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Autore: flower_moon    18/10/2015    2 recensioni
Hello bitches :)
No, a parte gli scherzi, questa è una cosa un po' particolare che ho voluto scrivere dopo aver letto parecchie one-shot in inglese su Dean/Reader. E mi sono piaciute un sacco! Quindi ho voluto provare anche in italiano. Spero che vi piaccia quello che ho provato a fare. Torno a scrivere dopo un bel po' di tempo. Lasciate una recensione se vi va!
-DAL TESTO-
“Io non esisto se non esisti tu Dean. Anche se ora, ho una paura fottuta che tu mi possa toccare in qualche modo. Guardami…faccio schifo.” Sussurro attaccata al suo petto.
-LEGENDA_
Y/N= YOUR NAME!
Divertitevi a cambiare il vostro nome e immedesimatevi.
Spero di non offendere nessuno con questo mio scritto, che racchiude una buona fetta del mio passato. Ma scrivere è un modo per esorcizzare le pure.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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My Body Hurts

 

La caccia è stata dura. Il mio intero corpo duole.

Ma forse è proprio quello che si merita.

 

Abbasso lo sguardo, la maglia grigia non riesce a mascherare le macchie scure di sangue che iniziano ad insinuarsi nel tessuto, lasciando macchie indelebili. I pantaloni, rigorosamente neri, mascherano abbastanza bene le abrasioni tranne per il fatto che un po’ di sangue sta colando lungo la caviglia, andando a sporcare l’elastico dei corti calzini bianchi.

 

Quello che invece non riescono a nascondere è l’orribile corpo che giace sotto questi.

 

Quando Dean morì e diventò un demone, decisi che non aveva senso vivere senza di lui. Era andato; il MIO Dean non c’era più. Così smisi di mangiare. Ero orribilmente grassa, enorme. Forse Dean se n’era andato anche per quello. Magari mi aveva sempre trovata rivoltante e il fatto di essere diventato un demone, ha solo fatto scattare l’interruttore giusto.
Lo scendere di quel numero, porta ad una escalation senza fine, procurandoti una forza e controllo senza paragoni.

 

Sam che mi sprona a mangiare, mi dice che in qualche modo riporteremo indietro Dean, in NOSTRO Dean, ma non ci credevo.

 


45
43
40
37
Ospedale.

 

Le flebo giornaliere per tenerti in vita quando era l’ultima cosa che volevo.
Cosa volevo realmente?
Chiudere gli occhi e non riaprirli mai più. Il dolore sarebbe scomparso.

 

Poi ricordai

 

“Hei Y/N. Devo dirti una cosa…” ricordo di aver guardato Dean negli occhi. I suoi grandi occhi verdi, capaci di entrarmi sino dentro l’anima, scavarci un buco e ancorarsi talmente tanto forte da fare male.
“Promettimi che ti prenderai cura di Sam se mai io non…potessi più farlo.”
“Dean…che diavolo stai dicendo?” dissi distogliendo lo sguardo
“No…hey, promettimelo!” Il suo sguardo era talmente tanto serio da fare paura, tanto serio da far mancare un battito al mio cuore.
“Prometto.”

 

Così, quando mi prese la mano, tra le sue calde, mentre le mie erano gelide come la morte, portandole alle labbra e baciandole come si fa con una sorella di sangue, mi sono ricordata della promessa fatta all’uomo che amava. Non potevo lasciare Sam da solo. Chi avrebbe badato a lui? Chi avrebbe fatto tornare un po’ di sale in zucca a quell’Alce?

 

Così mi sono ripresa, ho lottato con le unghie e con i denti contro me stessa e la voglia di mollare.

 

Ma una cosa è rimasta. Il disgusto per il mio corpo. Non ho ancora permesso a Dean di toccarmi una volta, nonostante sia qualche giorno in cui abbiamo il nostro Dean, anche se per la maggior parte del tempo non ha fatto che dormire.
Avrei voluto avvicinarmi, stendermi vicino a lui, sentire le sue braccia attorno alla mia vita e il suo respiro sul collo, mentre la pelle si riempiva di brividi e lo stomaco di farfalle.
     
E poi mi sono ricordata del disgusto che avrebbe provato nel sentire la mia carne sotto la sua pelle.

 

Così, come in un rito, mi sono sempre alzata, depositando un bacio sulla sua fronte, riempiendo le mie narici del suo profumo e sperando, che quel gesto, potesse lasciare fuori tutti i cattivi sogni.

 

Senza nemmeno accorgermene la Chevrolet si ferma.

 

Sento il sangue uscire da una delle ferite lungo il fianco sinistro. Brucia come l’inferno.

