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Autore: Lily45    18/10/2015    2 recensioni
- “Tu eri vero! Per questo era cosi bello guardarti” -.
Troppi sentimenti veri. James non è fatto per questi, ne ha già abbastanza a casa, con voi, con tutti gli altri. Ma per Sirius… riesci a vedere i suoi occhi brillare mentre vede la verità nella finizione della recitazione.
Storia partecipante al contest "LET'S PLAY TABOO- OLD GENERATION EDITION"
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Storia partecipante al contest "LET'S PLAY TABOO- OLD GENERATION EDITION"
Pairing/Personaggi: Remus, Sirius, Frirendship!Remus/Sirius
Warning: Pre.pre-molto pre-slash, può anche essere letta senza questo avvertimento; AU
Words: 4214
Note: Prompt da usare "In ricordo di James", luogo da non nominare "Grimmauld Place" n.12, parole da non usare "Sospiro; Piccolo Problema Peloso; Scherzo", verbi da non usare "Bere; Graffiare".
Nda: Dati tutti questi divieti optare per una AU mi è sembrato la cosa migliore da fare. 




                                                                                                    La solitudine di un bambinone



Un sorriso leggermente forzato, lo sguardo più sbiadito del solito, un gesto casuale piuttosto che una pacca sulla spalla; piccoli dettagli a cui non avresti prestato attenzione. Non subito almeno.

Inizialmente non hai fatto caso alla risata più alta di una ottava quando James vi ha detto che sarebbe partito per due mesi: è in grado di farne di peggiori. Hai semplicemente lasciato correre, troppo intento a gioire per la sua possibilità di seguire un corso di giornalismo  per badare al luogo o allo scintillio negli occhi di Sirius.
Anche dopo, durante le settimane successive, tra la scelta dell’università, le lezioni di pianoforte, il diploma e le ultime uscite con il moro, non hai avuto tempo per capire che le sue battute più basse o cattive non erano dettate dalla sua vena da drama queen, come hai pensato fino all’ultimo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso non è stata il saluto, “Il saluto ultimo al nostro vecchio e caro amico” con tanto di pathos da parte di voi tre, con Peter che si tratteneva dal far scendere qualche lacrima. Nemmeno l’espressione amara che prese possesso del suo viso, riflesso del tuo, ti mise in testa il seme del dubbio. Ma il suo eccessivo entusiasmo quando, usciti dall’aeroporto, vi propone - Un’uscita in onore della perdita di James, in sua commemorazione, no? -
Qua hai iniziato a vedere la crepa nella sua voce, un semplice appunto incastrato nei pensieri.

Dopo aver salutato i suoi genitori che rimasero a guardare l’aereo partire rimaneste solo voi tre, i suoi amici di sempre, per la prima volta senza quello scemo  occhialuto che finalmente ha messo la testa apposto. Un sorriso spontaneo ti nasce e non te la senti di rifiutare lo strampalato invito. Peter è di un diverso avviso, - Così, subito, appena partito…? Non, non credo che, insomma, scusate ma… senza James, subito, non mi va -.
Riesci a vedere chiaramente la tristezza in lui, il suo attaccamento al ragazzo messo forzatamente da parte. Non mi va, non me la sento, non penso di farcela. Sinonimi esagerati che calzano perfettamente al ragazzo più basso.
Dopo qualche vano tentativo di convincerlo, tu e Sirius restate soli osservando Minus salire su un bus diretto a casa - Tranquilli, abito lontano dal centro, andate direttamente lì in macchina -.
Un attimo di silenzio, quasi imbarazzante e sconveniente per l’aria carica di addii e saluti, vi assale. Quasi riesci a sentire l’aria fermarsi nei polmoni e, se non fosse stato per l’intervento del ragazzo accanto a te, avresti probabilmente fatto qualche commento triste e patetico.
