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Autore: darken_raichu    17/10/2015    1 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Electronvolt, base dell’S.T., 09/07/4783, circa le 15
Surskit ed M’Phar attesero pazientemente, mentre pokémon andavano e venivano dall’ingresso. Dopo un po’ di silenzio, M’Phar offrì a Surskit un po’ d’Acqua Fresca e i due presero a parlare. M’Phar si dimostrò estemamente interessato, al punto che a Surskit cominciò davvero a stare simpatico.
Stavano parlando dell’esercito, e della recente partenza di uno squadrone dei vari paesi verso Volt Port, quando un gruppo di Pokémon entrò. Erano tutti Pokémon di Elettria, e molti erano Emolga. L’ultima ad entrare portava una grossa sacca sulle spalle ed un paio di occhiali dalle lenti scure. Surskit si chiese dove li avesse presi, visto che quei cosi erano venduti in pochissimi posti al mondo fuori da Metallia. In ogni caso, era inequivocabilmente lei il Capitano Molg. Appena entrata, cominciò a dare ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti, che si mossero veloci, abituati ai rapidi comandi del Capitano. Surskit non potè fare a meno di fare il confronto con Emolga, così diverso da lei, con quel suo carattere calmo. Si ritrovò a ridacchiare, e dovette fare del suo meglio per trattenersi.
Nel frattempo Molg si diresse dalla Flaaffy con cui aveva parlato prima Surskit, la quale prese la sua sacca e le fece firmare un foglio, per poi indicarle Surskit ed M’Phar. Molg si diresse verso di loro. Quando arrivò vicina a Surskit, si tolse gli occhiali, rivelando una cicatrice circolare intorno all’occhio. Surskit si chiese come diavolo se la fosse fatta, visto che non era una forma normale.
«Siete voi che avete chiesto di me?» domandò «Cosa posso fare per voi.»
«Prima tu Surskit.» Gli disse M’Phar, dandogli un colpetto sulla spalla.
Surskit si schiarì la voce «Ehm, mi ha… mi ha mandato Emolga.» Spiegò, impacciato.
Il volto di Molg, che fino a quel momento era rimasto teso, si rilassò di colpo. A Surskit non sfuggì che la Pokémon ora lo fissava con ansia. «Mi ha detto di portarti i tuoi saluti e di, beh, di dirti che lui sta bene.»
Per un momento Molg non disse nulla, poi tirò un pugno sulla panca «Tutto qui?! Sparisce senza dirmi nulla per una missione e quando può mandarmi un messaggio si limita ad un “ciao come stai, io sto bene” ?! Ah, ma quando torna gliela faccio pagare!» Disse, infuriata. A Surskit però non sfuggì che anche se aveva quel tono di voce il suo viso sembrava soltanto felice. Gli parve persino di scorgere una lacrima negli occhi della Pokémon.
«Beh, ti ringrazio. Ti direi di dirgli qualcosa, ma non potresti certo riferirgli la mia risposta.» Rispose Molg, stringendogli la zampa. Poi si girò verso M’Phar «E tu invece?»
M’Phar avvicino la bocca al suo orecchio e le disse qualcosa. Surskit non capì cosa, ma Molg strabuzzò gli occhi. Poi scosse la testa, e Surskit la sentì rispondere «Mai.»
Il pokémon uscì, chiedendosi cosa si stessero dicendo quei due Pokémon.
 
Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 15
Zangoose arretrò, schivando un Fuocobomba nero pece che colpì proprio davanti a lui. Ansimando, si spostò di lato, solo per essere di nuovo costretto ad arretrare davanti a un Lanciafiamme nero pece.
“Non va, non va…” Si disse “Andando avanti così perderò, ormai non posso continuare a schivare per molto. A questo punto ho due scelte. Ed entrambe non sono piacevoli.” Si guardò il braccio destro “L’ultima volta l’ho quasi perso. E se sta volta smettesse di funzionare per davvero?” Scosse la testa per scacciare il pensiero “Dieci secondi. Me ne servono solo dieci per riuscire a colpire.”
Si lanciò all’attacco. Schivò un Lanciafiamme, poi puntò dritto verso il petto di Houndoom.
«Cos’è, hai deciso di perdere?» chiese la Pokémon. Ma quando vide il braccio destro di Zangoose, impallidì. Era diventato grosso, almeno il doppio di prima, e la pelliccia era nera. Per evitare si slanciò all’indietro, ma fu troppo lenta ed il pugno di Zangoose la colpì, lanciandola all’indietro.
