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Autore: crimsontriforce    17/02/2009    0 recensioni
AMAZING MYSTery ADVENTURES #0: Il Terrore degli Abissi!
Azione! Tentacoli! Steampunk! Due eroi, due menti, una sola speranza: sopravvivere!
O, per dirla in quadroglifi Narayani: grossi tentacoli aiutano l'introspezione.
...suppergiù. Un pagina di diario Exileggiante, Voltaic-centrica, seria in tutto fuorché nelle intenzioni.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Atrus, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '3. Storia antica ma non troppo'
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Per il challenge steampunk “Tentacles & Gears” indetto da Def, Fiore e Julie su LJ. Prompt da patti chiari e amicizia lunga: il racconto dev'essere steampunk; includere tentacoli, ingranaggi.
Fandom check:
Steampunk... check.
Ingranaggi... da svenderne, con sacchetto di biglie in omaggio al chilo.
Tentacoli... … … ...beh, si chiama challenge per un motivo. È challenging. '_'

Alla fine è venuto fuori un piccolo wish fulfillment da condividere almeno con quella parte della mia metà del cielo che fangirla Atrus come se non ci fosse un domani (me, me stessa ed io? Basteremmo, per carità...), spero che sia abbastanza innocente e onesto e sensato da risultar gradito anche al rimanente 99,7% della distribuzione demografica. Ciao, distribuzione demografica! *waves*

Quattro paroline introduttive finali: SCHIATTA D'INVIDIA, MARRIM.
Ecco. Niente di personale, eh. Non che sia io, invidiosa, o cosa... figuriamoc*cough*. Ma se si parla di apprendisti ufficiosi c'è qualcuno/a che ha la precedenza per anzianità e, oserei dire, enigmi risolti. QualcunA, nel caso in esame. Trent'anni suonati e agguerrita come e più del primo giorno.

Ah, l'illustrazione è un caro regalo di Skull Kid the last Feanorian. :wub: Che non ringrazierò mai abbastanza, per questo e tutto, tutto il resto.





Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.







Una busta giace da anni nell'angolo più remoto di un ufficio in quel di Spokane, Washington. A fianco del timbro REJECTED (rosso e bello grosso, ché non ci si confonda), due righe a penna stabiliscono con garbo che Non mi sembra il caso – R.M. Vicino, in altra grafia: Nei documenti finora tradotti alla Città non figura niente di simile. Non vale neppure la pena di disturbarlo. Un fax da Montreal graffettato a lato nega ogni coinvolgimento.
La pietra dello scandalo? Un fumetto, la proposta di una piccola casa editrice che avrebbe voluto prendere il largo nelle perigliose acque in cui Le Navi Nere erano naufragate. AMAZING MYSTery ADVENTURES, recita la copertina con un tono sensazionalistico di gusto retro.
In gloriosa quanto finta quadricromia, una nota figura occhialuta – un po' più atletica di come la ricordiamo, un po' più piacente – e il suo aiutante dal volto in ombra affrontano, armati di null'altro che un pannello di controllo... IL TERRORE DEGLI ABISSI.

Illustrazione dellammmorte by Skull Kid <3

Lo scetticismo riecheggiato dalla busta è comprensibile.
Tuttavia, duecento anni prima, quella stessa storia...



CON





23-1-1816


Tomahna: 'casa', stando a quanto mi hanno spiegato, e il nome ha un suono insolitamente dolce in quella loro lingua sotterranea e pietrificata, fatta tutta di aspirate, dentali e semivocali gettate a casaccio, come granaglie per il pollame. Non potrebbe esserci parola migliore su cui riflettere, avvolta in una coperta, di fronte alle fiamme del caminetto che si riverberano sui resti dei miei vestiti stesi ad asciugare. L'orecchio è già teso per il richiamo della cena, ma tutto quello che sento, per ora, è lo scrosciare rassicurante dell'acqua che scorre a valle, verso la cascata.
Sono a casa. Siamo tornati a casa.

Mi trovo quindi nella piacevole disposizione d'animo di poter stendere un resoconto degli avvenimenti della giornata per puro diletto personale, senz'altro scopo pratico che preservare la memoria di un'avventura degna di tal nome. Un'avventura che, allontanate fin d'ora le paure del momento, sopravviverà solo come un bel racconto per Katran, Marrim, Eedrah o la piccola Yeesha, senza il carico di rimorsi che senza tregua mi – ci – assale nel pensare al passato più o meno distante.