- E i piccoli indiani rimasero in due, non voglio far finire la filastrocca -.  Sbuffa divertito voltandosi verso di te - Non mi abbandonerai anche tu, vero Moony? -  
Il soprannome ti fa sempre sorridere, ricordandoti dei giorni estivi che passavate a fingere di essere animali e senza accorgetene eri diventato il lupo mannaro del gruppo. Non pensi che attualmente ti piacerebbe essere una creatura della notte, ma il nomignolo ti mette sempre una certa serena nostalgia. Un brivido ti passerebbe lungo la schiena se riflettessi  che ora avete appena iniziato a muovervi nel mondo degli adulti.
-  Così che tu possa togliere la sedia ad un motociclista e ingaggiare un rissa in un bar solo perché non hai nessuno a controllarti? - Scuoti la testa alzando la testa verso il sole che già tende verso il basso. Incredibile come anche in estate il sole tramonti relativamente presto qua.
- Non sono una mamma chioccia ma non ci tengo a venirti a prendere in ospedale, o peggio in questura… - Anche se non lo stai guardando, sai per certo che al momento ti sta facendo il verso.
- Perché sembri essere più preoccupato per la mia immacolata fedina penale che per la mia salute fisica?-   
- Perché è così, con i tuoi discorsi fin troppo esagerati e volgari è più probabile che ti rinchiudano per inquinamento acustico! -
Una lieve risata ti arriva come risposta e una scintilla di soddisfazione ti pizzica poco più in basso dello sterno, o forse poco più in alto dello stomaco. È difficile esserne certi.
- Non ridere, è una preoccupazione legittima sapendoti in giro da solo! -  Continui il discorso e  tenti di trattenere un sorriso per sembrare più serio, ma ti risulta più complesso del previsto, riuscendoci solo in parte.
- Perché non fai il comico, Remus?- Ti domanda con il divertimento ancora nella voce - Avresti un gran successo nell’insultarmi… Ci sono! - Improvvisamente te lo ritrovi a bloccarti la strada con sguardo brillante e giocoso, il tuo confuso e curioso. - Diamoci al cabaret! Un duo comico come Laurel e Hardy! -  Fa grandi gesti con le braccia indicandovi mentre i tuoi occhi si ostinano a negare la speranza nei suoi.
- L’unico duo di cui potresti far parte è nello di stile di Bonnie e Clyde. Scusa, ma non ci tengo a fare né l’uno né l’altro -. Abbassi gentilmente la mano che protendeva verso di te e sposti la tua visuale non volendo pensare alla sua reazione, non ora.
- Allora, dove vuoi andare? Ho sentito che hanno inaugurato un nuovo locale che funge anche da libreria, potremo… -
- Non intenzione di stare in mezzo a tanti intellettuali finti come la signorina del meteo, non mi trascinare nel tuo mondo fatto di greco antico o che so io… - C’è un retrogusto amaro nelle sue parole, come se parlasse forzatamente. Aggrotti la fronte.
- Per l’ennesima volta, non è lettere antiche ma filosofia! - Il tuo tono seccato è accompagnato da una poca matura alzata di occhi.
- Uguale, quella cosa lì -. Agita la mano destra come se stesse scacciando una mosca molesta. - Perché non andiamo al cinema? Potremo vedere un horror splatter come… -
- Ma non ti facevano schifo per la trama completamente inesistente? -
- Smettila di sembrare mia moglie, stiamo diventando una vecchia coppia sposata che non sa decidere tra la minestra di carne o di verdure ! -  
Alzi gli occhi e le braccia al cielo preferendo stare zitto, ben sapendo che questa conversazione non avrebbe portato a nulla se non a una scenata da veri anziani da ospizio.
- Quindi, signor non mi mangio verdure, vuole andare al cinema a cercare qualcosa di decente o cosa? - Domandi non riuscendo però a trattenere la piccola battuta. Osservi la sua fronte aggrottarsi e le sue dita passare tra i capelli, incespicandosi in qualche nodo.
