-Sinceramente
amico, questa è un’idea folle - - Beh direi che
ormai folle è il mio secondo
nome Jason! – gli rispose Percy mentre prendeva dal tavolo
tutto l’occorrente,
- Percy in nome degli dei ragiona – continuò Jason
cercando ancora una volta di
fargli cambiare idea, - Questa non è la baia di Long Island,
il mare nelle
antiche terre è pericoloso anche se sei figlio di Poseidone
-. Percy scoppiò a
ridere come un bambino mentre riponeva nello zaino tutto quello che
pensava
potesse essergli utile, -Grazie dell’aggiornamento fratello,
in effetti non
avevo fatto caso a tutti i mostri che hanno cercato di ucciderci
nell’ultimo
periodo. Proprio l'altro giorno un gigante ed una dea barra sorellastra
incavolata
giusto? -.
Percy
chiuse la sacca impermeabile che Leo gli aveva fabbricato in meno di
dieci
minuti, quanto Percy aveva confessato all’amico a cosa gli
servisse, Leo aveva
trovato l’idea grandiosa; - Cavolo amico tu sei matto la
legare… ma è un’idea
fantastica, ti aiuto volentieri – e si era messo a lavoro un
secondo dopo, era
bello avere almeno una persona che capisse i colpi di follia dopo
tutto. – Ok
tutto pronto per andare – salirono sul ponte, Percy
adagiò la sacca sulla prua
della nave e chiuse gli occhi per ascoltare le onde sotto di loro, -
Perfetto,
nessuna minaccia in vista – disse a Jason con un tono
soddisfatto, - Vado giù a
chiamare Annabeth – diede una pacca sulla spalla del figlio
di Giove e si avviò
verso le cabine, - Percy… - Jason gli andò
dietro, questa volta alzando
leggermente il tono della voce, - Non mi allontanerò molto
amico tranquillo –
lo interruppe Percy cercando di chiudere definitivamente il discorso,
ma Jason
evocò un soffio di vento e saltò di fronte a lui
bloccandolo all’entrata della
stiva, aveva uno sguardo davvero preoccupato, Percy capiva la sua
insistenza,
in fondo avevano sfiorato insieme la morte in mare appena due giorni
prima, ma
non si sarebbe fatto fermare. – Ascolta so quanto tu voglia
fare questa cosa… -
Jason aveva un tono praticamente fraterno, e in altre circostanze Percy
gli
avrebbe dato retta all’istante, ma in
quell’occasione proprio non poteva, - E’
davvero troppo pericoloso farlo ora che siamo quasi alle porte di Atene
e
mancano appena… - - Jason! – lo fermò
Percy mettendogli una mano sulla spalla,
- Mi rendo conto di quanto possa essere pericoloso, credimi
ma… - Percy fece un
respiro profondo e cercò le parole giuste, - Ho bisogno di
farlo… ho bisogno di
queste ore insieme a lei… ho bisogno di passare un momento
felice con lei… un
momento soltanto in cui non saremo gli eroi che stanno per affrontare
una
guerra potenzialmente mortale… un momento in cui saremo
semplicemente Annabeth
ed io – Jason voleva ribattere, ma non disse nulla e Percy lo
apprezzo. –
Sbarcheremo a Mykonos domani, poi dritti ad Atene, Leo vuole fermarsi
per un
po’ e preparare la Argo II al meglio visto che quella
tempesta ha fatto
parecchi danni, ed io voglio passare questo momento con Annabeth. Non
ho avuto
abbastanza momenti felici con lei nell’ultimo anno, certo
probabilmente non mi
basteranno mai i momenti con lei ma… voglio regalarle almeno
oggi, non sappiamo
cosa cavolo vi troveremo ad affrontare domani Jason, quindi ti
prego… per
favore… cerca di capirmi -. Jason sorrise debolmente e si
fece da parte per
farlo scendere nella cabina di Annabeth, Percy fece qualche passa e si
voltò a
guardarlo, - Vuoi un consiglio Grace? -, Jason lo fissò con
aria divertita, -
Certo Jackson -, - Prendi Piper, spicca il volo, portala su una nuvola
o dove
ti pare e prenditi un momento anche tu per stringerla – Percy
fece l’occhiolino
e s’incamminò di nuovo lasciando Jason imbambolato
e rosso come un peperone.