§

Tutto iniziò per caso, come spesso accade. Non conoscessi Atrus per l'uomo probo che è, sospetterei però che una mano men che divina abbia dato una spinta agli eventi, giacché non c'è dubbio che la mia presenza sarebbe stata preziosa anche (e forse più) in assenza degli spiacevoli contrattempi in cui siamo incorsi.
Era difatti stabilita da mesi una mia breve visita in giornata odierna, come può ben confermare pagina |--| |< | di questo stesso diario ( |) | |< |, in verità: 'fa' le cose per bene o rinuncia del tutto', come diceva la mia brava nonna, ma per lei almeno i numeri erano sempre gli stessi). Con una smemoratezza che voglio credere involontaria, tuttavia, per lo stesso giorno il mio amico aveva programmato un controllo a certi macchinari su Voltaic che pareva stargli molto a cuore.

La richiesta, implicita, era stata posta con tale garbo che non potei rifiutarla. Né vidi ragione di farlo: ho amato Voltaic fin dalla mia prima visita, attratta dalle sue forze nascoste sotto una patina d'afa, ombre nette e contrasti di blu. E ritenevo di conoscerla bene, motivo per cui gli accenni a un congegno dalle funzioni a me ignote colpirono dritto alla curiosità – e, devo ammetterlo, all'orgoglio.
Non da ultimo, mi sembrò molto positivo che lui guardasse con piacere al ritorno su una di quelle Ere che solo mesi fa gli causarono tanto dolore. Era un principio di rinnovamento di cui sarei stata onorata di far parte.

§

Mi Collegai a Voltaic con un umore a metà fra il rigore scientifico e la scampagnata. Voltandomi ad aspettarlo, però, vidi che ciò valeva per me soltanto e che l'ottimismo mostrato era, almeno in parte, una maschera che si era imposto di indossare. Atrus era, per quello che ho imparato a conoscere di lui, ancora profondamente colpito da quello che, per sua negligenza, lì aveva sofferto una persona un tempo saggia e degna.
Mi unii a lui nel rivolgere un pensiero a Saavedro, ai suoi cari, al suo mondo. Un giorno torneremo a fare ammenda anche lì, ne sono certa. Prima, però, dobbiamo lasciare tempo di guarire alle ferite di ambo le parti.

§

Mi guidò fino al canalone centrale dell'Era e da lì, con mia sorpresa, quando fummo discesi fino al punto più basso del sentiero ne uscimmo, camminando sulla nuda roccia fino al centro della gola. Una strada più stretta, di terra battuta, riprendeva oltre due pilastri naturali e si insinuava nelle profondità della montagna.

Il fianco destro della galleria si aprì poi alla luce del sole e proseguimmo per il sentiero, che restava scavato per tre lati nella montagna mentre l'orizzonte monotono e blu di Voltaic ci accompagnava con i suoi riflessi brillanti.
Sospetto che quella zona sia Scritta in dettaglio. È troppo bella e precisa e allo stesso tempo dà una sensazione diversa dal resto. Glielo domanderò.
Naturale o meno che fosse la strada, un solido fascio di cavi correva lungo la parete di roccia all'altezza delle mie spalle, impreziosito a intervalli irregolari da saldature e riparazioni eseguite tempo addietro, da mano esperta. Affascinata, mi voltai per cercarne l'inizio, ma si perdevano nel buio delle grotte, in una botola o in deviazioni nascoste.
Vidi poi: una serie di indicatori rotondi, spenti, scarichi o mal allacciati, collegati ognuno a un particolare cavo; un piccolo pannello di controllo incassato nella roccia; centraline dalle ante metalliche chiuse; un avviamento a pedale.
Assolta da ogni dovere, la mia immaginazione viaggiava lieta e sfaccendata al loro fianco, tessendo per quei macchinari una narrativa meccanica tanto logica quanto, suppongo, del tutto errata.

§

Continuai a dedicarmi a quell'innocuo gioco pur avendo la soluzione letteralmente a portata di mano, ma al contrario non potei esimermi dal chiedergli, mentre sostavamo ad una curva stretta, il motivo di quell'angolo così distaccato da quello che è il nucleo dell'Era.

Serviva, mi rispose, a tenerlo impegnato mentre i bambini risolvevano la parte a me nota: Katran non voleva che li lasciasse troppo soli.
“Suppongo che avesse ragione”, concluse chiudendosi nelle spalle.
Che parole di conforto potevo offrire?