- Potremo vedere uno dei film preferiti di James, ho visto che in un vecchio cinema mettono vecchie pellicole… - Ti sorride continuando a giocare con qualche ciocca, come quando è contento di una sua idea. - E indovina cosa fanno stasera? -  
Inarchi un sopracciglio riflettendoci: se è uno dei preferiti dell’occhialuto allora ci sarà sicuramente il suo amato e venerato Jim Carrey, sei assolutamente convinto che conosca ogni sua battuta a memoria.
- Yes man? - Provi con il primo titolo a cui riesci pensare. Nega con la testa e ti sorride beffardo mentre ti afferra per un braccio iniziando a trascinarti sotto il tuo sguardo perplesso.
- Lo scoprirai là, mi sono appena ricordato che uno spettacolo incomincia tra non molto, merda… ma James impazzirà quando gli diremo che lo abbiamo visto al cinema! -  
Arrivate davanti la sua macchina, o meglio, il mezzo di trasporto di scorta: non credi sia del tutto sicura, certe molle dei sedili si sentono quando la macchina sobbalza o quando va troppo veloce e il clacson ogni tanto s’incanta, ma, finché l’amata moto dello zio sarà ancora nel garage in attesa di riparazione del motore, sopporti i continui lamenti su questa.
Ma questa volta no. Niente imprecazioni o gemiti di frustrazione, solo qualche battuta di cattivo sulle canzoni country che passavano in radio. - Siamo già in ritardo e ci si mette pure questa musica? Ma che razza di stazione hai messo, Remus? - Il tuo viso s’incupisce definitivamente quando rimane troppo tempo fermo davanti al semaforo verde, con la mente lontana chissà dove. E Sirius nemmeno rispetta il rosso a volte.
C’è qualcosa che non va, ora ne sei certo.
 
Storci il naso non riconoscendo la zona in cui ti ha portato. Non mentiva sul fare tardi, probabilmente questo posto è dall’altra parte della città rispetto l’aeroporto, nemmeno così vicino al centro.
E rimani di stucco quando vedi la locandina al cinema durante la fila per il biglietto.
- Ma sei sicuro che ti vuoi… - Vieni interrotto così bruscamente che sei costretto a trasalire.
- Certo, ma che domande fai? E poi sai che piace anche a me! E’ un ottimo modo per onorare il suo volere, fidati! - Non si gira a guardarti mentre parla, il suo tono basta a farti immaginare i tratti del suo viso leggermente contratti da un celato nervosismo.
“The Truman Show”. Rileggi ancora il cartello domandandoti se stia facendo veramente questa uscita per James e non per se stesso.
 
La poltrona scomoda non migliora la brutta sensazione che ti ha assalito da quando siete arrivati al cinema. Nemmeno i signori davanti a voi che commentano gran parte del film aiutano. Neppure le foto che ogni tanto Sirius scatta allo schermo o a voi due, il flash ti acceca e ti fa saltare in aria la maggior parte del tempo.
- La vuoi finire? - Sbotti turbato dal suo continuo cambio di comportamento.
- Suvvia vecchietto, non dobbiamo commemorare il momento “in ricordo di James”? - Risponde posando nuovamente il cellulare in tasca. Stringi la mano a pugno mentre la pazienza lascia il posto alla preoccupazione mista all’irritazione.
 
Per quanto tu ci abbia provato, non sei riuscito a concentrarti veramente sulla pellicola.
Sei stato uno stupido ad ignorare tutti i piccoli segnali che lanciava. Non sapere da cosa esattamente sia causato il suo umore ti fa innervosire ancora di più e cadere nel dubbio più profondo.
- “E che diritto hai tu di prendere un bambino e di trasformare la sua vita in una specie di farsa?!” -* . Solo qualche spezzone di discorso ti arriva chiaramente, facendoti stringere lo stomaco in una morsa ferrea.
Perché questo film?
Per quanto piaccia a James, non è mai andato d’accordo con il drammatico, troppe emozioni tristi, dice sempre.
- “Tu eri vero! Per questo era cosi bello guardarti” -* .
