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Autore: NienorDur    14/10/2015    3 recensioni
[Welcome to hell (corto)]
[WELCOME TO HELL]
é un corto di pochi minuti creato da Erica Wester, (all'interno il link)
[SOCKATHAN]
Sock è un demone incaricato di tormentare il povero Jonathan fino ad indurlo al suicidio,
un'accoppiata strana che finisce per creare particolari sentimenti.
"-Ottima giornata per suicidarsi, vero, Jonathan?-
Ormai c’era abituato alle sue improvvise apparizioni, si girò pigramente verso il demone; metà del corpo era ancora sotto il tetto, la testa appoggiata sulle mani, il suo ciuffo castano era scosso dal vento così come il suo cappello e la sciarpa rossi; lo guardava con i suoi occhi verdi, speranzoso di vederlo spappolato sul suolo."
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto sul tetto della scuola da qualche ora, osservava il cielo plumbeo autunnale, prometteva pioggia, tirava vento e il suo felpone grigio non bastava a tenerlo al caldo; si strinse a se cercando di scaldarsi. Guardò con aria pigra sotto di lui: degli studenti uscivano dal portone, il pullman stava partendo. Sospirò profondamente: gli sarebbe bastata una piccola spinta, ma non era nemmeno sicuro di volerlo. C’erano state tante volte in cui avrebbe fatto quel passo, ma adesso qualcosa lo bloccava.
-Ottima giornata per suicidarsi, vero, Jonathan?-
Ormai c’era abituato alle sue improvvise apparizioni, si girò pigramente verso il demone; metà del corpo era ancora sotto il tetto, la testa appoggiata sulle mani, il suo ciuffo castano era scosso dal vento così come il suo cappello e la sciarpa rossi; lo guardava con i suoi occhi verdi, speranzoso di vederlo spappolato sul suolo.
-Forse… anche tu ti sei ucciso Sock?-
Il ragazzino uscì dalla struttura e si sedette di fianco a lui, o forse stava fluttuando seduto, non aveva ancora capito bene come funzionasse il fatto di poter passare attraverso gli oggetti.
-Già. -
-Ha fatto male?-
-Non tanto, il mio amico era bravo a fare le cose in fretta. -
-Che amico?-
-Il mio coltello, devo ammettere che mi manca. -
Jonathan guardò con aria spaesata Sock, non sapeva molto di lui, era già tanto se gli aveva detto il suo nome dopo settimane di tormenti, ma decise di non indagare oltre quella faccenda.
-Non avevi nessuno?-
-Ho ucciso i miei genitori nel sonno. -
-Ah. -
 
Sock muoveva i piedi nel vuoto, come se nulla fosse, sorrideva al cielo, come se tutto fosse normale. Non si dissero nulla, rimasero lì a guardare il cielo che lentamente s’incupiva sempre di più.
-Quindi… tu credi che oggi lo farà?-
Mephistophele era comparso davanti a Sock, si stava arricciando la barba mentre scrutava Jonathan: il suo sguardo era perso nel vuoto sotto i suoi piedi, forse si sarebbe buttato davvero.
-Probabilmente sì, sembra piuttosto deciso. -
-Non ti dispiace nemmeno un po’?-
L’uomo si avvicinò al volto del ragazzino, sorridendo maliziosamente e lanciando occhiate al biondino.
-Non saprei… -
Sock afferrò la sciarpa e iniziò a giocarci nervosamente.
-Parli ancora da solo?-
-Sei tu quello che parla da solo, io parlo con il mio datore di lavoro. -
-Lavoro a cui fai schifo. -
-Effettivamente non sei bravo come pensavo. -
Seguì una risata isterica da parte di Jonathan, i suoi occhi erano lucidi, le labbra tremavano, Sock era confuso: lui non era così quando si era ucciso.
-Cosa c’è che ti blocca qui? Non hai praticamente nessuno che ti trattiene! Qual è il tuo problema?-
Il demone portò in aria le braccia esasperato e preoccupato, si sporse verso di lui, cercando una risposta.
Jonathan guardò dall’altro lato, allungò il braccio come per allontanare Sock, ma questo non fece altro che passare attraverso il corpo del ragazzo.
-Sei tu, tu sei l’unica cosa che mi mantiene qui, ho paura che quando sarò morto non ti vedrò mai più e tutto ricomincerà da capo, sarò di nuovo solo e… -
Jonathan era sul punto di piangere, l’altra mano era premuta sul suo volto, si stava mordendo le labbra, singhiozzava, aveva paura, una paura che Sock non capiva, ma non voleva che lui si sentisse così.
-Non sarai di nuovo solo, ti verrò a trovare mentre metti in ordine alfabetico le paure opprimenti. -
Il ragazzo sorrise maldestramente, sperando di tirare su il morale a Jonathan che sembrò apprezzare, appoggiò le mani sulle gambe e alzò il volto e sorrise.
-… Mettere in ordine alfabetico le paure?-
-Ehm… si, lascia stare, ti farò trovare un altro impiego. In ogni caso, rimarremo assieme, non importa cosa accada: tu non sarai da solo, ascolteremo la tua musica, mangeremo i sandwich, anche se tecnicamente non potrai più mangiare e poi… oh! Faremo suicidare le persone assieme!-  
Sock fluttuava davanti a lui, con la sua posa poco aggraziata, le mani trasparenti erano poggiate su quelle di Jonathan, le afferrò, un piccolo balzo, un attimo, il vuoto, paura, dolore, buio.
 
Aprì gli occhi, era a pancia in giù su una superficie liscia e fredda.
-Piacere Jonathan, io sono Mephistophele.-
Alzò lo sguardo e vide una mano aperta davanti a lui, la afferrò titubante, questa lo aiutò ad alzarsi in piedi, appena mise a fuoco, vide l’uomo cui stava stringendo una mano: vestito di viola, con una barba e dei capelli a dir poco ridicoli; di fianco a lui vide Sock, saltellava sul posto irrequieto, le mani a pugno vicino al volto, sorrideva come non lo aveva mai fatto, Jonathan aprì le braccia e questo si buttò addosso a lui, lo strinse forte.
-Ti avevo detto che non saresti stato solo!-
 
 
-Oh perfetto, anche qui devono fare coppia fissa, no davvero ragazzi, basta. Chi metterà in ordine alfabetico le paure opprimenti?-.
 
 
 
 
 


Questa fic si basa sul corto Welcome to Hell, di Erica Wester, nessuno dei personaggi mi appartiene.

Un mio piccolo Headcanon sul suicidio di Jonathan, ho voluto mantenere uno stile semplice e pulito anche per rispecchiare la velocità e lo stile di narrazione che c'è nel corto.
Grazie per la lettura!

Ringrazio inoltre Kaleido313 per avermi aiutata a correggere il tutto e per la traduzione in corso di questo breve scritto
 
   
 
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