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Autore: Martins92    16/10/2015    0 recensioni
Nata in un piccolo paese italiano della Calabria, Catherine all’età di 12 anni si trasferisce con la sua famiglia in un appartamento nel Bronx, negli Stati Uniti, per motivi lavorativi del padre. Cresciuta in un ambiente malfamato, conosce presto i vizi della vita e diventa una donna cinica, sicura di se, una vera femme fatale. Incontra molti uomini durante il suo cammino, ma pare che nessuno di questi sia alla sua portata. Quando un giorno, dopo il suo primo matrimonio caduto in frantumi, incontra un uomo affascinante che segnerà la sua vita per sempre. Storia di un amore passionale e al tempo stesso tormentato, perché dietro alla apparente felicità si cela un abisso nero dal quale sarà difficile per Catherine riemergere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorse circa due settimane dall’ultima volta che ho parlato con Lenore. Ha rovinato quel briciolo di equilibrio che mi ero creata. Dovevo capirlo subito che non avrebbe mai voluto vedermi divorziata. Voleva che tornassi con quel pezzo di somaro; non solo mi ha costretto a sposarlo, ora pretendeva pure che lo perdonassi per tutto ciò che mi ha fatto. Per fortuna le pratiche di divorzio si sono concluese con successo. Un peso me lo sono tolto. Non ho voluto nemmeno gli alimenti da lui, ho voluto cancellarlo per sempre dalla mia vita.
Ora io e Lenore ci limitiamo a dire Buongiorno e Buonanotte, anzi è lei che me lo dice. Io il più delle volte nemmeno le rispondo. Mamma è andata su tutte le furie quando ha scoperto cosa aveva combinato per la mia festa di compleanno. Per poco non le veniva un infarto. Ora capisco quando mi disse: ‘’Prima o poi tua sorella mi farà morire’’. Papà si è limitato a fare una smorfia e a scuotere la testa. Da qualche tempo sembra peggiorato. Penso ogni giorno a lui e alla sua condizione fisica. Ma non so cosa fare. Me ne dimentico appena esco di casa.
E’ venerdì. Oggi ho avuto solo un’appuntamento per fare i capelli a una signora. Stasera ho proprio voglia di uscire e svagarmi un po’. Da quando non parlo più con mia sorella non esco molto la sera;  se ho molto lavoro durante la giornata mi autoconvinco di essere troppo stanca per uscire e mi metto a letto. Ma oggi no, stasera me ne vado da sola… Non so ancora dove, però.
Finisco di mettermi il rimmel sulle ciglia e mi concentro sulle labbra. Faccio scivolare il rossetto con disinvolurta e da subito le mie labbra si colorano di un rosso scuro intenso. Perfetto. Indosso un paio di jeans a vita alta e un top bianco con lo scollo a barca. I capelli voglio lasciarli sciolti, con delle onde morbide. Vorrei indossare delle scarpe col tacco, ma non ne ho più. Non ho fatto in tempo a comprarle al mercato, maledizione. Okay, le prenderò in prestito da quell’oca giuliva.
Scelte le scarpe, mi precipito davanti lo specchio. Okay, sono le meno peggio trovate nell’armadio della befana, ma nel complesso sto bene.. Mi sento bene!
 
L’aria è cambiata, c’è un venticello piacevolmente caldo che mi accarezza i capelli e le spalle scoperte. Non ho nemmeno bisogno della giacca. Nonostante siano le dieci di sera, per strada c’è ancora un po’ di gente che passeggia. Non mancano i soliti ubriaconi appollaiati sui muretti che cercano di attirare la mia attenzione fischiando o sussurrando degli apprezzamenti poco galanti. ‘’Che feccia!’’ penso camminando a passo svelto, facendo ondeggiare voluttuosamente i fianchi. Tutti gli sguardi sono puntati su di me. Me ne accorgo con la coda dell’occhio e trattengo un sorrisetto compiaciuto. ‘’Non mi sbagliavo, non ho nulla da invidiare alle altre’’. Sto continuando a camminare senza un’idea ben precisa, quando decido di dirigermi verso la piazza. Sicuramente ci sarà un po’ di movimento.
Infatti, è come pensavo. C’è una specie di festa; bancarelle, banchi di street food,musica, luci colorate e odore di zucchero filato.. C’è una gran confusione rispetto agli altri angoli del quartiere. D’un tratto la mia attenzione si posa su un gruppo di ragazzi che schiamazzano; sembra quasi una rissa. Mi avvicino per vedere meglio e sembra che due tizi si stiano malmenando. Mi faccio spazio tra le persone per vedere meglio. C’è un ragazzone alto circa 1 metro e 90, ben piazzato, che cerca di sferrare un pugno all’altro. Il secondo, il più basso, sembra più veloce e agguerrito. Entrambi indossano dei guantoni da box. ‘’Non sanno più che inventarsi’’ penso schifata da quell’ammasso di persone che sembrano tifare più per il ragazzetto.