Troppi sentimenti veri. James non è fatto per questi, ne ha già abbastanza a casa, con voi, con tutti gli altri. Ma per Sirius… riesci a vedere i suoi occhi brillare mentre vede la verità nella finizione della recitazione.
- “Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!” -* . Lo guardi con la coda dell’occhio e non puoi che confermare i tuoi pensieri.
Ma perché questo film ora? Proprio ora?
Perché questo rimuginare sul rapporto con i genitori? Da quando lo fa così insistentemente? 
- “Sì, vediamo che danno adesso...” -* .
Ti mordi un labbro, devi parlarci al più presto possibile.
- “Dov'è la guida TV?” -* .
La sala si alza in piedi per applaudire, alcuni si avviano direttamente all’uscita, il ragazzo accanto rimane fermo a guardare lo schermo con un leggero accenno di sorriso mesto e le mani che si muovono quasi in automatico.
Ora, devi farlo ora. Più tempo passa, più negherà.
 
Il fresco della sera vi colpisce quando ormai siete fuori e non permetti che dica una singola parola. Lo blocchi con un braccio guardandolo serio.
- Seguimi… - Inizialmente lo lasci disorientato, poi vedi l’incertezza nella sua espressione. Annuisce e si mette le mani in tasca mentre ti segue silenziosamente. Sa già il motivo, sa già che non ti accontenterai di una banale scusa.
Nel viaggio in macchina avevi notato un piccolo parco giochi non lontano dal cinema, a quest’ora non ci sarà più nessuno, ad esclusione di due ragazzi troppo cresciuti per scendere giù dallo scivolo.
Ti lasci scivolare su uno dei due sedili dell’altalena e poco dopo anche l’altro viene occupato. Se tu ci stai male e con le gambe decisamente piegate, il ragazzo più alto di te non sa nemmeno come metterle. Sbuffa e reclina la testa all’indietro picchiettando ritmicamente un dito sulla catena in ferro. Senti la struttura cigolare in modo raccapricciante sotto il vostro peso e ti domandi se non sia meglio spostarsi su un panchina. Ma sei consapevole che non vi sposterete, non prima di aver concluso il discorso.
- Hai intenzione di stare qua a prendere umidità e a sembrare un barbone ancora per molto o vuoi parlare e farmi da consigliere scolastico? - Il tono infastidito dal tuo mutismo ti  ricorda che effettivamente non potete stare qui ancora a lungo. Non ci sono case vicine e una luce soffusa vi illumina quel che basta che per guardarvi in faccia.
- E tu per quanto hai ancora intenzione di fingere che questo sia per James? - Ti dondoli leggermente per allentare la tensione. Rotea gli occhi aumentando la presa sul metallo.
- Cosa ti fa credere che non l’abbia fatto in suo onore? - La sua difensiva lo fa quasi sembrare un cucciolo messo alle strette dall’ennesimo cacciatore. Deglutisci.
- Perché ti conosco come le mie tasche e so che ti vedi The Truman Show solo quando c’è qualcosa che non va… - Fai una pausa per osservarlo meglio e puoi constatare l’irrigidimento dei suoi muscoli. - Cosa succede Sirius? Che hanno fatto questa volta i tuoi?-
Lo senti ridacchiare; per un attimo ti senti preso in giro prima di vederlo passarsi una mano sul viso come fanno di solito gli anziani prima di raccontare le loro guerre ai nipoti.
- Perché dovrebbero aver fatto qualcosa? Visto perché è inutile anche solo parlarne?- Tenta di  concludere sbrigativo. - Tanto giungi sempre alla soluzione sbagliata, mio caro e vecchio Remmy! - Aggrotti la fronte, non tanto per il soprannome per cui rimani indifferente ma per la sua reazione.
- Appena avrò la sfera di cristallo ti saprò dire, ma al momento se non mi spieghi tu posso fare tutte le supposizioni che desidero… - Appoggi con cautela una mano sulla sua spalla e la stringi non appena sei certo che non abbia intenzione di scacciarla.
