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Autore: LittleGinGin    18/10/2015    2 recensioni
La grande guerra ninja è terminata e una nuova pace sembra essere sbocciata dalle macerie di un sanguinoso scontro. Eppure qualcosa non quadra ...
Una nuova minaccia sorge da un passato sconosciuto.
Un nuovo pericolo insorge alle porte di Konoha.
Due innamorati separati dal destino avverso.
Riusciranno i due amanti a ricongiungere il filo rosso che li univa?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo XVII – Il Re Sole -
 
“Sakura Haruno.” Pronunciò ghignando beffardo, beandosi dell’immagine che aveva di lei, più sotto di qualche metro.
La konuichi si guardò in torno mentre la vista tornava a mettere a fuoco. Si trovava in un gigantesco stanzone, vuoto, completamente illuminato dalla luce artificiale dei neon attaccati al soffitto. Il pavimento era color grigio pietra, in tono con le pareti e il soffitto. Non vi era alcun genere di mobilio a ornare la stanza e nessun oggetto di qualsivoglia utilizzo. Era una semplice stanza vuota. L’unica cosa che dava risalto a quella scatola inutile era un piccolo balcone ornato di tende vellutate, color porpora, drappeggi d’orati rifinivano quel terrazzino, per esaltare la grande figura che si erigeva potente e maestosa su di esso. O almeno è quello che cercava di fare con tutto quello sfarzo concentrato su se stesso. Un uomo dai capelli ambrati, la pelle color nocciola e due occhi verdi intenso, la osservavano dall’alto di quella struttura, ponendosi come suo padrone, come colui che avrebbe dettato le sorti del suo destino. Sakura espirò.
“Il miglior medico della storia ninja.” Continuò non scostando mai lo sguardo dalla sua figura. Si prese una unga pausa di silenzio, inspirando l’aria di quel luogo, analizzandola in ogni sua particella.
“Spero che i miei assistenti ti abbiano trattato con il migliore dei modi.” Era tutto strano, tutto terribilmente assurdo e senza senso. Ma Sakura rimase impassibile nella sua posizione, gli occhi puntati su quella nuova figura priva di nome.
“Hai un bellissimo aspetto. Uno di questi giorni dovremo pranzare insieme.” Disse portandosi un indice sul labbro e alzando gli occhi. “Abbiamo ancora molto tempo da condividere. Spero che la tua compagnia sia di gradimento e porti un nuovo tono alle mie giornate.” Le sue parole suonavano leggere, impregnate di un odore antico, vintage.
Lo sconosciuto cominciò a passeggiare lungo il piccolo balcone, le braccia legate dietro la schiena, gli occhi fissavano un punto nella sua mente. Probabilmente stava pensando a qualcosa.
“Preferisci il pranzo o la cena?” La guardò di lato inclinando la testa. Sembrava un bambino. “Ah, non importa. Troverò il giorno adatto da passare con te.” E riprese a camminare, quasi saltellando, ridendo.
Chissà cosa pensa.
“Sei silenziosa. Hai paura? No, probabilmente no. Ti hanno detto come comportarti non è così? Sicuramente sarà così.” Camminava, gesticolava, parlava in un modo tutto suo, particolare, quasi ingenuo, nei suoi vestiti sfarzosi e il palchetto riccamente decorato.
Un piccolo bambino con la corona.
“Tu non ricordi nulla vero?” Le cheise improvvisamente fermandosi di fronte a lei, le braccia incrociate sul petto per donarsi un aura più regale. Probabilmente se ci fossero state delle finestre che lasciavano penetrare i dorati raggi del sole avrebbe fatto si che si sarebbero posati sulla sua figura, illuminandola.
Un piccolo re bambino.
“Me l’ha detto Chedric.” Chedric? Probabilmente questo era il nome del medico che le era stato tutto il tempo vicino, perché nessun altro si era interessato della sua salute e di come stava.
 “Vuoi sapere?” Pronunciò con voce baritonale. Sakura tremò. I suoi occhi smeraldini spenti da chissà quanto tempo si illuminarono per una frazione di secondo di un miscuglio di sensazioni e sentimenti indefinibili, ma che, dopo tanto tempo, la fecero sentire nuovamente viva. Annuì timorosa, un groppo le bloccava la gola impedendole di deglutire. Lui sorrise, gli occhi puntati dritti sul suo corpo, affilati, leggermente chiusi regalandogli uno sguardo più allungato.