Mentre
si avvicinava alla cabina di Annabeth, Percy ripensò a tutto
quello che era
successo da quando avevano sconfitto Crono; finalmente avrebbero potuto
essere
felici, ma qualcuno aveva avuto altri piano per loro due, erano rimasti
separati per mesi, si erano ritrovai e finiti nel Tartaro, avevano
vinto la
morte ed ora stavano viaggiando di nuovo verso di lei con un bersaglio
gigante
disegnato in testa. Aveva fiducia nei suoi amici, aveva fiducia nella
loro
forza, ma questo non rendeva l’imminente battaglia
più semplice, e se quello
era destinato ad essere il loro ultimo giorno, Percy era intenzionato a
passarlo insieme ad Annabeth.
La
porta della cabina era aperta, e la voce di Annabeth insieme a quella
di Piper
e Hazel riecheggiava in corridoio; Percy sbirciò in cabina e
le vide insieme
sedute sul pavimento a chiacchierare come tre normali ragazze, Percy
non disse
nulla e sorrise ascoltando i loro progetti per quando sarebbero tornate
a casa.
Hazel diceva che sarebbe volentieri tornata a New Orleans per far
conoscere a
Frank le sue origini, Annabeth parlava di quello che avrebbe voluto
mostrare
alle amiche quando sarebbero andate a New York, e Piper immaginava le
lezioni
di surf a Santa Monica facendo inorridire Hazel che odiava
l’oceano e che
pianificava di raggiungerle tra le onde in groppa ad Arion. Annabeth
sorrideva
felice, ed il pensiero che avrebbe potuto realizzare quei progetti
diede a
Percy una scarica di coraggio in più, l’avrebbe
riportata a casa sana e salva a
qualunque costo.
-Buongiorno
Testa D’alghe – disse Annabeth quando si accorse di
lui, - Che fai fermo lì? -
- Sembrava un discorso importante, non volevo interrompervi –
rispose
scherzando, - Tranquillo Percy entra pure, stavamo giusto per salire a
mangiare
qualcosa – disse Piper mentre si rimettevano in piedi, - Come
mai siamo fermi?
– chiese Hazel – Non che mi dispiaccia avere un
po’ di sollievo allo stomaco,
ma è strano fermarsi ora -, - Siamo quasi a Mykonos e Leo
vuole essere sicuro
che la nave sia pronta a dovere per quando raggiungeremo …
beh lo sapete -. Le
ragazze si non risposera, si guardarono tra loro e sorrisero
debolmente, quasi
come a volersi dire un “Vi voglio Bene” ma senza
dirlo ad alta voce; - Ok
l’assenza di mal di mare mi ha messo davvero appetito,
facciamo colazione? –
disse Hazel facendole sorridere davvero, e uscirono dalla cabina per
raggiungere la sala da pranzo, Annabeth chiuse la porta e si
avviò ma Percy la
prese per mano, - Ti andrebbe di fare colazione fuori? – le
chiese sorridendo,
- Colazione fuori? – rispose Annabeth divertita –
Hai prenotato un tavolo per
due? -, Percy le baciò la fronte e la vide arrossire,
adorava quando succedeva,
- Qualcosa del genere- le disse e Annabeth lo guardò
stupita. – Divertitevi
allora – Leo sbucò nel corridoio con un sorriso
ebete stampato in faccia, - Ti
mando un messaggio quando saremo pronti a ripartire - - Grazie amico...
Pronta?
– disse ad Annabeth – Per cosa esattamente? -, -
Tranquilla lo scoprirai presto
– Jason anticipò la risposta e poi si
avviò insieme a Leo per raggiungere gli
altri.
Percy
adorava quando a sua ragazza super intelligente
non capiva cosa gli passasse per la testa, invertire i
ruoli di tanto in
tanto era piacevole, - Percy mi spieghi cosa hai in mente per favore?