 - Voglio solo aiutarti… -
- Non voglio una crocerossina, grazie! - La sua voce viene smorzata dal tuo sguardo omicida più efficace. Ritorna a guardare davanti a sé in silenzio.
- Non sono una crocerossina, né uno psicologo. Sono uno dei tuoi migliori amici e se mi interrompi ancora con una delle tue frasi da film da quattro soldi questa volta non ti getterò in testa solo un secchio d’acqua. - Lo spingi appena e il sedile dondola pigramente.
- Se non riguarda i tuoi genitori allora cosa succede? - Tentenna qualche secondo prima di sbuffare e fare una smorfia degna di un bambino di cinque anni.
- C’entrano indirettamente… ma non è successo niente di nuovo, la vecchia continua ad urlami di abbassare il volume della musica e il vecchio non smette di comandare mio fratello bacchetta come un bravo soldatino… Tutto nella norma, insomma -. Alza le spalle con nonchalance e al tuo sguardo dubbioso storce le labbra. - Ma sì, nel mio strano e contorto modo di pensare le cose c’entrano-.
Aspetti paziente che continui, apparentemente calmo nonostante si legge benissimo quanto si stia sforzando per trovare le parole adatte. E velocemente metti a tacere il senso di colpa, lo stai facendo per lui.
- Hanno sempre cercato di controllarmi: da bambino mi obbligavano a giocare con certi bambini e con altri no, a scuola dovevo sempre essere il primo della classe, non potevo andare dagli altri né passare un compleanno come avrei voluto io… - Socchiudi gli occhi guardando in basso. Lo sai già, ma non potresti mai interromperlo quando inizia a parlare senza limiti. Lo ascolti sempre quando sta per scoppiare e lui fa lo stesso con te.
- Ti ricordi quando sono sparito per qualche giorno, in terza elementare? - Ridacchia mesto strisciando un piede contro il terreno. - Mi avevano trascinato da un loro amico così ricco e così arrogante da poter essere zio Paperone. E non mi sarebbe nemmeno importato in realtà, se non fosse stato il mio compleanno… - Prende un grosso respiro e ti guarda negli occhi, finalmente serio. - Di solito i genitori i bambini li portano al cinema o al luna park, a me è toccato un vecchio avaro scorbutico. Perché dovevo prendere esempio, capito? Perché io un giorno diventassi potente e importante come lui, pieno di soldi e di ville giganti -. Si blocca un attimo e inclina la testa. - Avrei dovuto fare il dottore per loro, un chirurgo: sono quelli che vengono pagati meglio. Quando gli dissi che volevo fare il vigile del fuoco mi portarono da lui per farmi vedere la differenza… la parte peggiore è che ci sono cascato in pieno nelle loro parole per anni. Che fossero i soldi e il prestigio ciò che dovevo veramente cercare... però continuavo a non ascoltarli quando mi dicevano che non dovevo frequentarvi-. Lo vedi sorridere e di riflesso lo fai anche tu, contagiato dalla sua momentanea felicità. - Avresti dovuto vedere le loro faccia quando ogni volta mi vedevano tornare sporco di terra da un incontro clandestino quando invece sarei dovuto essere a casa dei Goyle per un tea… pensavo che gli sarebbero esplose delle vene talmente erano rossi in viso-. Per quanto il suo tono sia divertito, il suo sguardo è stralunato, amareggiato e ti impedisce di credere in una falsa leggerezza.
- Comunque non avevo mai capito il loro astio verso di voi, eravamo bambini, cosa poteva importargliene alla fine? Solo quando alle medie ho iniziato a vedere oltre la perfezione che persistevano nell’inculcarmi. Non facevano che giudicare, criticare ed elargire sentenze solo perché secondo loro non andavate bene -. Riesci a sentire i muscoli della sua mano contrarsi.
- Da lì sono partiti i litigi e le punizioni: non riuscivo a sopportare che non potessi stare con voi. Poi le loro decisioni sempre più oppressive, l’assurdo accanimento per questa élite di snob e ad  un certo mi sono svegliato senza sapere cosa fosse mio e cosa loro...- Le tue dita rinsaldano la presa sulla sua spalla al tremolio delle parole.
