dei documenti e ricomincia a esaminarlo rapidamente, facendo scorrere lo sguardo furente da un rigo all’altro. -Perciò, spiegamelo tu, Akane… perché qui c’è scritto che sei già sposata?
 
-COSA?!- esclamo strappandole il foglio dalle mani. -Akane… Saotome?- continuo a leggere: "Coniugata con Ranma Saotome da… 5 anni?"
 
-Il tuo stato civile è "coniugata" dall’età di 16 anni e, tecnicamente, avrai fatto qualcosa di illegale dato che ufficialmente il tuo cognome è cambiato da allora.
 
-Deve trattarsi di un errore, io non conosco quest’uomo!- il mio volto sbianca del tutto e riflette il mio terrore assoluto, non capisco niente, che sta succedendo?
-Come può verificarsi un errore del genere? All’improvviso mi sento mancare.
 
-Ho già provato a spiegarlo, ma è stato tutto inutile! Nessuno si sposa per caso!
 
-Ovviamente deve trattarsi di un equivoco.- Anche Kasumi prende il documento. -Akane non è sposata, a quell’età è impossibile, a meno che…
 
-A meno che…-continuo io, con gli occhi spalancati come quelli di un gufo.
 
-A meno che non siano i genitori a dare il proprio consenso.- conclude Nabiki fulminando con uno sguardo eloquente nostro padre, che è rimasto immobile dal momento in cui è arrivata mia sorella.
 
-Non è possibile.- mormoro incrociando gli occhi con quelli di mio padre. Improvvisamente tutto inizia a quadrare: gli sguardi sfuggenti, i musi lunghi, i discorsi lasciati a metà. -Papà, che sta succedendo?
 
Mio padre posa le bacchette sul tavolo e incrocia la braccia. Sembra riflettere per qualche minuto, mentre noi lo osserviamo incredule.
 
-Figlia mia… il fatto è che… speravo che non ti saresti mai sposata e che avrei potuto evitare di dirtelo.
 
Noi tre crolliamo al suolo di colpo.
 
-Ma come si può nascondere una cosa del genere?- urlo isterica, rialzandomi immediatamente.
 
-Papà… dimmi che non sono sposata!- minaccia Nabiki digrignando i denti.
 
-Oh cielo!- sussurra Kasumi portandosi una mano sulla guancia.
 
-No, no, solo Akane è sposata, voi due siete ancora nubili!
 
-E TI SEMBRA POCO?- urlo alzandomi di nuovo, con un unico pensiero in mente: colpirlo fino a sentire male alle mani! Ma mia sorella mi ferma afferrandomi per un braccio.
 
-Calmati, Akane. Adesso ci tranquillizziamo tutti, ok? Papà, vuoi spiegarci cosa sta succedendo?
 
-Parli così solo perché non sei tu quella sposata con un estraneo!- esplodo.
 
-In realtà si tratta di una vecchia promessa che risale a tanto tempo fa, quando voi tre non eravate ancora nate. Ho fatto una specie di giuramento con il mio migliore amico: se avessimo avuto un figlio e una figlia li avremmo fatti convolare a nozze per unire le nostre scuole di arti marziali.
 
-Che assurdità!
 
-Eravamo molto giovani, le nostre strade si separarono e io ho sposato vostra madre. Ho nutrito sempre la segreta speranza di avere un figlio… ma siete arrivate voi tre. Alcuni anni fa ho incontrato di nuovo il mio vecchio amico e abbiamo parlato di quella promessa. Per quanto sembri incredibile, mi disse che aveva avuto un unico figlio maschio: un artista marziale.
 
-Non posso crederci…- e davvero non posso, è un’idea che non riesco ad assimilare.
-Come hai potuto?
 
-Lo abbiamo fatto per il vostro bene! Il ragazzo ha la tua stessa età, a entrambi piacciono le arti marziali, avete molte cose in comune!
 
-Avreste dovuto chiedercelo!
 
-Vi sareste rifiutati!
 