Sorrise. Un sorriso da gelare il sangue all’istante.
“Ogni cosa, ogni persona, tutto … era una mera illusione.” Fu semplice e sintetico, tratteneva a stento una risata gutturale, i denti bianchi in bella mostra conficcati nel labbro inferiore roseo e pieno.
Sakura schiuse le labbra color porpora, il cuore le si fermò di colpo mentre la invasero una miriade di pensieri, di analisi, di teorie e ricordi. Come se fosse riuscita ad aprire quella porta che bloccava le sue attività cognitive. I palmi nivei, aperti sulle ginocchia, iniziarono tremare mentre l’aria nei polmoni si faceva sentire mancare costringendola a respirare affannosamente, alla disperata ricerca di ossigeno. Con solo quelle semplici parole aveva distrutto la barriera di vetro che il suo cervello si era costruito dopo il trauma, per cercarla di sottrarre a quel dolore straziante che le aveva lacerato ogni tessuto, ogni muscolo, schiacciato le ossa e spappolato gli organi. La testa le girò vorticosamente, lasciandola un attimo disorientata, mentre d’avanti ai suoi occhi vedeva solamente le immagini dimenticate. Finalmente poteva ricordare, ricordava tutto ciò che le era successo, ricordava la strana missione che le era stata affidata, quel criptico villaggio governato da strani sacerdoti, e infine la scoperta di essere sotto un’illusione e la rottura di quest’ultima. Dopo si era ritrovata su un lettino, collegata a dei macchinari, sconvolta, dolorante, terrorizzata dal buio della propria mente.
Gwaine, Jasmine, Tadashi … Sui!
“Dove sono i ragazzi?! Dov’è il mio team!” Urlò ignorando le stupide regole che le avevano imposto. Gli occhi leggermente lucidi.
“Non l’hai capito? Erano solo un’illusione. Non sono mai esistiti. Nulla di quello che hai vissuto da quando te ne sei andata da Konoha è mai realmente accaduto.” Quelle parole furono una sfilettata al cuore. Tutto quanto era solo opera di quest’uomo sconosciuto?
“Perché … Perché?!”
“Niente di personale tesoro, solo … curiosità scientifica, ecco.”
“Cosa?” L’uomo sorrise nuovamente sporgendosi dal balcone e porgendole dall’alto una mano.
“Adesso non ho tempo di spiegarti nulla, ma sarò felice di rispondere alle tue domande. Come ti ho già detto, abbiamo ancora molto tempo da passare insieme, io e te.” Detto questo socchiuse gli occhi, inspirando nuovamente l’aria della stanza, analizzandone i sapori. Sorrise. Probabilmente ne aveva dedotto qualcosa di piacevole.
“Al nostro prossimo incontro, mio dolce bocciolo.” E detto questo se ne andò.
Le luci si spensero e le tenebre la divorarono, lasciandola sola; il rimbombò dei pensieri lontano.
 
“Avanti.” La intimò un infermiera. Non aveva importanza quale. Gli occhi fissi d’avanti a se, sgranati, non vedevano nulla.
Sakura non seppe dire cosa successe in quel lasso di tempo delimitato dalla coltre di tenebre che l’avevano avvolta, dopo lo strano incontro con quell’uomo, e quello in cui percorreva nuovamente un ungo corridoio d’orato, ricco di quadri magnifici e oggetti preziosi, era come se si trovasse in una sorta di limbo. Il suo corpo vagava come cadavere, lasciandosi trascinare dalla corrente, e la sua mente osservava senza poter agire, impotente, in un luogo sperduto e oscuro. Quelle parole … quello che gli era stato detto l’aveva scioccata, distrutta. Tutto ciò che credeva e su cui faceva affidamento era solo una stupida e mera bugia, fatta da uomini che nemmeno conosceva e dai quali non sapeva cos’aspettarsi, cosa pensare.