– disse
infine Annabeth notando il suo sguardo divertito, - Vieni con me e
scoprilo –
rispose lui e le fece strada verso il ponte. La giornata era davvero
perfetta,
il sole splendeva nel cielo limpido e l’oceano era
tranquillo, fortuna che
Jason si fosse rilassato, una tempesta avrebbe di certo rovinato i
piani; Percy
guidò Annabeth verso la poppa della Argo, raccolse la sacca
e con un salto
saltò si mise in piedi sul balcone invitando Annabeth a
raggiungerlo. – Percy
ma che ti salta in mente? – Annabeth era ormai totalmente
confusa, - Ti ho
detto che volevo fare colazione fuori no? – rispose lui con
il solito
sorrisetto che faceva innervosire Annabeth, - Va bene ma pensavo ti
riferissi
al ponte, non al mare aperto - - Sono pur sempre figlio di Poseidone,
dai ci
divertiremo – le disse tendendole nuovamente la mano, - Percy
non penso che… -
- Esatto!- la interruppe lui – Non pensare, solo fidati del
tuo ragazzo fuori
di testa -. Annabeth scrutò il mare e infine prese la sua
mano che la tirò in
cima al balcone, - Sei davvero pazza lo sai? – disse Annabeth
ancora incredula
per quello che stavano per fare, - Me lo dicono spesso –
rispose Percy
divertito, - Trattieni il fiato – disse, e insieme saltarono
nelle acque
fresche del Mediterraneo.
L’acqua
salata metteva sempre Percy di ottimo umore, e avere Annabeth che
nuotava al
suo fianco lo faceva sentire al meglio, la tirò a se e
mentre la stringeva creò
una bolla enorme intorno a loro così da permetterle di
respirare, - Puoi
prendere fiato ora su vuoi – la prese in giro quando la sua
faccia stava
assumendo una lieve sfumatura blu, Annabeth finalmente si
rilassò e gli diede
un pugno sulla spalla, - Confermo Testa D’alghe, sei pazzo -.
Percy rise di
gusto e si avvicinò a lei, - Pensavo avresti
apprezzato… era da un po’ che non
facevamo un giro in una bolla –, Annabeth sorrise e
arrossì di nuovo ripensando
a quando avevano fatto la stessa cosa al campo, - Chi dice che non
apprezzo? –
gli disse guardandolo negli occhi, e questa volta Percy non
riuscì a resistere
all’impulso di baciarla. D’un tratto fu come
tornare indietro nel tempo,
stringere Annabeth tenendole la mano, mentre lei gli accarezzava i
capelli
spettinati, quanto avrebbe voluto riaprire gli occhi e scoprire di
essere
tornato nel laghetto del Campo Mezzosangue, ma per ora quello era solo
un
sogno, sogno che aveva tutta l’intenzione di rendere reale
quando sarebbe
ritornato a casa con Annabeth e gli altri. Si separarono lentamente,
rimanendo
abbracciati con le fronti che si toccavano per qualche minuto ancora,
Percy
guardò Annabeth e si perse ancora nei suoi occhi mentre le
scostava i capelli
dal visto, - Hai fame? – le chiese infine, Annabeth gli
sorrise ancora un po’
imbarazzata – Si, da morire - - Bene allora, andiamo!
– Percy evocò le correnti
e la bolla iniziò a muoversi; Annabeth si stringeva forte
alla sua vita per
paura di volare fuori mentre si godeva la fauna marina.
Pesci
grandi e piccoli, di vari colori gli nuotavano a fianco e di tanto in
tanto
facevano qualche commento che faceva divertire Percy. Si allontanarono
di una
trentina di metri, la distanza giusta per godersi in pace la mattinata
e
controllare che nessun mostro attaccasse la Argo II; Percy fece
scivolare la
bolla sul fondo e alla fine si ritrovarono sotto una cupola naturale
perfetta,
inoltre usò i suoi poter per far evaporare l’acqua
dal fondo e dai vestiti di
Annabeth, così poterono sedersi per fare un ver picnic.
