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Autore: Liioisjustchemical    14/10/2015    0 recensioni
Per quanto fosse certo che non si fossero mai rivolti la parola, un po’ per via del disprezzo reciproco (anche se di gran lunga più marcato dalla parte della ragazza), un po’ per le rare occasioni che li portavano ad incontrarsi, Draco aveva sempre provato una segreta ammirazione per Nimphadora Tonks.
Una piccola short su questi due cugini così lontani e al cui rapporto raramente si pensa.
(1070 parole)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Per quanto fosse certo che non si fossero mai rivolti la parola, un po’ per via del disprezzo reciproco (anche se di gran lunga più marcato dalla parte della ragazza), un po’ per le rare occasioni che li portavano ad incontrarsi, Draco aveva sempre provato una segreta ammirazione per Nimphadora Tonks.
Forse perché da bambino desiderava ardentemente avere i capelli castani per via di un represso volersi differenziare, o in qualche modo distaccare, dalla mentalità paterna e vedere la cugina, quasi un’estranea per non dire un’intrusa alle riunioni di famiglia, cambiare aspetto qualora lo desiderasse gli provocava un misto di stupore, ammirazione e invidia.
Crescendo aveva anche attraversato una fase, che oggi ricorda con grande imbarazzo, durante la quale aveva provato una lieve cotta per la giovane.
Verso i sedici anni si trovò a riflettere sul loro rapporto.
Sempre più spesso la vedeva, ma ora non più dalla stessa parte, sebbene quella parte non fosse condivisa da nessuno dei due, lei si era schierata apertamente con l’Esercito di Silente, lui era rimasto tra il padre e la madre.
Sapeva bene che Voldemort, sì, non gli faceva più paura il suo nome, lo aveva scelto solo per divertirsi, per giocare con lui e metterlo in difficoltà. Sapeva fin troppo bene che lui non era come suo padre o meglio che era esattamente come il padre, ma che la pensava in modo differente, non opposto, ma differente, che avrebbe appunto seguito gli ordini in silenzio, ma con estremo timore, non ribellandosi non per codardia, ma per non mettere in difficoltà le persone alle quali voleva bene. Draco non voleva abbandonare i suoi genitori, non dopo tutto quello che avevano fatto per lui e non voleva l’aiuto che gli veniva ripetutamente offerto perché sapeva troppo bene che lui non glielo avrebbe perdonato.
Era in trappola, era chiaro.
Ma non è a questo che Draco pensava, lui stava ancora riflettendo su quella ragazza, di qualche anno più grande di lui che quell’ultimo giorno in cui la vide portava i capelli rosa cicca ed era affiancata dal suo ex professore di Difesa Contro le Arti Oscure, licantropo.
Tonks lo vedeva, negli occhi del biondo, che quegli ultimi tempi erano particolarmente duri per lui, intravvedeva oltre le iridi chiare la voglia di una giovinezza perduta e forzata alla maturità.
Lo vedeva e si dispiaceva per lui, impotente, non poteva fare altro se non fingere disinteresse, non sapeva che Draco si era accorto degli sguardi impietositi che lei gli lanciava e che li detestava terribilmente.
Lui non voleva suscitare pietà, era perfettamente in grado di sostenere una situazione come quella, per quanto drastica, era forte, orgoglioso, non chiedeva di essere compatito, soprattutto non da gente come lei.
Sì, Draco ammirava Nimphadora Tonks, ma al contempo disprezzava il suo poco riguardo per la purezza del sangue che si trovava scorrere nelle vene. Non era completamente del parere che i mezzosangue non dovessero apprendere l’arte magica, ma sapeva che sarebbero sempre stati una classe inferiore e che, chiunque possedesse il privilegio del sangue puro, era tenuto per il semplice buonsenso prima che per dovere morale a trarne i vantaggi che ne conseguono.