-Questa faccenda non può essere legale…-sussurro allucinata. –Nabiki, deve esserci una soluzione, ci sarà un modo per annullare il matrimonio!
 
-Impossibile, siete sposati da 5 anni, non 5 minuti, un annullamento di questo genere non lo accetterebbe nessun giudice.- dice mia sorella con aria pensierosa, incrociando le braccia all’altezza del seno.
 
-Ma io mi sposo il 30!
 
-Allora dovrai divorziare prima di quel giorno.
 
-No… non sta succedendo a me… non è possibile!... Cosa dovrei dire a Shinnosuke?!
 
-Papà, tutto questo è stato molto irresponsabile da parte tua.- dice Kasumi con aria seria.
-Hai idea della fatica e del denaro che abbiamo investito in questo matrimonio? Se Akane era già sposata avresti dovuto dirlo.
 
-Kasumi, adesso non è importante!- la interrompo sull’orlo di un collasso. Fisso mio padre uno sguardo in grado di congelare l’intero inferno e, per la prima volta, lo vedo vacillare.
 
-Perdonami Akane!- inizia a piangere in stile cascata. –Volevo solo che avessi un buon marito, un uomo forte in grado di proteggerti.
 
-Fandonie! L’unica cosa che ti interessava era un uomo che ereditasse la scuola di arti marziali! Tu e il tuo amico siete due egoisti! Per caso, questo tipo, questo Rombo, sa qualcosa?
 
-Si chiama Ranma.- mi corregge Nabiki.
 
-Non importa!
 
-Neanche Ranma sa nulla.
 
-E quando intendevate avvisarci?
 
-Beh, prima o poi ve ne sareste accorti…
 
Stringo i pugni, sforzandomi di non gonfiare di botte mio padre.
 
-Aahhhhhhhhhhhhh!-urlo frustrata, alzando le braccia e scompigliandomi i lunghi capelli in modo selvaggio.
 
Mia sorella picchia un pugno contro il pavimento.
 
-Smettetela voi due! Adesso dobbiamo fare ordine tra tutte queste carte e siete fortunati perché sono io a occuparmene.
 
Mi volto, rapida come un fulmine.
 
-Nabiki, puoi sistemare tutto?- chiedo, con la speranza che brilla nelle mie pupille.
 
-Conosco uno dei giudici che lavora a Nerima, sì, posso ottenere una richiesta di divorzio e con un po’ di fortuna riuscirò a sistemare tutto prima del matrimonio. Ma non è così facile…
 
-Cosa ti serve?
 
-Mi serve la firma di questo Ranma Saotome.
 
-Ma se sono stati i nostri genitori a farci sposare, non sono sufficienti le loro firme?
 
-Non è tanto semplice, adesso siete entrambi maggiorenni e i vostri tutori legali non hanno alcun potere giuridico su di voi. No, abbiamo davvero bisogno che tuo marito firmi i documenti del divorzio.
 
-Non è mio marito.- affermo digrignando i denti. –Non lo conosco neanche!
 
-Mi dispiace sorellina, ma per la legge è tuo marito.- la guardo con la bocca spalancata prima di vedere il sorrisetto che affiora sulle sue labbra... quella… sta ridendo di me!
 
-Ti sembra divertente?
 
-A dire il vero sì, è la cosa più divertente che mi sia successa ultimamente. –e sorride di nuovo. -Ma ti sto dicendo la verità, devi vedere Ranma Saotome.
 
-E dove diamine potrebbe essere?
 
-Davvero vuoi conoscere Ranma?- chiede mio padre con una leggera emozione nella voce, che mi fa innervosire ancora di più.
 
-Andrò dove è necessario per rompere questo legame insensato sancito da te e quell’uomo. Sai dove abita?
 
-Dunque, un paio di anni fa è venuta a trovarmi sua madre. Stava cercando suo marito e suo figlio, ma anche se le ho spiegato che non vivevano con noi, mi ha lasciato un indirizzo. Mi chiedo se sia riuscita a trovarli…
 
-Oh, era quella signora tanto gentile che indossava un kimono?- chiede Kasumi, ricordando l'episodio in questione.
 