Annabeth lo guardava
esterrefatta mentre dalla sacca tirava fuori due coperte e delle
candele che
incastrò tra la sabbia e che poi accese con i fiammiferi,
forse il fatto di
aver acceso il fuoco sott’acqua l’aveva davvero
scioccata pensò Percy, - Non ti
siedi? – disse alla sua ragazza che rimaneva imbambolata per
quello che aveva
fatto, - Percy… - disse Annabeth mentre prendeva posto al
suo fianco – Quando hai
ideato tutto questo esattamente? -, - Ieri notte più o meno
– rispose lui
contentò di essere riuscito ad impressionarla, - Quando Leo
è venuto a darmi il
cambio di guardia insieme a Jason, mi ha detto che voleva fermare la
nave per
qualche ora, così l’avrebbe preparata al meglio
per l’incontro con Apollo e
Artemide, sai non si può mai stare tranquilli quando si deve
incontrare un Dio
-, Annabeth rise di gusto, - Si, l’ho sentito dire
– disse facendo ridere anche
Percy, - Comunque mentre andavo a letto ho pensato che eravamo quasi al
momento
finale e poi ho iniziato a pensare a te, e prima che me ne rendessi
conto è
sorto il sole e questa idea assurdo è arrivata come un
fulmine. Non ho perso
tempo a pianificare, ho chiesto a la sacca a Leo e … - Percy
si bloccò quando
incrociò lo sguardo di Annabeth e vide che piangeva, -
Ehi… - sussurrò mentre
le prendeva il visto tra le mani e le asciugava le lacrime, - Spero
siano
lacrime di gioia questa – Annabeth sorrise e lo
baciò ancora, un bacio tenero,
breve e tanto dolce, - E’ perfetto – gli
sussurrò lei, e Percy seppe che quel
momento valeva ogni rischio. - Mangiamo ? – le chiese quando
riemerse dai suoi
pensieri, - Certo, ho una fame da lupi - - Ok allora prendo qualche bel
pesciolino al volo - - Che cosa? -, - Tranquilla scherzo –
Percy scoppiò a
ridere e Annabeth gli diede una gomitata, - Ero sicuro che non ti
andasse il
sushi, così mi sono organizzato diversamente –
prese la sacca e ne estraesse
due piatti e due bicchieri magici che si riempirono non appena li
adagiò sulla
coperta, frittelle e succo d’arancia per Percy, rigorosamente
blu, e toast al
formaggio con bacon e caffè per Annabeth.
La
mattinata trascorse tranquilla, divorarono tre porzione a testa e
parlarono di
tutto quello che gli passava per la testa; ricordarono le passate
imprese, gli
amici che avevano perso e quelli che Percy non vedeva l’ora
di riabbracciare
una volta a casa, parlarono del periodo che avevano trascorso separati
e di
come li avesse uniti ancora di più, pensarono ai loro amici
sulla Argo con i
quali avevano condiviso tanto nell’ultimo periodo e che
nonostante fossero
stati in perenne pericolo di morte, quell’impresa gli aveva
regalato anche
qualcosa di unico. – Verrai con me a casa di Piper
così faremo surf tutti
insieme – gli disse Annabeth ad un certo punto, - Oh si, mi
divertirò a
prendere in giro Jason che prova a cavalcare le onge, ti immagini un
figlio di
Zeus che prova a fare surf? – scoppiarono a ridere e Percy
non voleva altro per
lei, che fosse felice e al sicuro. – Grazie Percy –
Annabeth lo abbracciò e lui
la strinse forte, - Sei riuscito a creare un momento di pace per noi in
tutto
questo… mi hai resa felice davvero – Percy la
strinse più forte mentre un
macigno di preoccupazione iniziava a farsi strada nel suo cuore, - Non
possiamo
rimanere così per sempre? – scherzò lui
chiudendo gli occhi; a quelle parole
Annabeth lasciò andare le lacrime che conservava
probabilmente sin dall0inizio
del loro viaggio, - Non desidererei niente di meglio – gli
disse mentre si
separavano, - Restare con te, e finalmente avere un po’ di
pace -.
