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Autore: koopafreak    17/10/2015    4 recensioni
Breve long-fic incentrata sulla commedia contorta tra il sovrano delle ombre e l'impacciato acchiappafantasmi del reame.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Luigi, Re Boo
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Personaggi: Daisy, Re Boo, Luigi (menzionato), Waluigi (menzionato).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.



Détaché



Se quel boo malefico era convinto che lei fosse una sprovveduta beatamente in bilico dal cadere giù dalle nuvole, allora aveva fatto male i conti. Quando Daisy aveva trovato le lettere a casa di Luigi, frettolosamente nascoste in mezzo alle riviste di parapsicologia, aveva stentato a credere a ciò che vi aveva letto, soprattutto all'identità dell'autore dietro la firma arzigogolata a chiudere in bellezza ogni resoconto smanceroso sui loro intimi e affascinanti simposi e l'invito al seguente. Tuttavia non aveva preteso chiarimenti dal giovane; aveva invece sistemato ogni foglio esattamente come era stato lasciato e ripiegato, seppur con fatica, essendo ella una persona diretta e poco incline alle sottigliezze, a recitare la parte della silenziosa spettatrice per indagare su cosa stesse davvero bollendo in pentola tra i due. Con l'amaro del fiele in gola, si angustiava ad accettare che Luigi, il suo dolce e corretto Luigi, fosse arrivato a nascondere dei segreti persino a lei. E che stesse combinando chissà cosa con un individuo del genere, per giunta!

Dunque era rimasta in disparte, vigile nel carpire l'ombra di un segnale ogniqualvolta che l'uno si trovava in prossimità dell'altro, ma in pubblico stavano ben accorti a non lasciar trapelare nulla. Eppure, sotto una lente più attenta, si poteva intuire che la realtà ormai non fosse come era sempre stata: l'idraulico sembrava dimentico dell'antica inquietudine derivata dalla presenza del fantasma e aveva cessato di mostrare spavento, esprimendo solo una parvenza di bonaria sorpresa, quando questi al suo solito gli giocava una delle sue marachelle, materializzandoglisi davanti a fargli qualche boccaccia con la lunga lingua blu per poi svanire tutto ridacchiante neanche fosse stata la burla del secolo. Al contrario, le buffonate dello spettro parevano quasi divertirlo adesso.

La principessa non aveva mancato di spiarli naturalmente, percependo qualcosa dentro di lei sprofondare nel momento in cui Luigi, per la prima volta da quando si conoscevano, le aveva mentito: no, non l'avrebbe accompagnata al castello stasera, aveva un brutto caso di occultini molesti di cui occuparsi, ma domani si sarebbe fatto perdonare. Nessuno aveva messo in dubbio il sorriso imbarazzato dietro il cortese rifiuto, confidando nella sua onestà e negli impegni che la nuova attività implicava, mentre lei aveva intravisto perfettamente la menzogna di quelle parole. Non seppe stabilire cosa la ferì di più, se il fatto stesso della fandonia o che egli preferisse trascorrere il suo tempo con un altro anziché con lei.

Così lo aveva seguito e ciò che vide le chiarì definitivamente cosa stava accadendo alle sue spalle: le fattezze assunte dallo spettro per conferirsi un'immagine più umana, la furberia con cui questi stuzzicava gli interessi di Luigi e lo induceva al dialogo oltrepassando ogni sua insicurezza, i ghigni e le occhiate suadenti su quell'infida faccia da Pierrot che l'avevano quasi persuasa ad uscire allo scoperto ed elargirgli la sberla che gli si addiceva per una tale esibizione di sfrontatezza.

Sfrontatezza che il giovane nella propria ingenuità non pareva cogliere o che, forse, non lo disturbava, mentre la fanciulla ribolliva di gelosia sentendosi surclassata nelle attenzioni del suo Luigi incapace di racimolare dentro di sé una fibra di risentimento per coloro che lo trattavano male, persino per quell'energumeno di Waluigi, e che credeva di vedere del buono in tutto e in ognuno, pur quando non ve n'era affatto. Era ovvio che il boo si stesse soltanto approfittando dell'animo altruista del ragazzo e stesse cercando di traviarlo, che apparentemente vi fosse dietro anche qualcos'altro oltre a loschi scopi, ma non doveva permettersi di pensare che Daisy se ne sarebbe rimasta nell'ombra delle quinte.

Al gran premio successivo, l'occasione del fatidico confronto in privato si presentò nel momento in cui il lugubre sovrano si accingeva a prepararsi per la competizione. Re Boo aveva originariamente scelto di sistemare il proprio box a debita distanza dagli altri, come se l'alito dei comuni mortali rischiasse di appannargli la carrozzeria, e molto spesso si tratteneva per ultimo a degnarsi di ricoprire la postazione assegnata lungo le linee di partenza, costringendo il resto dei concorrenti a reggere il suo malvisto atteggiamento da diva per il solo gusto di rendersi ancor più irritante. Anche quel giorno lo spettro aveva deciso di farsi desiderare ed era stata la principessa di Sarasaland a raggiungerlo, intanto che la considerazione altrui era rivolta agli orologi o ai Numi del cielo nell'impazienza dell'attesa.