- Avevano controllato tutto della mia vita fino ad allora, tranne voi. Voi siete sempre stati miei amici nonostante tutte le stupidaggini che dico e compio, siete l’unica costante che non mi è stata imposta o altro… -
- Sirius non devi…- Borbotti sentendo sia l’orgoglio che la tristezza e la rabbia ingaggiare una lotta contro il tuo stomaco.
- Per favore… lasciami finire, Remus-. Nonostante la voce ferma senti una celata supplica che si intravede da qualche crepa. Non puoi che rimanere in silenzio e lasciarlo fare.
- Voi siete stati il motivo per cui adesso non sono rinchiuso in un qualche collegio, siete il motivo per cui combatto ogni volta per non ascoltare le loro stronzate e solo grazie a voi non sono rimasto una marionetta nelle loro mani. Tu, James e Peter siete la mia vera famiglia e, sebbene io stia affrontando un monologo davvero troppo poco virile e sia il caso che invece io sia molto virile, avete impedito che il vero Sirius appassisse dietro quei muri intonacati.- Vorresti tanto poterlo negare, ma gli occhi ti pizzicano. Leggermente, ma lo stanno facendo. E sai per certo che anche lui è messo come te, ma preferirebbe essere torturato che ammetterlo.
- Vi devo tutto probabilmente e ora… e ora tutto sta cambiando, Moony-. Aggrotti la fronte confuso e con una debole idea su dove stia andando a parare.
- James se n’è andato per seguire questo corso, tu praticamente hai già il posto assicurato in qualche scuola per i voti che hai e pure Peter ha capito, l’università non è per lui e cerca un corso per fare il pasticcere… - Trattiene un urlo per la frustrazione e si alza di scatto sotto il tuo sguardo stupito e sconvolto dandoti le spalle. - Avete capito tutti cosa volete fare, cosa vi piacerebbe fare, dove, perché… - Si gira verso di te dopo aver ripreso un attimo il controllo, questo di certo grazie ai vecchi, gli hanno dato questo blocco emotivo che a volte è quasi impossibile da sbloccare per lasciarlo sfogare. - Mentre io rimango qua senza la minima idea su cosa farne della mia vita- . Lascia cadere sfinito le braccia lungo i fianchi e ti guarda disperato, il cuore che pesante continua a battere nonostante il dolore sordo, colmando il silenzio che lascia la sua voce quando s’interrompe.
- È come se io fossi rimasto fin troppo tempo a cercare di impedire che i miei scegliessero per me, senza però farlo io stesso. E mi ritrovo ad essere indietro a voi intanto che vi guardo continuare a vivere e cambiare-. Il respiro rallenta e sosta di più nei polmoni.
- Non vi ho mai detto quanto davvero io tenga a voi, James è già per la sua strada e fra poco pure tu e Peter lo sarete. State crescendo mentre io rimango uno stupido bambino piagnucolone che non è contento della minestra che gli ha preparato mammina. Non voglio un giorno dovermi alzare con la consapevolezza che voi siete troppo impegnati con le vostre vite per poter uscire tutti insieme mentre io al momento non so nemmeno se domani vorrò il caffè o un succo di frutta!- Ad ogni cambiamento di voce le sue mani prendono a gesticolare più o meno accentuatamente, ma sei così sconcertato da quello che dice che quasi non ci fai caso.
- Sono solo un piccolo uomo che è rimasto troppo nel guscio e ora non sa come gestire il proprio piccolo ed egocentrico universo, che non sa come crescere e che oggi, da questo punto di vista, ha appena perso il fratello più vero che aveva, per cui sì Remus, il film era in ricordo di James, scusami se l’ho usato pure come piccolo premio di consolazione ma… - Non sai precisamente quando ma ti sei alzato e, incoraggiato dal suo assurdo blaterare, gli hai mollato uno schiaffo dietro la nuca.