‘’Vai Gianni!!’’
‘’Dai così! Fallo a pezzi!!’’
‘’Sei il migliore Gianni!’’
Mi giro, ignorando le urla e continuo la mia passeggiata. D’un tratto sento un tonfo incredibile che mi fa sobbalzare. A seguito, intravedo il piccolo ragazzo che viene sollevato da altri suoi amici (suppongo) sulle spalle. Torno dinuovo nel punto in cui si stava svolgendo l’incontro e vedo a terra l’energumeno, mentre il piccoletto trionfante si gode gli applausi del pubblico. In mano sventola un mazzetto di dollari, vinti probabilmente per aver messo al tappetto quel gigante. Mi godo la scena e mi viene quasi da ridere per l’espressione del ragazzo- vincitore. Sembra che quei dollari se li sia meritati davvero.
Continuo a fissarlo ancora un po’,perché quel tipo così apparentemente insignificante mi fa molta simpatia. Il fatto che sia così acclamato mi intriga molto. Chissà cos’è che lo rende così popolare. Sembra quasi che tutto ciò che lo circonda sia di un tono di colore più scuro rispetto a lui. Lui risplende come una miccia nel buio. Questo pensiero mi fa sorridere. Eppure non posso smettere di guardare come si atteggia tra le altre persone. Appare ai miei occhi come una prima donna! Forse è anche un po’ sbruffone, chi lo sa.
Si fa largo tra la folla accompagnato da una ragazza mora, scura di carnaggione, truccata in modo molto pesante. Sarà la sua ragazza. Vabbè, non sono problemi miei.  Mi accendo una sigaretta e mi dirigo verso le bancarelle. Un ambulante mi porge una rosa, ma lo rifiuto con una smorfia.
Da lontano intravedo Lenore. Sta ridendo e gridando come una cornacchia con un gruppo di sue amiche. C’è anche Susanne, ed anche.. Cesar? Cosa ci fa con quella gallina. Lo vedo visibilmente in imbarazzo mentre le gli stringe la mano e fa le fusa come una gatta in calore! Che orrore! Io e Cesar uscivamo insieme qualche anno fa, prima di sposare William. Era un gran bel pezzo di ragazzo.. E lo è tutt’ora! Non ci posso credere.. Lenore non finirà mai di stupirmi. Mi allontano con cautela per non farmi notare. Cammino all’indietro per gustarmi ancora quella scena patetica di mia sorella e il mio povero ex che cerca disperatamente di allontanarla. Sghignazzo dentro di me, ma per poco non travolgo qualcuno alle mie spalle. Mi giro di scatto per scusarmi e lo vedo lì davanti a me.
‘’Scusa, non ti ho visto!’’ Dico un po’ imbarazzata.
‘’Me ne sono accorto’’ Risponde con un sorrisetto irritante.
E’ lui, il tipo dell’incontro. Non ha più i guantoni alle mani, ma li tiene legati intorno al collo. Le braccia incrociate mettono in risalto i pettorali sotto la maglietta umida. Le braccia sono sorprendentemente muscolose. Visto da vicino non è poi così basso. Forse sono io che indosso tacchi troppo alti.
‘’Ti sei persa per caso?’’ Mi chiede con sguardo furbo.
‘’Cosa? No, io abito qui. Ma che domanda è?’’ Ma che mi prende? Per poco non mi metto a balbettare.
‘’Ahaha, scusa non volevo offenderti. E’  che hai un’aria un po’ spaesata, non sembri di queste parti’’.
Osservo le sue labbra che si muovono ad ogni sua parola. Sorride ad ogni sua frase, mettendo in evidenza la sua bella dentatura. I suoi occhi, fissi sui miei, sembrano due zaffiri sfavillanti. Incredibile, non mi capita tutti i giorni di incontrare un uomo che mi guardi negli occhi anzi che da qualche altra parte.
‘’Invece ti sbagli, conosco perfettamente questo posto. Forse più di te, ragazzino’’.  Non so il perché, ma gli rispondo in malomodo. Mi irrita la sua spocchia.
‘’Ragazzino, ahah parli come se fossi mia nonna’’.
Sta iniziando ad innervosirmi davvero. Maledizione, sto arrossendo, la mia faccia sta andando a fuoco.
Lui cambia atteggiamento a questa mia reazione, e si protende verso di me. Io faccio un passo indietro, non so che intenzioni abbia ma non voglio che mi tocchi.
‘’Posso offrirti qualcosa da bere?’’ Il suo bel viso si fa più serio, ma i suoi occhi continuano a brillare.
‘’No, grazie penso che andrò a casa. Mi sto annoiando a morte.’’ Mi fingo stufa da quel contesto e giro i tacchi. Lui mi afferra una mano. ‘’Intraprendente il ragazzino’’ penso fra me e me.