Houndoom lanciò un Fuocobomba, ma Zangoose rispose sollevando il braccio destro, ora diventato più simile a quello normale, ma con una colorazione bluastra. Poi lo abbassò, e un’ondata d’acqua azzurra intercettò il Fuoco Nero, bloccandolo.
Zangoose fu su di lei, colpendo nuovamente con l’acqua. Stavolta però Houndoom rispose con il Fuoco, e i due attacchi si annullarono in un’esplosione di vapore.
Per qualche momento i due contendenti non si videro, poi la nebbia si diradò. Quando Houndoom vide di nuovo Zangoose, quello era proprio di fronte a lei, il braccio nuovamente enorme e coperto di pelliccia nera. Calò un nuovo pugno, nuovamente al petto, ma la Houndoom se l’aspettava. Un lampo di luce, e un attimo dopo Zangoose stava colpendo la piastra ossea sul petto di una MegaHoundoom.
A quel punto, il Pokémon arretrò scartando di lato, mentre una Marchiatura volava verso di lui. Il braccio tornò normale, ma Houndoom non gli tolse gli occhi di dosso.
«Che cos’era quello?» Chiese «Tu chi diavolo sei?»
Zangoose sorrise, pur soffrendo palesemente. Si era portato il braccio al petto, e la Houndoom si rese subito conto che era più rosso di prima. Il colore del sangue.
«Cos’è, sei spaventata? Eppure questo braccio, questo potere, me l’avete regalato voi. O non sai della Prima Generazione del Progetto S.» Chiese il Pokémon a denti stretti, mentre schivava un Lanciafiamme, il braccio che pendeva inerte.
«Che diavolo centra la Prima Generazione del Progetto con…» poi a Houndoom tornò in mente in modo vivido il giorno in cui, alla riunione tra capitani, avevano annunciato la riuscita della Prima Generazione, presentando alcuni Pokémon. E tra quelli c’era uno Zangoose. “Possibile che fosse lui?” «Non è possibile,» rispose «Sono tutti morti. I membri della Prima Generazione sono morti, nessuno escluso. Chi sopravvisse alle fasi iniziali…»
«Morì in missione. Ma sai, morire in missione non è poi tanto diverso dallo sparire, non credi? Basta lasciarsi dietro una quantità sufficiente di pelo e sangue per convincere tutti che ti hanno ammazzato. Per quanto mi abbia fatto parecchio male, lo ammetto.» La interruppe Zangoose.
Houndoom riflettè, mentre lanciava un Fuocobomba che l’avversario schivò. Effettivamente, la Prima Generazione era stato un fallimento sotto tutti i punti di vista. Metà dei candidati erano morti subito. Gli altri erano morti dopo. I geni dentro di loro causavano alle parti del corpo interessate uno sforzo eccessivo, e finivano per distruggerlo dall’interno.
«Quindi ti avrebbero modificato il braccio? Quello che dici a senso, ma deve farti parecchio male.»
«Oh sì, ma non quanto ne farà a te.» Rispose Zangoose, lanciandosi in avanti.
“Credi che mi farò colpire ora che so cosa nascondi?” Pensò Houndoom, scagliando un Lanciafiamme. Ma Zangoose non lo schivò. Il braccio destro si ricoprì di rocce, parando il colpo. Poi colpì nelle fauci spalancate di Houndoom, senza che quella potesse fare nulla.
«Prova a bruciare questo.» Le disse Zangoose colpendo con gli artigli, coperti di roccia, con un Pietrataglio.
Houndoom arretrò. Il colpo l’aveva centrata nella bocca, rompendole diversi denti e facendo parecchi danni alla sua testa. Fissò Zangoose per qualche secondo, poi sentì un sapore acre in bocca.
“Ma che…” Si chiese, poi percepì il sapore delle sue fiamme, solo molto più concentrato.
«Sai, il Fuoco Nero ha quegli effetti perché delle ghiandole sopra la bocca di voi Houndoom emettono un veleno particolare. Mi chiedo cosa succeda se quelle ghiandole si rompono.»
Houndoom però lo sapeva bene. Se avesse lanciato le fiamme ora, sarebbe stata avvolta lei stessa dalle fiamme. E con le ferite, avrebbe finito per danneggiarsi da sola.
A quel punto, la lotta divenne feroce, artigli contro artigli. Zangoose aveva il braccio destro definitivamente abbandonato sul fianco, e usava il sinistro alternando Tritartigli e Ferrartigli. Houndoom, dal canto suo, poteva usare solo Ombrartigli, finché la ferita non si fosse chiusa.
