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Autore: _apefrizzola_    18/10/2015    9 recensioni
 
 
James Sirius... Albus Severus... Se i nomi dei piccoli Potter hanno a che fare più con Harry che con Ginny ci sarà forse un motivo...
 
«Non ti lascerò scegliere anche i prossimi nomi, Harry Potter!»
 
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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A mia sorella,
               illuminante fonte d’ispirazione di questa piccola One Shot senza pretese :) 




 

Nomen Omen: Il destino nel nome

 
 
 
 
 
 


Harry Potter era stato tentato più di una volta dall’idea di chiedere aiuto a suo suocero. Il signor Weasley era l’unico che avrebbe potuto aiutarlo, ne era certo.  Sì, perchè Arthur Weasley conosceva sia sua figlia Ginny che sua moglie Molly... sapeva che erano quasi identiche per certi aspetti, e più di una volta Harry si era sentito addosso lo sguardo complice e compassionevole dell’uomo.
Quante volte si era rivolto a lui in passato per dubbi e problemi... che però non avevano niente a che vedere con quelli che lo attanagliavano adesso.  

Era una piacevole serata di metà Ottobre e come ogni sera Harry stava tornando a casa da lavoro... Come ogni sera era stremato e anche un pò acciaccato dalla dura giornata da Auror... Come ogni sera non vedeva l’ora di osservare le finestre illuminate della sua villetta...

«James! Non farmi ripetere quello che già ti ripeto tutti i giorni!»

... Come ogni sera la voce di sua moglie si sentiva fino in strada.
 Sorrise, sbuffando leggermente per quello che avrebbe trovato all’interno di quella casetta, all’apparenza tranquilla e pacifica.
 

«Sono tornato!» esordì aprendo la porta d’ingresso.
«Papà!!» strillò il piccolo Albus, aggrappato al divano, prima di andargli incontro con passo incerto. Harry riuscì a prenderlo al volo prima che cadesse a terra.
«... E se rompi di nuovo quel giocattolo lascerò che Al rompa il tuo!» «NO!»
Una Ginny distrutta con in braccio un James imbronciato e rosso d’ira, fecero la loro comparsa in soggiorno.
«Cos’è successo stavolta?» chiese Harry  in un mezzo sorriso, salutando sua moglie con un bacio.
«Chiedilo a tuo figlio!» rispose Ginny, poggiando il bambino a terra prima di dirigersi in cucina, stizzita.

Come ogni sera, Ginny era nervosa. Doveva assolutamente decidersi a parlare con il signor Weasley o quella casa sarebbe diventata un manicomio.

 Posò lo sguardo sul suo primogenito che aveva gli occhi scuri carichi di lacrime sotto gli arruffati capelli neri. Doveva averne fatto una delle sue.
Quello era uno dei tanti motivi per cui la sua adorata mogliettina perdeva la calma ogni santo giorno.
James era una peste, proprio come suo nonno e Sirius, di cui tra l’altro aveva preso i nomi. Harry sorrise, soddisfatto. Li aveva scelti lui, per ovvie ragioni, ed entrambi si erano rivelati più che adatti a suo figlio.
 

«Avrei dovuto mandare in stampa il mio ultimo articolo con la nuova formazione dei Tornados questo pomeriggio... se solo James non avesse fatto sparire l’intera bozza! E per ‘sparire’ intendo proprio:SPARIRE!» urlò Ginny dalla cucina, accompagnata dal fracasso di pentole e pentolini che sbatacchiavano fra loro.

Harry lanciò uno sguardo severo al colpevole da sopra gli occhiali rotondi, ma il bambino non ne fu per niente colpito. Sorrise con i suoi piccoli dentini da latte in quello che ad Harry sembrò un vero e proprio sorriso furbo alla Weasley.


«Non soddisfatto di ciò...» continuò Ginny, furiosa, in cucina «Ha messo a soqquadro prima il soggiorno, poi il bagno, lo sgabuzzino delle scope e la camera di Al... rompendo il solito giocattolo e stracciando le pagine al solito libro!»

Albus, al sicuro tra le braccia del padre, annuì tranquillamente indicando con la piccola manina il suo libro preferito, adesso intatto, sopra al divano. Harry sospirò pesantemente, riportando lo sguardo su James che se la filò, trotterellando velocemente in corridoio.

« Leggi una storia, papà?» chiese sorridente Albus, guardando Harry con i suoi grandi e luminosi occhi verdi.
«Dopo, Al.» rispose Harry mettendo giù il bambino e accarezzandogli la testolina nera scarmigliata «Aiuto la mamma e poi arrivo da te. Inizia a sfogliarlo».
Il bambino annuì contento, incamminandosi verso il divano con passetti attenti.
Harry sorrise seguendo suo figlio con lo sguardo fino a quando il piccolo non fu arrivato ‘sano e salvo’ alla meta. Anche i nomi che aveva scelto per lui si erano rivelati eccezionalmente perfetti per il carattere tranquillo e riflessivo di Albus.
‘I nomi che aveva scelto’. Già, anche per il secondogenito i nomi li aveva scelti lui.