-Bene, potrebbe essere un punto di partenza.- dico frettolosamente.
 
-Non c’è tempo da perdere, preparerò tutti i documenti, temo che lavorerò fino a tardi.
 
-Grazie Nabiki, io andrò a parlare con Shinnosuke, devo spiegargli tutto.
 
-Ma è necessario? –fa notare mia sorella. –Se presentiamo in tempo i documenti non se ne accorgerebbe neanche.
 
-Non dire assurdità, non posso nascondere una cosa del genere al mio futuro marito.
 
-Sì, se avrà ancora voglia di sposarti dopo averlo saputo…
 
Un brivido percorre la mia spina dorsale.
 
-Shinnosuke è un bravo ragazzo.- mi obbligo a puntualizzare.
 
-Non sai ancora che tipo è tuo marito. Se credesse in cose assurde come il destino, direbbe che questo è un segnale.
 
-Non dire idiozie! Tutto questo non è altro che una sciocchezza di due padri egocentrici e irresponsabili! Neanche lui vorrà sapere niente di questa faccenda!
 
-A pensarci bene è la cosa più probabile…- riflette mia sorella, mentre Kasumi mi fissa.
 
-Devo andare!- non sopporto più questa situazione, troppe parole, troppi documenti, troppe rivelazioni, troppi sguardi. Tutto questo è troppo per me. Infilo le scarpe da tennis ed esco di casa senza guardarmi indietro. Corro per strada, è già sera e ormai mi è anche passato l'appetito, il mio stomaco si è chiuso in una morsa dolorosa, sento un nodo impossibile da sciogliere.
 
Arrivo senza fiato a casa di Shinnosuke, un umile appartamento in una serie di edifici a schiera. Busso alla porta invece di suonare il campanello, non mi viene neanche in mente, sono troppo alterata.
 
Cammino nervosamente sul pianerottolo mentre sento le gocce di sudore che mi solcano la fronte e mi cadono sulla spalla. Finalmente la porta si apre lentamente, con una certa prudenza… dovevo aspettarmelo, non è di certo un orario adatto per le visite.
 
-Akane? Entra!- l’anziano nonno di Shinnosuke urla alle sue spalle, per me prova un grande affetto, come se fossi una figlia. Preferisco che non ascolti quello che sto per confessare al mio fidanzato, dal momento che nelle sue condizioni è meglio che non si allarmi.
 
-Shinnosuke, oggi Nabiki è andata all’ufficio anagrafe e…- glielo racconto, glielo spiego nei minimi dettagli anche se non oso guardarlo nei suoi occhi acquamarina. Mi vergogno troppo, ma è il mio futuro marito, ha il diritto di sapere.
 
Quando termino il mio sofferto racconto, continuo a fissarmi i piedi, giocando nervosamente con le mie dita.
 
-…e per questo devo assentarmi da Nerima un giorno, non credo mi ci vorrà molto a fargli firmare i documenti, Nabiki dice che se faccio in tempo non sarà necessario rimandare il matrimonio.
 
In fondo lo so, non esistono uomini al mondo in grado di prendere stoicamente una notizia del genere.
 
Il silenzio della notte ci avvolge entrambi, mi mordo le labbra in un muto gesto di nervosismo.
 
-Beh… ammetto di essere… sorpreso.
 
-Shinnosuke, mi dispiace tanto, io non avevo idea che mio padre…
 
-Akane…
 
-Ti giuro che non sapevo niente, non lo conosco affatto quel tipo! AFFATTO!
 
-Akane…
 
-Non voglio che pensi che io ti stessi ingannando, che io…
 
Il mio fidanzato fa uno di quei gesti per lui molto rari, mi abbraccia in silenzio. Stringe dolcemente il mio corpo contro il suo, come se fosse di cristallo, come se fossi una piccola creatura spaventata.
 
-Io ho fiducia in te.- Deglutisco lottando contro le lacrime che premono per uscire dai miei occhi, tutte le emozioni di oggi cercano di sopraffarmi, penetrando la mia corazza.
 