Alla fine, dopo un tempo che sembrò infinito, Zangoose trovò un’apertura, scartando a destra ed evitando un Ombrartigli per colpire il fianco della Pokémon. Quella emise un gemito, e crollò a terra.
Un attimo dopo, Zangoose fu un ginocchio, gridando di dolore. Il braccio destro sembrava in fiamme. Una volta gli avevano piantato un coltello nella zampa, ma quello era nulla in confronto. Sembrava che continuassero a colpirlo, mosse, lame affilate, spine, chiodi, fiamme, ghiaccio, qualsiasi cosa potesse fare male lo stava colpendo. Le lacrime agli occhi, Zangoose fece del suo meglio, ma riuscì solo a continuare ad urlare, un pianto di dolore che non sembrava fermarsi.
Dopo un tempo che parve interminabile, il dolore scemò ad un sordo ronzio. Lentamente, ansimando, Zangoose riuscì a calmarsi. Respirando profondamente, riprese il controllo di sé. Guardò il braccio. C’erano i segni di sangue sulla pelliccia bianca, ma ora sembrava si fosse fermato.
“Mai più” si disse il Pokémon “e meno male che mi sono allenato per queste due settimane. Ho avuto miglioramenti limitati ma almeno non ho dovuto usarlo da subito, o il dolore mi avrebbe ucciso.”
Più o meno Zangoose aveva imparato come funzionava il suo braccio. In pratica, i geni di altri Pokémon presenti in esso gli permettevano di assumere forzatamente l’aspetto dell’arto della specie da cui erano presi. Era un processo simile all’evoluzione, ma essendo forzato causava molti danni. I muscoli non potevano sopportare quel cambio repentino di dimensioni, e finivano per rompersi, solo per rimarginarsi grazie agli stessi geni.
Zangoose provò a muovere il braccio, e quello rispose, pur con una nuova fitta di dolore che quasi lo fece urlare di nuovo. “A quanto pare non me ne sono ancora liberato.” Commentò “Chissà, forse è meglio così. Magari un giorno sarò contento di averlo.”
E, dopo aver legato Houndoom e i suoi due compagni, giusto per sicurezza, si girò a controllare come stessero andando i suoi compagni.
 
Emolga guardò i due pokémon che erano rimasti in piedi. L’Arcanine non era stato particolarmente ostico, erano bastate alcune Acrobazie ben piazzate per sconfiggerlo. Una di esse l’aveva colpito al volto, una seconda al fianco, altre su tutto il corpo, e alla fine era stato sconfitto. L’aveva aiutato anche il Rotom, che provando a colpirlo con un Tuono aveva invece centrato in pieno il compagno, quando Emolga aveva scartato di lato all’ultimo.
Emolga sbuffò. Il Rotom era fastidioso, ma non sembrava un avversario particolarmente pericoloso. Ma il Pyroar… Non sapeva cosa aspettarsi da lui. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che fissarlo, senza perderlo di vista un secondo. “Eppure non sembra il tipo da restare fermo ad aspettare.” Lo vide muovere un po’ la testa, ma a parte quello l’avversario continuava a limitarsi a fissarlo.
Si lanciò sul Rotom con un Codacciaio, ma quello rispose con Invertivolt. L’attacco colpì Emolga, rallentandolo, ma non fermandolo. Il colpo calò, ma anziché trovarsi davanti Rotom, calò su Pyroar.
“Dannazione.” Si disse Emolga, mentre quello schivava con calma. Il Rotom, sfruttando l’elettricità residua come calamita, aveva attirato il Pyroar verso di se.
Il Pyroar si lanciò all’attacco, spalancando la bocca per colpire con un Rogodenti. Le fiamme dentro la bocca si scontrarono con un nuovo Codacciaio di Emolga, che per lo meno riuscì a bloccarle. Poi, inaspettatamente, si sollevò verso il cielo, sparendo quasi del tutto alla vista.
Il Rotom lo seguì, lasciando il Pyroar a terra. Arrivato all’altezza di Emolga, si chiese cosa avesse in mente quel bamboccio per salire così in alto. “Non capisco, eppure non è certo un vantaggio trovarsi così in alto.”
Emolga e Rotom si fissarono per qualche secondo, poi il primo colpì con un’Elettropalla, che Rotom schivò agilmente. Per farlo però distolse lo sguardo per un momento, e quando tornò a guardare davanti a sé l’Emolga era sparito di nuovo.
Si guardò intorno. Davanti, dietro, a destra, a sinistra, l’Emolga non c’era da nessuna parte. Si stava chiedendo dove fosse, quando su di lui piombò qualcosa. E prima di accorgersene, Rotom aveva Emolga su di sé, intento a colpire con Acrobazia. Cercò di rispondere, ma l’avversario era troppo veloce.