Ed ecco il secondo motivo per cui Ginny era nervosa ogni sera.
 
«Ginny » esordì, entrando in cucina con nessuna intenzione di far scoppiare l’ennesima discussione sul nome del futuro nuovo Potter che la donna aveva scoperto di avere in grembo da qualche mese.
«Calmati, per piacere. Ci parlo io con James.» le disse con voce rassicurante osservandola armeggiare con piatti e posate. Per un istante Harry vide la signora Weasley lì davanti a sè, intenta ad apparecchiare la tavola con gesti frettolosi e tesi. «Tutto questo stress fa male... a te e al bambino.» continuò con un sorriso emozionato.
Ginny si bloccò, sollevando lo sguardo dalla tavola per portarlo su Harry che fu fulminato all’istante.
«Bambina» lo corresse Ginny con durezza. Harry sollevò gli occhi al soffitto.

La terza causa del nervosismo di sua moglie.

«Non sappiamo se è maschio o femmina» ridacchiò Harry, pazientemente.
«É una femmina!» fece lei con fermezza «dev’esserlo per forza!»

Harry si ritrovò a pensare ancora una volta ad Arthur mentre seguiva con lo sguardo Ginny, che con occhi fiammeggianti faceva il giro del tavolo con una forchetta in mano a mò di bacchetta.

«Se in questa pancia» iniziò lei puntantogli l’arma improvvisata contro «Che tra parentesi diventerà una grossa, pesante, ingombrante pluffa gigante, c’è un altro maschio... giuro che... che...»
Quegli occhi scuri ardevano di rabbia e... paura.
Harry si limitò a guardarla perplesso e preoccupato. Ginny non riusciva nemmeno a continuare a parlare.
 

«É una femmina, va bene!?» gridò, isterica, chiudendo lì il discorso.
«Va bene» la assecondò Harry, spaventato, sentendo le parole di Hermione rimbombargli nella testa:
 

‘Noi donne, nel periodo della gravidanza, siamo in balìa degli ormoni’
 

Ginny forse era in balìa degli ormoni ma con James e Albus non aveva mai fatto sfuriate del genere. Harry sapeva che la sua Ginny stava pensando a sua madre e al fatto che prima di avere una femmina aveva ‘sfornato’ sei maschi...
Si diede dello stupido mentalmente ricordandosi che il giorno precedente le aveva confessato che gli sarebbe piaciuto avere una femmina dopo due bei maschietti. Sapeva benissimo che Ginny non aveva intenzione di seguire le orme di sua madre... e se la femmina sarebbe arrivata solo dopo sei maschi?

«Ginny, tesoro...» provò a dire Harry, avvicinandosi a lei con cautela ma Ginny riprese, più furiosa che mai. «É una femmina! E si chiamerà... Helga!» «NO.»

Eccolo lì, il quarto problema. Quello era il maggiore di tutti. Il motivo per cui era stato Harry a scegliere i nomi per i loro primi due figli.

Ginny non aveva un bun gusto per i nomi... lo sapevano tutti, da sempre. Lo sapeva Leotordo( il gufo di Ron), Arnold ( la Puffola Pigmea della stessa Ginny) e l’avevano ammesso i signori Weasley e tutta la famiglia al completo quando, con testardaggine, Ginny aveva lottato per nomi come ‘Adelmo’per il secondo nome di James e ‘Wolfram’ per quello di Albus.
 

«Non ti lascerò scegliere anche i prossimi nomi, Harry Potter!»
 
 
 


 
*
 
 
 
 


Erano passati sei mesi da quella sera e la pancia di Ginny era diventata esattamente una ‘grossa, pesante, ingombrante pluffa gigante’ un poco più grande di quella di Hermione che adesso cercava di far tacere suo marito, seduto accanto a lei al tavolo di Harry e Ginny che li avevano invitati per pranzo.

«Ronald, per piacere!» lo rimproverò dandogli una gomitata. «Ma per piacere cosa, Hermione!?» sbottò lui con le orecchie rosse e lo sguardo truce rivolto verso una Ginny fumante di rabbia.
«Se permetti lo scelgo io il nome di mio figlio! Non mia sorella! ‘Hugo’... ma che razza di nome sarebbe!!??» continuò l’uomo con il viso corrucciato. « Era solo un consiglio, Bilius!» ribattè indignata lei, ignorando l’espressione frustrata di Harry appena tornato dalla cucina  con un’enorme torta alla panna, attirando l’attenzione dei bambini che già da ore prima si erano spostati sul divano.
«Prima io!» esclamò James spingendo suo fratello che cadde a terra sul tappeto, addosso a Rose.
 
