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Autore: Spartaco    17/10/2015    2 recensioni
[Seconda classificata al contest di Delirious Rose sul forum di Efp -> ADA - Associazione Divinità Anonime, III° edizione]
Nelle periferie più polverose e dimenticate del Cairo, vive un uomo, avvolto nel mistero, un relitto di un'epoca passata, gestendo un altrettanto misterioso negozio, 'Imbalsamazioni e onorificenze funebri dal 3125 a.C. - I° dinastia'.
Anubi, l'antico dio sciacallo che presiede la mummificazione, è ancora lì, prigioniero di se stesso, che sopravvive e aspetta. Cosa? Forse non lo sa nemmeno lui.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo si svegliò appena percepì il sole superare le persiane e raggiungere inframezzato il suo viso.
Dopo tutti quegli anni ancora gli risultava strano.
La sua pelle brunita e rossastra, come bruciata dal sole, metteva in risalto ciò che non amava o ciò che non era suo. Non era suo il reame bagnato dal sole, al contrario era padrone di quei luoghi bui e oscuri dove poteva conversare coi morti, in silenzio.

Si preparò senza fare il benché minimo rumore, forse un qualche fruscio ogni tanto che non faceva altro che aumentare quell’aura misteriosa che si portava con sé.
Ma queste non erano altre che le dicerie portate dal vento, i pettegolezzi dei pochi clienti che serviva.
Il fatto che l’insegna, più vecchia e cigolante che mai, recitasse ‘Imbalsamazioni e onorificenze funebri dal 3125 a.C. – I° dinastia*’, non stava a significare assolutamente niente.

Coloro che lo conoscevano dicevano che era un uomo di poche parole, ma preciso ai limiti della perfezione nel suo lavoro. Agile, rapido, dalla mano esperta.
Non aveva mai accettato discepoli e in molti si chiedevano cosa ne sarebbe stato di quell’arte, quasi antica quanto la civiltà stessa, una volta scomparso il suo padrone.
Ma l’uomo era ancora lì. Sempre uguale a se stesso.
Solo nei suoi occhi, due profondi pozzi neri, si poteva scorgere il millenario scorrere del tempo.


Nella penombra della sua bottega, se così si poteva chiamare, si sedette e attese, paziente.

La sua era un attività di nicchia dopotutto. Ma si trovavano sempre miliardari eccentrici o anziani che ancora ricordavano i tempi passati, tramite cimeli di chi aveva vissuto prima di loro o altri ancora che credevano che un giorno lontano il loro ba* sarebbe tornato ad appropriarsi del proprio sekhu* per vivere l’eternità loro promessa.

Nessuno sapeva dove cercarlo, ma chi lo desiderava, lo trovava. Capitando come per caso, chi per un incidente o per un errore del navigatore, in quella stradina polverosa ai margini della metropoli, dove si poteva ancora ascoltare la quiete del deserto e dove stava per l’appunto il suo negozio.

Non di recente, tuttavia, si era dovuto arrendere all’illusione di vivere con così poco, per non parlare del costo che alcuni ingredienti, che usava regolarmente per la mummificazione, avevano raggiunto.
Era stato Thot* a fornirgli l’illuminazione che necessitava.
In poco tempo aveva avviato una fervente collaborazione con alcune delle scuole dei dintorni, le cui classi trascorrevano la mattinata da lui, per scoprire e studiare dal vivo le antiche tradizioni di cui avevano letto nei libri di scuola.

Nonostante non fosse particolarmente entusiasta di ritrovarsi periodicamente circondato da bande di ragazzini rumorosi e casinisti, Anubi era segretamente contento. Con la scusa di far entrare nell’atmosfera giusta i ragazzi, poteva tornare ad assumere tranquillamente le proprie sembianze, facendo passare la testa di sciacallo per una maschera ben riuscita. E i ragazzi ne andavano matti.

Era sintetico e allo stesso tempo dettagliato, parlava con voce stoica, forse monocorde, ma profonda, come se essa non uscisse effettivamente dal suo corpo, ma da un luogo molto più profondo e oscuro.
E non ci voleva molto per far sprofondare i bambini nelle sabbie di tempi antichi e misteriosi, quando ancora i faraoni detenevano il potere ed ergevano piramidi e costruzioni immense.