Daisy non si stupì di trovarsi al cospetto di tanti piccoli boo laboriosi, intenti a lucidare meticolosamente il grosso fuoristrada e ad affilare le corna fissate sul paraurti anteriore; si poteva azzardare già a primo acchito l'entità dei danni che quel bestione meccanico era in grado di infliggere, specie se pilotato da un pericolo ambulante alla stregua del defunto re. Prevedibilmente il banco di fantasmini si divise in due reazioni opposte alla vista dell'inattesa ospite: un gruppo si paralizzò all'istante e si schermò il faccino con le zampette, impaurito dal peso di uno sguardo fisso, mentre il secondo sfoderò i denti in una smorfia sinistra, corrispondendo l'espressione risoluta della fanciulla con palese ferocia nelle pupille luccicanti ed ispirando assai meno tenerezza rispetto ai timidi colleghi.

Re Boo le dava le spalle, riponendo con calma la sua corona più maestosa sul cuscinetto di velluto purpureo offertogli da una recluta per far cambio col modello sportivo. Dall'ombra proiettata sulla parete aveva certamente riconosciuto chi lei fosse, ma non esternò alcun cenno di benvenuto. Non che la principessa avesse sperato altrimenti, e la stessa iniziò a covare il serio sospetto che la sua visita fosse una tappa già prevista dallo spirito e nutrì invece la certezza che questi la giudicasse nulla di più di una zanzarina fastidiosa.

Indifferente ad alcun tipo di convenevole, la fanciulla andò dritta al succo della questione. « A Luigi non piacciono gli uomini. »

Alla fine Re Boo si voltò, impassibile, vagamente annoiato magari da quell'intervento. « Io non sono un uomo. »

« E cosa saresti? »

« Fa-boo-lous. » Un sorrisone beffardo le si distese dinnanzi.

Daisy avvertì l'irrefrenabile impulso di strangolarlo. Peccato che il fantasma fosse sprovvisto di un collo da afferrare.

« Ad ogni modo, mademoiselle, per quant'io reputi rinfrescante la vostra irriverenza, è ad un Re che vi state rivolgendo: gerarchicamente un gradino al di sopra del vostro, se la memoria non vi assiste. Dovreste riferirvi alla mia persona col riguardo che mi si conviene. »

« Voglio che resti alla larga da lui. »

« Oh oh oh, non siamo troppo mature per calarci nei panni delle fidanzatine possessive? »

« Lo dico per il suo bene. Stare a contatto con te non gli porterà nulla di buono. »

« Potrei affermare la stessa cosa di voi. »

« Come, prego? » La principessa irrigidì le spalle, punta sul vivo.

« Non potrete mai renderlo felice. Cosa credete? » Il ghigno insolente si aprì ulteriormente, fino a sfoggiare per intero le file di zanne aguzze. « Sinché il vostro amato padre avrà respiro, non accetterà che la sua unica, preziosissima figliola si degradi ad accasarsi con un signor Nessuno qualunque che avete pescato fra la marmaglia popolare – zero preparazione al ruolo che gli affiderete, ergo zero credibilità agli occhi degli altri reami – inadeguato a garantire la stima di regina che il matrimonio dovrebbe comportarvi. Luigi trascorrerà la vita accanto a voi subendo in silenzio la freddezza della famiglia acquisita e il giudizio dell'opinione pubblica che ogni giorno lo faranno sentire piccolo e meschino, fino a rimpiangere la scelta della vostra unione. E nell'estremo caso in cui arriviate all'abdicazione per compiere la rosea utopia di cui vi illudete, il pensiero di aver lacerato la serenità di una famiglia e di un regno per sua causa lo porterà a soffrire e voi, mia cara, lo costringerete a convivere col peso dei rimorsi per il resto della sua esistenza. »

Daisy rimase impietrita mentre una morsa gelida le attanagliava il petto sino a mozzarle il fiato.

Il fantasma proseguì inesorabile, ridendo dentro di sé del dolore che lesse in quegli occhi da cerbiatta. « Or ditemi, Vostra Lungimiranza, chi di noi due farebbe meglio a stargli alla larga? »


Nota d'autrice:

Pierrot (alias Pedrolino nella Commedia dell'Arte cinquecentesca): maschera dal volto pallido, bianco, la bocca rossa e piccola e la caratteristica espressione triste; simbolo dell'innamorato malinconico e dolce. Dal carattere estremamente pigro, si distingue come il più intelligente dei servi, svelto nel parlare, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, anzi li esegue al contrario, non per stupidità ma perché li ritiene sbagliati.
È furbo ma sentimentale; l'unico personaggio che a un piatto di minestra predilige una romantica serenata sotto le finestre della sua bella. Può darsi che anche per questa ragione sia pallido e languido e spesso una lacrima gli scende sul viso... Soffre forse di mal d'amore?

  
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