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Autore: CaramelizedApple    17/10/2015    3 recensioni
George Weasley esce distrutto dalla guerra in cui Harry Potter trionfa finalmente su Lord Voldemort, una parte di lui è morta quel giorno e non potrà tornare indietro...mai più.
Fred.
Ciao, questa è la prima One shot che scrivo in vita mia, spero vi piaccia!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Molly, Weasley, Ron, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Guardo il ragazzo davanti a me con disprezzo.
Mi somiglia così tanto.
È troppo simile a me, o forse sono io ad essere troppo simile a lui.
Gli stessi occhi inespressivi, color nocciola.
Le stesse labbra dritte e serie.
Stessi capelli rossi.
Stesse lentiggini, quasi invisibili sulla pelle ora così pallida.
Stesse occhiaie scure.
Se non fosse per quel dettaglio, quel particolare sul lato sinistro della mia testa. Qualcosa che manca e non tornerà mai più, che mi permettere di essere George e non F...Fr...non...non lui.
La mia mano corre senza accorgersene su una vecchia coperta abbandonata, mesi e mesi fa, su alcuni scatoloni al mio fianco, che viene poi lanciata in avanti a coprire lo specchio, che dopo tanti anni avevo ormai preso l'abitudine di incontrare ogni mattina.
Sospiro e strofino una mano sul volto, prima che raggiunga i capelli corti e spettinati, per poi scivolare lungo il collo con estrema lentezza. Nello stesso momento mi alzo sulla punta dei piedi, stirando muscoli che negli ultimi due giorni ho mosso a mala pena.
Non magio più molto da quando è successo, ho fame, ma non posso che pensare che accanto a me non ci sarà...lui, come sempre.
Non mi alzo.
Non dormo.
Non parlo nemmeno più, da quando...da quando...è successo.
Non sopporto il suono della mia voce, così simile alla sua. Esattamente come non sopporto il mio nome, che non è più stato pronunciato vicino al suo.
Non rido, non riesco nemmeno ad abbozzare un sorriso.
Mi giro in continuazione per parlare con lui, ma lui non c'è mai.
-Tesoro?- un flebile sussurro attraversa la porta e la camera, fino a raggiungere le mie orecchie, dopo qualche colpo sordo battuto sulla porta.
-Sì?- la mia voce suona roca e cupa, all'istante aggrotto le sopracciglia infastidito.
-Perchè non scendi, tesoro?- la voce di mia madre è flebile, non la ho mai sentita così. -Sono tutti giù, ho anche fatto quei dolci al miele che ti piacciono tanto-.
Non rispondo, mi limito a stringere gli occhi in silenzio, mentre quel pizzicore, ormai famigliare, inizia a farsi sentire, proprio quando avevo smesso di piangere.
Passano i secondi, i minuti e nessuno dice nulla. C'è solo silenzio.
-Va bene, tesoro- sospira tristemente lei, prima che alcuni tonfi leggeri comincino ad avvertirmi che si sta allontanando.
-Era di...di...di...- singhiozzo, forse troppo rumorosamente, costringendo il suono precedente a interrompersi.
-Come? C...cosa hai detto?- domanda scioccata di nuovo dietro la porta.
-Piacevano a...a...F...Fred, li mangiava sempre lui...anche i...miei...e...e...- non riesco a terminare la frase, scosso dai singhiozzi incontrollati e col fiato mozzato.
-Oh, George- dice lei. -Tesoro, apri, ti prego!-.
Passo le mani sul volto soffocando gli ultimi spasmi e mi avvicino alla porta, su cui appoggio la testa, prima di girare la piccola chiave.
La magia, non la ho più usata...non ne ho più avuto motivo.
Mi scosto lentamente per dare la possibilità alla donna di entrare, inditreggiando fino al letto dove mi siedo e lascio cadere la testa tra le mani, senza avere il coraggio di guardare mia madre che lentamente entra nella stanza. Sento il materasso vicino a me piegarsi sotto il suo peso e una delle sue mani, calde e delicate, accarezzarmi la schiena nuda e poi i capelli.

