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Autore: floflo    15/10/2015    4 recensioni
Sarebbe mai riuscita Arya Stark a liberarsi di Arya Stark?
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Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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# prompt 24



 

Essere Arya Stark



Sarebbe mai riuscita Arya Stark a liberarsi di Arya Stark?
Sarebbe mai riuscita a diventare Nessuno come le aveva domandato Jaquen H’ghar?
Ci aveva provato, una volta o forse due o forse anche tre, a liberarsi di lei, ma Arya Stark tornava sempre a galla, come le carcasse dei morti annegati che aveva visto galleggiare all’Occhio degli Dei; uomini o animali che fossero non aveva importanza: erano tutti poveri resti abbandonati, perduti, dimenticati, che la corrente trascinava a riva dopo lunghe peregrinazioni gonfi di acqua e con le orbite degli occhi di fuori.
Eppure, Arya Stark aveva avuto tutto il tempo per separarsi da Arya Stark.
La prima volta era stato davanti al grande tempio di Baelor ad Approdo del Re, quando Ilyn Paine aveva tagliato la testa a suo padre su ordine di re Joffrey.
Non aveva visto niente, perché Yoren l’aveva afferrata per la collottola come un gattino sperduto e spaurito e l’aveva stretta a sé, schiacciandole il volto contro la sua spalla, impedendole di guardare.
A volte, Arya Stark pensava che se avesse visto tutto, sarebbe stato meglio.
Invece, aveva sentito con le orecchie il suono la lama del boia cadere, il tonfo sordo di qualcosa che rotolava giù e poi… silenzio.
Un silenzio che le era rimasto dentro: interminabile come il tempo per pensare a quello che era accaduto e che non aveva potuto vedere, interminabile come le era sembrata la sua vita da quel momento in poi senza suo padre.
Arya Stark faceva risalire tutto a quel giorno.
Quel giorno, avrebbe dovuto smettere di essere Arya Stark.
Che senso aveva rimanere Arya Strak quando suo padre non era più vivo su questa terra?
Ma non è facile smettere di essere qualcuno, soprattutto se si è Arya Stark e si comincia a vagare per Westeros alla disperata ricerca di qualcuno.
Qualcuno che la proteggesse come una specie di famiglia… Perché avrebbe voluto tornare a casa Arya Stark, o da ciò che rimaneva della sua famiglia, da sua madre e dai suoi fratelli. Cercava qualcuno che le asciugasse quelle lacrime che aveva versato quel giorno davanti al grande tempio, quando aveva visto suo padre per l’ultima volta.
Ma le lacrime di quel giorno, e di tutti i giorni che seguirono dopo quello, erano state seccate dal vento e da maniche frettolose, le sue.
Nessuno avrebbe più asciugato le lacrime di Arya Stark.
Erano tutti troppo lontani, troppo impegnati, troppo distratti.
Arya Stark aveva così scoperto quanto il mondo era violento e crudele.
Aveva conosciuto quella nostalgia che dilania il cuore a ogni battito, quell’assenza a cui non v’è rimedio, a cui si è condannati quando qualcuno ci viene strappato dalla morte.
Aveva conosciuto anche il rimpianto per quello a cui non aveva mai dato abbastanza importanza, per quelle parole che avrebbe potuto dire e che non aveva mai pronunciato, per quei gesti che avrebbe potuto fare e non aveva mai compiuto.
Sua sorella Sansa era uno di quei rimpianti.
Non avrebbe mai immaginato quanto, un giorno, le sarebbero sembrati ridicoli e assurdi tutti i loro litigi.
Quanto avrebbe voluto riabbracciare Sansa adesso: insieme sarebbero state più forti, si sarebbero protette a vicenda da quella follia collettiva e, soprattutto, non sarebbero più state sole. Ma Sansa era lontana, prigioniera di una regina cattiva, impegnata a sopravvivere lei stessa alla ferocia che la circondava.
Era solo una bambina Arya Stark, un topolino in un mondo che era diventato un posto spaventoso, troppo grande e troppo ostile, dove non esistevano più né le leggi degli uomini nè quelle degli dei; un mondo dominato dall’odio e dalla vendetta.
Come poteva Arya Stark pensare di non esserne contagiata se tutti coloro a cui pensava di potersi aggrappare, le erano brutalmente strappati?
Yoren, per esempio, che voleva riportarla a Grande Inverno, Lommi e Gendry, con cui aveva cercato di sopravvivere strada facendo, e tutti gli altri di cui a malapena conosceva il nome, vittime di quella violenza assurda che non sapeva spiegare se non con l’insensatezza del male.
Era difficile abituarsi a non essere Arya Stark, quando l’unica consolazione, l’unica forza è sapere di essere Arya Stark.