Mi aggrappo timidamente alla sua vita e annuisco pesantemente: tornerò, tornerò presto. Devo sposarmi con questo meraviglioso ragazzo.
 
 
-Sei sicura di aver preso tutto?- chiede mia sorella, preoccupata.
 
-Trascorrerò lì solo una notte Kasumi, è Aomori, starò bene.
 
-Lo so, ma sono cinque ore di treno, potrebbe essere faticoso.
 
-Non preoccuparti, ho preso l’essenziale.- dico dando un paio di pacche alla cartellina che contiene i documenti su cui Nabiki ha sgobbato tutta la notte: il mio certificato di divorzio.
 
-Ricorda di coprirti bene.
 
-Lo so.
 
-E non parlare con gli sconosciuti.
 
-Sarà complicato dato che non conosco nessuno dei famosi “Saotome”.
 
-Beh, tecnicamente tu sei una Saotome.- puntualizza Nabiki, che arriva al momento giusto, tenendo in mano un bicchiere di carta di una famosa catena di fast-food.
 
-Chiamaci quando arrivi.
 
-Lo farò.
 
Il momento dei saluti si sta prolungando più del necessario, guardo con decisione il treno che è fermo da un paio di minuti in stazione. Sorrido alle mie sorelle e le saluto con un piccolo gesto prima di salire sul vagone.
 
Cerco il mio posto e mi lascio cadere sul sedile, infilo nervosamente una mano nella borsa, che contiene solo un cambio e il necessario per l’igiene personale, l'essenziale per passare una sola notte fuori prima di salire sul mio treno di ritorno la mattina successiva.
 
Finalmente trovo quello che cerco: l’indirizzo di quella donna.
 
-Nodoka Saotome- leggo a voce alta, mia suocera. Una parte di me sembra terrorizzata all’idea. I genitori di Shinnosuke sono morti quando lui era molto piccolo, per questo non ho mai pensato all’idea di una suocera.
 
In realtà non lo è o, per lo meno, non lo sarà ancora per molto.
 
Sospiro mentre il treno parte e lascia dietro di sé le mie sorelle. In quel momento sento un’improvvisa e inspiegabile sensazione di nostalgia. È come se tutto ciò che ho conosciuto finora, tutto il mio mondo, fosse avvolto dalla nebbia. Come se la mia vita restasse indietro, molto indietro, e me la lasciassi alle spalle.
 
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Note originali dell'autrice
Ciao a tutti!
Ho deciso di pubblicare il primo capitolo di questa fanfiction che sto scrivendo da oltre un anno per vedere la reazione di voi lettori […]
Quince días non è una storia complicata, anzi è tutto il contrario, è la cosa più lineare che io abbia mai scritto, e spero che il risultato sia ugualmente positivo. È una AU narrata in prima persona, in cui prometto principalmente comicità e romanticismo in parti uguali. Come indica il nome stesso, questa storia si svolge nell’arco di quindici giorni, quindi potete farvi un’idea approssimativa di quanto durerà (più o meno, ci saranno capitoli o giorni “doppi” ;) ).
Spero che il mio lavoro vi piaccia, mi piacerebbe ricevere le vostre impressioni. Grazie mille a tutti coloro che decideranno di leggere la mia storia.
Ciao!
Lum
 
Note della traduttrice
Ciao!
Non trovo le parole perché sono emozionata all'idea di proporvi la mia versione tradotta della bellissima e avvincente storia di Lum.
Spero che possiate apprezzarla così come ho fatto io :-) se deciderete di seguirci, non ve ne pentirete, ve lo assicuro!
E se qualcuno vorrà lasciare un commento è il benvenuto, LumLumLove attende con ansia pareri dagli appassionati italiani di Ranma :D
Dedico questa (prima? unica? e che ne so U_U) traduzione alle mie adorate Ladies!
Se ci sono errori, sviste, strafalcioni, ditemi pure e correggerò.

Spirit99_LadyArt
   
 
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