Dopo quell’incontro venne portata in una nuova struttura, molto simile a una cella. L’avevano scaraventata all’interno richiudendo rapidamente la porta dotata solamente di una piccola finestrella con sbarre. Per tutto il tempo, e veramente non sapeva dire quanto fosse passato, se solo qualche minuto o addirittura giorni, era rimasta a sedere per terra, in un angolo, insensibile al freddo e alla fame, mentre il giorno e la notte si erano fusi in un’unica cosa sola. Il cadavere rimase immobile dove venne depositato mentre l’essenza della giovane konuichi cercava di analizzare la situazione da quell’altra dimensione, osservando la stanza, annotandone ogni minimo particolare e ogni minuscolo cambiamento. Sembrava in tutto e per tutto una prigione. Al fianco di una parete vi era una vecchia coperta sporca e consumata, una di quelle che solo alla vista sai che ti pruderanno fastidiosamente, dall’altra parte vi era un piccolo lavello arrugginito, probabilmente l’acqua non usciva nemmeno. Sul pavimento e sui muri grigiastri e impassibili, vi erano i solchi indelebili di unghie conficcate da qualcuno in preda alla disperazione. Chissà a chi appartenevano.
Improvvisamente la porta si aprì, rivelando una grossa e imponente figura sulla soglia, dietro, il tiepido colore aranciato di una torcia. Le si avvicinò a grandi falcate, ammanettandole mani e piedi, ordinandole di alzarsi tramite un brusco strattone che la fece cadere per terra. Sakura eseguì il tacito comando, domandandosi se l’enorme porta metallica fosse mai stata aperta in precedenza, per consegnarle del cibo o cos’altro, ma non se lo ricordava. Venne nuovamente lavata e acconciata – vogliono di nuovo giocare con le bambole-, segno che, molto probabilmente, avrebbe nuovamente incontrato quello strano individuo. E infatti si ritrovò a camminare lungo stretti corridoi, i piedi nudi che pressavano sul pavimento, il suono di una campanella, legata alla sua caviglia, scandiva il tempo di marcia con suono pungente e ferroso, il kimono pregiato, di un rosso corallo, ricamato con fili d’oro, ondeggiava armonioso sul suo corpo. Teneva la testa bassa, gli occhi fissi sui suoi piedi, le mani giunte, legate dalle catene. Attorno a lei, per quanto permettessero quei corridoi, si erano disposti sei uomini e sei donne.
La mente di Sakura vagava, vedendo il suo corpo muoversi indipendentemente dalla sua volontà, incapace di reagire a qualsiasi ordine o stimolo.
Fu il momento di un attimo.
La luce di una torcia riflessa su d’uno dei tanti vetri alle pareti attirò il suo sguardo. Sgranò gl’occhi e schiuse le labbra rosse e piene.
D’avanti a lei, finalmente ritrovò se stessa, riflessa in quello specchio.
Sentì l’aria bloccarsi in gola mentre il cuore batteva all’impazzata nel torace, quasi volesse sfondare la cassa toracica e scappare. Quando i suoi occhi toccarono il riflesso di quel corpo, fu come una doccia fredda. Sentì le mani tremare e la vita tornare a scorrergli nelle vene. Finalmente, la nebbia che le circondava la mente si era diradata, lasciando spazio ad un cielo più limpido, le idee impostate e visibili, palpabili. Poteva sentirne la consistenza. Sorrise divertita quando gli arrivò una spinta brusca da dietro.
“Oh!” Strinse le labbra imponendosi autocontrollo. Poteva sentire la rabbia cavalcarle nel petto.
Deve essere straniero. Dedusse dal tono dell’accento. Non che avesse importanza.
 
Giunsero d’avanti a un’enorme porta d’orata. Gelida si imponeva sulle loro teste, fiera e prepotente intimava loro di prostrarsi alla sua magnificenza. Sakura non avrebbe più abbassato lo sguardo.
 
“Il cibo è di tuo gradimento?” Chiese addentando, con minuziosa eleganza, la carne appena tagliata.
La konuichi annuì senza mai distogliere lo sguardo dall’interlocutore. Quando aveva varcato la soglia, fu immersa in una stanza ricca e sfarzosa che urlava con grazia il potere del proprio padrone. Sakura lo trovava disgustoso.
L’uomo, ancora sconosciuto, posò le posate ul piatto facendo segno alla servitù di portare via tutto.
Ripugnante.
“Immagino che tu abbia molte domande da farmi.” Inclinò leggermente la testa di lato, appoggiando il mento sul palmo di una mano.
“Chi sei.”