Perché, anche se non voleva, c’era sempre qualcuno che le ricordava di essere Arya Stark…
Apparentemente tutti sapevano che era chi era, e tutti speravano di riconsegnarla alla sua famiglia, chi per buona fede, chi per riscatto, chi per ragioni che le sfuggivano.
Ma Arya Stark sembrava essere perseguitata dalla sfortuna, o da un dio dispettoso che si divertiva a farle credere di avercela fatta, di essere a un passo dalla salvezza e poi le toglieva di nuovo tutto e la lasciava con un pugno di mosche.
La delusione peggiore era stata alle Torri Gemelle, quando aveva capito che non avrebbe mai più rivisto suo fratello e soprattutto non avrebbe più rivisto sua madre.
Nemmeno quel giorno aveva potuto vedere, perché il Mastino l’aveva stretta a sé, alla sua armatura di ferro e le aveva gridato di non guardare mentre la trascinava via.
Nessuno voleva che Arya Stark vedesse il sangue, la brutalità, il dolore, come se il fatto di non poter guadare con gli occhi la mettesse al riparo da qualcosa…
Arya Stark, così, non aveva visto, ma aveva sentito tutto: il clangore delle spade, le grida di quelli che venivano massacrati, l’odore nauseabondo del sangue, il guaito rabbioso e disperato di Vento Gridio mentre lo trafiggevano con una spada.
Non aveva visto, ma aveva immaginato tutto e, soprattutto, aveva capito quando quello che rimaneva della sua famiglia era stato sterminato dai membri della loro stessa famiglia e da quelli che avrebbero dovuto essere loro alleati.
Forse quel giorno avrebbe dovuto smettere di essere Arya Stark, quando a sua madre avevano tagliato la gola e a suo fratello la testa.
Nessuno quel giorno, e tutti quelli che sarebbero venuti dopo, avrebbe più asciugato le sue lacrime, tutti erano morti, nessuno l’avrebbe più aiutata, protetta, salvata.
E forse era stato per quello che, una volta giunta come ostaggio del Mastino alla Porta Insanguinata, quando la guardia le aveva fatto le sue condoglianze per la morte di sua zia Lysa Tully, lei si era messa a ridere.
Una risata stentorea, isterica, che aveva riecheggiato per tutta la Valle di Arryn, come se niente la riguardasse.
Nessuna lacrima per sua zia, nessuna lacrima per la sua famiglia distrutta, nessuna lacrima per sé stessa.
Delle sue lacrime Arya Stark non sapeva più che farsene.
Quel giorno Arya Stark avrebbe dovuto cessare definitivamente di essere Arya Stark. Non c’era più alcun motivo per essere quella che era stata dal giorno della sua nascita fino ad allora.
Molti la credevano morta e, alle volte, anche lei pensava che sarebbe stato meglio se fosse stato veramente così…, invece continuava a essere viva e, soprattutto, continuava a essere Arya Stark.
Avrebbe voluto salire su una barca e raggiungere Jon Snow, suo fratello bastardo, sulla Barriera, forse lui l’avrebbe salvata, l’avrebbe protetta… Ma quella barca non era diretta verso il suo Nord, salpava alla volta di Braavos.
Arya Stark non ci aveva pensato su due volte, che fosse l’occasione che aspettava per tagliare i ponti con il suo passato, per liberarsi dai fantasmi cattivi che visitavano il suo sonno e dalle vertigini che assediavano i suoi risvegli?
Ma i fantasmi e le vertigini venivano da molto lontano, avevano attraversato il Mare Stretto assieme a lei ed erano nemici ostinati, cacciatori che correvano senza mai stancarsi e Arya Stark era la preda.
Così, anche a Braavos, dove a nessuno importava di lei e nessuno la conosceva, continuava a essere quella che avrebbe dovuto smettere di essere.
Qualcosa continuava a mantenere in vita Arya Stark, qualcosa che aveva il sapore sulla lingua dei nomi dell’odio, qualcosa che prometteva di cancellare del gusto amaro di tutte quelle lacrime che aveva ingoiato da sola.
Ci aveva provato a liberarsi di lei, dei suoi vestiti e di tutto ciò che le apparteneva…, ma qualcosa continuava a ricordarle di essere Arya Stark.
La sua spada Ago, per esempio, quella che le aveva regalato suo fratello bastardo Jon.
Le mancava Jon, ma Arya Stark aveva imparato a non cercare più l’appoggio di nessuno.
Da Ago non era riuscita a separarsi, quella esile e ridicola piccola spada, era come lei, anzi era lei, e le ricordava che ovunque sarebbe andata e qualsiasi cosa avesse fatto, avrebbe continuato a essere irrimediabilmente Arya Stark.
Si stava preparando alla vendetta Arya Stark convinta che ne sarebbe uscita vincitrice o almeno indenne.
Non sapeva ancora Arya Stark che la vendetta è un veleno che acceca, che uccide lentamente…




 
 
   
 
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