‘’Ei, mi lasci così?’’
‘’Di certo non da solo, ti starà cercando la tua ragazza.’’ Alludo alla ragazza mora con cui era poco prima.
‘’Ahah, non ho ragazze a quanto ne so. Sono uno spirito libero’’
‘’Che fai? Ora parli di te stesso senza che io te lo abbia chiesto?’’
‘’Ahah credi che sia uno sbruffone, vero Catherine?’’
D’un tratto i miei occhi si immobilizzano su di lui. Come conosce il mio nome?
‘’Scusa ma come sai il mio nome?’’
‘’Non lo so, l’ho indovinato.’’
‘’Indovinato? Ma non farmi ridere.. Dai, qualche cretino qui presente te lo avrà spifferato’’.
‘’Bhè diciamo che ‘’cretino’’ non è proprio il termine adatto.. Vedi quella ragazza?’’ Mi indica la ragazza mora che poco prima avevo visto insieme a lui.
‘’E’ mia sorella. Lei sa tutto di tutti. Non ho potuto far  a meno di notarti durante l’incontro. E’ bastato un tuo sguardo per darmi una carica interiore pazzesca. Forse dovrei ringraziarti per avermi fatto vincere, ahah.’’
Ah, quindi quella tizia era sua sorella…Sto iniziando ad odiare questo suo atteggiamento fin troppo disinvolto nei miei confronti. Non so come diavolo ci riesca, ma mi sta facendo arrossire in continuazione.
‘’Senti, Gianni..’’
‘’Vedi, anche tu conosci il mio nome! Forse in un’altra vita siamo stati insieme’’
-Vorrei tanto togliergli quel sorriso ebete dalla faccia.-
‘’In un’altra vita, hai detto bene. E comunque ho sentito gridare il tuo nome circa una quindicina di volte nell’arco di 5 minuti, è ovvio che me lo ricordi.’’
Il suo sguardo si fa più malandrino. In un attimo azzarda una mossa del tutto inaspettata. Mi sposta una ciocca di capelli sul viso e io stavolta non indietreggio. Sembro impietrita. Sento il mio cuore battere all’impazzata e rimango in silenzio a studiarlo ancora per un po’.
‘’Gianni!! Gianni! Accompagnami a casa!’’
Ci giriamo entrambi e vediamo la ragazzetta mora ed esageratamente truccata avvicinarsi a noi.
‘’Gianni, accompagnami a casa, voglio andarmene.’’ Ripete in tono arrogante.
Mi squadra dalla testa ai piedi, poi soffoca una risata. Che cazzo avrà mai da ridere questa bambinetta con troppo rossetto? Gianni si volta verso di me, la sua bocca si torce in una smorfia di dispiacere.
‘’Catherine, ora sono io che devo andare. Spero di rivederti. Magari domani…’’
‘’Non credo ci sarò, devo lavorare.’’ Rispondo in tono stizzito.
Mi aspetto che lui insista per incontrarmi, come fanno tutti gli uomini solitamente, ma lui si limita a guardarmi e a rifilarmi il suo solito sorrisetto impertinente. Si accende una sigaretta e mi fa un cenno con la testa in segno di saluto.. In un attimo sparisce tra la folla insieme alla sorella. Mi lascia di stucco. Dentro di me un uragano di emozioni. Ma cosa mi prende? Sono una donna di trent’anni, non una scolaretta in preda ad una crisi ormonale. Sono confusa, ho bisogno di tornare a casa.
 
 
Guardo la sveglia sul comodino, segna le 3:40. Maledizione, non riesco a dormire. E il continuo russare di Lenore non mi aiuta affatto. Continuo a ripensare a quel maledetto ragazzo. C’è qualcosa in lui che mi attrae. Ho conosciuto uomini più belli, più alti, più garbati rispetto a lui. Sicuramente anche più facoltosi rispetto a Gianni. Sarà pure italiano, con questo nome ridicolo… Eppure non faccio altro che pensare ai quei suoi occhi color dell’oceano, a quel suo movimento nel gesticolare, alla sua fisicità. Ho una stretta allo stomaco. Non provavo questa sensazione da tantissimo tempo. Forse quando uscivo con Cesar… Stasera c’era anche lui, affascinante come sempre. Ma non mi ha fatto il minimo effetto vederlo, per di più in compagnia di mia sorella.
Non so cosa pensare. Ho una gran voglia di rivederlo. Mi irrita il suo modo di fare ma nello stesso tempo mi attrae. Che cazzo, non so gestire più le mie emozioni? Che ti prende Catherine… Sarà il solito bell’imbusto che non ha né arte né parte. Sarà uno squattrinato di borgata che per fare due soldi si improvvisa pugile di strada. Ma perfavore… Tutto ciò è semplicemente ridicolo. Io sono ridicola.
Ora ho bisogno di dormire. Domani mi aspetta un altro appuntamento di lavoro.
   
 
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