Socchiuse gli occhi, sistemandosi composto. “Un uomo alla ricerca della conoscenza assoluta.”
“Il tuo nome.”
“Mi hanno chiamato in così tanti modi che ormai ho dimenticato quale fosse l’originale.”
Sakura lo guardò fredda. Lui sospirò.
“Quello che più mi aggrada è … Taiyō, sì, decisamente Il Re Sole.” Gli occhi brillavano di una luce ambiziosa.
“Dove ci troviamo?”
“In una struttura di ricerca creata appositamente dal sottoscritto. Nessuno, al di fuori di pochi individui, ne è a conoscenza. Anche chi lavora qui non potrebbe risponderti. La maggior parte di loro sono prigioni che adesso lavorano sotto il mio comando perché ritenute utili le loro conoscenza. Tu non hai visto nulla di questo posto se non una parte infinitesimale. È gigantesco e ti potrebbero stupire le varie sezioni in cui è diviso.”
“Perché hai scelto proprio me.”
“Come ti ho già detto, nulla di personale. Eri solo il candidato più promettente, quello con più alte probabilità di successo. Prima di te molti altri sono stati sottoposti all’esperimento, ma nessuno è mai sopravvissuto, ciò indica che le ipotesi avanzate su di te erano giuste e i miei propositi ben riposti.” Sorrise come se le avesse fatto un complimento. Sakura strinse la stoffa del kimono.
“Come scegliete le vostre … cavie.”
“Oh, che brutta parola. Io preferisco chiamare quelli come te, prescelti. Non trovi che suoni molto meglio?” Sakura si lasciò scappare un ghigno.
“I prescelti vengono individuati da dei ricercatori, ovvero spie con il compito di individuare i modelli più adatti. Sono sparsi in tutto il mondo, questa struttura è solamente una fra le tante. I prescelti sono caratterizzati da una particolare situazione emotiva che li rende, più degli altri, compatibili alle nostre macchine e li agevola nella sperimentazione, diminuendo dello 0.0001% la probabilità di morte rispetto ai normali.”
“Non trovo che sia una percentuale così significativa.”
“Oh, invece lo è. Basti pensare che, prima della scoperta dei prescelti, venivano prese indistintamente le persone e queste spesso morivano poco dopo l’inizio dei test. Solo quelli come te hanno avuto una durata maggiore, anche se te sei l’unica che è stata in grado di sopravvivere.”
“Perché?”
“Questo ancora non lo sappiamo. Sono state avanzate solo ipotesi, ma credo che il fatto che tu sia un ninja medico abbia aiutato molto. Eri capace di curarti da sola, senza il nostra intervento, e quindi una maggiore resistenza.”
“Da quanto vanno avanti questi esperimenti.”
“Da più di quanto immagini e da molto prima di me.”
“A cosa servono.”
“Ricerchiamo la conoscenza.”
“Che tipo di conoscenza potreste mai trovare con gli esperimenti che conducete sulle persone?”
“La modalità dell’esperimento a cui sei stata sottoposto è solamente una delle tante. Tu sei la prima sopravvissuto in questa fase particolare, ma ciò non implica che in altre parti del mondo, in altre strutture, non vi siano sopravvissuti di altro genere. Noi ricerchiamo la conoscenza assoluta, ciò implica diverse tipologie di ricerca.”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Non ne capiresti la risposta.”
Tacquero.
“Tutto quello che ho vissuto era un’illusione creata da voi?”
“Sì, ma non tutto è stato creato da noi.”
“Che vuol dire.”
“Noi abbiamo impostato l’ambientazione e la struttura della storia, ma alcune cose sono state create dal tuo cervello.” Sakura assottigliò lo sguardo. Non riusciva a capire cosa volesse intendere. “Noi, ad esempio, abbiamo creato il villaggio e i sacerdoti, attraverso i quali controllavamo e monitoravamo ogni tuo movimento. Il tuo subconscio, che aveva già capito che si trattava di un’illusione, a creato i tuoi compagni di squadra.” Sakura sgranò gli occhi.
“E’ stato qualcosa di unico nel suo genere, come del resto, ogni tua decisione e scoperta. In passato, ben pochi prescelti erano riusciti a capire, sempre a livello inconscio, dell’illusione creata, e ancor meno erano riusciti ad apportare qualche modifica alla nostra struttura. Tu invece, non solo fin da subito hai scoperto il nostro inganno, ma hai costruito diverse varianti nei dati da noi imposti fino a riuscire a smascherare la verità. È qualcosa di strabiliante, mai accaduto fino ad ora.”