Quando era ancora piccola, soggetta al volere della nonna prima ancora che a quello della madre, alle riunioni di famiglia si presentava seria e rigorosa, man a mano che crebbe, cominciò a farsi sempre più assente e, quando era costretta a presenziare, arrivava con i capelli di colori improbabili ed i vestiti strappati. Una volta sentì la nonna rimproverarla aspramente per aver indossato un capo babbano, ma non era sicuro che, di fatto, non si trattasse che di un sonno. Nimphadora era sì uno spirito ribelle, ma non era mai stata stupida.
Ad undici anni fu smistata in Tassorosso, ma, ormai era già quasi assente dalla vita dei purosangue inglesi, spesso la vedeva accompagnata da Arthur Weasley nelle occasioni più svariate o assieme a Sirius Black.
C’erano stati vari problemi con i Black ed in particolare con Regulus Black ed il padre ne parlava sempre in toni severi, ma Draco non aveva mai capito di cosa effettivamente si trattasse, non fino alla fine.
Draco ricorda chiaramente un solo scambio di battute con la ragazza, forse l’unico che mai ebbero, era un matrimonio, probabilmente proprio quello di uno dei Black; lei aveva sette anni e lui ne aveva quattro. Ricorda chiaramente l’abitino verde muschio che portava sopra le calze bianche e le scarpette stringate. I capelli erano neri corvini e lunghi sulla schiena, probabilmente erano proprio i suoi naturali capelli. A differenza di essi, gli occhi erano di un giallo pungente, proprio come quelli di un gatto.
Erano entrambi accanto al buffet che si stavano riempendo la pancia di biscotti e dolcetti al cioccolato quando lei fece cadere un intero vassoio per allungarsi a prendere da bere. Quello cadde a terra risonando e spargendo le pastafrolle disordinatamente sul pavimento. Lui si precipitò a raccoglierlo, galante, come il padre gli aveva insegnato. Lei si chinò a fatica, stretta nel vestito nuovo e si inginocchiò imitando i suoi gesti.
Quando ebbero finito si alzarono, si guardarono negli occhi e Draco sussultò vedendo quel lineamento felino.
Lei se ne accorse e ridacchiò.
“Ti piacciono?” chiese.
Draco annuì.
“Insegnami a farlo!”
“Devi concentrarti tanto, chiudere gli occhi e pensare intensamente a quello che vuoi. Poi li riapri ed è fatto”
Draco era sovraeccitato e subito ci provò: si concentrò, chiuse gli occhi e pensò intensamente ai suoi capelli, non più biondi, ma castani, poi riaprì gli occhi.
“Di che colore sono i miei capelli adesso?”
“Sempre biondi” dispose Tonks, quando lo vide rabbuiarsi gli posò una mano sulla spalla “Non siamo tutti uguali, alcuni di noi possono fare cose che altri non sono capaci di fare. Anche tu hai un talento speciale, qualcosa che io non ho”
“E che cos’è?” chiese alzando lo sguardo e puntando nuovamente gli occhi grigi in quelli gialli della bambina.
“Io non lo so. Ma tu devi scoprirlo”
Adesso, ripensando a quelle parole pronunciate da una bambina di sette anni, si sentiva sciogliere il cuore.
Dopo tanto tempo non aveva trovato un talento che lo contraddistinguesse, oppure, lo aveva trovato, ma non lo voleva ammettere agli altri e a sé stesso. Astoria glielo aveva ripetuto tante volte, ma non ce n’era stata una in cui lui la avesse voluta ascoltare.
Eppure, se si concentrava, chiudeva gli occhi e ci pensava intensamente, capiva che aveva proprio ragione lei.











Devo conedere che a questa short avevo pensato a lungo, ma non l'avevo mai di fatto messa per iscritto.
Ieri sera, pur di non studiare filosofia, l'ho buttata giù, almeno in parte e oggi l'ho terminata.
Non ho molto da aggiungere perché credo che la storia parli già da sè.
Personalmente mi ero sempre chiesta come fosse il rapporto tra i tre cugini Nimphadora, Draco e Sirius, ma ho preferito concentrarmi solo sui due più giovani dato che sono convinta che Sirius essendo più vecchio non abbia avuto tanti contatti con Draco quanti ne ebbe Tonks.
Detto ciò, vi lascio.
Alla prossima.
Leo
  
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