Mentre ci alzavamo, vidi ancora una volta come quella fosse la ferita aperta in un uomo che con dignità ammirevole si è sempre risollevato da ogni altro torto, subito o inflitto. E mi pare inconcepibile, oggi, quanto di questa tragedia fosse rimasto ignoto alla mia ingenuità di allora. Non avevo orecchie per sentire la sua voce quando tornò su K'veer e mi diede la notizia della loro morte? Occhi per vedere? Ero giovane, sì, ma non bambina. E, se anche ormai non avrò figli miei, a mio tempo ho ricevuto l'amore di mio padre e di mia madre e so bene cosa avrebbe spezzato loro il cuore.
Posso solo raccontarmi che i miei pensieri fossero stati rapiti da altro. Mi si era spalancato davanti un mondo alieno, fatto di immagini che parlavano e si muovevano, di energie che scorrevano attraverso fili, di una scienza talmente imperscrutabile che sulle prime la presi per magia. Scorrendo le pagine più vecchie è curioso vedere quanto accettare l'esistenza dell'Arte sia stato più semplice che passare, nell'arco di tre settimane, dalla carrozza a cavalli alla monorotaia a sospensione magnetica.

§

Il sentiero scese e terminò nella nostra destinazione: uno spiazzo semicircolare, ben spianato, a ridosso della parete rocciosa e sul livello dell'acqua, così che dai bordi si poteva quasi avere l'impressione di stare camminando su quell'infinita distesa blu. Sembrava metà di una gigantesca voliera, perché delle sottili sbarre ramate discendevano a cupola da un fulcro impiantato a dieci metri d'altezza e l'unica entrata era la porticina che avevamo oltrepassato.
La struttura proteggeva uno dei più fitti insiemi di leve e pulsanti che io ricordi di aver visto le une di fianco agli altri. Il pannello, montato su un cassone inclinato, era abbastanza largo da permettere a due persone di lavorarci fianco a fianco ed era lì, immaginai, che sarebbe stata richiesta la mia collaborazione.

“Al lavoro!”, mi disse infatti e mi porse un paio di massicci occhialoni di fattura simile ai suoi.
Non ne vidi dapprima l'utilità rispetto ai miei consueti fondi di bottiglia, ma il grosso sole dell'Era si premurò di mostrarmela: uscì da una nuvola e si riflesse senza pietà sulle cromature del pannello. Dovetti dichiararmi sconfitta. Mi feci spiegare come aumentare i filtri, lamentando al contempo che pensavo di poter fare affidamento su poche costanti nella vita, ma che ossidazione e salmastro vi erano certo inclusi.
“E per questo preciso motivo ho deciso di impiantare questa centralina, amica mia”, rispose sorridendo alle mie rimostranze. L'acqua di Voltaic, a quanto ho appreso, ha delle peculiarità che non sembrano a prima vista corrispondere al suo Libro Descrittivo. Mi fido.

In certi momenti – dall'inflessione, dal riserbo che pare quasi cadere salvo poi ricomporsi all'ultimo – ho l'impressione che mi tratti come la figlia adulta che non ha mai avuto. Non mi lamento, anzi. Sarà solo difficile lasciare il posto alla sua bambina, quando verrà il momento.

Da come si aggirava inquieto attorno agli indicatori, vidi che aveva sperato di trovare le macchine ancora funzionanti. Insolito sprazzo d'ottimismo, dopo... quanti saranno, vent'anni senza manutenzione? Dal canto mio, lo osservavo e attendevo ordini. Quando questi giunsero, lo seguii in una lunga sequenza di accendimento e calibrazione, per alcuni passi della quale lui stesso dovette controllare la procedura da un diario dell'epoca che aveva portato con sé.

Nota: pressione massima della valvola |< | a | ,-| |)'-|. Manopola rossa, gialla, ancora rossa, blu per azzerarla in caso di sovraccarico. Il resto non dovrebbe esplodere anche in caso di errore.

Il sole batteva a picco sui nostri sforzi, inaspriti da qualche leva caparbiamente arrugginita e da una vite allentata che rischiò di vanificare tutto, ma almeno soffiava un vento gentile.
E, in fin dei conti... mia madre si dilettava nel ricamo. La mia cara nonna giocava alle carte. Io, io sono qui in attesa, circondata dalla foschia notturna di un mondo che stento a riconoscere come il mio, mentre un clangore a pelo d'acqua indica che almeno parte della nostra cena si sta muovendo, e non potrebbe esistere serenità maggiore. Allo stesso modo stamattina, in un mondo che realmente non è il mio eppure è casa quanto ogni altro ramo del Grande Albero, sudata e sporca d'olio fino ai gomiti, provai un solo sentimento: pace. Obbedendo alla voce del mio amico, potendomi per una volta permettere di far seguire il pigro pensiero all'azione, mi abbandonai al sollievo di essere in buone mani.

In quel momento, però, le mani – se così posso chiamarle – in cui stavano finendo le nostre vite erano di tutt'altro genere e intento.

