Basta.
Basta,
basta, basta.
Se
solo ne avessi la forza urlerei a squarciagola.
Oppure
uscirei di casa e incomincerei a correre.
Non
so per dove.
Vorrei
solo andarmene.
Dio,
che periodo orribile.
Sono
costretta dalla febbre a stare chiusa in casa, e quindi l’unica cosa che riesco
a fare è a pensare a lui, a lui che non ho e che molto probabilmente non avrò
mai.
Per
stasera al diavolo l’ottimismo.
Stasera
è tutto nero.
Poi
domani…domani è un altro giorno.
E
domani magari sarà tutto rosa.
Quindi,
a parte il farmi male da sola, riesco solo a ottenere notizie dalle mie amiche…
Tra
queste il 5 di matematica.
L’ennesimo.
Ero
certa che il compito fosse andato meglio stavolta.
E
invece no.
Mamma
non ha detto nulla di particolare, crede che prenderò il debito a giugno.
In
effetti comincio a pensarlo anche io.
Però
non ci ho pensato più di tanto.
Ero
ancora ottimista poche ore fa.
Poi
però l’aprirsi della porta.
Lui.
L’uomo
che da piccola amavo talmente tanto che volevo solo lui e nessun’altro.
E
che ora non so cosa darei per poter evitare.
Mio
padre.
Come
mia madre gli dice del 5, inizia a urlarmi contro.
Che
non è possibile, che non gli sembra così difficile prendere un 6, che non me ne
frega niente della matematica e della scuola, che ho fatto male a scegliere
quella sezione, a che cosa cavolo pensavo io quando l’ho scelta e perché lui lo
ha permesso…
Sempre
le solite cose.
Le
sento ripetere da settembre.
E
nonostante in un qualche modo ci abbia fatto il callo, non riesco ad ignorare
le sue parole.
Però
sono migliorata.
Mi
aggrappo con le unghie e con i denti a tutto l’orgoglio che ho per non
piangere.
Non
avrà più questa soddisfazione.
Si,
adesso incasso tutto e non dico niente a nessuno.
Incasso
come un pugile suonato.
Con
la faccia di chi se ne frega.
O
di chi cerca di fregarsene.
Non
lo so, perché non la vedo la mia faccia in quei momenti.
Poi
arriva la cena.
Non
ho fame ma mi sforzo lo stesso.
Il
groppo in gola vuole evitarmi di ingoiare qualunque cosa.
Bella
cena.
Tutta
in silenzio.
Si
sente solo il rumore delle posate contro i piatti.
Non
ho la forza di alzare lo sguardo dal mio piatto.
Sbatto
le palpebre per far andare via il velo di lacrime.
Non
posso crollare adesso.
Non
voglio permettermelo.
Potrò
aspettare un paio d’ore per piangere no?
Solo
che lo farò nel buio della mia cameretta.
E
appena mi siedo in camera mia lo sento che inizia a parlare con mia madre.
So
che stanno parlando di me.
Eppure
ancora preferiscono farlo alle spalle, come se fossi una bimba di 6 anni che ha
combinato una qualche marachella.
Specie
mio padre poi.
Lui
o mi urla dietro o sta zitto.
Non
parla mai in maniera calma o tranquilla.
Non
ci riesce.
Forse
siamo troppo simili io e lui.
“Too much love will kill you” dice Freddy dalla radio.
Chissà
se si riferiva anche a questo.
All’amore
dei genitori.
Che
troppo spesso ti vogliono perfetti e se ne fregano di quello che provi tu,
continuamente sotto pressione per colpa loro.
E
adesso ogni volta che sento i passi di mio padre prego che non sia diretto qui.
Perché
sono troppo vicina alle lacrime ma non voglio dargliela vinta.
E
invece no, lui arriva.
Con
una calma che non gli ho mai visto dice che “poi parleremo”.
E
poi aggiunge, tornando a urlare, che internet e pc saranno spenti per giorni e
giorni fino a quando non prenderò un voto “serio” in matematica.
Come
se potesse davvero cambiare qualcosa.
E
incomincio a pensare davvero che abbiano ragione loro.
Che
dovrei cambiare sezione e quant’altro.
Ma
non voglio dire addio ai miei amici
Ma
nemmeno prendere il debito.
Mio
padre risbuca dalla porta per dirmi che prenderò ripetizioni, bisogna solo
decidere con chi.
E
a quel punto una lacrima mi riga la guancia.
“Mas
una” sussurro come nel film Spanglish.
Solo
una.
Per
le altre c’è tempo dopo.
O
domani.
Tanto
sono chiusa qui.
E
domani non posso nemmeno andare a tennis per sfogarmi un po’ e per vedere lui.
Chissà
se si interesserà di come sto.
Ma
no che non lo farà.
Cosa
vuoi che gliene freghi.
Di
come sto io non gliene è mai fregato nulla a nessuno…
Perché
qualcosa dovrebbe cambiare proprio adesso?
E menomale che ho il raffreddore come scusa se mi soffio il naso in continuazione.
Non era mia intenzione tornare a scrivere così.
Ma sto impazzendo.
Vuoi che sia la febbre, vuoi che sia mio padre ma mi sembra di stare sul punto di esplodere.
E in un qualche modo devo impedire che questo accada.
Perciò ecco il mio ultimo folle delirio.
Parole amare.
Ma non c'è nulla di dolce per me in questi giorni.
Nemmeno il sapore delle medicine.
Vi voglio bene.
Liz.