Sistemo l'abito scuro svogliatamente davanti al solito orribile specchio, non è scomodo, non è stretto o maleodorante, è solo strano perchè accanto a me non ce n'è un'altro uguale.
Gli occhi si chiudono pochi millimetri sopra le occhiaie ancora scure, trattenendo le lacrime precedute da quell'insopportabile bruciore.
No...
No...
Non piangere...
-Forza...- sospiro con un sussurro, riaprendo lentamente gli occhi, arrossati e coperti da quel leggerissimo velo trasparente, che li appanna e confonde. Li punto in alto, sulla carta da parati vecchia e a tratti bruciacchiata da esplosioni, che probabilmente ancora risalgono a vecchi esperimenti. È ancora vivido il ricordo di Fred che si lanciava su di me, quando capiva che le cose stavano per sfuggirci di mano e presto qualcosa sarebbe saltato letteralmente in aria. Le labbra si curvano automaticamente e in un'istante mi ritrovo a sorridere come un ebete, rivolto al soffitto.
-Fred...- abbasso lo sguardo sui miei piedi, prima di spostarli lentamente verso la porta della camera.
Non piangerò più per questo, non piangerò mai più in questo modo, se fossi morto io non avrei mai voluto che Fred lo facesse.
Apro la porta ignorando il tremore leggero delle mie mani, ma prima di uscire lancio una veloce occhiata alla stanza: due letti, uno specchio per metà coperto da una coperta vecchia e sporca, un grande armadio e un solo baule di seconda mano, pieno di vestiti e oggetti.
Mi volto ancora e richiudo la porta alle mie spalle, al funerale, non volevo andarci. Ma come potevo dire di no a mia madre, o mio padre.
-George!- grida la voce della donna a cui ho appena pensato dal piano di sotto. -Muoviti o arriveremo tardi!-.
Mamma...sempre la solita...
-Sto arrivando- dico con la voce rauca mentre mi avvicino alle scale e comincio a scendere i gradini scricchiolanti, io e Fred ci siamo sempre divertiti a innervosire la mamma facendogli fare un rumore insopportabile. Ovviamente, quando abbiamo compiuto diciassette anni, abbiamo anche capito che era molto più divertente materializzarsi vicino a lei all'improvviso. Sorrido amaramente, sentendo finalmente quello strano brivido che mi chiede di scherzare ancora.
Raggiungo il piano terra stirando le braccia.
-Tesoro- mi accoglie mia madre, quasi sorpresa nel vedermi fuori dalla mia stanza, vestito e lavato. -Sei sicuro di voler andare?-.
Annuisco con forza. -Certo, non posso mancare per Fred-.
Un sorriso dolce, ma allo stesso momento triste, increspa le sue labbra.

È ormai un mese che vivo alla Tana con la mia famiglia.
Un mese lungo e pesante, in cui mia madre mi ha spesso chiamato Fred, e io ho fatto finta di nulla, in cui il negozio non è stato aperto e la produzione si è interrotta, in cui la Tana è stata, come sempre del resto, meta di parenti e amici, in cui mamma non ha fatto altro che cucinare e papà chiudersi nel capanno...certo, ognuno ha il suo modo di sfogarsi.
Chiudo il baule e lo strascino fuori dalla stanza e giù dalle scale con passo fiero e sicuro. Tutti mi aspettano all'entrata, Ron si trasferirà con me nell'appartamento sopra il negozio, è giusto riaprirlo, per lui e per me. Non può farmi che bene, tenermi occupato con qualcosa.
-Andiamo?- chiede Ron, abbozzzando un sorriso. Abbiamo passato l'ultima settimana a progettare, ha avuto delle idee niente male, anche lui è diverso dal vecchio e fastidioso Ron, è più sicuro e diverso dal bambino che era sempre tra i piedi, ma che era una perfetta preda per i nostri numerosi scherzi.

È così strano vivere così, senza Fred...senza molti, a dire la verità.
La luce entra dalla finestra ogni mattina, mi sveglia e io mi alzo, come se tutto fosse normale, come se lui fosse ancora qua.
Ogni mattina mi alzo e guardo il mio sorriso riflettersi sullo specchio con incastrata una vecchia foto in cui io e un ragazzo a me identico ridiamo, senza tormenti o preoccupazioni.
Fred.

Caio a tutti! Spero che la One shot vi sia piaciuta! Se vi va lasciatemi una recensione, sia positiva che negativa, in ogni caso mi fa piacere un parere! ;)

  
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