§

Da principio fu solo un rimestare d'acqua. Non ci sorprese: stavamo, in fondo, avviando un sistema di filtraggio idrico e le prime turbine erano posizionate proprio nei pressi della centralina.
Iniziai a percepire un disagio quando l'acqua ci lambì i piedi. Come ho già detto, la piattaforma era sul livello del mare e questa mattina, nel tempo e nel luogo di Voltaic, corrispondeva ad un'alta marea, così che le onde naturalmente s'infrangevano al limite estremo del basamento. Quando iniziarono a superarlo mi voltai stizzita, giacché lavorare con le calze bagnate non è mai stato fra le mie priorità.

Mi mossi appena in tempo per vedere con orrore due enormi tentacoli verdi attorcigliarsi alle sbarre della gabbia. Un loro pari si abbatté sulla stessa con una forza che mi fece perdere l'equilibrio. Mi appiattii contro il metallo e mi rialzai lentamente, senza levare gli occhi dalla mostruosità che stava emergendo dagli abissi. Ci fissava con due occhietti gialli carichi d'odio, mentre manteneva salda la presa sul nostro riparo e cercava di abbatterlo con violenza sempre maggiore.
Atrus era in piedi di fianco a me e si reggeva al pannello, ugualmente impietrito. Certo, saremmo potuti scappare, col senno di poi, ma dove? Fuori da lì, il corridoio aperto ci avrebbe resi facili bersagli. E in quel momento eravamo sgomenti, incapaci di agire fuorché per riflesso.

La gabbia era resistente, ma la creatura doveva possedere una sua forma d'intelligenza, perché iniziò presto a saggiare gli interstizi della nostra protezione, aggirando l'ostacolo. Un quarto tentacolo, più esile degli altri, si levò anch'esso dal mare e tentò d'infilarsi fra l'una e l'altra sbarra.

Ero terrorizzata. Appiattita contro il pannello, avrei potuto giurare di non avere più le gambe, mentre il cuore mi rimbombava in testa con lo stesso impeto del nostro aggressore. Eppure, quando vidi quel viscido ammasso guizzare verso Atrus, trovai la forza di pararmi in mezzo e incassare il colpo che era destinato a lui.

La creatura mi afferrò e mi trascinò verso il mare. Ho vaghe memorie di essere stata sollevata in aria, ma già allora il dolore mi aveva offuscato i sensi. Vidi l'azzurro del cielo spegnersi e poi svenni.

§

Ripensando all'accaduto, il fatto che, dei due, abbia mirato a lui non mi sorprende nel minimo.
Senza malizia... semplice esperienza personale.
Ma divago.

§



Cena! Benedetta Katran, ero sul punto di addentare il diario. Proseguirò dopo, o domani se il giusto sonno mi coglierà.










Nerdaggine & credits, parte 1 di 2:

@ Le Navi Nere: questo esiste davvero. Ed è... kitsch. Ma tanto veramente oh. Expanded Universe di Myst duro e puro, completo di Jabba dei poveri e Atrus Kenobi. Noi ci siam messi d'impegno per far la copertina trashona, ma mi sa che resta più in canone quella dell'originale... °_°

@ stanza dell'inizio: Immagino che la stanza di Yeesha prima fosse per gli osp...ehm, l'ospite?

@ Marrim (che deve schiattare d'invidia) e il su' marito: non ho letto l'inizio del BoM. Parto dal presupposto che abbiano mantenuto laschi contatti, come solito per Atrus.

@ numerali D'ni: 53, aka 23 scritto in modo rustico & poco accorto, claramente. Imparare le cifre è questione di mezz'ora in un'aula deserta, continuare a usarle per esercizio è buono e giusto... far cozzare ogni volta due neuroni per contare in base 25 fa fatica anche allo Straniero più volenteroso, temo.

@ “Il mio amico”: se lo fa il dottor Watson, lo posso fare anch'io =| ...l'altro dottor Watson, non il nostro.

@ ZOMG uscire dal sentiero battuto!!!11: lo so, lo so, son cose che fanno rizzare i capelli a ogni giocatore ammodo XD La stradina dopo... se il joyride non dice che non c'è, può esserci. Al massimo non torna la grandezza dell'isola, ma shhhhhhhhhhh...

@ voliera: pensavo di essermi ispirata alle strutture fru fru di Tomahna e in generale agli svolazzi liberty che imperversano da J'nanin in giù, ma... or mi sovviene... wahrk gallows, anyone? Ohibò.

@ non avere più le gambe: ...e quando mai le ha avute? [/battutacce]







A presto col secondo capitolo, sperando che questo figlio illegittimo di un'idea scema e una realizzazione seria non sia venuto un abominio di natura XD A me piace tanto, ma è proprio il caso di dire che ogni scarrafone è bell'a mamma sua... e che con le self-insertion si cammina sempre sull'orlo del precipizio!
   
 
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