 

I fanali si spengono, lasciando l’entrata del bunker ancora più buia.

 

Sam scende. Zoppica un po’, ma gli ho salvato il culo un paio di volte procurandomi dei bei ematomi.

 

Dean lo imita, ma con differenza abissale. E’ incredibile come siano diversi ed uguali quei due. Due universi che si scontrano e si uniscono nello stesso tempo, in un legame che non morirà mai.

 

Apro la porta anche io, lentamente, sperando che in questo modo il dolore si lenisca.

 

“Tutto bene? Sembri abbastanza ammaccata. Hai perso lo smalto dolcezza.”

 

“Sto bene, veramente, solo qualche graffio superficiale.”

 

Cerco di camminare in maniera abbastanza normale e facendo in modo di non fare preoccupare Dean che, volontariamente si posiziona dietro di me.

 

Muovo qualche passo prima che la mia gamba sinistra ceda sotto il mio peso.
Sento le braccia forti di Dean cingermi la vita e sento bruciare l’anima molto più che la ferita.
“Fortuna che andava tutto bene eh?”

 

Con scioltezza mi prende in braccio, varca la soglia del bunker, e si dirige verso il letto, dove mi poggia delicatamente.

 

Sento il mio corpo dolere da testa a piedi, ma mi alzo immediatamente, cercando di mandarlo fuori dalla camera.
“Mi metto i punti da sola tranquillo.”

 

La sola idea che possa alzare la maglia, poggiare le mani sulla mia pelle nuda e toccarla, mi fa andare nel panico più oscuro.

 

“Andiamo, non puoi farlo da sola. Voglio solo aiutarti.”

 

Si avvicina con un solo lungo passo, cercando di prendere un lembo della maglia.

 

“No! Dean! Smettila!”
“Ok, adesso è ora di dirmi cosa diavolo è successo durante il mio… ‘’Periodo sabbatico’’. Se vuoi posso andare da Sam e farmelo spifferare da lui!”
“No, è solo che…e va bene. Ho smesso di mangiare. Fino a che sono arrivata all’ospedale, ad un centimetro dalla morte.- Abbassa la testa, come se una parte di lui sentisse il peso della colpa- Poi ho guardato Sam, accanto a me, all’ospedale, e mi sono ricordata della promessa che ti ho fatto. Di badare a Sam.”
“Dio, mio Y/N. Che hai combinato?”
“Sono andata a bussare alla porta dell’Inferno, ma a quanto pare, nemmeno li ero la benvenuta.”

 

Emette una sospiro che pare una risata “Non è che non ti hanno voluto, non sono degni di averti lì. Per fortuna che hai bussato alla porta sbagliata.”
Mi faccio circondare dal suo abbraccio…caldo e rassicurante.

 

“Io non esisto se non esisti tu Dean. Anche se ora, ho una paura fottuta che tu mi possa toccare in qualche modo. Guardami…faccio schifo.” Sussurro attaccata al suo petto.

 

“Stenditi.” Non sento il cuore per un secondo.
“Dean, non penso che sia il caso…”
“Si, lo è. Stai perdendo troppo sangue.”

 

Obbedisco, perché mi sento debole. Le forze mi stanno mancando sempre di più.

 

Si siede accanto a me, portandomi un ciuffo di capelli dietro la testa. Solleva la maglietta ormai piena di sangue.

 

L’odore del liquore entra nelle mie narici e il liquido ambrato nella mia ferita, facendomi stringere occhi e denti. Poi entra anche l’ago e infine la sua mano si posa sulla pelle arrossata del fianco.
“Sei bellissima, anche così, arrossata e arruffata.”
“Smettila.”

 

Si stende sopra di me facendomi irrigidire.

 

Mi guarda negli occhi, li incatena ai miei facendomi sentire inadeguata.

 

Io-inizia, baciando il mio collo e scendendo verso lo spazio tra il mio seno-amo-continua scendendo verso il ventre-ogni singolo- Si sposta verso l’elastico dei pantaloni e io mi mordo il labbro inferiore-centimetro-Alza lo sguardo su di me-del tuo corpo.- Finisce posando un bacio sulla ferita.

 

-Fa già meno male.-
-Non permetterò a nessuno, mai più, di dirti che sei brutta, grassa o qualunque altra cosa possano averti detto…e tanto meno che te lo dica tu stessa.-

Appoggia la testa al mio petto, chiudendo gli occhi.
Alzo il braccio e lo porto alla sua testa intrecciando le sue dita nei suoi capelli e finalmente mi sento a casa.

  
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