“Abituato a combattere in cielo.” Capì “Molto più di quanto non lo sia io.” Si disse il Rotom. Scagliò una Vampata, che si disperse intorno a lui, ma l’attacco sfiorò solo l’avversario. Qualche danno, che Emolga ignorò colpendo con un Codacciaio. Rotom arretrò, e con suo stupore Emolga scomparve.
Guardò in basso, dove vide il Pokémon precipitare. Il patagio chiuso, lanciato dritto verso il capitano Pyroar, con un Aeroassalto.
“Da quest’altezza potrebbe davvero sconfiggere il capitano.” Si rese conto Rotom. Modifiche o no, un Aeroassalto portato alla velocità di picchiata avrebbe sconfitto chiunque.
Rotom gli si precipitò dietro, scendendo ben più veloce di lui grazie al fatto che come forma di uno Spettro percepiva meno l’attrito dell’aria. Arrivò a pochi metri da Emolga, che con suo stupore, però, frenò di botto, allargando le braccia e rallentandosi con il proprio patagio aperto. Rotom lo superò, e fermatosi fu colpito da un nuovo Aeroassalto. Poi prese a precipitare verso terra, fino ad urtare contro il terreno. Per sua fortuna non erano così in alto da ucciderlo, ma si fece male comunque, e crollò.
Pyroar fissò Emolga e sorrise. “Sì, questo mi pare proprio interessante.” Si disse, e scagliò un Fuocobomba verso il Pokémon, che lo schivò salendo verso l’alto.
Emolga scosse la testa “Senza l’allenamento con Gliscor ed Hawlucha, non avrei vinto.” Si rese conto. I due Pokémon erano volatori più esperti di lui, e gli avevano insegnato molte cose sul volo. “E ora mettiamo a frutto l’Arte che mi ha insegnato Lucario.”
Salì di nuovo, sempre più in alto, poi si lasciò andare. Precipitando in picchiata, con un Aeroassalto caricato, si preparò all’impatto con Pyroar… che non ci fu. Annoiato, il Pokémon colpì con un Dragartigli, o almeno quello parve ad Emolga, ed i due attacchi si annullarono, spingendo addirittura Emolga ad arretrare un poco.
«Avanti ragazzo» gli rispose Pyroar «Questo l’ho già visto. Ora darò il massimo, e mi aspetto che tu faccia lo stesso.» Rispose, e con stupore di Emolga il suo corpo prese a mutare.
 
Volt Port, 09/07/4783, circa le 15
La sentinella, un Poliwhirl, stava facendo la guardia dalla bassa torre sulla banchina della cittadina portuale, quando scorse una figura avvicinarsi via mare. Lentamente, si delineò la forma del Pokémon, un lungo serpente di mare, di una bellezza unica.
«Il Vice Ammiraglio Milotic.» Si rese conto. Come tutti nella Marina, sapeva della prova che stava avendo luogo nelle acque del Lago Interno. Si diresse quindi verso il porto, chiamando a raccolta gli altri suoi compagni, sia quelli stanziati vicino alla torre di gurdia, il rozzo edificio in legno per controllare i pirati, sia quelli che si trovavano nei dintorni.
La Milotic, arrivata in porto, ricevette il saluto militare di rito, cui rispose con un cenno. Aveva sul corpo i segni della faticosa traversata. Piccoli taglietti, squame cadute e soprattutto un’aria affaticata. Ma intorno al collo portava la Coda di Manaphy, il delicato gioiello d’argento che simboleggiava il titolo di Ammiraglio.
«Uomini, un nuovo saluto alla Vice Ammiraglio Milotic» disse Poliwhirl «Anzi, Ammiraglio Milotic.»
E gli uomini risposero con un secondo saluto, questa volta accompagnato da grida di giubilio. In fondo era naturale, la flotta di cui facevano parte era quella su cui prima aveva comandato l’Ammiraglio Empoleon. Il che voleva dire che Milotic era la loro nuova comandante.
Milotic annuì «Vi ringrazio, davvero, ma ora non c’è tempo. Devo recarmi subito ad Electronvolt. Vi prego solo di darmi un po’ di cibo, prima che io riparta.»
Poliwhirl annuì e diede l’ordine. Fissando Milotic, si rese conto che la Pokémon aveva uno sguardo strano, preoccupato. Si disse che era solo la sua immaginazione, e si limitò a fissarla mentre mangiava e ripartiva.
  
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