Sakura lo guardò esterrefatto, le parole scorrevano come fiume nella propria mente, intorpidendole ogni senso. Era qualcosa di sconcertante, di incredibile e sentiva che ancora c’era molto da sapere. Sentì la testa girare vorticosamente, le immagini sfocarsi l’uno dietro l’altra.
Infine svenne.






Note dell'autrice: Ed eccomi di nuovo qui con il nuovo capitolo, molto prima di quanto credessi. Devo ammetere una cosa, la storia ha preso una piega del tutto inaspettata anche per la sottoscritta. Infatti la mia intenzione era quella di terminarla con massimo altri cinque capitoli e invece, come se avesse vita propria, la storia ha preso tutt'altra forma da come l'avevo immaginata, cambiando l'andamento dello stesso capitolo che, soprattutto alla fine, doveva essere totalemtne differente. Perciò mi dispiace, ma probabilmente vi romprerò ancora le scatole per un po' XD
Ed intanto che penso se ho altro da dirvi, vi lascio alcuni appunti sulla storia:

 
  • Il titolo "Il Re Sole" si riferisce all'appellativo con cui viene identificato quel particolare uomo di cui si è solo accennato in precedenza in modo non specifico e sempre enigmatico, (Dai capitoli precedenti: "Presto arriverà qualcuno. Ti dovremo sistemare." ; "Calmiamoci tutti quanti. Non vedete come trema impaurita? Non combineremo nulla così. E lui sta arrivando."  ; Dopotutto, doveva arrivare “lui”). In Giapponese, Re Sole si dice Taiyō-ō ( 太陽王 ) che la sottoscritta ha abbreviato in Taiyō. Ci tengo a precisare che quest'abbreviazione non è stata realizzata secondo precise regola, ma semplicemente per semplificare il nome.
  • Gli esseri umani sono stati suddivisi in tre categorie principali: i normali, comuni persone non idonee alla sperimentazione, i ricercatori, ancora sconosciuti, che hanno il compito di individuare i prescelti, i prescelti, coloro che grazie alle loro particolari caratteristiche, sono idonei alla sperimentazione. Sono sconosciute ancora la maggior parte delle loro caratteristiche, ma una cosa che li accomuna è la situazione psichica in cui si trovano al momento della reclutazione. Infatti, spesso le persone scelte, si trovano in un periodo della loro vita molto intenso e questa loro fragilità emotiva, permette un maggior controllo sulla mente del soggetto e una più elevato sopportazione dei dolori sia pasichici sia mentali a cui saranno sottoposti.
  • La struttura in cui si trova Sakura è molto più grande di quanto abbiamo visto ed è divisa in diverse sezioni (che probabilmente vi elencherò o spiegherò in seguito). Esistono strutture simili in tutto il mondo
  • Taiyō è il capo della ricerca, ma come ha detto già lui, non ne è il fondatore.
  • In uno dei capitoli precedenti, abbiamo visto che i compagni di Sakura l'hanno aggredita. Ma com'è possibile se questi sono stati creati dalla ragazza e non dell'illusione? Perchè in quel momento Sakura si trovava in uno stato di stress elevato e il suo cervello, non reggendo la pressione creatasi, ha perso il controllo lasciando quelle illusioni come dati incustoditi. Colui o coloro che stavano portando avanti l'esperimento hanno colto l'occasione per impadronirsene e rivoltarglieli contro. In precedenza, il team doveva esistere realmente e anche loro sarebbero stati intrappolati in quest'illusione, ma, a differenza della konuichi, sarebbero morti perchè inglobati dall'esperimetno stesso.
Ok, penso di aver chiacchierato a sufficienza. Mi limito a ringraziare tutti coloro che seguono la storia e che utilizzano il loro tempo per leggere i miei capitoli, il vostro sostegno è molto importante ed è proprio per voi che non ho molltato la storia anche quando avrei voluto nei momenti di crisi. Quindi una bacione enorme  Devo subito andare a fare i compiti!!

 
Leggete anche:
Gabbia dorata http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3234913&i=1

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