Annabeth
gli accarezzò la guancia e Percy cercò di
trattenere le lacrime, - E’ da quando
siamo tornati dal Tartaro che reprimo l’impulso di far
costruire un jet pack a
Leo, mettertelo in spalla e rispedirti a New York dove saresti al
sicuro –
Annabeth gli sorrise – Sicuro che ci arriverei intera?, con
Leo non si piò mai
dire – provò lei a scherzare ma Percy non rise, -
Sono serio Annabeth – disse
prendendole la mano e incrociando le dita alle sue. – Lo so
… ma credimi se ti
dico che il posto in cui mi sento più al sicuro è
quello in cui ci sei tu con
me – Percy fece un lieve sorriso divertito, - Vuoi farmi
credere che anche nel
labirinto e addirittura nel Tartaro ti sentivi al sicuro? -, - Beh
ovviamente avevo
paura, ma era certa che alla fine ce l’avremmo fatta,
così come sono sicura che
riusciremo a farcela anche ad Atene – questa volta fu lei e
prendergli il visto
tra le mani – Finchè saremo insieme niente mi
spaventa davvero… ce la faremo
Percy ne sono sicura -. Forse Piper le aveva insegnato il trucco della
lingua
ammaliatrice perché in quel momento credeva davvero alle sue
parole, - Ti giuro
sullo Stige, che ti riporterò a casa -, Annabeth gli
baciò la fonte – Non devi
promettermi una cosa di cui sono già sicura -. Percy si
perse ancora una volta
nei suoi occhi, erano stati la prima cosa che aveva visto al suo
risveglio al
Campo Mezzosangue quando aveva 12 anni, e dopo tutto quel tempo ancora
pensava
che fossero la cosa più bella del mondo. –
Annabeth … - Percy voleva
pronunciare quelle tre parole da tanto tempo ma non gli si era
presentato il
momento giusto, - Si? – rispose lei, - Io… ecco
io… io ti – un rumore metallico
lo distrasse facendolo girare di scatto temendo un nemico in
avvicinamento, ma
ad andargli in contro era un pesce meccanico che incredibilmente
parò con una
voce familiare – COMUNICAZIONE DI SERVIZIO… I
PICCIONCINI SONO PREGATI DI
TORNARE A BORDO… QUESTO PESCE SI AUTODISTRUGGERA’
TRA 5 SECONDI – e allo
scadere del tempo il pesciolino esplose in mille pezzi. –
Colazione finita –
disse Annabeth con un’evidente nota di tristezza nella voce;
Percy le accarezzò
la guancia e per qualche istante ancora rimasero in silenzio.
Prepararono
la sacca e Percy sollevò la bolla ancora una volta, -
Reggiti! – disse
prendendo Annabeth alla vita e un minuto dopo erano sotto la Argo II dove un piccolo giser
esplose facendoli
volare in superfice e atterrare sul ponte perfettamente asciutti.
– Tutto bene
ragazzi? – chiese Leo dal posto di comando, - Certo! Abbiamo
scovato il miglior
tavolo del mediterraneo – rispose Annabeth che ancora
stringeva Percy, - Carino
il pesce amico, ma perché lo hai fatto saltare? –
Leo fece uno dei suoi
sorrisetti – E’ da quando ho visto il primo Mission
Impossible che sogno di fare
una cosa del genere – Percy non trattenne le risate, Leo
Valdez era il ragazzo
più incredibile del mondo.
-Siamo
pronti? – disse Frank sbucando dalla stiva tenendo Hazel per
la mano, - Tutto
ok Zhang – rispose prontamente Leo, - Partiamo appena Jason
torna giù con Piper
– concluse, - Che vuoi dire con “torna
giù” – chiese Annabeth, ma non ci fu
bisogno di rispondere; Jason atterrò un istante dopo sul
ponte tenendo stretta
Piper tra le braccia, - Ma cosa? – provò a
chiedere Annabeth, - Abbiamo fatto
un voletto qui intorno – rispose Jason facendo
l’occhiolino a Percy che
ricambiò con un cenno di assenso. – Bene ragazzi,
allora andiamo – annunciò
Leo, - Festus rotta Mykonos, i Divini Gemelli ci aspettano -. Percy
strinse
Annabeth, Jason abbracciò Piper e Frank prese Hazel tra le
sue braccia, mentre
si avviavano verso l’atto finale della loro impresa Percy li
guardò ad uno ad
uno e ripensò alle parole di Annabeth “Insieme
possiamo farcela”, a quel puntò
capì che Annabeth non era la sola a voler
tenere al sicuro, in un modo o nell’altro avrebbe fatto in
modo che tornassero
a casa tutti insieme. – Andiamo a prendere Gea a calci nel
posteriore – disse,
e tutti insieme risero guardando l’orizzonte.