Era sempre bizzarro parlare di quei tempi, rendersi conto che essi non erano più la realtà che lo circondava.

Si teneva ai margini del cuore pulsante della città, lontano dal progresso e dalle innovazioni, cercando di vivere un tempo che non esisteva più. Sopravvivendo di ricordi, devoto al compito che gli era stato preposto: preservare i corpi nella morte.

Lo infastidivano le sfolgoranti luci dei grattacieli, quando invece avrebbe voluto vedere solo il cielo blu notte, solo le stelle a illuminarlo, solo le dune del deserto rischiarate dalla luna.
Viveva in una dimensione solo sua, come un prigioniero del passato che poteva vedere il futuro, incatenato dall’eternità della morte stessa.

Perché lui andava. Quando morivano le persone di cui nessuno parlava, a cui nessuno badava, vecchi, anziani, persone sole.

Rimuoveva gli organi, lasciando il cuore, sede dell’anima, e li riponeva nei vasi. Disidratava il corpo e lo lavava con vino di palma. Lo ungeva ed infine lo avvolgeva con strisce di lino impregnate di resina, lasciando sempre, al termine, il ciondolo di uno scarabeo, che donava al defunto il potere per superare i pericoli disseminati lungo il mondo dei morti.

A breve sapeva che avrebbe fatto visita a quell’anziana signora che aiutava sempre a portare la spesa.
A quel corpo stanco e raggrinzito, ma sempre con un sorriso gentile, che ringraziava gli dei per ogni giorno vissuto.


Non avrebbe pianto, no. Lui si limitava a preparare le persone. Ad augurargli buon viaggio, mentre rimaneva sul confine. Sulla linea di demarcazione tra la vita e la morte.

E forse era proprio quello il motivo per cui non riusciva ad abituarsi alla civiltà moderna. Non viveva, né moriva. Aspettava. E osservava.

 

Finché la morte non se ne fosse andata.

 

 

 

 

 

* La più antica rappresentazione di Anubi è in una tavola risalente al sovrano Aha, della I dinastia. Regnò dal 3125 a.C. al 3100 a.C.

* Il Ba era, secondo gli egizi, lo spirito, la personalità della persona. Esso usciva dal coro del defunto e vi ritornava a mummificazione avvenuta.

* Il Sekhu è il corpo fisico di un essere. Tutto ciò che prima o poi perisce e si decompone.

* Thot, dalla testa di Ibis, era per gli antichi egizi la divinità della sapienza, della matematica, della musica e della scrittura di cui ne fu inventore. Wikipedia non conferma ma secondo quello che avevo studiato e letto io era anche la divinità e il protettore della scuola e del gioco.

 

 

 

----------Angolino dell’autore

La fic come già detto partecipa al contest di Delirious Rose indetto sul forum di Efp -> ADA - Associazione Divinità Anonime, III° edizione (e che gli dèi che la mandino buona, questa volta XD)

La divinità scelta era Anubi, così come il suo ‘attributo’ era ‘divinità dell’imbalsamazione’, da muovere ai giorni nostri.
Del tipo, una scelta più complessa non potevo farla..! Voglio dire, come far muovere e reinventare una divinità che ha il compito di preparare i morti per l’al di là (ho scelto io anche l’attributo, ci tengo a precisare xD) senza farla diventare ooc? Voglio dire, reinventare fino a un certo punto..! >_>

Perciò, invece dei problemi terra terra di tutti i giorni, gli ho dato problemi esistenziali (abbiamo anche quelli, diciamocelo..), legati ovviamente a quello che è.

Mi dispiace solo che sia uscita un po’ troppo descrittiva e non come slice of life, cosa che avrei sperato, ma alle muse non si comanda, lo sappiamo tutti purtroppo..!

La maggior parte delle informazioni vengono da wikipedia, mentre nella descrizione del processo di mummificazione ho tagliato alcune piccole parti un pochino più scabrose xD! Il non per stomaci delicati xD.

Detto questo, critiche e recensioni sono sempre ben accette! Anzi, sono un po’ arrugginito, quindi mi piacerebbe sapere se ho scritto da cane o meno xD!

  
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