«Io non accetto consigli da una che vuole chiamare sua figlia ‘Helga Gilda’! Tanto vale chiamarla ‘Muriel’...» sentenziò Ron, lasciando che Rose si arrampicasse sulle sue gambe per sedersi  sulle ginocchia in modo tale da vedere per bene la torta che Harry si accingeva a tagliare, lanciando occhiate furtive e arrese nella direzione di Hermione.
«Papà! Papà!! A me!» strillava James strattonandogli la stoffa dei pantaloni mentre Albus imitava la cugina, cercando di salire sulle gambe di una Ginny con il viso acccartocciato da una strana espressione.
«Helga Gilda è un bel nome!!» gracchiò, portandosi una mano sul pancione e l’altra su suo figlio per aiutarlo a salire « E sta bene con ‘Potter’! Per non parlare delle iniziali... H e G... Harry Ginny!!»
Harry scosse la testa, fermandosi un momento. «Ginny... tesoro... un bambino non è un... un...» cominciò, non riuscendo però a finire la frase davanti allo sguardo fulminante di sua moglie.
«Non è un gufo o una Puffola Pigmea!! É questo che volevi dire, Harry, vero!?» fece Ron, sfidando con lo sguardo la sorella che strinse le labbra, di nuovo con la strana espressione che le corrucciava il viso.
«Hugo non è così male» s’inserì Hermione per cambiare discorso, accarezzandosi teneramente il pancione. Ron strabuzzò gli occhi, incredulo. «COSA!? Ma sei impazzita!?»«Hugo! Bello!» cinguettò Rose con i suoi occhi castani luminosi, afferrando il piattino che lo zio Harry le stava porgendo. Hermione le sorrise, sistemandole i morbidi e rossi capelli.
Ron rimase basito. «No, non è bello! É un nome insulso!! Io voglio un nome importante per mio figl...» «Oh, Merlino...» biascicò con voce incrinata Ginny, diventando pallida. «No, non esagerare Ginny... ‘Merlino’ è troppo.» «Oh! Merlino!» ripetè Ginny con sofferenza, tenendosi la pancia con entrambe le mani « Mi si sono rotte le acque!!»
Tutti accorsero attorno a lei che, aggrappandosi con forza al tavolo, boccheggiava dolorante sotto lo sguardo terrorizzato di Albus, ancora sulle sue ginocchia.
 
 
 
 
*
 
 


 
La piccola nacque dopo qualche ora, ancora senza un nome ma circondata da nonni, zii, cugini, fratelli e amici, tutti curiosi di vederla per la prima volta.
Dormiva tranquilla tra le braccia di una Ginny stremata e felice, circondata a sua volta dalle braccia di un Harry con occhi lucidi dall’emozione.
«É bellissima» mormorò emozionata la neo mamma, sfiorando con delicatezza i rossicci ciuffetti di capelli su quella piccola testolina poggiata al suo petto. «Come la sua mamma» sussurrò Harry baciando sua moglie sulla fronte prima di lasciare una dolce carezza sul vellutato e roseo visino di sua figlia.

«Benvenuta tra noi, Helga Gilda Potter» ridacchiò il signor Weasley sollevando James e Albus da terra per  portarli più vicino alla loro nuova piccola sorellina.
«Cari?» esordì la signora Weasley, tra Fleur e Audrey, rivolta verso sua figlia e suo genero « Dobbiamo chiamarla davvero così?» chiese, cauta, asciugandosi gli angoli degli occhi.
Tutti trattennero il fiato, spalancando gli occhi. Bill si schiarì la gola, incerto, facendo sussultare un Percy rigido e allibito davanti a George, che sghignazzava senza ritegno al fianco di Angelina.

«Ecco... ehm...» bofonchiò Harry imbarazzato prima di essere interrotto dalla risata aperta e divertita di Ginny.
«Ginny!? Ti senti bene?» le chiese Hermione, preoccupata, osservandola ridere in modo incontrollato.

«Credevate davvero... che... avrei messo... quel nome a mia figlia!?» riuscì a dire lei tra le risate.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Molly prima che la stanza si riempisse di altre gioiose risa.
Soltanto Harry e Ron, pallidi, rimasero immobili come sotto shock.
«Era uno scherzo, tesoro» ridacchiò Ginny accarezzando un braccio di suo marito,ancora senza parole, che fissava quel sorriso malandrino di sua moglie... lo stesso che James era solito fare dopo una delle sue marachelle.
Incrociando l’eloquente sguardo divertito del signor Weasley, Harry sollevò gli angoli delle labbra in un enorme sorriso luminoso.
 
«La nostra bimba ha sempre avuto un nome...» disse dolcemente Ginny «É... Lily».
Il cuore di Harry traboccò di felicità mentre i suoi occhi si riempirono di calde e luccicanti lacrime che a stento riuscì a trattenere.
Si chinò su di lei per baciarla con infinita riconoscenza sotto gli sguardi  emozionati di tutti e Lily sbadigliò, osservando per la prima volta con due enormi occhi scuri e luminosi la sua grande famiglia.
«Questa splendida creaturina deve avere un secondo nome!» eslcamò Luna Lovegood, avvicinandosi alla piccola con sguardo curioso e incantato. «Che ne pensate di... oh, ma sei un esserino adorabile!!» continuò estasiata, lasciandosi distrarre dalla bambina che con la piccola manina le aveva afferrato l’indice.

Harry e Ginny si guardarono per un istante prima di rivelare il nome intero della loro unica figlia femmina.
 
«Lei è la nostra...Lily Luna Potter» dissero all’unisono, sorprendendo tutti.






 
   
 
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