<<… Ma cosa stai facendo?! - Urla toccandosi il collo e guardandoti come se fossi un pazzo. - Io ti racconto a cuore aperto come una ragazzina i miei problemi e mi picchi?! -
- Tu cosa stai facendo semmai! - Lo scuoti dalla camicia guardandolo serio.
- Lasciarti? Crescere senza di te? Ma come ti vengono in mente certe cose?- Scuoti la testa tirando un lungo respiro e tenendoti la base del naso con due dita. - Sirius, tu fai parte della nostra famiglia, non importa se tu ci decanti ogni giorno il tuo amore per noi o che tu viva facendo il clown ad una festa per bambini! - Abbassi la mano dal tuo viso e gli vai a stringere un braccio. - Noi non ti lasceremo mai indietro, e siamo pronti ad aiutarti anche a decidere o a cercare di farti venire l’ispirazione… ma non pensare mai che potremo allontanarci da te perché sei un bambinone o che potremo veramente separarci. Non abbiamo solo aiutato te, ci siamo aiutati a vicenda, sempre. Siamo stati le spalle con cui sorreggere l’altro e, anche se spesso litighiamo diventando due trincee tipo America e Russia, non potremo stare veramente l’uno senza l’altro. Cavolo, io per primo non potrei stare senza di te, su chi riverserei tutto il mio istinto paterno se non avessi te come bambino?- Tenti di sdrammatizzare alla fine ma sai che il danno ormai è fatto quando ti senti stringere e alle tue orecchie arrivano suoni simili al tirare su con il naso. Sorridi e scuotendo la testa ricambi l’abbraccio, l’aria tesa che lentamente si dissipa.
- Vuoi che ti racconti anche la favola della buonanotte o preferisci fare il bravo ometto e lasciarmi respirare? - Domandi quando la stretta incomincia a diventare un po’ troppo soffocante. Come risposta ti arriva uno sbuffo divertito con contorno di uno spintone e finalmente torni a respirare normalmente.
- Che bravo, ti porto del latte caldo come ricompensa? - Infierisci ancora mentre si da qualche schiaffetto sul viso e poi punta un dito verso di te.
- Moony, ovviamente questa discussione da dodicenni mestruate sui propri problemi esistenziali non ha mai avuto luogo, vero? - Scoppi a ridere voltandogli le spalle incamminandoti verso la macchina.
- Tranquillo Felpato, i tuoi più profondi segreti rimangono qua. Possiamo dire allora che ciò che di cui si parla sull’altalena rimane sull’altalena? - Commenti sorridendo sentendolo arrivare al tuo fianco.
- Oddio, ora sì che suona effettivamente come una discussione tra ragazzine-. Ti da un colpo sulla spalla scoppiando a ridere. Lo guardi di sottecchi sollevato, sai che il problema non si risolverà finché non sarà del tutto sicuro che siederete nell’ospizio insieme, ma al momento ti va bene.
Finché Sirius rimane Sirius andrà tutto bene, il vostro piccolo e reale show andrà avanti, continuerete a sorridere e a piangere come bambini.
Come i ragazzi che siete e gli uomini che sarete. Perché ci sarete l’uno per l’altro.
Fino alla fine.




*Citazioni prese dal film "The Truman Show"

Seconde Nda: E' la prima fanfiction in assoluto che pubblico, non solo sul fandom di Harry Potter ma in generale. Non avevo mai pensato che un giorno avrei scritto qualcosa o comunque messa a disposizione di tutti, ma il contest mi è sembrato interessante fin da subito e ho voluto provare. Per quanto mi dispiaccia non aver messo del vero slash, shippo tantissimo questa coppia, ma non ho voluto forzali troppo, scusatemi!
Per il resto spero che vi piaccia e se avete qualche suggerimento su come possa migliorare mi piacerebbe moltissimo saperlo, o anche solo le vostre impressioni, quindi recensite se volete!
Spero sia stata di vostro gradimento, in caso contrario mi dispiace.
Ora non so più cosa scrivere perciò la chiudo qui.
Lily 

 
  
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